mi sono gia' chiarito
gli altri sono scappati ma io continuo col treddo
a proposito sta news e' parecchio interessante
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Draghi: rischio recessione Europa, su EFSF basta chiacchiere
Strigliata del governatore BCE, che vede rischi al ribasso su crescita Eurozona
Oggi, ore 17:23 -
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DURO INTERVENTO DI MARIO DRAGHI AL CONGRESSO EBA. IL GOVERNATORE INVITA A PASSARE AI FATTI – All’apertura dell’European Banking Congress, il governatore della BCE, Mario Draghi, ha parlato di un aumento dei rischi al ribasso sul fronte della crescita nell’Eurozona, il cui pil un pò dappertutto starebbe mostrando segni di indebolimento. Per questo, ha aggiunto il governatore, le pressioni sui prezzi, costi e salari sembrano moderarsi e ciò ha spinto Francoforte all’inizio del mese ad abbassare i tassi di interesse di un quarto di punto, all’1,25%, ma tenendo a precisare che non è cambiato l’obiettivo di medio-lungo termine, che consiste nel perseguire la stabilità dei prezzi. Semplicemente, le condizioni hanno permesso il taglio contenuto dei tassi.
Ma è su un altro aspetto che le parole di Draghi sono state dure nei toni e nella sostanza. Il presidente dell’Eurotower ha ricordato come siano trascorsi quattro mesi da quando a luglio i governi europei avevano raggiunto un accordo sull’irrobustimento del
Fondo europeo di salvataggio, l’Efsf. E prosegue Draghi, ricordando come siano già passate più di quattro settimane, da quando sempre i governi europei hanno parlato di “effetto leva” dell’Efsf, pari a 4-5 volte le sue dimensioni. Su quest’ultimo punto, il riferimento è chiaramente alla cosiddetta copertura assicurativa di cui si era parlato ad ottobre.
Tuttavia, rileva Draghi, rammaricato, ad oggi non si conosce nulla di questi due accordi, non essendo stati applicati. E ciò, mentre l’Europa mostra segni evidenti di aumento dei rischi della crisi debitoria, nonchè di rallentamento dell’economia reale. Pertanto, il governatore ha invitato i governi a fare presto, a trasformare le parole in fatti, una volta per tutte, ribadendo come per il futuro ciò che va essenzialmente modificata e rafforzata sia la governance europea.
Su un punto, invece, le parole di Draghi sembrano ricalcare quanto esplicitato due giorni fa dal cancelliere tedesco Angela Merkel, al congresso federale della CDU. Il governatore ha spiegato come il mantenimento della credibilità della politica monetaria sia abbastanza difficile e richiede grandi sforzi e costanti, mentre la credibilità la si può dissipare velocemente, attraverso azioni di breve termine. In sostanza, Draghi ha invitato a non riporre eccessive aspettative in interventi miracolistici di politica monetaria, perchè ciò non sarebbe possibile, essendo nel lungo periodo molto più dolorosi i costi per il recupero della credibilità perduta.
IL DILEMMA DELL’EFSF E LO SCONTRO CON LA GERMANIA
Le parole del governatore della BCE sono da un lato la presa d’atto del fallimento della governance europea, ma dall’altro palesano una sorta di impasse tra gli stati europei e uno scontro sotterraneo nella stessa BCE, di cui scrive stamane l’autorevole quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine”, Secondo il FAZ, dentro l’istituto di Francoforte sarebbe stato raggiunto un accordo segreto, per impedire che l’importo settimanale degli acquisti dei bond governativi dell’Eurozona superi il valore di 20 miliardi di euro. Il quotidiano rivela che siano state fonti interne a dare la soffiata, ma non le ha indicate, parlando di una sorta di intesa tra i rappresentanti degli stati virtuosi, notoriamente contrari agli aiuti, come Germania, Austria, Olanda e Finlandia.
Da un punto di vista pratico, il limite non dovrebbe avere conseguenze operative, dato che la BCE ha superato i 20 miliardi settimanali soltanto alla sua prima settimana di intervento sui mercati a ottobre, quando furono acquistati 21 miliardi di bond, per contenere i rendimenti di BTp e Bonos. Si pensi, inoltre, che durante la settimana scorsa, quando lo spread decennale BTp-Bund è arrivato a 576 punti base, l’intervento della BCE è stato di soli 4,5 miliardi complessivi. Tuttavia, la limitazione ha il sapore di una sorta di tutela nei confronti di Draghi, che evidentemente viene ritenuto poco rigoroso dai tedeschi, sul piano della stabilità monetaria, sebbene vada ricordato come anche il predecessore Trichet fu oggetto di simili critiche.
I tedeschi, in particolare, sono piuttosto scettici sull’idea che gli acquisti possano avere un effetto positivo sulla credibilità dei bond, ritenendo, al contrario, che ciò disincentivi i governi a risanare i conti e, quindi, nel lungo periodo gli stessi mercati a investire in essi.
Altro punto di scontro tra la Germania di Angela Merkel e gli altri stati, Francia in testa, riguarda l’uso del nuovo Efsf. Benchè la stessa cancelliera abbia aperto a un rafforzamento dell’importo del fondo, non si trova ancora oggi un’intesa su come utilizzarlo, il che è alla base dell’impennata di sfiducia dei mercati sui bond dell’Eurozona, a partire dai periferici.
I tedeschi sono contrari a utilizzare il fondo come diretto finanziatore delle ricapitalizzazioni bancarie e anche a un suo intervento nelle aste governative dei titoli di stato. Ritengono che le banche dovrebbero affrontare il nodo dell’aumento di capitale con mezzi propri e solo in un secondo momento potendo ricorrere, se possibile, all’aiuto pubblico degli stati nazionali; e solo se ancora ciò fosse insufficiente, fare richiesta all’Efsf, che fungerebbe da prestatore di ultimissima istanza.
La Francia, al contrario, ha il problema delle banche che bruciano, piene zeppe di titoli tossici. Pertanto, Parigi vorrebbe che l’intervento dell’Efsf possa essere diretto, così come per le aste dei bond. E’ noto, infatti, il timore di Sarkozy di perdere quanto prima la tripla A, cosa che l’Eliseo tenta di allontanare con tentativi di ristabilire la fiducia sui mercati, attraverso la richiesta di un interventismo spinto dell’Efsf e anche della stessa BCE.