Banche europee in fila per il doppio-rating
Morya Longo
20 marzo 2011 MILANO
Dopo tutte le critiche alle società di rating per aver dato voti troppo generosi alle cartolarizzazioni sui mutui Usa, arriva – beffarda – la vendetta del destino: il rating è improvvisamente diventato merce rara e preziosissima. Dal primo marzo la Banca centrale europea accetta infatti come garanzia per i prestiti alle banche solo cartolarizzazioni con due rating, per cui tutti gli istituti di credito del Vecchio continente si sono dovuti precipitare da Moody's, Standard & Poor's e Fitch per ottenere un secondo voto per le tante cartolarizzazioni che ne avevano uno solo. Il problema è che, con la ressa, negli uffici delle tre agenzie si è creato un collo di bottiglia: tante cartolarizzazioni, soprattutto di banche italiane, sono ancora in attesa del secondo voto. E questo ha creato, e in alcuni casi tutt'ora crea, seri problemi per queste banche: non potendo più usare le cartolarizzazioni mono-rating con la Bce, tante sono infatti costrette a finanziarsi a tassi elevati presso le grandi banche internazionali.
Andiamo con ordine. Negli anni passati, quando le banche faticavano a finanziarsi sul mercato interbancario a causa del crack di Lehman, è iniziata la moda delle cosiddette auto-cartolarizzazioni.
Di fatto le banche di tutta Europa prendevano i mutui, li impacchettavano in obbligazioni e – non potendo venderle sul mercato perché non c'erano investitori disposti a comprarle – le usavano per finanziarsi presso la Bce. La Banca centrale presta infatti agli istituti tutti i soldi di cui hanno bisogno, a patto che questi le diano titoli in garanzia. Ecco perché le auto-cartolarizzazioni erano diventate di moda: permettevano alle banche di "creare" obbligazioni dai propri mutui, e dunque di "costruire" merce di scambio da consegnare alla Bce per finanziarsi. Insomma, le auto-cartolarizzazioni erano come speciali "ricariche" per i "bancomat" delle banche europee presso la Bce.
Ma la Bce non è un ente di beneficienza: per evitare che le banche le consegnassero titoli spazzatura, già oltre un anno fa aveva annunciato che dal primo marzo 2011 avrebbe accettato solo bond con due rating. Le auto-cartolarizzazioni, che ne avevano uno solo, dovevano dunque prendere il secondo. Alcune banche europee si sono mosse subito, contattando già un anno fa Moody's, S&P o Fitch. Altre, invece, si sono attivate in ritardo. È il caso di quelle italiane e spagnole: soprattutto quelle di medie dimensioni. Ovvio che dalle tre agenzie si sia creato un collo di bottiglia. Fitch Italia, per esempio, in soli due mesi si è trovata a dover analizzare e valutare 13 cartolarizzazioni, quando solitamente questa mole di lavoro la svolge in quasi un anno intero.
Questa impasse rappresenta un problema. Le banche italiane, penalizzate anche dall'elevato rischio-Paese, si finanziano infatti a tassi elevatissimi sul mercato obbligazionario e faticano a trovare denari – se non per scadenze brevi – sul mercato interbancario. Il "bancomat" della Bce, dunque, per molti istituti è da almeno due anni una fonte certa ed economica di finanziamento. Avere le auto-cartolarizzazioni bloccate dalle agenzie di rating rappresenta dunque un problema, perché riduce – anche se temporaneamente – le "cartucce" disponibili per trovare finanziamenti presso la Bce.
L'alternativa è però arrivata dalla finanza: ci sono banche internazionali – sul mercato si indicano soprattutto JP Morgan o Natixis – che accettano in garanzia anche i bond mono-rating per finanziare le banche italiane. Il problema è che i tassi d'interesse richiesti risultano elevatissimi rispetto al mercato: più di un punto percentuale sopra la media. Così il cerchio ironico del destino si chiude: a guadagnare da questa impasse, oltre alle agenzie di valutazione che chiedono tra i 100 e i 150mila euro per ogni rating, sono banche internazionali
© RIPRODUZIONE RISERVATA