CDS e Ratings (Moody's, S&P's, Fitch) CDS, Ratings e variaz.di rating+indici mercato import. es: BDI: Baltic Dry Index etc (2 lettori)

il Baltic Dry Index è ancora un anticipatore dei corsi azionari mondiali?

  • Votes: 1 33,3%
  • Sì ma sembra aver dilatato lo sfasamento

    Votes: 1 33,3%
  • No ma vediamo se i corsi si decidono a seguirlo

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  • No, ormai si è scollegato

    Votes: 1 33,3%

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lorenzo63

Age quod Agis
Il Crb continua a correre.Ma attenzione all' ipercomprato

Con una performance quasi doppia, quest’anno
il comparto delle materie prime ha
battuto l’azionario: negli ultimi 12mesi l’indice
Crb, paniere di riferimento per le principali
commodity quotate, ha messo a segno
un rialzo superiore al 15% mentre nello
stesso periodo il Morgan Stanley Word,
benchmark per il mercato delle azioni a livello
mondiale, si è fermato a ridosso del
10%. Ciò è merito di un quadro macroeconomico
ancora poco incoraggiante, specie
in Occidente dove gli operatori temono un
rapido aumento dell’inflazione, paura che
ha spinto l’oro, bene rifugio per eccellenza,
al record storico di 1.430 dollari per oncia
con un balzo di circa il 30% nonostante
il rafforzamento del biglietto verde (passato
da 1,43 a 1,31 nel cambio contro euro).
Ma anche della sempre crescente domanda
asiatica, soprattutto cinese, che ha sostenuto
gli acquisti nei comparti energy,
agricolo e dei metalli industriali.
La storia si ripeterà anche nel 2011? Difficile
fare previsioni a così lungo termine, specie
considerando l’estrema incertezza che
caratterizza i mercati e che si riflette in
un’ancora elevata volatilità dei prezzi. Meglio
limitare l’outlook ai primi mesi del
nuovo anno, partendo dagli ultimi dati
«concreti» disponibili. A cominciare da
quelli diffusi dalla General administration
of customs cinese, che hanno evidenziato
come a novembre l’import nazionale di rame
raffinato è balzato del 37% su base annua.
In aumento in Cina anche le importazioni
di stagno (+41% rispetto a ottobre),
tanto che Pechino secondo Barclays Capital
tornerà presto a essere importatore netto
di questo metallo e di zinco (+3%). Per
poi proseguire con quelli pubblicati dall’International
aluminium institute che, a novembre,
hanno messo in luce una media
produttiva giornaliera di alluminio primario
salita a 68.500 tonnellate, rispetto alle
67.700 di ottobre e alle 63.600 del novembre
del 2009. Ancora, in scia alla vendita di
auto nel Celeste Impero, balzata a novembre
del 27% su base annua, l’output di
piombo è cresciuto al record mensile di
448mila tonnellate (+30% sul 2009) e l’import
di platino è aumentato del 31%. Di
fronte a questa situazione il ministero del
Territorio e delle Risorse di base cinese ha
stimato che la produzione nazionale di metalli
non ferrosi potrebbe salire del 57% a
41 milioni di tonnellate entro la fine del
2015 rispetto ai 26,05 milioni del 2009. Nel
frattempo, in media, le scorte dei metalli
quotati all’Lme sono diminuite dell’1,5%
da inizio 2010 con un picco del 43% per lo
stagno. Sul fronte energy, a novembre la
richiesta di petrolio in Cina è balzata al
top storico di 9,33 milioni di barili al giorno,
registrando un incremento del 14% rispetto
al 2009, sostenuta soprattutto dal
fabbisogno di carburante diesel, a sua volta
derterminato dal contingentamento della
fornitura di energia elettrica in alcune
province e dall’uso dei generatori per supplire
a questo deficit. In rialzo (del 9,7% su
base annua) anche l’import cinese di carbone
con le scorte, secondo gli analisti di
Platts, ora sufficienti a soddisfare la domanda
interna per «soli» dieci giorni.
Ma è sul fronte delle commodity del settore
agricolo che si registrano i deficit di offerta maggiori. A cominciare dal granoturco,
il cui import in Cina è cresciuto a novembre
del 3.000% su base annua mentre
la domanda dei produttori di etanolo negli
Stati Uniti continua a crescere in scia al
progressivo stabilizzarsi dei prezzi del petrolio
Wti a ridosso dei 90
dollari per barile. E a far aumentare
la tensione sul lato
dell’offerta in generale c’è
poi la situazione meteo avversa
in Argentina e in Brasile,
tra i big mondiali nella
coltivazione dei cereali.
Ma è tra le soft commodity
che la contrazione della produzione
e l’incremento della
richiesta hanno avuto
maggiore eco in Borsa. Almeno
finora. Il cotone, per
esempio, ha recentemente aggiornato il
massimo storico sfiorando all’Ice di New
York i 160 centesimi di dollaro per libbra e
segnando il rialzo maggiore (+104%) dalla
prima seduta del 2010 tra le materie prime
comprese nell’indice Crb. Merito anche in
questo caso del boom della domanda cinese.
Si prosegue poi con il caffè, sul terzo
gradino del podio del Crb in termini di performance
da inizio anno con un rialzo del
46%, sostenuto dal clima avverso alla corretta
maturazione delle
coltivazioni in Brasile e in
Vietnam. Ancora, lo zucchero,
che nelle scorse sedute
ha registrato il top
degli ultimi 29 anni, trainato
dal calo dell’offerta in
Sud America e nel
Sud-Est asiatico. E il cacao
è tornato sugli scudi
dopo gli scontri per la situazione
politica in Costa
d’Avorio, big one sul lato
dell’offerta. «Attenzione
però - avvertono da Cleartrade - i cosiddetti
"coloniali" già incorporano nei prezzi attuali
i deficit di offerta che, tra l’altro, si
stanno rapidamente attenuando». Specie
per quanto riguarda il cotone, su cui il dipartimento
dell’Agricoltura Usa ha registrato
un forte calo dell’export nelle ultime
sedute, e lo zucchero per il quale l’India
ha di recente autorizzato l’esportazione
di 500mila tonnellate ammettendo un
surplus produttivo. Oltretutto, queste commodity
devono fare i conti con una situazione
di ipercomprato tecnico che potrebbe
anticipare un ritracciamento dei prezzi.
Gli investitori dovranno inoltre prestare
molta attenzione al gas naturale, maglia
nera del Crb negli ultimi 12 mesi con un
ribasso del 27% e alle prese con scorte Usa
ancora superiori di circa il 10% rispetto alla
media degli ultimi cinque anni. Scenario,
infine, positivo per i fondamentali del
platino e del palladio, ormai metalli più industriali
(catalizzatori per auto) che preziosi.
Ma anche in questo caso bisogna prestare
attenzione all’ipercomprato.
 

lorenzo63

Age quod Agis
Debito dell’Eurozona nel mirino

Dopo il tam tam del fine settimana
che dava per imminente il salvataggio
del Portogallo, ieri Bruxelles
ha provato a gettare acqua sul fuoco
prima che la situazione potesse
scappare di mano. In mattinata la
Commissione Europea ha smentito
fermamente l’eventualità di un ricorso
agli aiuti Ue-Fmi da parte di
Lisbona. «Non c’è nessuna discussione
che vada in questa direzione
e nemmeno nessuna prospettiva
su una tale eventualità nè da parte
del Portogallo nè da parte di altri
Stati membri», ha affermato Amadeu
Altafaj, portavoce del commissario
Ue agli Affari economici emonetari
Olli Rehn. «Sulla base delle
mie informazioni, non posso fare altro
che smentire questi rumors - ha
proseguito Altafaj - queste voci
non a caso vengono sempre da fonti
anonime e a volte non sono appunto
altro che voci». Secondo il
settimanale tedesco «Der Spiegel»,
invece, Francia e Germania starebbero
cercando di convincere il Portogallo
a ricorrere al fondo salva-
Stati predisposto dall’Unione
Europea per evitare che il contagio
si allarghi a Paesi come il Belgio e
la Spagna. La stessa Madrid è intervenuta
ieri nel dibattito per rassicurare
i mercati sulla tenuta del
Portogallo. Il ministro dell’economia
Elena Salgado ha affermato
che Lisbona «non avrà bisogno di
alcun aiuto esterno», nonostante la
pressione dei mercati, «perché sta
rispettando i suoi impegni e farà le
riforme necessarie». Anche la cancelleria
di Berlino ha smentito l’articolo
di Der Spiegel. «Noi non facfacciamo
pressione su nessuno, ma difendiamo
l’euro», ha detto il ministro
delle Finanze tedesco, Wolfgang
Schaeuble. Il vice portavoce
del governo, Christoph Steegmans,
ha successivamente ribadito
lo stesso concetto: «In passato,
non c’è stata alcuna pressione da
parte della Germania su alcun Paese,
non c’è adesso e non ci sarà in
futuro». Parole analoghe sono arrivate
da Parigi. Fonti del ministero
delle Finanze ha spiegato che «non
c’è assolutamente alcuna presa di
posizione della Francia e della Germania
per far chiedere al Portogallo
l’attivazione di un piano di aiuti
». Secondo Parigi, «il mese di gennaio
è un mese di test della fiducia
dei mercati obbligazionari, noi monitoriamo
con attenzione quanto
accade e ne discutiamo con i nostri
partner europei». Che la situazione
sia tutt’altro che tranquilla viene
però confermata dalla notizia riportata
da Bloomberg, secondo la quale
la Bce avrebbe anche ieri comprato
titoli di Stato irlandesi, portoghesi
e greci per attenuare la pressione
sul mercato. Sul mercato dei
Cds, intanto, la speculazione ha
preso anche ieri di mira le assicurazioni
sul debito sovrano di Portogallo,
Grecia, Irlanda e Belgio. Il
prezzo del Cds a cinque anni di Lisbona
è aumnetato di 14 punti base
a quota 548, quello di Atene di
21 punti a 1.064, quello di Dublino
di 31 a 687 e quello di Bruxelles di
10 a 253. Calma piatta su Madrid
(+3 a 359) che giovedì è chiamata
al primo appuntamento sul primario
del 2011.
 

lorenzo63

Age quod Agis
Aggiornamento CRB 11 gennaio

Veramente notevoli i salti che i metalli industriali + coloniali + alimentari e l' inidice CRB stesso hanno fatto ... questo confermerebbe un trend in ascesa ...


1.jpg


Vedi l'allegato crb.xls
 

lorenzo63

Age quod Agis
Ultima modifica:

sesp

Nuovo forumer
Ciao Lorenzo, perdona il disturbo.
Non vi sono più stati aggiornamenti dei files CDS... Ti prego, non mi dire che il "servizio" è soppresso... è troppo importante per noi poveri mortali senza Bloomberg.
Grazie per il lavoro che fai per tutti noi.
 

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