Cazzeggiando per il web,,ho incontrato queste news..

Bank of America: citata in giudizio da procuratore New York
di ANSA

Accusa e' frode in merito all'acquisto di Merrill Lynch


(ANSA) - ROMA, 4 FEB - Il procuratore di New York, Andrew Cuomo, cita in giudizio Bank of America, e il titolo perde quasi il 4% a Wall Street. L'accusa e' frode nei confronti degli investitori e del governo in merito all'acquisto di Merrill Lynch. Citato in giudizio anche l'ex Ad di Bofa, Kenneth Lewis, e l'ex direttore finanziario, Joe Price, per non avere reso noto perdite per circa 16 mld subite da Merrill Lynch prima di essere rilevata da Bofa e chiedendo poi fondi statali per non fallire.
 
:ciao:



Di Pietro, fantasie su attentato premier
Bufera su Genchi per sue dichiarazioni. De Magistris: indagare

06 febbraio, 19:50
Di Pietro, fantasie su attentato premier - Top News - ANSA.it


Il teorema del’idv, uno lancia il sasso, l’altro corregge il tiro, il terzo indagare. Questo è tutto.
Ancora processi ,io penso che cosi facendo nessuno penserà seriamente a questa Italia .
A questo punto penso si possa dire, povera Italia.
Siamo alla lavastoviglie non più alla frutta.





:ciao::ciao::ciao:
 
MA PERCHè DI PIETRO O LA SINISTRA CHE VUOLE FARE IL "CAMBIAMENTO" NON LO FANNO DAVVERO.....SE SONO CON I LAVORATORI E SE SONO VERAMENTE SINCERI TRASPARENTI E PULITI..... O INVECE SONO SOLO POLITICI....COMETUTTI GLI ALTRI
X AGGIUSTARE I BILANCI DEGLI STATI è SEMPLICE... DITELO ANCHE A ZAPPATERO ECC ECC
NON SOLO AUMENTARE ED AUMENTARE LE TASSE AI LAVORATORI(è OVVIO CHI COMANDA COME DAI FEUDATARI AD OGGI USANO QUESTO SISTEMA) MA
1 Di Ridurre La Spesa Politica Inutile E Sprecona....RIDUCENDO DEL 50% I POLITICI E SOTTOSEGRETARI che oltre a risparmiare sugli stipendi si risparmia sull'aumento delle spese pubbliche x pizzo
2 Di Ridurre L'evasione Che è Enorme,ci Sono Piu Barche Milionarie In Italia E Di Italiani(non Ditemi Che Sono Bandiera Panamense Quando Poi Ci Sono Solo Italiani Che Girano,ma Girano Con Il Nero...capito Mi Hai.....)
3 Data Pensionionamento Uguale Per Tutti Uomini Donne E Politici!!!!!!!!

ma chi comanda e che voi votate sono quelli che decidono...e si fanno le loro LEGGI x loro..dopo 1 anno di lavoro vanno inpensione x tutta la vita con mega pensioni....e in piu ne abbiamo piu del 50% del fabbisogno ... persone che non producono ma ci mangiano solo addosso e CI COSTANO il 60% del pil ed aumentano il nostro deficit del 80% all'anno....sono loro che dovrebbero tagliare le loro spese e numero del 50% ed andare in pensione come tutti gli ITALIANI ...ma chi sono loro x essere cosi previlegiati??????? Solo perchè tanti incoscenti gli danno il voto...pensano di fare il loro interesse ad andare a votare ed invece fanno l'interesse solo dei politici che si scambiano solo le sedie,ogni anno ne fanno qualcuna di piu x i loro amici e poi si dividono la torta degli introiti e se ne vanno in barche di lussu.......
 
WALL STREET VOLTA LE SPALLE A OBAMA
di WSI-APCOM

Solo due anni fa, Wall Street aveva supportato i democratici con donazioni record, 89 milioni di dollari. Ora le cose sono cambiate. JP Morgan taglia fondi a democratici e finanzia il partito repubblicano. Voci d'insofferenza da piu' parti.
Le banche americane cominciano a voltare le spalle al partito democratico, innervosite dagli attacchi di Barack Obama che ha più volte fatto pressioni per nuovi controlli sulle attività del settore. JpMorgan ha inviato un messaggio chiaro: la banca, che in passato aveva concesso generose donazioni, quest'anno ha tagliato i fondi ai democrotici sia alla Camera che al Senato.


Anzi, per rendere ancora più esplicita la sua insofferenza, ha finanziato, con 30.000 dollari, le campagne di alcuni esponenti del partito repubblicano.
La mossa di JpMorgan dà la misura dello scontro tra il settore finanziario e l'amministrazione di Barack Obama. Solo due anni fa, Wall Street aveva supportato i democratici con donazioni record, 89 milioni di dollari. Ora le cose sono cambiate.

Alcuni dei maggiori alleati di Obama, ad esempio Jamie Dimon, amministratore delegato di JpMorgan, si stanno opponendo alle politiche del presidente. "Se Obama non assume un atteggiamento più moderato, finirà per perdere il loro supporto", spiega Kelly S. King, presidente e amministratore delegato della banca BB&T Corporation. "Capisco la rabbia degli americani", continua il banchiere. "Il tasso reale di disoccupazione è al 17%, la gente soffre, e vuole che qualcuno sia puniti per questo. Ma la retorica polita non fa che inasprire gli animi e non serve a nulla".

La scontro tra Obama e Wall Street è cominciato lo scorso anno con la proposta di restrizioni sui compensi dei manager e la creazione di una agenzia federale per proteggere i consumatori.

Recentemente Obama ha definito "osceni" i bonus dei banchieri. Mentre la sua ultima idea è quella di istituire una tassa definita "di responsabilità finanziaria" solo sulle grandi banche, e di limitare gli investimenti che queste possono effettuare con i titoli del loro patrimonio.

L'insofferenza per l'atteggiamento di Obama non viene solo da JpMorgan. "Washington pensa di poter fare qualsiasi cosa e di ottenere comunque delle donazioni da Wall Street, ma non è così, le cose stanno cambiando", ha detto un banchiere al New York Times, chiedendo di restare anonimo. "Se il presidente vuole trasformare in un repubblicano ogni democratico di Wall Street questa è la strada giusta", ha aggiunto un'altro dirigente.
 
S&P 500 VERSO I MINIMI DI MARZO 2009?
di WSI

Il quadro tecnico suggerisce una flessione fino a quota 677, secondo un analista Usa. Il mercato e' in una fase Orso che, salvo fisiologici rally, durera' per cinque anni.


All’indomani della peggior seduta dallo scorso 20 aprile per l’S&P 500 (venerdi' 5 febbraio), arrivano previsioni di tipo tecnico sull’indice, che potrebbe presto rompere la soglia dei 1000 punti intorno alla quale galleggia e virare verso quota 677, riportando cosi’ le lancette allo scorso 5 marzo. E’ quanto sostenuto dal trader indipendente Bill McLaren durante la trasmissione Squawk Box Europe andata in onda su Cnbc.

"Ci troviamo in ciclo orso che durera’5 anni e che raggiungera’ il suo picco quest’anno. A seguire ci sara’ un biennio con trend simili a quelli osservati negli anni 30 e 70", ha spiegato. "Il rally che seguira’i prossimi minimi potrebbe far toccare nuovi massimi ma poi riaprire la strada a una fase di re-test durante il quale l’indice potrebbe ripiegare nel 2012".

"Le preoccupazioni per il debito di Portogallo e Grecia non rappresentano un reale problema", ha aggiunto, "il vero problema sta nel fatto che i debiti di questi paesi deve essere tenuto a freno".

Il prissimo livello da guardare e’vicinissimo alle attuali quotazioni dell’S&P 500. Secondo Dodge Dorland, il Chief investment officer di Landor Capital Management il raggiungimento del supporto posto a 1,040-1,050 potrebbe innescare "un convincente rally". Ma solo nel breve periodo.
 
LA CRISI DEL DEBITO SOVRANO SI ALLARGA

Nonostante l'intervento della "mano invisibile" della BCE per salvare i titoli di stato greci il 25 gennaio, attraverso un acquisto da parte di banche private, la crisi del debito sovrano nell'Eurozona continua ad allargarsi.


Un'ondata massiccia di speculazione investe i titoli greci, spagnoli, portoghesi e irlandesi, provocando un aumento quotidiano nel loro spread, considerato in relazione al rendimento delle obbligazioni di stato tedesche. Questo significa che aumenta il costo del rifinanziamento di quel debito. La Grecia è riuscita a collocare l'ultima emissione, ma solo offrendo un rendimento annuale del 6,2%. Il paese non può sostenere a lungo quei costi del debito.

Come nel 1992, quando George Soros guidò l'attacco speculativo contro la sterlina inglese e la lira italiana, gli speculatori scommettono al ribasso sulle obbligazioni greche, spagnole, portoghesi, irlandesi e italiane (il gruppo di paesi che i razzisti britannici chiamano "PIIGS"). Tutti questi paesi, salvo l'Italia, hanno un deficit tra 6 e 10 punti sopra il limite del 3% imposto dal trattato di Lisbona. È praticamente impossibile ridurre questi livelli, come viene invece richiesto dall'Unione Europea; farlo significherebbe ricorrere a prestiti dall'esterno, la cui emissione è vietata in condizioni normali per gli Stati Membri e per la BCE.

Tuttavia, l'UE ha deciso che, per salvare l'euro, questi paesi devono essere distrutti. Francia e Germania stanno preparando un pacchetto di salvataggio, da essere varato a condizione che la Grecia distrugga la propria economia. La prossima della serie è la Spagna. Con un deficit dell'11,4%, per la prima volta lo spread sulle obbligazioni di stato spagnole ha superato quello sulle obbligazioni italiane la scorsa settimana.

Anche i titoli di stato triennali italiani hanno sofferto la scorsa settimana, e il governo ha deciso di venderne una quantità leggermente minore per evitare di pagare un sovrapprezzo. Il deficit italiano è relativamente basso, circa il 5%, ma il debito è il terzo nel mondo, 115% del PIL. Il deficit del Portogallo è al 9,3%, quello dell'Irlanda all'11,5%. La decisione folle di perseguire la riduzione del deficit nella tempistica dettata dall'UE – entro il 2011-2013 – fornisce agli speculatori un parametro di riferimento, e potendo utilizzare i derivati dispongono di una leva finanziaria superiore a quella degli stati sotto attacco. Ironicamente, le munizioni stesse vengono fornite dalla BCE, che accetta i titoli di stato come garanzia per le emissioni di contanti! ( Fonte: Movimento Solidarietà - Associazione di LaRouche in Italia)
 
" ORA ANCHE LA SPAGNA METTE A RISCHIO IL FUTURO DELL' UE " DI MAURO BOTTARELLI

Tre sono le notizie di reale interesse in questi primi giorni di febbraio. Il dato sulla crescita dell'economia Usa diffuso la scorsa settimana, al di là degli aggiustamenti che meriterebbe per essere letto nella sua reale portata, ha colto di sorpresa tutti tranne la politica Usa.


Nel silenzio generale, infatti, subito prima di Natale, il Senato statunitense ha rialzato di altri 290 miliardi di dollari il tetto di indebitamento del governo, portandolo a 12.394 miliardi di dollari: hanno votato a favore di tale mossa 60 senatori e contro in 39. Cosa significhi questo è presto detto: l'iniziativa consentirà infatti al governo di emettere altre obbligazioni sul debito e avere due ulteriori mesi di operatività. Siamo, cioè, all'emergenza bella e buona.

Segnale che negli Usa, a differenza che in Europa, la politica sta guardando in faccia la realtà e non sta nascondendosi dietro il dito del “ormai si vede la luce in fondo al tunnel”: ricordatevi, infatti, che con ogni probabilità quelle luci sono di un treno in arrivo. Di più.

Sempre nel silenzio, la Federal Reserve ha messo in campo una mossa strategica nella lotta a quello che sarà il potenziale nemico del domani, ovvero l'inflazione o iperinflazione - figlia legittima di questa crescita repentina e del denaro a costo zero ormai non più gestibile -, creando il “term deposit facility”, un meccanismo con il quale si è in grado di prelevare denaro dal sistema bancario in caso la politica decida per una rafforzamento della politica monetaria.

Attraverso questo, le banche potranno guadagnare interessi sui prestiti basati su maturities lunghe e si vedranno accordato un interesse anche sulle riserve overnight. Insomma, le riserve bancarie, la liquidità degli istituti diviene un nuovo strumento per la Fed al fine di supportare un'implementazione effettiva della politica monetaria. Ovviamente, le somme prestate alla Banca Centrale non possono essere ritirate dagli istituti se non sui tempi voluti dallo schema.

Insomma, se Francoforte dorme il sonno degli incoscienti, Washington lavora e si prepara alla ripresa evitando che l'ormai prossimo rialzo dei tassi d'interesse si trasformi in una trappola iper-inflattiva ingestibile in una tale situazione di debolezza e instabilità dell'economia. Questo, inoltre, pone rimedio al problema delle riserve in eccesso, una sorta di bolla creata negli anni che ha portato a un esubero di credito verso il sistema bancario di 2,2 trilioni di dollari: come trasformare un problema, in una soluzione.

Secondo, domani a mezzogiorno sapremo cosa deciderà la Bank of England per il futuro del paese. L'istituto di Threadneedle Street è chiamato infatti a decidere se proseguire o bloccare la politica di quantitative easing da 200 miliardi di sterline varata nel pieno della crisi e che ora sta spaventando - e non poco - i mercati. Il Monetary Policy Committee della Bank è decisamente diviso e il voto sarà deciso forse da una singola mano alzata o abbassata: una bella responsabilità, visto che oltre a questa decisione imminente c’è quella del rialzo dei tassi, altro incubo notturno della City.

Inoltre, il problema della massa monetaria M4 - o meglio, M4x visto che va valutata quella aggiustata in base alle distorsioni - è molto debole e questo potrebbe essere un motivo per la prosecuzione del quantitive easing: i mercati chiedono la fine del denaro pompato artificialmente, valutazioni macro dicono di proseguire. Il destino della sterlina, che gli analisti di Morgan Stanley danno già per spacciata contro l'euro entro due-tre mesi, è legato a doppio filo a questi interrogativi: domani all'ora di pranzo i sudditi di Sua Maestà conosceranno una parte, non definitiva ma certamente vincolante, del proprio destino.

Terzo, la trappola del debito. Anche la grande stampa, finalmente, ha cominciato a prendere sul serio gli scricchiolii di default che provengono da almeno quattro paesi dell'Ue e le ipotesi di sganciamento dai meccanismi comunitari non appaiono più una bestemmia. Con i cds sul debito greco schizzati ormai abbondantemente sopra i quattrocento punti a livelli islandesi, lo spread tra i rendimenti a 10 anni tra i bund tedeschi e i titoli ellenici ha raggiunto livelli impensabili: quei due paesi, formalmente uniti dal vincolo europei, appartengono in realtà uno a Venere e l'altro a Marte.

Le opzioni, per la Germania, sono due: acconsentire alla fine al sempre negato piano di salvataggio della Grecia oppure dire addio essa stessa alla carcassa della vecchia unione monetaria europea, svincolandosi dal cosiddetto Club Med, ovvero gli Stati mediterranei sull'orlo del baratro più l'Irlanda e dare vita a quello che a Francoforte già segretamente chiamano deutsche mark II.

Sembra fantascienza ma non lo è. Alex Weber, il capo della Bundesbank, è stato decisamente chiaro in merito: «Politicamente, un salvataggio della Grecia non è spendibile verso gli elettori che non vogliono sentir nemmeno parlare di sacrificio a beneficio altrui. Quel tipo di aiuto condizioni o, peggio ancora, non condizionale, è semplicemente controproducente».

Non è d'altronde un segreto il patto che i politici tedeschi, negli anni Novanta, stipularono con i cittadini-elettori: l'abbandono del marco non dovrà portare instabilità monetaria, altrimenti questa diverrà una debolezza da scaricare sui debiti del Club Med. Helmut Kohl potrebbe confermare. La Germania, d'altronde, sta esportando a pioggia i suoi beni verso sud: negli ultimi dodici mesi il surplus corrente di Germania e Benelux è di 211 miliardi di dollari contro gli 82 miliardi di deficit della Spagna, i 64 dell'Italia, i 57 della Francia e i 37 della Grecia.

Gli hedge funds stanno scommettendo forte sul sì di Berlino al salvataggio della Grecia, ma se Angela Merkel è di questo avviso non lo so. Il ministro dell'Economia, Rainer Bruderle, ha detto chiaro e tondo che «non ci saranno salvataggi a meno di non mettere in discussione la stessa unità monetaria europea». Ora l'argomento principe è chi seguirà il destino greco e il nome che compare in cima alla lista è quello della Spagna.

In effetti, l'azzardo non è poi tale. Il debito corporate esterno iberico è terribilmente alto, il deficit di budget è oltre l'11% del Pil e i 50 miliardi di euro di tagli alla spesa che Madrid ha operato nel tentativo di tranquillizzare i mercati hanno portato con sé un cadeau del 19% di tasso di disoccupazione. E chi resta senza lavoro ha diritto al 50-60% per cento dello stipendio per diciotto mesi, poi la scure cala e si resta del tutto a piedi.

Se il governo Zapatero non correrà in fretta ai ripari, difficile dire come se non chiedendo esso stesso aiuto all'Ue, i separatismi baschi, catalani e galiziani troveranno benzina per far funzionare a pieno regime la macchina disgregatrice dello Stato centrale. In molti guardando a questa ipotesi, non senza interesse. Il problema principale, però, resta cosa deciderà di fare la Germania: salvare la Grecia a costo di un ricasco politico ed economico interno o tenere fede alla promessa, non scritta ma vincolante, di Helmut Kohl. La risposta non è così scontata. ( Fonte: Arianna Editrice)
 
BoE sospende il quantitave easing, ma non c’è accordo sulle prossime mosse

È partita l’exit strategy inglese? Sì, ma solo in parte. La banca centrale del Regno Unito, infatti potrebbe annunciare già oggi una sospensione del quantitave easing messo in campo al fine di garantire capitali freschi all’economia. A riferirlo è il Guardian, che spiega anche come la manovra arrivi con una certa sorpresa, dal momento che le condizioni meteorologiche particolarmente avverse che ha fronteggiato la Gran Bretagna nel mese di gennaio (che hanno avuto importanti ripercussioni sulla produttività del Paese) lasciavano supporre un mantenimento delle misure straordinarie da parte di Bank of England.


L’operazione non riguarderà tuttavia i tassi di interesse, che dovrebbero rimanere invariati allo 0,5%. All’interno dell’istituto centrale, infatti, non c’è accordo sulle politiche che occorrerà adottare nel prossimo futuro. Alcuni dirigenti della banca, tra i quali il capo economista Spencer Dale ed il membro esterno Andrew Sentance, hanno spiegato che la strategia dell’istituto ora dovrà essere quella di «aspettare e valutare», con un approccio moderatamente ottimista. Mentre, invece, il governatore Mervyn King non si fida del recupero economico, giudicato fragile ed ancora bisognoso di supporto. E ancor più scettico è il presidente della Camera di Commercio David Kem: «Non solo è prematuro bloccare l’afflusso di capitali, ma è prestissimo anche solo per ipotizzare un rialzo dei tassi. Piuttosto bisognerebbe scongiurare una recrudescenza della recessione».

Proprio a causa di queste differenze di vedute, spiega Nick Parsons, analista di NAB Capital, si sceglierà la strada della sospensione piuttosto che quella della fine del programma di quantitave easing: «È probabile che scelgano di darsi del tempo e che riverifichino le proprio politiche nel prossimo mese di maggio, quando tra l’altro sarà noto il risultato delle elezioni politiche». ( Fonte: valori.it)
 
Ue, la Spagna: restrizioni agli hedge "extracomunitari"

Vita dura in Spagna per gli hedge funds e le società di private equity non europee. Il governo di Madrid ha infatti annunciato, ieri, di voler cercare un accordo europeo al fine di sottoporre tali tipi di società a regole più restrittive qualora esse svolgano attività all’interno dei 27 Paesi membri dell’Ue, ma abbiano i loro quartieri generali al di fuori dei confini europei.


La nuova normativa prevederebbe anche l’obbligo di pubblicare un report annuale che dovrà essere reso pubblico, affinché sia gli investitori che i regolatori possano esaminare il loro operato. Un’idea che riprende la proposta suggerita mesi fa dal governo svedese, che provocò un vivo dibattito all’interno dell’Unione europea. Da una parte, in particolare, si sono schierate Germania e Francia, che vorrebbero leggi restrittive per private equities e fondi speculativi; dall’altra c’è soprattutto il Regno Unito, che teme una “fuga” di tali società verso sistemi con regole meno difficili da rispettare.

L’ipotesi ha incontrato, poi, anche l’opposizione di una serie di fondi pensione del Vecchio Continente, che hanno spiegato che, qualora essa fosse approvata, provocherebbe una contrazione delle proprie possibilità d’investimento. Un gruppo di fondi olandesi, in particolare, lo scorso mese ha spiegato al parlamento europeo che le restrizioni agli hedge stranieri imporrebbero il ritorno ad investimenti più tradizionali, come la compravendita di azioni e obbligazioni, che storicamente offrono rendimenti più bassi. Domanda: chi ha detto che sarebbe un male?

Per ora quella dell’esecutivo guidato da Josè Zapatero è solamente una proposta di legge ma - secondo quanto riportato dal Wall Street Journal - Madrid sembra orientata ad andare avanti. Il dibattito, intanto, continuerà a lungo. Ed è probabile che le nuove regole non entrino in vigore prima del 2012, o addirittura 2013. ( Fonte: valori.it)
 
La Sec chiede informazioni all’hedge fund Paulson & Co

Paulson & Co, l’hedge fund che ha intascato 15 miliardi di dollari scommettendo contro i mutui subprime, ha ricevuto dalla Securities and Exchange Commission la richiesta di rendere nota una serie di informazioni sul suo operato. L’obiettivo dell’organismo di vigilanza americano è di comprendere meglio il funzionamento dei complessi strumenti che - sottolinea questa mattina il Financial Times citado una fonte anonima vicina all’inchiesta - costituiscono il cuore della crisi finanziaria.


La società gestita da John Paulson ha infatti tratto enormi profitti nel corso degli ultimi mesi puntando contro alcuni titoli conosciuti come collateralised debt obligations (CDO), con i quali vengono promessi agli investitori ritorni collegati al mercato dei mutui offerti a persone con un passato creditizio non del tutto limpido. Lo scorso 14 gennaio Mary Shapiro, presidente della Sec, aveva riferito alla commissione parlamentare che la sua agenzia stava «rivedendo le pratiche d’investimento delle banche e di altre società nell’ambito del mercato dei subprime».

Il fondo speculativo di John Paulson, comunque, per ora non risulta sotto inchiesta. Nonostante ciò, sia la Sec che il manager dell’hedge fund hanno preferito non commentare la vicenda. Lo sforzo delle autorità americane è comunque a tutto campo: nello scorso mese di dicembre sono state chieste informazioni anche a Bank of America/Merrill Lynch, Barclays, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley e UBS. ( Fonte: valori.it)
 

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