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"Destinazione Auschwitz" , di pezzetti marcello e picciotto-fargion liliana del CDEC ,una... "favola"...dice Carlo Mattogno!...e se lo dice lui...


"Destinazione Auschwitz": una favola multimediale
di Carlo Mattogno

http://olo-truffa.myblog.it/media/01/02/3125332871.jpg
In concomitanza con la "Giornata della Memoria, 27 gennaio 2002", l'editore Proedi di Milano ha pubblicato un libro intitolato Album visivo della Shoah. Destinazione Auschwitz. Ricorda che questo è stato, che rappresenta l'aspetto cartaceo del CD-Rom "Destinazione Auschwitz".
Il libro presenta testi retorici e roboanti che sono ancora nulla rispetto alla loro sconfinata arroganza: esso pretende infatti di costituire nientemeno che la
"risposta definitiva a coloro che mettono in dubbio la reale portata dello sterminio o che addirittura ne negano l'esistenza stessa" (p. 5) (corsivo mio).
E con pari presunzione:
"L'opera multimediale "Destinazione Auschwitz" (da cui è tratta questa pubblicazione), con le sue minuziose ricostruzioni storiche e scientifiche basate su concrete prove documentali è la risposta definitiva alle affermazioni di chi non vuole credere che tutto ciò sia stato"(p. 12)(corsivo mio).
L'opera è dunque esplicitamente diretta contro gli storici revisionisti, che, con malafede ormai consolidata, vengono descritti così:
"Attraverso la contestazione di insignificanti particolari o dell'esistenza stessa di un piano di sterminio, o delle strutture per effettuarlo, questi "storici" ammantandosi di scientificità tentarono di smentire i testimoni" (p. 12)(corsivo mio).
Loro, invece, i veri "storici", non "si ammantano" di "scientificità", ma ci assicurano hanno realizzato una minuzione opera di valore storico e scientifico indiscutibile.
Chi sono costoro?
A pagina 5 leggiamo che la "direzione scientifica" del libro (e del CD-Rom) è stata
"affidata ai più validi ricercatori esistenti in Italia sulla Shoah, Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto del CDEC di Milano".

-Nella foto il pezzetti marcello

Povera Italia se costoro sono i suoi " più validi ricercatori"!
Comincio col rilevare che questi due luminari avrebbero fatto bene quantomeno a consultare qualcuno che abbia una qualche dimestichezza con la lingua tedesca: ciò avrebbe risparmiato loro i numerosi spropositi che costellano il libro. Certo, qui siamo in un ambito di "[quasi] insignificanti particolari", ma dato che gli autori rivendicano orgogliosamente una minuziosità storica e scientifica
Ad esempio, il noto slogan inventato dagli ex detenuti e poi attribuito alle SS dei campi, passare "per il camino", è "durch den Kamin", non "durch der Kamin" (p. 4).




Nella foto,una felice picciotto fargion liliana a destra in compagnia di: wiesenthal simon (a sin) che propagandò la favola del sapone fatto con ebrei,anchementitore abituale secondo Lorenzo Cremonesi,Spadolini,al centro.
Il termine "Krematorium", neutro singolare, viene regolarmente usato in questa forma anche al plurale, che invece è "Krematorien" (p. 10, 25, 28, 37, 45 e passim). Particolarmente ridicola è l'attribuzione del termine "Sonderkommando" (commando o squadra speciale) a singole persone, ad es. a p. 30 e 45, o a p. 50, "Filip Mueller, ex-Sonderkommando", che significa "Filip Müller, ex squadra speciale"! Naturalmente i due autori non sanno neppure che il plurale di "Sonderkommando" è "Sonderkommandos" e usano sempre il singolare al posto del plurale.
Sul reale significato storico del termine tornerò sotto.

Ecco un'altra prelibatezza:
"Rudolf Höss (1900-1947),SS Oberstumbannführer (comandante del lager) e primo Lagerkommandant (comandante del campo) di Auschwitz" (p. 24).
Qui i due autori traducono il grado di SS-Obersturmbannführer, tenente colonnello (che scrivono anche senza una "r"), con "comandante del lager"! Inoltre la denominazione "Lagerkommandant" ad Auschwitz non era in uso: nei documenti ufficiali (ad esempio gli Standortbefehle o i Kommandanturbefehle) Höss firmava "Der Standortälteste (letteralmente: il più anziano della guarnigione), SS-Obersturmbannführer und Kommandant".
Segnalo infine che a p. 24 il cognome del dott. Johann Paul Kremer è scritto "Klemer": errore di battitura o ignoranza?
Gli autori riescono a sbagliare perfino il nome polacco di Birkenau, che nel documento 3d pubblicato a p. 39 è scritto "Brezezinka" invece di "Brzezinka". (Sorvoliamo su "Klaranlage", p. 27, scritto senza "Umlaut": forma corretta "Kläranlage").
A p. 40, con riferimento alla "Zentralsauna" (impianto centrale di disinfezione e disinfestazione) di Birkenau, si legge:
"Qui le persone diventano stüken (pezzi)",
dove "stüken" vorrebbe essere "Stücke", termine inventato da qualche ex deportato troppo fantasioso che non trova riscontro in alcun documento tedesco.
Ma non si tratta soltanto di errori linguistici.
A p. 45 si dice che il "Reichssicherheitshauptamt" (Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich) era "guidato da Adolf Eichmann"!
Come è noto, Eichmann era solo il capo della sezione IV B 4 di quest'ufficio, che era "guidato" da Ernst Kaltenbrunner.
A p. 22 appare una falsa citazione di Rudolf Höss, ovviamente senza riferimento alla fonte.
Anche la citazione di Höss a p. 44 (parimenti senza riferimento alla fonte) è probabilmente falsa.
A Norimberga Rudolf Höss dichiarò infatti che Himmler stesso aveva proibito di maltrattare i detenuti e, chi lo avesse fatto, sarebbe stato punito e se dei detenuti furono maltrattati, si trattò di abusi che, scoperti, furono puniti . (1)
Nonostante la boriosa presunzione storico-scientifica di cui si ammanta, il contenuto storico-scientifico del libro è di un dilettantismo sconvolgente.
Esaminiamo un po' da vicino questa presunta summa della scienza olocaustica auschwitziana.

Le "prove inequivocabili"


Abbiamo già visto che il libro in questione pretende di costituire la "risposta definitiva" al revisionismo storico, una risposta pretesamente basata su "concrete prove documentali" (p. 12) e su "prove inequivocabili" (p. 8).
Bisogna dire che l'arroganza di queste affermazioni è veramente incredibile:
lo storico francese Jean-Claude Pressac, senza il cui contributo storico-documentario sia il CD-Rom sia il libro sarebbero al livello di una raccolta di figurine animate si era accontentato della scoperta di "indizi"; i nostri "esperti", come si vede, vanno ben oltre, ma solo con la presunzione.
Esaminiamo dunque queste "prove inequivocabili".
Le "prove documentali" non sono costituite da documenti testuali (nel libro non ne appare neppure uno!), ma esclusivamente da "ricostruzioni" fantasiose (come quelle dell'interno delle "camere a gas), piante, fotografie e disegni, che del resto non presentano nulla di nuovo, essendo già note da tempo agli specialisti della materia. A queste "prove" si affianca inoltre qualche testimonianza.


Cominciamo dalle fotografie


Il dilettantismo degli autori risulta ben evidente dal fatto che essi non sono al corrente neppure degli sviluppi più recenti della loro stessa storiografia. A p. 27 essi riproducono infatti la ben nota fotografia della serie Kamann (negativo del Museo di Auschwitz n. 20995/494) -- che mostra il lato sud del crematorio II, inclusa la parte sporgente dal terreno del "Leichenkeller 1" (camera mortuaria 1) e presunta "camera a gas" omicida seminterrata con questo commento:

"Sulla soletta di copertura della camera a gas sono visibili due dei quattro camini di immissione del gas Zyklon B".
La fotografia era già stata pubblicata da Jean-Claude Pressac con identico commento. (2)
E a p. 56 gli autori pubblicano una "foto aerea, ricognizione americana 1944", ossia un ingrandimento della fotografia aerea americana del 25 agosto 1944 (3) -- di cui essi non conoscono neppure la data -- che mostra l'area dei crematori II e III di Birkenau. Sulla copertura dei due "Leichenkeller 1" appaiono quattro macchie scure che gli autori, storpiando l'interpretazione della storiografia ufficiale, spiegano così:
" Evidenti i camini di immissione Zyclon B [sic] che gettano ombra perché estratti e adagiati orizzontalmente sulla soletta delle camere a gas interrate".
Ora, lo studio migliore della storiografia ufficiale sulla questione dei presunti "camini" per introdurre lo Zyklon B nelle "camere a gas" è stato pubblicato dal ricercatore americano Charles D. Provan nel 2000. (4) In questo studio egli si occupa, tra l'altro, anche delle due fotografie summenzionate.
Provan ha verificato e accettato le conclusioni degli studiosi revisionisti come Germar Rudolf e Jean-Marie Boisdefeu -- che si erano già occupati di queste due fotografie. Come loro, anch'egli ha elaborato un diagramma della prima fotografia per determinare la posizione degli oggetti che appaiono sulla copertura della presunta "camera a gas" in base all'angolo visivo della fotografia.
"I risultati riferisce Provan sono stati sorprendenti, perché una volta finito il disegno è risultato evidente che l'oggetto che appare sotto l'ottava finestra, qualunque cosa fosse, non si trovava sulla copertura del "Leichenkeller 1", ma al di fuori di essa, sul lato est. Perciò l'oggetto, qualunque cosa fosse, non si trova affatto sulla copertura e questa è la prova definitiva che non era un camino di introduzione per lo Zyklon B". (5)
E con ciò cade tutta l'interpretazione di Jean-Claude Pressac.
Per quanto riguarda la fotografia aerea, accettando anche qui le osservazioni già fatte dagli studiosi revisionisti summenzionati, Provan rileva che le macchie sulla copertura delle presunte "camere a gas", se fossero ombre, corrisponderebbero ad un oggetto alto circa 3 metri (mentre i presunti "camini" per lo Zyklon B si sarebbero innalzati di appena 41 centimetri al di sopra del livello del suolo!), perciò egli conclude che è impossibile vedere in tali ombre i presunti "camini". (6)
Per di più, mentre l'ombra reale dei camini dei due crematori ha direzione nord-est sud-ovest, le macchie hanno una direzione nord-sud, per cui esse non sono ombre. Infine, le macchie della presunta "camera a gas" del crematorio III hanno una superficie minima di 3 metri quadrati, mentre i presunti "camini", secondo l'ex detenuto che pretende di aver fabbricato i relativi congegni metallici, avevano una superficie di circa mezzo metro quadrato (m 0,7 x 0,7), e la stessa misura avevano i presunti coperchi di cemento.
Dunque, la spiegazione fornita dagli autori di "Destinazione Auschwitz" non è solo falsa, ma anche oltremodo ridicola, sia perché i "camini", essendo in muratura, non si potevano "estrarre", sia perché i loro coperchi, che si potevano sollevare, una volta "adagiati orizzontalmente" sulla copertura dei "Leichenkeller" non avrebbero prodotto alcuna "ombra" visibile da un aereo, perché avevano uno spessore di pochi centimetri!

In realtà come ho dimostrato nell'articolo "No holes, no gas chamber(s)". Studio storico-tecnico sulle aperture di introduzione per lo Zyklon B sulla copertura del Leichenkeller 1 del crematorio II di Birkenau, (7) sul soffitto della presunta "camera a gas" del crematorio II di Birkenau non è mai esistita alcuna apertura di introduzione per lo Zyklon B!
L'incompetenza degli autori traspare altrettanto chiaramente da altri commenti non meno risibili.
A p. 45 essi pubblicano quattro fotografie tratte dal noto "Album di Auschwitz" col seguente commento:
"Mentre i nazisti procedono alla selezione dei deportati sulla Bahnrampe e al prelievo dei loro bagagli, sullo sfondo è visibile una colonna di ebrei già selezionati in cammino verso i Krematorium [sic!] II e III, dove di lì a poco troveranno la morte.
Queste immagini, riprese dal tetto di un vagone, costituiscono la prova visiva più sconvolgente dello sterminio"(corsivo mio).
Questo commento è decisamente ridicolo:
Primo, perché dalle fotografie non si capisce se la "colonna" sia costituita da ebrei selezionati per il lavoro o per la presunta "camera a gas".
Secondo, perché al di là dei crematori c'era la Zentralsauna, dunque la "colonna" poteva recarsi proprio là per il bagno e la disinfestazione.
Terzo, perché nessuna fotografia dell'"Album di Auschwitz" mostra un solo Ebreo all'interno dei cortili dei crematori II e III. Anzi, le donne e i bambini sorridenti! ritratti nella fotografia 4a a p. 46 hanno già superato il cancello chiuso! del crematorio III (che appare all'angolo destro in alto) e dunque anche il cancello del crematorio II, situato davanti ad esso in posizione speculare.
Dunque queste fotografie, in fatto di "sterminio", dimostrano meno di niente.
A pagina 44 appare un altro commento a due fotografie dell' "Album di Auschwitz" perfettamente degno di quello esposto sopra:
"Estate 1944. L'arrivo di un trasporto di ebrei ungheresi sulla Bahnrampe di Birkenau. Lo straordinario valore documentario di queste immagini risiede nel fatto che le strutture dello sterminio (Krematorium II e III cerchiati di bianco [in realtà di rosso!]) sono chiaramente visibili sullo sfondo" (corsivo mio).
Un'altra stupidaggine madornale.
Quale "straordinario valore documentario" possono avere gli edifici dei crematori? O forse la loro stessa esistenza è una "prova" del fatto che essi contenevano le fantomatiche "camere a gas"?
Queste fotografie, in cui i crematori appaiono perfettamente visibili, senza alcun "mascheramento" per impedire sguardi indiscreti, dimostrano invece che essi non avevano nulla da nascondere.

Passiamo ai disegni
Si tratta dei ben noti disegni di David Olère (un sedicente membro del cosiddetto "Sonderkommando"), già pubblicati da Jean-Claude Pressac e raccattati dagli autori, secondo i quali
"rappresentano meglio di ogni altro strumento l'effettiva organizzazione della macchina dello sterminio" (p. 9).
Ciò è verissimo, ma nel senso che essi rappresentano una storia fittizia come uno scenografo rappresenta le scene di un film. E David Olère è anche un cattivo scenografo, perché ha commesso degli strafalcioni che tradiscono la sua malafede.
A p. 46 appare un suo disegno del crematorio III con il camino che erutta enormi fiamme: ciò era tecnicamente impossibile. (8)
A p. 53 appare un altro disegno che mostra un uomo del cosiddetto "Sonderkommando" che trascina due cadaveri dalla "camera a gas", che si vede nel lato destro con la porta spalancata, verso un forno crematorio. Sfortunatamente la sala forni si trovava al pianterreno, mentre la presunta "camere a gas" era nel seminterrato!
Nella stessa pagina due "dentisti" del cosiddetto "Sonderkommando", senza maschera antigas, strappano i denti ai cadaveri all'interno della "camera a gas" (riconoscibile come tale per la presenza del presunto dispositivo di rete metallica per l'introduzione dello Zyklon B). Tuttavia, secondo i testimoni, l'evacuazione dei cadaveri dalla "camera a gas" avveniva con la maschera antigas a causa dei pericolosi residui di acido cianidrico dopo la ventilazione, perciò l'estrazione dei denti avveniva nel vestibolo all'esterno della camera a gas.
Il disegno pubblicato a p. 57 mostra la tecnica di introduzione dei cadaveri in una muffola. Il forno appare spropositatamente più grande della realtà e sovrasta enormemente i detenuti; la sua altezza risulta in proporzione di almeno 280 cm e le muffole appaiono alte circa 130 cm. Il forno a 3 muffole era invece alto 2 metri e l'altezza delle muffole era di appena 80 cm.
La scena è inoltre irreale, sia perché si riferisce ad un carico di più cadaveri insieme, sia perché il detenuto a destra della barella di introduzione se ne sta tranquillamente a torso nudo davanti alla porta spalancata della muffola, che aveva all'apertura una temperatura di 800°C! Il malcapitato avrebbe riportato ustioni di terzo grado in pochi secondi! Infine, dalla parte superiore della muffola fuoriescono fumo e fiamme, il che è tecnicamente insensato, perché fumo e fiamme venivano immediatamente risucchiate dalle muffole laterali in quella centrale e da questa nel condotto del fumo sottostante dalla forza del tiraggio del camino.
Riguardo alla scena di una "gasazione" che appare a p. 51 rimando al paragrafo "Zyklon B".
I "Bunker" di Birkenau

Il 20 novembre 2001 il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di Gian Guido Vecchi intitolato "Shoah. L'inferno cominciò in una casa rossa" (p.35) in cui Marcello Pezzetti annuncia trionfalmente la "scoperta" del cosiddetto "Bunker 1", il primo presunto impianto di gasazione artigianale del campo di Birkenau.
Nella conferenza letta da Russel Granata, ho già dimostrato che questa "scoperta" è una volgare bufala, perché la casa polacca presuntamente trasformata dalle SS in "Bunker 1" si trovava in un luogo diverso da quello indicato da Pezzetti, ed esattamente accanto alle quattro vasche dell'impianto di chiarificazione (Kläranlage) del settore di costruzione III (Bauabschnitt III) di Birkenau, proprio dove appare nella pianta pubblicata dagli autori (uno dei quali è Pezzetti stesso!) a p. 41.
Questa è la conferma dell'impostura della "scoperta", impostura che viene tuttavia ribadita con la pubblicazione a p. 23 della fotografia dell' "abitazione costruita da contadini polacchi sui resti del Bunker n.1", che si trova in realtà in linea d'aria a circa 300 m a nord-ovest del luogo indicato sulla pianta summenzionata!
I testimoni

Jean-Claude Pressac aveva sancito la superiorità del documento sulla testimonianza; gli autori del libro non solo capovolgono questo giudizio, il che, metodologicamente, è già grave, ma si appellano quasi esclusivamente ai testimoni dell'ultima ora, che hanno sentito l'imperioso dovere di "testimoniare" appena cinquant'anni dopo i presunti eventi!
Il testimone per eccellenza è un tale Shlomo Venezia,
Nella foto il pezzetti marcello con cappellino in testa,a dex, e venezia shlomo il 27_01_2011. Al link seguente si può leggere l'analisi della "testimonianza" del venezia ad opera di Carlo Mattogno.
http://olo-dogma.myblog.it/archive/2010/08/17/venezia-shl...




"arrestato ad Atene il 15 marzo 1944 e deportato ad Auschwitz" (p. 10), che però non figura neppure nell'elenco degli Ebrei deportati dall'Italia pubblicato da Liliana Picciotto Fargion. (9) Una famiglia plurimiracolata, quella Venezia: Shlomo, il fratello e il cugino tutti "addetti ai Sonderkommando e miracolosamente scampati alla morte"! (p. 9).

Di questo sedicente "testimone oculare" mi occuperò dettagliatamente in uno scritto apposito. Qui rilevo soltanto questo sorprendente commento degli autori nei suoi riguardi:
"Qui Venezia dovette lavorare durante la sua prigionia. A lui dobbiamo molte nostre conoscenze sul funzionamento della "fabbrica della morte"" (corsivo mio).
Ma di quali "molte[!] conoscenze" vanno cianciando costoro? Shlomo Venezia non ha aggiunto neppure mezzo apice al quadro storico ufficiale di Auschwitz!
Il conferimento del primato alla testimonianza porta inevitabilmente gli autori ad accettare gli sciocchi argomenti del passato che erano già stati spazzati via da Jean-Claude Pressac. Eccone un esempio significativo che si riferisce alla distruzione dei crematori di Birkenau da parte delle SS:
"Le truppe naziste in fuga avevano cercato di occultare le prove del grande crimine perpetrato ad Auschwitz negli anni precedenti. Solo i pochi testimoni sopravvissuti che si aggiravano per il campo e coloro che sopravvissero alle marce della morte imposte ai prigionieri al momento dell'abbandono del campo, poterono raccontare come i grandi edifici erano stati utilizzati dai nazisti per la sistematica eliminazione di milioni di esseri umani, nel tentativo di cancellare per sempre la presenza ebraica dal mondo" (p. 12).
Dunque, per "occultare le prove del grande crimine", da un lato le SS avrebbero raso al suolo i quattro crematori coll'esplosivo, dall'altro avrebbero lasciato tranquillamente a Birkenau 4.299 testimoni (10) "del grande crimine" affinché potessero spiegare ai Sovietici in che modo i crematori "erano stati utilizzati dai nazisti per la sistematica eliminazione di milioni di esseri umani"!

Dunque senza le spiegazioni dei testimoni i Sovietici non avrebbero saputo nulla di questa "sistematica eliminazione",ma allora perché i Tedeschi li lasciarono vivi?
Forni crematori

I due autori appaiono completamente sprovveduti anche riguardo ai forni crematori e alla tecnica di cremazione.
Per quanto concerne la struttura di questi impianti, essi non solo ignorano il termine "muffola" (Muffel), il che è già sorprendente, ma perfino l'espressione "camera di cremazione" (Einäscherungskammer), e denominano ridicolmente i forni a tre muffole (Dreimuffel-Einäscherungsöfen) dei crematori II e III di Birkenau forni "a tre vani"! (p. 31 e 55).
Inoltre, invece di "forni crematori" essi usano spesso il termine "fornaci"! (p.26, 30, 50).
La didascalia del documento 2 a p. 26 è decisamente comica:
"Sulla destra sono visibili i condotti interrati per l'evacuazione dei fumi e dell'aria calda dai forni al camino centrale"(corsivo mio).
Ma di quale "aria calda" farneticano gli autori? Attraverso i condotti del fumo passavano soltanto i fumi. Il sistema di scarico dei gas combusti, molto sinteticamente, era strutturato così: i fumi, uscendo dall'apposito canale situato sotto alla muffola centrale si immettevano in un condotto del fumo (Rauchkanal) di mm 600 x 700 dotato di una serranda del fumo (Rauchkanalschieber) delle stesse dimensioni per la regolazione del tiraggio. Il crematorio era provvisto di 6 condotti del fumo, cinque per ciascun forno, il sesto per l'inceneritore dei rifiuti (Müllverbrennungsofen). Le tre coppie vicine di condotti del fumo si immettevano ciascuna in una delle tre canne fumarie di mm 800 x 1200 in cui era suddiviso il camino.
(Tralascio la descrizione degli impianti di tiraggio aspirato [Saugzuganlagen] perché i forni funzionarono praticamente senza di essi).
A p. 57 gli autori forniscono un altro saggio della loro incompetenza con questa madornale sciocchezza:
"Là [i cadaveri] venivano distesi su una lettiga di ferro munita di maniglie metalliche issata all'altezza della bocca dei forni su un rullo di gomma sporgente che facilitava l'introduzione del carico".
Poiché i forni crematori funzionavano normalmente ad una temperatura di 800°C, si può facilmente immaginare che fine avrebbe fatto questo presunto "rullo di gomma"!
In realtà il sistema di caricamento dei forni a 3 muffole, di cui qui si parla, era costituito da una barella metallica (Trage o Einführtrage) formata da due tubi metallici di 3 cm di diametro e lunghi circa 350 cm sui quali era saldata una lamiera leggermente concava lunga 190 cm e larga 38 cm. I due tubi scorrevano su due rulli metallici di scorrimento (Laufrollen) che erano assicurati ad un'asta di fissaggio (Befestigungseisen) saldata alle barre di ancoraggio del forno, sotto alle porte delle muffole.
Passiamo a un altro esempio lampante di incompetenza dei nostri "esperti". I 5 forni a 3 muffole installati nei crematori II e III di Birkenau erano dotati di 5 soffianti (Druckluftgebläse) n. 275 (cioè con diametro del tubo premente/aspirante di 275 mm), collocati all'esterno dei forni (2 a destra e 3 a sinistra) e ad essi collegati da un'apposita tubatura (Druckluftleitung), azionati da un motore a corrente trifase di 1,5 CV. Questi impianti servivano per apportare aria di combustione alle muffole, nelle quali questa entrava attraverso quattro aperture praticate sulla sommità della loro volta. Ora, nella "ricostruzione digitale" dei forni a 3 muffole che appare alle pp. 54-55 i soffianti non sono rappresentati (documenti 2 e 4). La ragione si capisce dal disegno schematico 4 (p. 55), che mostra i soffianti all'interno dei forni crematori, in corrispondenza della muffola centrale! Se l'l'ingegnere capo della Topf, Kurt Prüfer, avesse adottato una tale soluzione tecnica, sarebbe stato licenziato a pedate nel fondoschiena, perché i soffianti, in quella posizione, sarebbe bruciati al primo riscaldo del forno!
A p. 30, ripetendo a pappagallo le sciocchezze tecniche escogitate da Jean-Claude Pressac in relazione al crematorio V, gli autori scrivono:
"I due Krematorium [sic!] erano del tutto simili fra loro. Vista la cattiva resa [sic!] delle fornaci [sic!] del Krematorium IV l'ingegner Prüfer della Topf modificò quelle del V, ridistribuendo il flusso di uscita del fumo".
In realtà Kurt Prüfer non modificò proprio nulla, perché il forno a 8 muffole aveva un sistema di scarico dei fumi laterale (in ciò, secondo Pressac, consisterebbe la presunta modifica) già nella prima pianta dei crematori IV-V, la pianta 1678 del 14 agosto 1942 pubblicata anche dai due autori a p. 30. D'altra parte, se questa pianta non l'ha capita neppure Pressac, che cosa ci si poteva aspettare da questi due dilettanti?
La fotografia pubblicata a p. 16 reca la seguente didascalia:"Parte metallica dei forni crematori Topf": di quale "parte" si tratta? Lo spiego io a questi due "esperti": si tratta di un "Luftkanalverschluss", uno sportello di ghisa sollevabile di modello standard (mm 108 x 128) posto sull'apertura di entrata dell'aria (Lufteintritt) di combustione dei forni crematori Topf a 2 e a 3 muffole che serviva a regolare il quantitativo di aria da immettere nelle muffole. Un forno a 2 muffole era dotato di 6 sportelli di questo tipo, un forno a 3 muffole di 11 sportelli.
A pagina 56 si possono leggere altre sciocchezze storico-tecniche: la durata di una cremazione "di trenta minuti circa", la cremazione di più cadaveri nello stesso tempo senza che questa prodigiosa durata aumentasse minimamente, il presunto uso delle ceneri umane come mangime per i pesci o come concime, il presunto fatto che nelle muffole "restassero solo alcune ossa". (11)
Zyklon B

A p. 46 si legge che lo "Zyclon [sic] B" era il "nome commerciale dell'acido prussico (o cianidrico)" (p. 46). Detto così, ciò è una grossa stupidaggine. Lo Zyklon B era infatti il nome commerciale di un antiparassitario a base di acido cianidrico liquido assorbito in un supporto inerte granuloso (farina fossile: nome commerciale: Diagriess) o in dischi di cartone (nome commerciale: Discoids), coll'aggiunta di una sostanza irritante avvisatrice (il bromoacetato di etile).
Di ciò i due autori hanno conoscenze alquanto approssimative, perché parlano dei "granuli impregnati di gas Zyklon-B", il che è ancora più ridicolo, anzitutto perché lo Zyklon B non era un "gas", poi perché i granuli erano impregnati di acido cianidrico liquido, non certo di un gas!
Non paghi di ciò, essi aggiungono che tali granuli "rilasciano il gas a partire da una temperatura minima di 27°C" (p. 51), il che è un'altra sciocchezza. La temperatura da essi indicata è infatti all'incirca il punto di ebollizione dell'acido cianidrico (25,6°C), ma ciò non toglie che esso si trasformi in vapore a temperature più basse, anche bassissime. Ad esempio, nel 1941 due specialisti tedeschi della disinfestazione riferirono circa l'impiego con successo di Zyklon B per la disinfestazione di locali di caserme che si trovavano a temperature da 4 a 8°C. (12)
Se ciò che dicono i nostri due "esperti" di Auschwitz fosse vero, le massaie potrebbero asciugare il loro bucato solo "a partire da una temperatura minima" di 100°C!
In tema di scemenze su acido cianidrico e Zyklon B, rilevo che a p. 50 i due autori riportano la nota idiozia del sedicente "testimone oculare" Filip Müller secondo cui
"il gas, quando cominciava ad agire si propagava dal basso in alto",
sicché, per vivere qualche minuto di più, "i più forti volevano sempre salire, salire più in alto". Come ho già spiegato altrove, (13) l'acido cianidrico ha una densità minore di quella dell'aria (0,94 rispetto all' aria = 1), dunque è più leggero e tende a salire in alto, non a stratificarsi in basso.
Filip Müllerha ripreso questa storiella dalla "testimonianza" di un altro sedicente "testimone oculare", il medico Miklos Nyiszli, apparsa in ungherese nel 1946, (14) che egli ha sfrontatamente plagiato secondo la traduzione tedesca pubblicata dalla rivista Quick di monaco nel 1961 col titolo Auschwitz. Tagebuch eines Lagerarztes (Auschwitz. Diario di un medico del campo). (15) Nyiszli, un povero impostore (16) che credeva (lui, medico legale e presunto medico del cosiddetto "Sonderkommando"!) che lo Zyklon B fosse composto da cloro, che essendo molto più denso dell'aria (2,44 rispetto all'aria = 1), doveva necessariamente riempire la "camera a gas" dal basso verso l'alto come si sarebbe riempita di un qualunque liquido!

Un'ultima idiozia. Nel disegno a colori di David Olère pubblicato a p. 51, che rappresenta una "gassazione all'interno della camera a gas", i vapori di acido cianidrico sono rappresentati di colore bluastro. Per quale ragione? Soltanto perché l'acido cianidrico in tedesco si dice "Blausäure", letteralmente "acido blu" (per la sua proprietà di formare, reagendo con il ferro, il ferrocianuro ferrico o blu di Prussia), dunque, per "testimoni" di tal fatta, i suoi vapori dovevano pur essere blu!

Sciocchezze varie

A p. 17 gli autori pubblicano una fotografia (n. 4) recente del crematorio di Auschwitz col seguente commento:
"Vista del Krematorium I del campo principale. Ricostruzione sovietica".
In realtà l'edificio del crematorio non fu mai distrutto, perciò non fu mai ricostruito. Nel 1943 le SS demolirono il camino, che fu ricostruito sì nell'immediato dopoguerra, ma dai Polacchi, non dai Sovietici!
A p. 25 appare questo commento:
"Pianta originale e definitiva di Birkenau (120.000 detenuti) approvata da Dejaco e Janisch nel marzo 1943 e firmata da Bishoff [sic](aprile 1943)"(corsivo mio).
L'SS-Untersturmführer Walter Dejaco, capo della sezione "Planung" (progettazione) della Zentralbauleitung (ufficio centrale delle costruzioni) di Auschwitz e l'SS-Untersturmführer, capo della Bauleitung del "KGL" (campo per prigionieri di guerra) di Birkenau, per le loro funzioni, non potevano "approvare" un bel niente; essi dovevano soltanto verificare l'esattezza della pianta, che era stata disegnata dal detenuto polacco Leo Sawka, numero di matricola 538; L'approvazione spettava ovviamente al capo della Zentralbauleitung, l'SS-Hauptsturmführer Karl Bischoff.
Nella stessa pagina figura anche questo commento:
"L'ufficio tecnico di Auschwitz al lavoro".
Quale "ufficio tecnico"? Questi due sprovveduti credono davvero che ad Auschwitz vi fosse un solo ufficio tecnico?
In realtà nel gennaio 1943 la Zentralbauleitung di Auschwitz era suddivisa in 5 Bauleitungen, ciascuna delle quale aveva un proprio ufficio tecnico di progettazione (Baubüro).
A p. 10 gli autori scrivono:
"Nei campi di sterminio il Sonderkommando era una squadra speciale di prigionieri selezionati per lavorare nelle camere a gas e nei Krematorium [sic]".
Questa storiella, raccontata dagli ex detenuti e ripetuta dagli storici olocaustisti per decenni, non ha alcun fondamento documentario. Come ho dimostrato con specifico riferimento alle fonti, ad Auschwitz esistettero almeno 11 "Sonderkommandos" documentariamente attestati, ma nessuno di essi ebbe mai nulla a che vedere con i crematori! (17)

Ecco dunque a che cosa si riducono le "prove inequivocabili" di "Destinazione Auschwitz": un' opera discreta per la documentazione grafica raccattata qua e là, una favola dilettantesca per l'interpretazione storica di tale documentazione.
NOTE
1/ Atti del processo di Norimberga, edizione tedesca, vol. 11, pp. 445-447.
2/ Jean-Claude Pressac, Auschwitz:: Technique and operation of the gas chambers. New York 1989, p. 340.
3/ National Archives Washington, RG 373 Can F 5367, exp. 3185.
4/ Charles D. Provan, No Holes? No Holocaust? A Study of the Holes in the Roof of Leichenkeller 1 of Krematorium 2 at Birkenau. Zimmerman Printing, Monongahela 2000, USA.
5/ Idem, p. 18.
6/ Idem, p. 13.
7/ L'articolo è disponibile nel sito www.russgranata.com/niente.html
8/ Vedi nota 11.
9/ Liliana Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli Ebrei deportati dall'Italia (1943-1945). Mursia, Milano 1992.
10/ Andrzej Strzelecki, Wyzwolenie KL Auschwitz. Zeszyty Oswiecimskie. Numero speciale, 1974, p. 57.
11/ Al riguardo rimando al mio studio di prossima pubblicazione in due volumi per conto delle Edizioni di Ar I forni crematori di Auschwitz. Studio storico-tecnico con la collaborazione del dott. ing. Franco Deana.
12/ G. Peters, W. Rasch, Die Einsatzfähigkeit der Blausäure-Durchgasung bei tiefen Temperaturen, in: "Zeitschrift für hygienische Zoologie und Schädlingsbekämpfung", 1941, pp. 133-137.
13/ Olocausto: dilettanti allo sbaraglio. Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico. Edizioni di Ar, 1996, pp. 62-63.
14/ Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban ("Fui medico anatomista del dott. Mengele al crematorio di Auschwitz"), Copyright by Dr. Nyiszli Miklos, Oradea, Nagyvárad, 1946.
15/ Vedi al riguardo il mio opuscolo Auschwitz: un caso di plagio. Edizioni La Sfinge, Parma 1986.
16/ Vedi al riguardo il mio studio "Medico ad Auschwitz": anatomia di un falso. Edizioni La Sfinge, Parma 1988.
17/ "Sonderbehandlung" ad Auschwitz. Genesi e significato. Edizioni di Ar, 2001, pp. 138-141.
 
Auschwitz:il declino della menzogna propagandistica: la critica revisionistica

Su precisa richiesta di più persone rendiamo alcuni studi complessi del Mattogno in forma più snella,frazionando lo studio stesso.
Foto:stato dell'arte della storiografia sterminazionista.
Pubblichiamo un estratto,il capitolo N° 8,dello studio del Mattogno che tratta del " declino della menzogna propagandistica: la critica revisionistica", una analisi delle sconfitte degli storici ortodossi e conformisti con conseguenti lanci,della Sacra Scrittura Olocau$tica, delle menzogne sterminazioniste,nella "PATTUMIERA della storia" (*).L'opera, rischiosa e per molti versi "mortale", di un pugno di persone ha sconfitto la più mastodontica arma di distrazione di massa,di falsificazione, di imbroglio,estorsione e ricatto, mai messa in piedi! Ricordiamoci velocemente dei 4.000.000 di Auschwitz,del sapone fatto con gli ebrei,dei paralumi di pelle umana,della camera a gas di Dachau... tutto vomitato nel cesso della storia.Ormai l'indefinita storia del preteso olocau$to ebraico si "afferma" nelle condanne al carcere dei revisionisti,nei film che creano "emozioni",nei racconti strappalacrime di professionisti della "memoria ritrovata" dopo 50 o 60 anni,nei templi della religione dell'olocau$tianesimo o nei riti della stessa religione,quali i "viaggi della memoria" ai vari "memoriali" con piscina annessa,novelle "Lourdes".Ma tutte le "certezze" sono svanite ,anche nelle teste degli sterminazionisti,solo la pura violenza fisica del sistema repressivo permette la formale sopravvivenza del Vangelo Auschwitziano.Piaccia o meno,oggi si sa che hanno mentito,e perduto la battaglia storica.
(*) Nel 2000, alla fine della sua Histoire du négationnisme en France (Parigi, Gallimard), Valérie Igounet ha pubblicato un lungo testo alla fine del quale Jean-Claude Pressac, che era stato uno dei più accesi avversari dei revisionisti, firma un vero e proprio atto di capitolazione. Infatti, riprendendo la parola del professor Michel de Boüard, dichiara che la faccenda del sistema dei campi di concentramento è “putrefatta”, e ciò in maniera irrimediabile.
Egli scrive: “Si può forse raddrizzare il timone?” e risponde: “È troppo tardi”. Aggiunge: “L’attuale forma, pur tuttavia trionfante, della presentazione dell’universo dei campi è condannata”. Egli termina considerando che tutto ciò che è stato così inventato attorno a delle sofferenze troppo reali è destinato “alle pattumiere della storia (pp. 651-652).
Nel 1993-1994, questo Pressac era il protetto dell’ebreo Serge Klarsfeld e del rabbino americano Michael Berenbaum, direttore scientifico del Museo dell’Olocausto di Washington!

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A U S C H W I T Z SESSANT'ANNI DI PROPAGANDA


A U S C H W I T Z 27 GENNAIO 1945 - 27 GENNAIO 2005:
SESSANT'ANNI DI PROPAGANDA


Genesi, sviluppo e declino della menzogna propagandistica delle camere a gas [Testo del 2005 riveduto, corretto e aggiornato]


di Carlo Mattogno


Il declino della menzogna propagandistica: la critica revisionistica

Il ritratto oleografico di Auschwitz nato dalla propaganda sovietica è ormai stato irreversibilmente offuscato dal revisionismo storico.
Il mio contributo a ciò riguarda tutti gli aspetti fondamentali della storiografia olocaustica su Auschwitz.
Come è noto, secondo la vulgata storica attuale, il presunto sterminio ad Auschwitz fu attuato attraverso uno sviluppo successivo e conseguente di eventi che partirono dalla prima gasazione nello scantinato del Block 11 di Auschwitz nel settembre 1941, che permise agli assassini di sperimentare, e poi di adottare, lo strumento del delitto: lo Zykon B. Indi le gasazioni omicide furono eseguite nel crematorio dello Stammlager, il campo principale di Auschwitz, per essere successivamente trasferite nei cosiddetti Bunker di Birkenau.
Infine, a partire dal marzo 1943, come impianti di sterminio entrarono in funzione i crematori di Birkenau.
A ciascuna di queste presunte fasi ho dedicato uno studio specifico, di cui riassumo sinteticamente le conclusioni.
a) La prima gasazione148.
La prima gasazione omicida ad Auschwitz, secondo la ricostruzione ufficiale di Danuta Czech, è basata unicamente sulle dichiarazioni contraddittorie di sedicenti testimoni oculari ed è smentita dai documenti, pertanto è priva di qualunque fondamento storico.
Essa fu elaborata nell'ottobre del 1941 da uno dei centri della propaganda nera del movimento di resistenza clandestino di Auschwitz dall'idea iniziale della sperimentazione su esseri umani di indeterminati gas bellici in un non meglio identificato Bunker o «rifugio di calcestruzzo» di Auschwitz. Solo successivamente, traendo spunto dalle disinfestazioni con Zyklon B che si intensificavano con l'ampliamento del campo, i propagandisti introdussero nei loro racconti lo Zyklon B e ambientarono la prima gasazione omicida nello scantinato del Block 11(foto).




Il normale trasporto dei cadaveri dei detenuti immatricolati morti nel campo dalla camera mortuaria del Block 28 al crematorio offrì nuovo materiale per arricchire ulteriormente la narrazione.
Foto:Häftlingskrankenbau" (ospedale) Block 28 auschwitz
Nel 1946 il giudice Jahn Sehn, nell'esigenza di storicizzare i racconti contrastanti dei testimoni per creare dei fatti fittizi perseguibili giuridicamente, inventò il nucleo iniziale del racconto, che includeva gli elementi letterari canonici del numero delle vittime e delle varie fasi della gasazione, ma non la datazione. Nel 1959 Danuta Czech, con una manipolazione delle fonti ancora più ardita, riesumò e ampliò il racconto di Jan Sehn,traendo da una congerie di testimonianze contrastanti una «convergenza di prove» puramente fittizia, e corredandola di una data precisa parimenti inventata:

la prima gasazione omicida era diventata “storia”.
Nota
148 Auschwitz: la prima gasazione. Edizioni di Ar, Padova, 1992. Edizione americana riveduta e accresciuta: Auschwitz: The First Gassing. Rumor and Reality. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.


b) Il crematorio I 149
Le presunte gasazioni nel crematorio I di Auschwitz non hanno alcuna realtà storica.


Nella foto il centro del mondo della religione olosterminazionista mondiale,la pretesa "camera a gas" del Krematorium 1 di Auschwitz! Oggi sappiamo modificata nel 1948 dai polacchi per dar credito "architettonico" alla favola-truffa dei 4.000.000 di ebrei gasati in quel lager! Il revisionista ebreo David Cole demolì,anche in video la versione standard della favoletta strappalacrime.Ciò nonostante si portano ,in continuazione,centinaia di migliaia di incolpevoli ragazzi delle scuole in ASSURDI pellegrinaggi a tale luogo di culto!Nonostante lo sputtanamento planetario della versione ortodossa,da parte dei revisionisti!

$HOAH must go on!...Business is business!

Anche questa novella storiografica si basa esclusivamente su testimonianze, esigue e reciprocamente contraddittorie. Quelle più dettagliate, e dunque meglio controllabili, sono palesemente e dimostrabilmente false. Le “ricostruzioni” degli storici sono puramente congetturali e fittizie, prive di qualunque base documentaria. L'esame degli archivi della Neubauleitung (poi Bauleitung e infine Zentralbauleitung) di Auschwitz permette di delineare la storia dei progetti di ventilazione del crematorio elaborati dalla ditta Topf e di stabilire con sufficiente precisione come furono realizzati e come funzionavano gli impianti provvisori che vi furono installati. Progetti e realizzazioni furono eseguiti nel contesto dell'equipaggiamento di una normale camera mortuaria, non già di una camera a gas omicida, ipotesi non suffragata dal minimo indizio documentario.
Lo studio delle presunte aperture di introduzione dello Zyklon B sulla copertura della camera mortuaria dimostra infine che le aperture praticate dai Polacchi nell'immediato dopoguerra (nella foto)presuppongono necessariamente la struttura archittonica dell'epoca, che era diversa dalla struttura che il crematorio aveva nel 1942, perciò non possono avere alcuna relazione con le presunte aperture originali, delle quali del resto non esiste alcuna traccia materiale o documentaria.
Il presunto impiego della camera mortuaria del crematorio I di Auschwitz come camera a gas omicida non ha dunque alcun fondamento storico: essa non è storia, ma propaganda storica faticosamente raffazzonata nel corso dei decenni.
c) I Bunker di Birkenau 150.
La storia delle gasazioni nei cosiddetti Bunker di Birkenau non ha la minima base documentaria. Tali presunti impianti non figurano mai nella documentazione della Zentralbauleitung, in particolare nei documenti in cui dovrebbero apparire se fossero realmente esistiti: i progetti e preventivi di costo del campo di Auschwitz e i rapporti sulla costruzione dei campi di Auschwitz e Birkenau, che, per il 1942 sono praticamente completi. Alcune piante di Birkenau mostrano invece che le due case ribattezzate dalla propaganda “Bunker” di gasazione, non erano state prese in carico dalla Zentralbauleitung, - non avevano numero di identificazione, né numero di Bauwerk, né denominazione - perciò non erano state trasformate in nulla e non vi furono effettuate gasazioni omicide.
La propaganda nera sui Bunker diffusa fin dal 1942, in versioni varie e contrastanti, dai gruppi di resistenza di Auschwitz, si basava - nella denominazione delle “camere a gas”(Degasungskammer) sulle Begasungskammer dell'Aufnahmegebäude, nella loro descrizione, sugli impianti di disinfestazione BW 5a e 5b, come ho già spiegato. Tuttavia la presenza di questi impianti rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente della nascita della leggenda propagandistica. Mancava ancora l'elemento scatenante,l'evento che catalizzò l'attenzione dei propagandisti: le fosse comuni e l'arsione dei cadaveri all'aperto. L'arsione dei cadaveri esumati dalle fosse comuni151, protrattasi quotidianamente per mesi, colpì la fantasia dei detenuti di Auschwitz e fu proprio questo «fuoco eterno»152 ad ispirare i propagandisti:
se all'esterno del campo c'erano migliaia di cadaveri che venivano arsi, c'era anche uno sterminio in massa, e se c'era uno sterminio in massa, c'erano anche “camere a gas”, naturalmente con “docce” e impianti simili a quelli delle camere a gas dei BW 5a e 5b.
Note
149 Auschwitz: Crematorium I and the Alleged Homicidal Gassing. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
150 The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.
151 I cadaveri dei detenuti immatricolati morti di malattia e di stenti nel 1942, che il piccolo crematorio di Auschwitz non riuscì a cremare, furono seppelliti in fosse comuni e poi riesumati e bruciati all'aperto per il rischio di inquinamento della falda freatica di Birkenau.
152 Con questa espressione i propagandisti designarono prima le “fosse di cremazione”, poi i crematori stessi.
Questa fu l'origine della storia propagandistica dei Bunker di Birkenau.
Lo studio olocaustico più approfondito - o meno superficiale - su questi tre aspetti essenziali della presunta politica di sterminio ebraico ad Auschwitz è costituito dalle 33 pagine che vi ha dedicato Franciszk Piper153; i miei tre studi summenzionati coprono circa 600 pagine e già questo semplice confronto dimostra l'inconsistenza e l'inettitudine della storiografia ufficiale.
d) I crematori di Birkenau 154.
I documenti della Zentralbauleitung non solo non corroborano la tesi propagandistica delle gasazioni omicide nei crematori, ma la smentiscono direttamente e indirettamente.
Anzitutto la documentazione sull’impiego delle camere mortuarie dei crematori di Birkenau dimostra che, già dal marzo 1943, esse non erano né potevano essere usate come “spogliatoi” e “camere a gas” nel quadro di uno sterminio in massa mediante gasazione e che questa tesi è storicamente infondata.
In secondo luogo il progetto del campo ospedale nel Bauabschitt III (settore di costruzioni III) del campo di Birkenau, con le sue 114 baracche per malati (Krankenbaracken) e le sue 12 baracche per malati gravi (Baracken für Schwerkranke), come rilevò giustamente Pressac, è incompatibile con la tesi dello sterminio in massa.
Il progetto fu concepito all'inizio di giugno del 1943, nel quadro delle «misure speciali per il miglioramento delle installazioni igieniche» (Sondermassnahmen für die Verbesserung der hygienischen Einrichtungen) nel campo di Birkenau ordinate dall'SS-Brigadeführer Kammler (Foto scattata nel costruendo campo di lavoro di Ebensee inaugurato nel Novembre 1943,a sinistra l' SS Obergruppenführer e General der Waffen-SS Hans Kammler) all'inizio di maggio del 1943. Il campo ospedale però non rimase allo stato di velleitario progetto, come credeva Pressac. Le SS cominciarono i lavori fin dal mese di luglio e li portarono avanti fino al 23 settembre 1944. Solo la mutata situazione militare ne impedì la piena realizzazione.
I presunti “indizi criminali” elencati da Pressac, a cominciare dal “locale spogliatoio” (Auskleideraum) e dallo “scantinato di gasazione” (Vergasungskeller) - hanno una spiegazione del tutto innocua; altri, come le presunte docce finte, rientravano nel quadro delle “misure speciali” summenzionate, miranti a installare nei crematori II e III un vero impianto doccia (Brauseanlage) per i detenuti del campo. Quanto alla presunta “prova definitiva” dei Gasprüfer, i pretesi «rivelatori di acido cianidrico», essa non dimostra nulla, non avendo alcuna relazione con le “camere a gas”155. Infine sulla copertura di cemento armato del Leichenkeller 1 (la presunta camera a gas omicida) del crematorio II di Birkenau non sono mai esistite le indispensabili aperture di introduzione dello Zyklon B (al link qui e seguenti)e solo con procedimenti apertamente truffaldini la storiografia ufficiale ha preteso di averle individuate. Anche i presunti congegni di rete metallica per l'introduzione dello Zyklon B sono semplice frutto di fantasia, poiché di essi non esiste nessuna traccia neppure nel registro della WL-Schlosserei (officina dei fabbri), nel quale sono elencate tutte le ordinazioni relative ai crematori a partire dal 28 ottobre 1942, 156.
Note
153 F. Piper, Die Vernichtungsmethoden, in: Auschwitz 1940-1945, in: Studien zur Geschichte des Konzentrations- und Vernichtungslagers Auschwitz, op. cit., vol. III, pp. 137-169.
154 The Morgues of the Crematoria at Birkenau in the Light of Documents, in: The Revisionist, vol. 2., n. 3, agosto 2004, pp. 271-294.
155 I Gasprüfer di Auschwitz, in: I Gasprüfer di Auschwitz. Analisi storico-tecnica di una "prova definitiva". I Quaderni di Auschwitz, n. 2, marzo 2004, pp. 13-39. Gasprüfer e prova del gas residuo, idem, pp. 40-53.
156 “Keine Löcher, keine Gaskammer(n)“. Historisch-technische Studie zur Frage der Zyklon B-Einwurflöcher in der Decke des Leichenkellers 1 im Krematorium II von Birkenau, in : “Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung” (VffG), anno 6, n. 3, settembre 2002, pp. 284-304.Die Einfüllöffnungen für Zyklon B - Teil 2: Die Decke des Leichenkellers von Krematorium II in Birkenau, in: VffG,anno 8 , He n. 3, novembre 2004, pp. 275-290.

e) I forni crematori
A sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sui forni crematori di Auschwitz-Birkenau - struttura, funzionamento, consumo di coke, durata del processo di cremazione - , la storiografia ufficiale brancola ancora nelle tenebre. Basti dire che l'attuale “specialista” mondiale di Auschwitz, Robert Jan van Pelt, ha accettato imperturbabilmente il delirio termotecnico di Henryk Tauber (analisi completa della falsa testimonianza qui e seguenti)(nella foto il tauber,in una foto post bellica) sulla capacità di cremazione dei crematori, aggiungendovi di suo la pretesa, non meno assurda, che la cremazione di un cadavere richiedesse 3,5 kg di coke!157.
Nella mia opera I forni crematori di Auschwitz. Studio storico-tecnico con la collaborazione del dott. Ing. Franco Deana, che doveva apparire nel 2005 come degna celebrazione del sessantennale della propaganda sovietica, cosa che difficoltà impreviste hanno reso impossibile, tutti i problemi relativi alla cremazione sono stati trattati scientificamente e risolti. L'opera consta di due volumi. Il primo, di testo (circa 500 pagine), si occupa, dal punto di vista storico e tecnico, nella prima parte della cremazione moderna con particolare riferimento ai forni a gasogeno riscaldati con coke, nella seconda parte dei forni di Auschwitz-Birkenau e di tutti gli altri forni costruiti dalla ditta J.A. Topf & Söhne di Erfurt, ma anche dei forni delle ditte concorrenti, la H. Kori, la Didier-Werke e la Ignis-Hüttenbau. Il secondo volume contiene 270 documenti, molti dei quali inediti, e 360 fotografie, in massima parte mie illustrazioni dei forni crematori di Auschwitz (ricostruiti dai Polacchi), Gusen, Dachau, Mauthausen, Buchenwald, Stutthof, Majdanek, Gross-Rosen, Terezín.
Questo studio scientifico, di cui ho già anticipato sommariamente i risultati158, confuta in modo radicale tutte le fantasie termotecniche di testimoni e di storici sui forni crematori di Auschwitz, dimostrando scientificamente che in una muffola si poteva cremare in modo economicamente vantaggioso un solo cadavere alla volta, in circa un'ora e con un consumo di coke (in caso di cremazioni continuative) che oscillava - in base al tipo di forno e al tipo di cadavere - da un minimo di circa 12 kg a un massimo di circa 32 kg. Il consumo medio per un cadavere moderatamente magro, per i crematori di Birkenau, era di circa 17 kg di coke, quasi cinque volte il quantitativo supposto da van Pelt!
Per restare in argomento, ho inoltre dimostrato che le testimonianze sui “camini fiammeggianti” di Auschwitz-Birkenau non hanno alcun fondamento159; che la presunta “prova definitiva” sulla capacità di cremazione dei crematori di Birkenau (la lettera della Zentralbauleitung del 28 giugno 1943) non ha alcun valore tecnico e deriva da un errore burocratico 160; che l'ultima presunta “prova definitiva”161 (la nota di K. Prüfer dell'8 settembre 1942) scoperta da Pressac nel 1995 ma pubblicata nel dicembre 2004 è insensata (il documento attribuisce al forno a 8 muffole la stessa capacità di cremazione di 5 forni a 3 muffole!) e in contraddizione con le dichiarazioni di testimoni e storici162.
Infine le presunte fosse di cremazione di Birkenau, a causa del livello della falda freatica, non avrebbero potuto essere più profonde di un metro (il che è in contrasto con tutte le
Note
157 R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, op. cit., p. 462.
158 The Crematoria Ovens of Auschwitz and Birkenau, in: G. Rudolf (Ed.), Dissecting the Holocaust. The Growing Critique of “Truth” and “Memory”. Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003, pp. 373-412.
159 Flammen und Rauch aus Krematoriumskaminen, in: VffG, anno 7, n. 3 & 4, dicembre 2003, pp. 386-391.
160 “Sclüsseldokument” – eine alternative Interpretation. Zum Fälschungsverdacht des Briefes der ZentralbauleitungAuschwitz vom 28.6.1943 betreffs der Kapazität der Krematorien, in: VffG, anno 4, n. 1, giugno 2000, pp. 50-56.
161 Dal 1989 la storiografia olocaustica proclama solennemente a ripetizione “confutazioni definitive” del revisionismo e “prove definitive” della realtà delle camere a gas che in breve tempo svaniscono immancabilmente una dopo l'altra come bolle di sapone.
162 Kurt Prüfers Notiz vom 8.9.1942 und die Fantasien des “Holocaust History Project” , in: VffG, anno 9, n. 4, agosto 2006, pp. 447-457
testimonianze)163, mentre il presunto recupero del grasso umano, nelle condizioni descritte dai testimoni, è un'assurda fandonia164.
f) Problemi vari della storia del campo
Fino al 1998 la storiografia ufficile brancolava nelle tenebre anche riguardo alla Zentralbauleitung di Auschwitz, un ufficio importantissimo sia perché era responsabile della costruzione e dell'ampliamento del campo, sia perché, come si è già detto, il suo archivio fu lasciato praticamente intatto. Il primo libro su questo tema è stato scritto da me165.
La storia del “linguaggio cifrato” (Sonderbehandlung, Sonderaktion, ecc.) dei documenti, per quanto riguarda Auschwitz, non ha alcun fondamento ed è smentita dai documenti stessi, come ho dimostrato in un libro di 188 pagine166 al quale la storiografia ufficiale contrappone la dimostrazione devastante di Robert Jan van Pelt: mezza riga, in cui, dopo aver menzionato Spezialeinrichtungen (impianti speciali) e Sonderbehandlung, il nostro “esperto” mondiale sentenzia: «L'ultimo termine si riferiva all'uccisione»!167.
Il numero reale delle vittime di Auschwitz è di circa 135.000;
il numero totale dei detenuti ammessi al campo è di almeno 500.100, di cui circa 401.500 immatricolati e circa 98.600 non immatricolati168.
I detenuti non ammessi al campo furono trasferiti all'Est. Anzi, per l'esattezza, erano i detenuti abili al lavoro che, durante il trasferimento all'Est, interrompevano ad Auschwitz il loro viaggio per essere adibiti ai lavori, come afferma esplicitamente il rapporto di Pohl a Himmler del 16 settembre 1942.
Danuta Czech, nella sua riedizione del Kalendarium di Auschwitz169, ha occultato almeno 97.000 detenuti trasferiti in altri campi nel 1944, creando così altrettanti finti gasati170.
Le presunte gasazioni più terribili -
quella degli Ebrei ungheresi171,
quella degli Ebrei del campo zingari di Birkenau 172,
quella degli Ebrei del ghetto di Lodz 173 e
quella degli Ebrei del campo famiglie del ghetto di Theresienstadt174,
non hanno alcun fondamento storico.


Infine i crimini attribuiti al dott. Mengele (nella foto il Dr Mengele,il primo personaggio sulla destra, con alcuni suoi parenti ,in Germania nel 1938) non hanno alcun fondamento
storicodocumentario e sono clamorosamente smentiti dalle centinaia di gemelli sopravvissuti ad Auschwitz175.
Note
163 “Verbrennungsgruben” und Grundwasserstand in Birkenau , in: VffG, anno 6, n. 4, dicembre 2002, pp. 421-424.
164 Verbrennungsexperimente mit Tierfleisch und Tierfett. Zur Frage der Grubenverbrennungen in den angeblichen Vernichtungslagern des 3. Reiches, in: VffG, anno 7, n.2, luglio 2003, pp. 185-194.
165La “Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei Auschwitz”, Edizioni di Ar, Padova,1998.
166 “Sonderbehandlung” ad Auschwitz. Genesi e significato. Edizioni di Ar, 2000.
167 R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, op. cit., p. 209.
168 Alle radici della propaganda sovietica. I 4 milioni di morti ad Auschwitz: genesi, revisioni e implicazioni, in: Il numero dei morti di Auschwitz. Vecchie e nuove imposture. I Quaderni di Auschwitz, n. 1, marzo 2004, pp. 5-18;Franciszek Piper e “Die Zahl der Opfer von Auschwitz”, idem, pp. 19-38. Auschwitz: le nuove revisioni di Fritjof Meyer, idem, pp. 39-59. Sulla controversia Piper-Meyer: Propaganda sovietica contro pseudorevisionismo, in:Auschwitz: nuove controversie e nuove fantasie storiche. I Quaderni di Auschwitz, n. 4, settembre 2004, pp. 5-31.
169 D. Czech, Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945. Rowohlt Verlag, Reinbeck bei Hamburg, 1989.
170 I detenuti trasferiti da Auschwitz-Birkenau nel 1944-1945, in: Auschwitz: trasferimenti e finte gasazioni. I Quaderni di Auschwitz, n. 3, settembre 2004, pp. 5-16.
171 Die Deportation der ungarischer Juden von Mai bis Juli 1944. Eine provisorische Bilanz , in: VffG, anno 5, n. 4,dicembre 2001, pp. 381-395.
172 La “gasazione” degli zingari ad Auschwitz il 2 agosto 1944, in: Auschwitz: trasferimenti e finte gasazioni. I Quaderni di Auschwitz, n. 3, settembre 2004, settembre 2004, pp. 37-43
173 L'evacuazione del ghetto di Lodz e le deportazioni ad Auschwitz (agosto 1944), in, Auschwitz: trasferimenti e finte gasazioni. I Quaderni di Auschwitz, n. 3, settembre 2004, pp. 17-36.
174 Contributo alla storia del Familienlager-Theresienstadt di Birkenau, studio inedito di prossima pubblicazione.
175 Dr. Mengele und die Zwillinge von Auschwitz, in: VffG, anno 9, n. 1, settembre 2005, pp. 51-68.

In un libro sulla cremazione all'aperto a Birkenau nel 1944 176, ho esposto un'accurata analisi delle fotografie aeree e terrestri (inclusa quella del 23 agosto 1944 recentemente scoperta) che confuta una volta per tutte la favola delle immani gasazioni e cremazioni di Ebrei ungheresi a Birkenau nel 1944. In questo studio ho infatti dimostrato che:
- la storiografia ufficiale non sa nulla sulle fosse di cremazione e non è in grado di indicare né il loro numero, né la loro dislocazione, né le loro dimensioni, né la loro capacità;
- le testimonianze degli ex detenuti sono radicalmente contraddittorie sia sul numero, sia sulla dislocazione, sia sulle dimensioni, sia sulla capacità delle fosse di cremazione;
- le testimonianze degli ex detenuti sono radicalmente smentite dalle fotografie aeree di Birkenau;
- dai documenti risulta sì un’attività di cremazione di cadaveri all’aperto nell’estate del 1944, ma con un ordine di grandezza estremamente esiguo e assolutamente incompatibile con l’ordine di grandezza immenso propugnato dalla storiografia ufficiale;
- le fotografie terrestri mostrano un’attività di cremazione all’aperto nel cortile nord del crematorio V, ma parimenti di dimensioni estremamente esigue e assolutamente incompatibili con l’ordine di grandezza immenso propugnato dalla storiografia ufficiale; se la storia dello sterminio in massa a Birkenau fosse vera, le fotografie aeree mostrerebbero, tra l'altro, fosse di cremazione con superficie totale di almeno 5.900 metri quadrati, sia nell’area del Bunker 2 (da 1 a 4 fosse, secondo le testimonianza), sia nell’area del crematorio V (da 2 a 5 fosse). Ma in realtà le fotografie aeree mostrano una sola superficie fumante di circa 50 metri quadrati nell’area del crematorio V (per una cremazione giornaliera di una cinquantina di cadaveri) e nessuna traccia di fosse e di fumo nell’area del Bunker 2.
Con buona pace dei 10.000 cremati al giorno nelle “fosse di cremazione” della perizia di Roman Dawidowski e della storiografia olocaustica.
* * *
Il disegno di legge del ministro della Giustizia Clemente Mastella contro il “negazionismo” italiano, cioè contro di me, in tale contesto, per me è solo un onore, in quanto costituisce l'ammissione esplicita e inappellabile della capitolazione totale della storiografia olocaustica. Finalmente qualcuno che ammette che i miei scritti non sono storicamente confutabili, perciò bisogna vietarli.
Se questi “storici” si accontentano di “avere ragione” per legge, la loro “vittoria” è ben misera.
ABBREVIAZIONI
AGK: Archiwum G­ównej Komisji Badania Zbrodni Przeciwko Narodowi Polskiemu Instytutu Pamieci Narodowej (Archivio della Commissione centrale di inchiesta sui crimini contro il popolo polacco – memoriale nazionale), Varsavia
APMO: Archiwum Pa­stwowego Muzeum w O­wi­cimiu (Archivio del Museo di Stato di Auschwitz),O­wi­cim
FDRL: Franklin Delano Roosevelt Library, New York.
GARF: Gosudarstvenni Archiv Rossiskoi Federatsii (Archivio di Stato della Federazione Russa), Mosca
PRO: Public Record Office, Kew, Richmond, Surrey, Gran Bretagna
RGVA: Rossiiskii Gosudarstvennii Vojennii Archiv (Archivio russo di Stato della guerra), Mosca.
ROD: Rijksinstituut voor Oorlogsdocumentatie (Istituto statale di documentazione sulla guerra),Amsterdam
 
L'incipit del "razzismo" ( io la chiamo INVIDIA del brutto e malfatto) è databile a 5.771 anni fa,giorno più giorno meno.

Esattamente quando un gruppo omogeneo di erranti SCRISSE che LORO erano il POPOLO ELETTO da dio e TUTTI gli altri abitanti la Terra dei GOJIM (meno di uomini, untermenschen).

tu ti attacchi alle favolette... grand'uomo veramente

Felice Anno 5.771​
Un anno di prosperità e, finalmente, anche di pace sia per tutti voi, uomini e donne di religione
ebraica.
Il 18 settembre del 2010 è iniziato il vostro anno 5.771. Auguri sinceri!
Vorrei accompagnare gli auguri con qualche riflessione, nella speranza che il dialogo arricchisca i
dialoganti.
La vostra storia comincia con Jahvè che ordina ad Abramo, che se ne stava tranquillo a casa sua:
“​
Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, e vai verso la terra che io ti
mostrerò
... “ (Genesi 12,1).
Quanti lutti nei secoli, e ancora oggi, ha comportato quell’obbedienza cieca. Forse le cose non sono
andate proprio così, ma non si hanno dati scientifici per affermare il contrario.
Per la data, invece, posta da voi all’origine dell’umanità, indicarla con 5.771 significa credere alla
favola della creazione di Adamo ed Eva contro la quale ci sono dati scientifici inoppugnabili.
Non si può stabilire con esattezza la data dell’emancipazione dell’umanità dal regno animale, anche
perché è stata lenta e graduale, ma sono certi due fatti: l’uomo non è stato creato tale qual è oggi ma
è si è evoluto da altri animali e l’uomo, così come oggi lo conosciamo, esisteva già 40.000 anni fa.
Quarantamila anni fa le popolazioni europee avevano già un’agricoltura progredita e gli artisti
dipingevano nelle grotte scene di caccia che si sono conservate fino a oggi.
In una grotta a 20 km da Ulm, in Germania, sono state trovate tre statuette d’avorio di mammut,
eseguite più di trentamila anni fa. Raffigurano una testa di cavallo, un uccello e un uomo-leone.
L’Università di Pisa ha ricostruito il volto di una donna vissuta ventiquattro mila anni fa. Lo studio
è partito da alcuni resti rinvenuti nel 1988. Le proporzioni di quel volto non differiscono molto da
quelle di una donna del nostro secolo.
Sulle pareti di una grotta francese di Lascaux è visibile l’immagine di un toro dipinta ben 17.000
anni fa.
Non sarebbe il caso di abbandonare le date che le singole religioni hanno imposto agli uomini,
costituendo esse un elemento di divisione, e adottarne una, uguale per tutti, che non faccia
riferimento ad alcuna delle date attualmente in uso e che parta da un nuovo anno UNO dell’intera
comunità umana?
Mi piacciono le utopie perché, a volte, si realizzano.

Dante Svarca
 
catalessi1
[ca-ta-lès-si]
meno com. catalessia
s.f. inv.
MED Condizione morbosa temporanea caratterizzata dalla sospensione di tutte le funzioni organiche e dal totale irrigidimento dell'apparato muscolare, dovuta a grave alterazione psichica: essere, cadere in c.; colpito, affetto da c.
 
Direi che si possono trarre oramai conclusioni:

1) volevano ordini e rapporti - forniti-
2)Le stime fornite sui morti -130 k- sono state ampissimamente contraddette dal rapporto 51 ad opera dello stesso Himmler, il quale nel report citato parla di oltre 363 k di ebrei giustiziati in solo tre mesi ...
3)Circa le asserzioni che nn ci sono mai state camere a gas - sono state completamente smontate e destituite di ogni fondamento esistendo sia prove logistiche (le forniture d ZyklonB per esempio a Auschwitz) sia l' esistenza fisica delle medesime sia progettuale (ad esempio le testimonanze rese dal progettista dei tubi metallici di adduzione (Michal Kula) sia legali con le perizie di Green che hanno smantellato le varie corbellerie di Leuchter e Rudolf - si veda post prec.
4)SI è parlato a lungo dell' attività degli Einsatzgruppen - riprese dallo scrivente citando per esempio le operazioni del famigerato Battglione 101 con il proprio comandante magg. Trapp i capitani Wolhauf e sua moglie Vera (spettatrice incinta della fucilazione di bambini ebrei) il tenente Gnade ed il capitano Hoffmann ... - ma nn hanno raccolto...

up
 
Nello specifico fatico a non condividere ogni sillaba ivi incluso il riferimento al Male che personalmente ritrovo anche in diverse fazioni della politica italiana attuale ma che qui si palesa con evidenza molto piu' immediata.

Ho chiesto in precedenza cosa pensassero i sostenitori di una tesi cosi' antistorica delle documentazioni filmate delle fosse comuni e mi e' stato risposto che quelli non erano ebrei. Ma comunque erano esseri umani giusto ? Allora poniamo per assurdo che l' idea sia esatta ovvero poniamo che le camere a gas non siano mai esistite . La domanda e' quale "nobile scopo" si propone questa battaglia per il negazionismo ? Giungere alla conclusione ultima che in fondo in fondo il nazismo sia stata una forma di "governo" plausibile alla quale poter tornare allegramente per il solo fatto che le migliaia di morti che ha prodotto nei cosidetti "campi di lavoro" non erano ebrei e non sono stati ottenuti con le camere a gas ?
In altri termini perche' accanirsi su un tecnicismo se la sostanza dei fatti e' cosi' palesemente agghiacciante. Solo il ricorso al concetto di "male" mi fornisce una risposta.

Ciao @lr,

Esatto, hai colto perfettamente. :)
 
Stato
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