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08 luglio 2011
274- Auschwitz-Birkenau
rogettazione dei crematori IV e V,critica di Carlo Mattogno alle ipotesi di Jan Van Pelt
(...) Pressac passa poi ad esporre quello che egli ritiene il primo progetto operativo di sterminio di questi crematori:
«- Prima concezione: basata sul disegno 2036 dell'11 gennaio 1943, le ordinazioni del 18 gennaio e del 19 marzo 1943 di quattro porte a tenuta di gas e su quella del 13 febbraio 1943 di 12 finestre a tenuta di gas per entrambi i crematori IV e V (sei per edificio).

Vista laterale nord (sopra) e il piano terra (sotto) del crematorio IV e / o V (speculare) ad Auschwitz- Birkenau.(Cliccare sulla foto per ingrandire)
Il disegno mostra che i due locali del lato ovest sono camere a gas perché hanno una stufa ciascuno e per essere a tenuta di gas richiedono 4 porte (due per locale) e 6 finestre (3per locale), una essendo all'interno del corridoio di accesso alle camere a gas, a differenza delle altre 5 che sono esterne. Le vittime avrebbero fatto il tragitto: camera a gas 1 o camera a gas 2, corridoio, vestibolo, camera mortuaria (locale centrale) e sala forni. La sequenza è lineare, dunque logica.
In termini industriali, 2 unità di fabbricazione (le camere a gas 1 e 2) forniscono alternativamente un prodotto (cadaveri) da collocare in un magazzino (camera mortuaria) in attesa di essere consumato (nei forni crematori). In termini umani, la gente entra da sola dall'estremità ovest del crematorio IV ed esce sotto forma di fumo dai camini all'estremità est.
La posizione delle due camere a gas e del loro corridoio, all'estremità ovest, permette una ventilazione naturale senza pericolo per le persone che lavorano nella camera mortuaria o nella sala forni. Ma l'edificio non ha uno spogliatoio. Le vittime si devono spogliare fuori. La Bauleitung poteva sopperire a questo problema costruendo sull'altro lato della “Ringstrasse/strada circolare”, appunto di fronte al crematorio IV, una “baracca scuderia” a questo scopo»525.
Ma in questo contesto le due camere a gas potevano benissimo essere di disinfestazione senza che cambiasse nulla, perché il loro carattere omicida non risulta da nessun indizio.
Pressac stesso richiama invece l'attenzione su una incongruenza che rende poco plausibile la sua ipotesi: la mancanza dello spogliatoio.
È certamente vero che la Zentralbauleitung “poteva” sopperire a questo inconveniente costruendo una baracca spogliatoio davanti al crematorio, ma sta di fatto che questa baracca non appare nel progetto del campo di Birkenau del 17 febbraio 1943 526, redatto un mese dopo la presunta decisione di installare due camere a gas omicide nel crematorio IV, visto che l'ordinazione del 18 gennaio relativa alla costruzione di 4 porte a tenuta di gas non potrebbe essere che la conseguenza di tale presunta decisione.
530 J.-C. Pressac, «Les “Krématorien” IV et V de Birkenau et leurs chambres à gaz. Construction et fonctionnement», in: “Le Monde Juif”,n. 107, luglio-settembre 1982, p. 119, nota 14.
531 Idem, pp. 119-120.
Alle testimonianze di Szlama Dragon ho dedicato un intero capitolo del libro menzionato sopra1763. Parlo di “testimonianze” perché, oltre alla ben nota deposizione polacca del 10 e 11 maggio 1945, ho analizzato anche quella resa dal testimone ai Sovietici il 26 febbraio 19451764. Van Pelt, che la ignora completamente, scrive:
«Dragon fu preciso e attendibile quando parlò di ciò che aveva visto di persona e nessuno dei dettagli che riferì erano parte del rapporto sovietico»1765.
In realtà il rapporto redatto tra il 14 febbraio e l’8 marzo 1945 dai “periti” polacco-sovietici contiene un paragrafo, intitolato «Incenerimento di cadaveri su roghi» che tratta in modo specifico della «camera a gas n. 1 con i roghi» e della «camera a gas n. 2 con i roghi»1766. All'epoca il termine «Bunker» era ancora sconosciuto. I dati addotti nel rapporto sono tratti proprio dalla deposizione sovietica di Dragon. E proprio sulla base di questa deposizione i “periti” calcolarono la “capacità” quotidiana e il numero delle vittime dei due Bunker: 795.000 persone!1767.
Sopra ho già mostrato quanto la testimonianza di Dragon fosse «precisa e attendibile» riguardo a capacità di cremazione e numero dei morti: ora resta da esaminarla in particolare riguardo ai Bunker.
La prima osservazione da fare è che Dragon, al tempo della deposizione sovietica, non conosceva ancora la denominazione di «Bunker 1» e «Bunker 2». In tale deposizione egli parla sempre di «gazokamera n. 1 e 2» e dichiara esplicitamente che questa era la denominazione ufficiale.
Nella deposizione polacca, improvvisamente, la denominazione ufficiale di queste presunte installazioni di sterminio diventa quella di «Bunker»1768.
Le due deposizioni del testimone contengono inoltre stridenti contraddizioni sulla struttura dei Bunker e sulla loro dislocazione1769:
basti dire che essi, secondo la deposizione sovietica, si trovavano ad una distanza di 3 chilometri l'uno dall'altro,
secondo quella polacca a 500 metri.
L'analisi critica delle due deposizioni dimostra che il racconto del testimone non può avere un fondamento storico reale1770. Anche qui mi limito ad esporre una sola questione.
Dragon afferma:
«In 24 ore, in tutte le fosse della camera n.2, si bruciavano non meno di 10.000 persone. In media, in tutte e dieci le fosse, in 24 ore si ardevano non [meno di] 17.000-18.000 persone, ma in certe occasioni il quantitativo delle persone arse in 24 ore ammontò a 27.000-28.000»1771.
Dunque dal dicembre 1942 al marzo 1943 furono sterminate non meno di (17.000 x 30 x 4) 2.040.000 persone, in massima parte Ebrei!
In realtà, nel periodo summenzionato giunsero ad Auschwitz circa 125.000 Ebrei, di cui i non immatricolati furono circa 105.000 1772. Per quanto riguarda il 1944, durante la deportazione degli Ebrei ungheresi, ad Auschwitz non arrivarono mai 6 o 7 trasporti nell’arco di una giornata.
Queste cifre insensate sono del resto in contraddizione con i dati tecnici forniti dal testimone.
Ad esempio, l’evacuazione di 7.000-8.000 cadaveri dalle camere a gas del Bunker 1, al ritmo di 6 ogni 15 minuti1773, avrebbe richiesto da 290 a 333 ore, ossia 12-13 giorni!
Ma uno dei fatti più significativi è che Dragon non fornì alcuna indicazione che permettesse di localizzare, sia pure approssimativamente, la posizione delle due case-Bunker1774. Al riguardo, subito dopo liberazione del campo, quando le tracce lasciate dalle SS erano ancora intatte e potevano essere facilmente rilevate da chi avesse realmente lavorato nei Bunker, i Sovietici in due piante diverse indicarono in luoghi diversi la posizione sia del Bunker 1 sia del Bunker 2.
1763 Idem, cap. 5, pp. 71-83.
1764 GARF, 7021-108-12, pp. 180-193.
1765 R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, op. cit., p. 188.
1766 Protocollo. 14 febbraio – 8 marzo 1945. Città di O#wi#cim. GARF, 7021-108, pp. 7-9. Vedi la traduzione del relativo testo in C. Mattogno, The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History, op. cit., pp. 157-158. 1767 Vedi capitolo 14.1
1768 C. Mattogno, The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History, op. cit., pp. 75-76.
1769 Idem, pp. 76-79.
1770 Idem, pp. 79-82.
1771 GARF, 7021-108-12, p. 185.
1772 Dati tratti dal "Kalendarium" di Danuta Czech.
1773 GARF, 7021-108-12, p. 184.
1774 C. Mattogno, The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History, op. cit., pp. 82-83.
274- Auschwitz-Birkenau

Progettazione dei crematori IV e V
Testo tratto da:
LA FALSA “CONVERGENZA DI PROVE”DI ROBERT JAN VAN PELT
di Carlo Mattogno
5.3 Il primo progetto operativo
Nella foto il Krematorium IV di Auschwitz-Birkenau.Testo tratto da:
LA FALSA “CONVERGENZA DI PROVE”DI ROBERT JAN VAN PELT
di Carlo Mattogno

(...) Pressac passa poi ad esporre quello che egli ritiene il primo progetto operativo di sterminio di questi crematori:
«- Prima concezione: basata sul disegno 2036 dell'11 gennaio 1943, le ordinazioni del 18 gennaio e del 19 marzo 1943 di quattro porte a tenuta di gas e su quella del 13 febbraio 1943 di 12 finestre a tenuta di gas per entrambi i crematori IV e V (sei per edificio).

Vista laterale nord (sopra) e il piano terra (sotto) del crematorio IV e / o V (speculare) ad Auschwitz- Birkenau.(Cliccare sulla foto per ingrandire)
Il disegno mostra che i due locali del lato ovest sono camere a gas perché hanno una stufa ciascuno e per essere a tenuta di gas richiedono 4 porte (due per locale) e 6 finestre (3per locale), una essendo all'interno del corridoio di accesso alle camere a gas, a differenza delle altre 5 che sono esterne. Le vittime avrebbero fatto il tragitto: camera a gas 1 o camera a gas 2, corridoio, vestibolo, camera mortuaria (locale centrale) e sala forni. La sequenza è lineare, dunque logica.
In termini industriali, 2 unità di fabbricazione (le camere a gas 1 e 2) forniscono alternativamente un prodotto (cadaveri) da collocare in un magazzino (camera mortuaria) in attesa di essere consumato (nei forni crematori). In termini umani, la gente entra da sola dall'estremità ovest del crematorio IV ed esce sotto forma di fumo dai camini all'estremità est.
La posizione delle due camere a gas e del loro corridoio, all'estremità ovest, permette una ventilazione naturale senza pericolo per le persone che lavorano nella camera mortuaria o nella sala forni. Ma l'edificio non ha uno spogliatoio. Le vittime si devono spogliare fuori. La Bauleitung poteva sopperire a questo problema costruendo sull'altro lato della “Ringstrasse/strada circolare”, appunto di fronte al crematorio IV, una “baracca scuderia” a questo scopo»525.
Ma in questo contesto le due camere a gas potevano benissimo essere di disinfestazione senza che cambiasse nulla, perché il loro carattere omicida non risulta da nessun indizio.
Pressac stesso richiama invece l'attenzione su una incongruenza che rende poco plausibile la sua ipotesi: la mancanza dello spogliatoio.
È certamente vero che la Zentralbauleitung “poteva” sopperire a questo inconveniente costruendo una baracca spogliatoio davanti al crematorio, ma sta di fatto che questa baracca non appare nel progetto del campo di Birkenau del 17 febbraio 1943 526, redatto un mese dopo la presunta decisione di installare due camere a gas omicide nel crematorio IV, visto che l'ordinazione del 18 gennaio relativa alla costruzione di 4 porte a tenuta di gas non potrebbe essere che la conseguenza di tale presunta decisione.
- 5.4. Progettazione dei crematori IV e V: il secondo progetto operativo
Veniamo alla seconda ipotesi di Pressac:
«- Seconda concezione: basata sulla lettera del 31 marzo 1943 e sulla testimonianza di S.Dragon(*) (nella foto il dragon szlama,ebreo,olofalsario,ha testimoniato i 4.000.000 di ebrei assassinati ad Auschwitz)(su tale soggetto, collaboratore di tale pezzetti marcello, si legga la demolizione del Freda),(su tale pezzetti l'analisi finale del Mattogno) con la creazione di una unità a tenuta di gas comprendente le due camere a gas e il corridoio. Per renderla a tenuta di gas sono necessarie tre porte e sei o sette finestre.
Aggiungendo la possibilità di usare la camera mortuaria come spogliatoio, si ottiene questa sequenza: entrata attraverso il vestibolo, spogliatoio (locale centrale), unità ovest delle due camere a gas e del corridoio, vestibolo, camera mortuaria (locale centrale) e sala forni. Questo tragitto non è più lineare e la sequenza operativa è divenuta del tutto illogica, tesi che ho sostenuto nel mio articolo.
Secondo una fotografia del crematorio IV de “L'Album di Auschwitz”, nel corridoio fu installata una porta a tenuta di gas per consentire l'accesso diretto dall'esterno senza dover passare per il vestibolo. Questa porta supplementare, visibile su una fotografia del maggio o giugno 1944 [recte: 1943], dev'essere connessa con la terza concezione proposta per il crematorio IV e V»527.
Queste due ipotesi di Pressac si basano sul presupposto che la Zentralbauleitung (nella foto un ufficio della Zentralbauleitung di Auschwitz-Birkenau) avesse ordinato per il crematorio IV prima 4 porte a tenuta di gas (ordinazioni del 18 gennaio e 19 febbraio 1943), poi 3 porte (ordinazione menzionata il 31 marzo 1943), annullando l'ordinazione precedente, inoltre 12 finestre a tenuta di gas per i crematori IV e V (ordinazione del 13 febbraio 1943).
In realtà le cose non sono così semplici. L'ordinazione di “4 porte ermetiche” (4 dichte Türen)per il crematorio IV appare nella registrazione del 19 febbraio 1943, ordinazione 109, del registro della Schlosserei WL. Essa ne indica le dimensioni (100 x 205 cm) e fa riferimento all'ordinazione n.2261/80/17 del 18 gennaio 1943, che era passata dalla Häftlings-Schlosserei alla WL Schlosserei delle officine DAW. Quest'ordinazione viene menzionata nella lettera di Bischoff alle officine DAW del 31 marzo 1943. In questa lettera egli dispone
«che bisogna costruire tre porte a tenuta di gas conformemente all'ordinazione del 18 gennaio 1943 per il BW 30b [crematorio IV] e 30c [crematorio V], esattamente secondo le dimensioni e il modello delle porte finora consegnate».
[«dass drei Gasdichte Türen gemäss des Auftrages vom 18.1.43 für das BW 30 b und 30 causzuführen sind, genau nach den Ausmaßen und der Art der bisher angelieferten Türen»]528.
I due documenti citati fanno dunque riferimento alla stessa ordinazione n.2261/80/17 del 18 gennaio 1943, ma il primo menziona 4 porte, il secondo 3. L'ipotesi di Pressac che l'ordinazione del 31marzo si riferisse inizialmente a 4 porte529, cioè a una rettifica dell'ordinazione del 18 gennaio, è insostenibile; in tal caso Bischoff si sarebbe riferito a questa ordinazione di rettifica, non già a quella originaria. Inoltre l'ordinazione della Zentralbauleitung alla WL Schlosserei del 16 aprile menziona,con riferimento al crematorio IV, la fornitura delle «guarniture metalliche (Beschläge) come già in precedenza fornite» per 4 porte a tenuta di gas (für 4 gasdichte Türen), non per 3 porte, e poiché questo documento è posteriore alla lettera del 31 marzo, l'ipotesi di Pressac cade. La lettera di Bischoff non costituisce infatti un richiamo di un'ordinazione non ancora realizzata, ma una nuova ordinazione e, come Pressac aveva già spiegato bene nel suo articolo, essa si riferiva al crematorio IV:
«“Für das BW 30b und 30c”: si può credere che le 3 porte siano destinate ai crematori IV e V. Due punti lo contraddicono. L'oggetto della lettera richiama un'ordinazione per il/das BW 30b (crematorio IV). Il singolare dell'articolo das è usato per designare gli edifici BW 30b e 30c, che mostra l'abitudine di designare globalmente il cantiere crematorio IV/crematorio V in opposizione a quello del crematorio II/crematorio III, distinzione imposta dalla diversa natura degli edifici. Non si tratta di 3 porte per i crematori IV e V, ma di 3 porte che dovevano essere realizzate per il cantiere crematorio IV/crematorio V come ordinazione per il crematorio IV»530.
Perciò al crematorio IV furono consegnate 7 porte a tenuta di gas. Ma allora bisogna concludere che le 4 porte a tenuta di gas di cm 100 x 205 dell'ordinazione del 18 gennaio, ripetuta il 19 febbraio,non erano destinate all'ala ovest dell'edificio, ma all'ala est, e precisamente alla Schleuse, come Pressac stesso aveva affermato nell'articolo summenzionato:
«L'ordinazione n. 109 del 19.2.43 per il crematorio IV di “4 dichte Türen”/4 porte ermetiche” di dimensioni 100 x 205 cm non è destinata alle camere a gas, ma alle quattro aperture del compartimento che separa la sala forni dalla grande sala/camera mortuaria (progetto iniziale). Le piante 1678 e 2036 confermano le loro dimensioni. Si può obiettare che le porte della parte “ovest” hanno anch'esse le stesse dimensioni, m 2,05 x 1,00.
L'anteriorità netta dell'ordinazione - con i civili sempre presenti - in rapporto alle altre tre in funzione della data di consegna ufficiale dell'edificio, corroborata dall'obbligo di isolare la camera mortuaria/grande sala e la sala forni probabilmente per la semplice ragione di rischi di incendi, corroborata dall'installazione di un compartimento-tampone tra le due parti -, sembra un elemento importante a favore dell'uso “normale”»531.
A favore di questa interpretazione c'è anche il fatto che, come risulta dai rapporti della ditta Riedel, i lavori di costruzione nel crematorio IV procedettero da est verso ovest, ossia dalla sala forni verso le presunte camere a gas. L'indizio “gettare il pavimento di calcestruzzo nella camera a gas”
(Fußboden betonieren im Gasskammer) infatti risale al 2 marzo 1943, ma la soletta del pavimento della sala forni era stata gettata già il 17 febbraio532.
Pressac stesso contribuisce ad autodemolire la sua ipotesi scrivendo che i circa 240 metri quadrati di questa unità di gasazione avrebbe potuto accogliere 2.400 vittime, ma «ci sarebbero voluti quattro o cinque giorni per cremare questi 2.400 corpi»533, in realtà circa 15 giorni.
Sulla «porta supplementare, visibile su una fotografia del maggio o giugno 1944», in realtà nell'aprile 1943, mi soffermerò nel paragrafo 9.
La conclusione che deriva da queste considerazioni è che le due ipotesi di Pressac discusse sopra sono ingiustificate ed abusive già in via di principio, perché si basano su presupposti privi di fondamento.
5.5. Progettazione dei crematori IV e V: il terzo progetto operativo
Pressac propone anche una terza ipotesi sulla struttura e il funzionamento delle presunte camere a gas omicide dei crematori IV e V:
«- Terza concezione: basata sulla testimonianza e il disegno di S. Dragon e sulle rovine del crematorio V. Questa concezione fu adottata per il crematorio V e forse anche per il crematorio IV. Essa fu imposta dalla necessità di poter gasare piccoli gruppi di vittime e dalle forniture di Zyklon B inadeguate. Nell'unità occidentale fu creata una quarta camera a gas dividendo in due il corridoio nella proporzione 1:2 (visibile nelle rovine del crematorio V). Quattro camere a gas, ciascuna con porte a tenuta di gas, richiedevano sei porte (o sette includendo la porta esterna del corridoio) con sette aperture per introdurre lo Zyklon B. Le rovine del crematorio non indicano se vi fu installata una quarta camera a gas»534.
In un altro punto Pressac precisa:
«Lo stesso principio fu applicato nel maggio 1944 nel crematorio V, dove fu costruita una parete interna per creare una camera a gas di circa 12 m2 al fine di poter “trattare” piccoli gruppi usando un minimo di Zyklon B»535
Questa spiegazione è contraddittoria e insensata.
È contraddittoria perché questa modificazione si situa per Pressac nel maggio 1944, ossia nel periodo di massima attività di sterminio, riguardo al quale egli scrive:
«Tra il maggio e l'inizio di luglio del 1944 circa 200.000-250.000 Ebrei ungheresi furono annientati nelle camere a gas e nei forni crematori dei crematori II e III, nelle camere a gas e nelle cinque fosse di cremazione del crematorio V e nella camera a gas (le originarie pareti che dividevano l'edificio in quattro piccole camere a gas erano state demolite, lasciando una sola camera a gas di dimensioni esterne di m 7 x 15) del Bunker 2/V e nella sua fossa di cremazione di 30 m2 di superficie»536.
Perciò da un lato l'afflusso delle vittime da gasare era talmente enorme che fu necessario riattivare il presunto Bunker 2 e demolire i suoi tramezzi per ricavare un'unica grande camera a gas,
dall'altro
nel crematorio V fu eretto un tramezzo per creare una camera a gas di 12 m2 per «piccoli gruppi di vittime».
Ma quali «piccoli gruppi»?
Nei 58 giorni dell'arrivo di Ebrei ungheresi, secondo Pressac il numero medio giornaliero dei gasati fu di (200.000~250.000 : 58 =) circa 3.450~4.300!
L'ipotesi in questione è anche insensata perché, nella contraddittoria eventualità di «piccoli gruppi» da gasare, per risparmiare Zyklon B bastava attendere non più di qualche giorno che arrivassero gruppi più numerosi per gasare tutti nelle camere a gas più grandi.
Nel secondo libro Pressac riassume in modo molto sintetico questi presunti progetti della Zentralbauleitung senza aggiungere nulla di nuovo537.

Aggiungendo la possibilità di usare la camera mortuaria come spogliatoio, si ottiene questa sequenza: entrata attraverso il vestibolo, spogliatoio (locale centrale), unità ovest delle due camere a gas e del corridoio, vestibolo, camera mortuaria (locale centrale) e sala forni. Questo tragitto non è più lineare e la sequenza operativa è divenuta del tutto illogica, tesi che ho sostenuto nel mio articolo.
Secondo una fotografia del crematorio IV de “L'Album di Auschwitz”, nel corridoio fu installata una porta a tenuta di gas per consentire l'accesso diretto dall'esterno senza dover passare per il vestibolo. Questa porta supplementare, visibile su una fotografia del maggio o giugno 1944 [recte: 1943], dev'essere connessa con la terza concezione proposta per il crematorio IV e V»527.

In realtà le cose non sono così semplici. L'ordinazione di “4 porte ermetiche” (4 dichte Türen)per il crematorio IV appare nella registrazione del 19 febbraio 1943, ordinazione 109, del registro della Schlosserei WL. Essa ne indica le dimensioni (100 x 205 cm) e fa riferimento all'ordinazione n.2261/80/17 del 18 gennaio 1943, che era passata dalla Häftlings-Schlosserei alla WL Schlosserei delle officine DAW. Quest'ordinazione viene menzionata nella lettera di Bischoff alle officine DAW del 31 marzo 1943. In questa lettera egli dispone
«che bisogna costruire tre porte a tenuta di gas conformemente all'ordinazione del 18 gennaio 1943 per il BW 30b [crematorio IV] e 30c [crematorio V], esattamente secondo le dimensioni e il modello delle porte finora consegnate».
[«dass drei Gasdichte Türen gemäss des Auftrages vom 18.1.43 für das BW 30 b und 30 causzuführen sind, genau nach den Ausmaßen und der Art der bisher angelieferten Türen»]528.
I due documenti citati fanno dunque riferimento alla stessa ordinazione n.2261/80/17 del 18 gennaio 1943, ma il primo menziona 4 porte, il secondo 3. L'ipotesi di Pressac che l'ordinazione del 31marzo si riferisse inizialmente a 4 porte529, cioè a una rettifica dell'ordinazione del 18 gennaio, è insostenibile; in tal caso Bischoff si sarebbe riferito a questa ordinazione di rettifica, non già a quella originaria. Inoltre l'ordinazione della Zentralbauleitung alla WL Schlosserei del 16 aprile menziona,con riferimento al crematorio IV, la fornitura delle «guarniture metalliche (Beschläge) come già in precedenza fornite» per 4 porte a tenuta di gas (für 4 gasdichte Türen), non per 3 porte, e poiché questo documento è posteriore alla lettera del 31 marzo, l'ipotesi di Pressac cade. La lettera di Bischoff non costituisce infatti un richiamo di un'ordinazione non ancora realizzata, ma una nuova ordinazione e, come Pressac aveva già spiegato bene nel suo articolo, essa si riferiva al crematorio IV:
«“Für das BW 30b und 30c”: si può credere che le 3 porte siano destinate ai crematori IV e V. Due punti lo contraddicono. L'oggetto della lettera richiama un'ordinazione per il/das BW 30b (crematorio IV). Il singolare dell'articolo das è usato per designare gli edifici BW 30b e 30c, che mostra l'abitudine di designare globalmente il cantiere crematorio IV/crematorio V in opposizione a quello del crematorio II/crematorio III, distinzione imposta dalla diversa natura degli edifici. Non si tratta di 3 porte per i crematori IV e V, ma di 3 porte che dovevano essere realizzate per il cantiere crematorio IV/crematorio V come ordinazione per il crematorio IV»530.
Perciò al crematorio IV furono consegnate 7 porte a tenuta di gas. Ma allora bisogna concludere che le 4 porte a tenuta di gas di cm 100 x 205 dell'ordinazione del 18 gennaio, ripetuta il 19 febbraio,non erano destinate all'ala ovest dell'edificio, ma all'ala est, e precisamente alla Schleuse, come Pressac stesso aveva affermato nell'articolo summenzionato:
«L'ordinazione n. 109 del 19.2.43 per il crematorio IV di “4 dichte Türen”/4 porte ermetiche” di dimensioni 100 x 205 cm non è destinata alle camere a gas, ma alle quattro aperture del compartimento che separa la sala forni dalla grande sala/camera mortuaria (progetto iniziale). Le piante 1678 e 2036 confermano le loro dimensioni. Si può obiettare che le porte della parte “ovest” hanno anch'esse le stesse dimensioni, m 2,05 x 1,00.
L'anteriorità netta dell'ordinazione - con i civili sempre presenti - in rapporto alle altre tre in funzione della data di consegna ufficiale dell'edificio, corroborata dall'obbligo di isolare la camera mortuaria/grande sala e la sala forni probabilmente per la semplice ragione di rischi di incendi, corroborata dall'installazione di un compartimento-tampone tra le due parti -, sembra un elemento importante a favore dell'uso “normale”»531.
A favore di questa interpretazione c'è anche il fatto che, come risulta dai rapporti della ditta Riedel, i lavori di costruzione nel crematorio IV procedettero da est verso ovest, ossia dalla sala forni verso le presunte camere a gas. L'indizio “gettare il pavimento di calcestruzzo nella camera a gas”
(Fußboden betonieren im Gasskammer) infatti risale al 2 marzo 1943, ma la soletta del pavimento della sala forni era stata gettata già il 17 febbraio532.
Pressac stesso contribuisce ad autodemolire la sua ipotesi scrivendo che i circa 240 metri quadrati di questa unità di gasazione avrebbe potuto accogliere 2.400 vittime, ma «ci sarebbero voluti quattro o cinque giorni per cremare questi 2.400 corpi»533, in realtà circa 15 giorni.
Sulla «porta supplementare, visibile su una fotografia del maggio o giugno 1944», in realtà nell'aprile 1943, mi soffermerò nel paragrafo 9.
La conclusione che deriva da queste considerazioni è che le due ipotesi di Pressac discusse sopra sono ingiustificate ed abusive già in via di principio, perché si basano su presupposti privi di fondamento.
5.5. Progettazione dei crematori IV e V: il terzo progetto operativo
Pressac propone anche una terza ipotesi sulla struttura e il funzionamento delle presunte camere a gas omicide dei crematori IV e V:
«- Terza concezione: basata sulla testimonianza e il disegno di S. Dragon e sulle rovine del crematorio V. Questa concezione fu adottata per il crematorio V e forse anche per il crematorio IV. Essa fu imposta dalla necessità di poter gasare piccoli gruppi di vittime e dalle forniture di Zyklon B inadeguate. Nell'unità occidentale fu creata una quarta camera a gas dividendo in due il corridoio nella proporzione 1:2 (visibile nelle rovine del crematorio V). Quattro camere a gas, ciascuna con porte a tenuta di gas, richiedevano sei porte (o sette includendo la porta esterna del corridoio) con sette aperture per introdurre lo Zyklon B. Le rovine del crematorio non indicano se vi fu installata una quarta camera a gas»534.
In un altro punto Pressac precisa:
«Lo stesso principio fu applicato nel maggio 1944 nel crematorio V, dove fu costruita una parete interna per creare una camera a gas di circa 12 m2 al fine di poter “trattare” piccoli gruppi usando un minimo di Zyklon B»535
Questa spiegazione è contraddittoria e insensata.
È contraddittoria perché questa modificazione si situa per Pressac nel maggio 1944, ossia nel periodo di massima attività di sterminio, riguardo al quale egli scrive:
«Tra il maggio e l'inizio di luglio del 1944 circa 200.000-250.000 Ebrei ungheresi furono annientati nelle camere a gas e nei forni crematori dei crematori II e III, nelle camere a gas e nelle cinque fosse di cremazione del crematorio V e nella camera a gas (le originarie pareti che dividevano l'edificio in quattro piccole camere a gas erano state demolite, lasciando una sola camera a gas di dimensioni esterne di m 7 x 15) del Bunker 2/V e nella sua fossa di cremazione di 30 m2 di superficie»536.
Perciò da un lato l'afflusso delle vittime da gasare era talmente enorme che fu necessario riattivare il presunto Bunker 2 e demolire i suoi tramezzi per ricavare un'unica grande camera a gas,
dall'altro
nel crematorio V fu eretto un tramezzo per creare una camera a gas di 12 m2 per «piccoli gruppi di vittime».
Ma quali «piccoli gruppi»?
Nei 58 giorni dell'arrivo di Ebrei ungheresi, secondo Pressac il numero medio giornaliero dei gasati fu di (200.000~250.000 : 58 =) circa 3.450~4.300!
L'ipotesi in questione è anche insensata perché, nella contraddittoria eventualità di «piccoli gruppi» da gasare, per risparmiare Zyklon B bastava attendere non più di qualche giorno che arrivassero gruppi più numerosi per gasare tutti nelle camere a gas più grandi.
Nel secondo libro Pressac riassume in modo molto sintetico questi presunti progetti della Zentralbauleitung senza aggiungere nulla di nuovo537.
5.6. Tecnica di gasazione
Dopo tutti questi presunti progetti, ecco quale fu, secondo Pressac,il risultato finale:
«Sebbene la sequenza operativa sembri abbastanza semplice, essa era divenuta irrazionale e ridicola.
Era irrazionale che le vittime andassero dal locale centrale alle camere a gas e fossero poi riportate indietro [morte], distruggendo così la logica lineare del progetto iniziale.
Era ridicolo che una SS con maschera antigas indossata si tenesse in equilibrio sulla sua scaletta [a pioli] con un barattolo di Zyklon B da 1 kg nella mano sinistra mentre apriva e poi chiudeva lo sportello di 30 x 40 cm attraverso il quale introduceva i granuli [dello Zyklon B] con la mano destra. Quest'impresa doveva essere ripetura sei volte.
Se non riusciva a tenersi in equilibrio, la SS doveva salire sulla scaletta tre volte per ogni apertura:
anzitutto per aprire lo sportello (su e giù [per la scaletta]),
in secondo luogo per introdurre lo Zyklon B (su e giù),
in terzo luogo per chiudere lo sportello(su e giù).
Sei aperture, diciotto volte su e giù per la scaletta indossando la maschera antigas.
Una simulazione mostra che questo esercizio avrebbe richiesto 10 minuti. Pochi gradini [in muratura] installati sotto a ogni apertura avrebbero evitato tutta questa impresa»538.
Nel secondo libro egli ribadisce:
«L'accomodamento criminale del crematorio IV (e V), deciso esclusivamente dai tecnici e dagli ingegneri della Bauleitung, si rivelò così aberrante che il suo utilizzo sarebbe risultato quasi impossibile se non fosse intervenuta la Topf, che ebbe peraltro la sua parte di responsabilità nel cattivo funzionamento dei forni»539.
Il riferimento alla ditta Topf riguarda l'ordinazione di un impianto di disaerazione per i crematori IV e V. A tale questione è dedicato il paragrafo 10. Qui rilevo soltanto che, secondo Pressac,tale impianto fu installato soltanto nel crematorio V e per di più nel maggio 1944,
sicché la tecnica di gasazione in questo crematorio rimase «irrazionale»,«ridicola» e «aberrante» fino al maggio 1944, mentre nel crematorio IV lo fu sempre.
Note:
523 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 384.
524 Vedi capitolo 8.7.
525 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 447.
526 Idem, p. 220.
527 Idem, pp. 447-448.
528 APMO, BW 30/34, pp. 59-60. Come è noto, la prima di queste due copie carbone del documento reca il termine “Türme”, che nella seconda appare corretto a penna in “Türen”, ma soltanto la prima volta che ricorre.
529 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 384.«Sebbene la sequenza operativa sembri abbastanza semplice, essa era divenuta irrazionale e ridicola.
Era irrazionale che le vittime andassero dal locale centrale alle camere a gas e fossero poi riportate indietro [morte], distruggendo così la logica lineare del progetto iniziale.
Era ridicolo che una SS con maschera antigas indossata si tenesse in equilibrio sulla sua scaletta [a pioli] con un barattolo di Zyklon B da 1 kg nella mano sinistra mentre apriva e poi chiudeva lo sportello di 30 x 40 cm attraverso il quale introduceva i granuli [dello Zyklon B] con la mano destra. Quest'impresa doveva essere ripetura sei volte.
Se non riusciva a tenersi in equilibrio, la SS doveva salire sulla scaletta tre volte per ogni apertura:
anzitutto per aprire lo sportello (su e giù [per la scaletta]),
in secondo luogo per introdurre lo Zyklon B (su e giù),
in terzo luogo per chiudere lo sportello(su e giù).
Sei aperture, diciotto volte su e giù per la scaletta indossando la maschera antigas.
Una simulazione mostra che questo esercizio avrebbe richiesto 10 minuti. Pochi gradini [in muratura] installati sotto a ogni apertura avrebbero evitato tutta questa impresa»538.
Nel secondo libro egli ribadisce:
«L'accomodamento criminale del crematorio IV (e V), deciso esclusivamente dai tecnici e dagli ingegneri della Bauleitung, si rivelò così aberrante che il suo utilizzo sarebbe risultato quasi impossibile se non fosse intervenuta la Topf, che ebbe peraltro la sua parte di responsabilità nel cattivo funzionamento dei forni»539.
Il riferimento alla ditta Topf riguarda l'ordinazione di un impianto di disaerazione per i crematori IV e V. A tale questione è dedicato il paragrafo 10. Qui rilevo soltanto che, secondo Pressac,tale impianto fu installato soltanto nel crematorio V e per di più nel maggio 1944,
sicché la tecnica di gasazione in questo crematorio rimase «irrazionale»,«ridicola» e «aberrante» fino al maggio 1944, mentre nel crematorio IV lo fu sempre.
Note:
523 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 384.
524 Vedi capitolo 8.7.
525 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 447.
526 Idem, p. 220.
527 Idem, pp. 447-448.
528 APMO, BW 30/34, pp. 59-60. Come è noto, la prima di queste due copie carbone del documento reca il termine “Türme”, che nella seconda appare corretto a penna in “Türen”, ma soltanto la prima volta che ricorre.
530 J.-C. Pressac, «Les “Krématorien” IV et V de Birkenau et leurs chambres à gaz. Construction et fonctionnement», in: “Le Monde Juif”,n. 107, luglio-settembre 1982, p. 119, nota 14.
531 Idem, pp. 119-120.
532 APMO, BW 30/4/28, p. 93
533 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 384.
534 Idem, p. 448.
535 Idem, p. 252.
536 Idem, p. 253.
537 J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945, op. cit., p. 78.
__________________________________________________ _________________________________
(*) Riportiamo un breve brano che riguarda il dragon e la sua attendibilità (!), tratto da:AUSCHWITZ: LA FALSA “CONVERGENZA DI PROVE” DI ROBERT JAN VAN PELT ,di Carlo Mattogno
533 J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 384.
534 Idem, p. 448.
535 Idem, p. 252.
536 Idem, p. 253.
537 J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945, op. cit., p. 78.
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(*) Riportiamo un breve brano che riguarda il dragon e la sua attendibilità (!), tratto da:AUSCHWITZ: LA FALSA “CONVERGENZA DI PROVE” DI ROBERT JAN VAN PELT ,di Carlo Mattogno
(...)17.4.4.2. Szlama Dragon

«Dragon fu preciso e attendibile quando parlò di ciò che aveva visto di persona e nessuno dei dettagli che riferì erano parte del rapporto sovietico»1765.
In realtà il rapporto redatto tra il 14 febbraio e l’8 marzo 1945 dai “periti” polacco-sovietici contiene un paragrafo, intitolato «Incenerimento di cadaveri su roghi» che tratta in modo specifico della «camera a gas n. 1 con i roghi» e della «camera a gas n. 2 con i roghi»1766. All'epoca il termine «Bunker» era ancora sconosciuto. I dati addotti nel rapporto sono tratti proprio dalla deposizione sovietica di Dragon. E proprio sulla base di questa deposizione i “periti” calcolarono la “capacità” quotidiana e il numero delle vittime dei due Bunker: 795.000 persone!1767.
Sopra ho già mostrato quanto la testimonianza di Dragon fosse «precisa e attendibile» riguardo a capacità di cremazione e numero dei morti: ora resta da esaminarla in particolare riguardo ai Bunker.
La prima osservazione da fare è che Dragon, al tempo della deposizione sovietica, non conosceva ancora la denominazione di «Bunker 1» e «Bunker 2». In tale deposizione egli parla sempre di «gazokamera n. 1 e 2» e dichiara esplicitamente che questa era la denominazione ufficiale.
Nella deposizione polacca, improvvisamente, la denominazione ufficiale di queste presunte installazioni di sterminio diventa quella di «Bunker»1768.
Le due deposizioni del testimone contengono inoltre stridenti contraddizioni sulla struttura dei Bunker e sulla loro dislocazione1769:
basti dire che essi, secondo la deposizione sovietica, si trovavano ad una distanza di 3 chilometri l'uno dall'altro,
secondo quella polacca a 500 metri.
L'analisi critica delle due deposizioni dimostra che il racconto del testimone non può avere un fondamento storico reale1770. Anche qui mi limito ad esporre una sola questione.
Dragon afferma:
«In 24 ore, in tutte le fosse della camera n.2, si bruciavano non meno di 10.000 persone. In media, in tutte e dieci le fosse, in 24 ore si ardevano non [meno di] 17.000-18.000 persone, ma in certe occasioni il quantitativo delle persone arse in 24 ore ammontò a 27.000-28.000»1771.
Dunque dal dicembre 1942 al marzo 1943 furono sterminate non meno di (17.000 x 30 x 4) 2.040.000 persone, in massima parte Ebrei!
In realtà, nel periodo summenzionato giunsero ad Auschwitz circa 125.000 Ebrei, di cui i non immatricolati furono circa 105.000 1772. Per quanto riguarda il 1944, durante la deportazione degli Ebrei ungheresi, ad Auschwitz non arrivarono mai 6 o 7 trasporti nell’arco di una giornata.
Queste cifre insensate sono del resto in contraddizione con i dati tecnici forniti dal testimone.
Ad esempio, l’evacuazione di 7.000-8.000 cadaveri dalle camere a gas del Bunker 1, al ritmo di 6 ogni 15 minuti1773, avrebbe richiesto da 290 a 333 ore, ossia 12-13 giorni!
Ma uno dei fatti più significativi è che Dragon non fornì alcuna indicazione che permettesse di localizzare, sia pure approssimativamente, la posizione delle due case-Bunker1774. Al riguardo, subito dopo liberazione del campo, quando le tracce lasciate dalle SS erano ancora intatte e potevano essere facilmente rilevate da chi avesse realmente lavorato nei Bunker, i Sovietici in due piante diverse indicarono in luoghi diversi la posizione sia del Bunker 1 sia del Bunker 2.
1763 Idem, cap. 5, pp. 71-83.
1764 GARF, 7021-108-12, pp. 180-193.
1765 R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, op. cit., p. 188.
1766 Protocollo. 14 febbraio – 8 marzo 1945. Città di O#wi#cim. GARF, 7021-108, pp. 7-9. Vedi la traduzione del relativo testo in C. Mattogno, The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History, op. cit., pp. 157-158. 1767 Vedi capitolo 14.1
1768 C. Mattogno, The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History, op. cit., pp. 75-76.
1769 Idem, pp. 76-79.
1770 Idem, pp. 79-82.
1771 GARF, 7021-108-12, p. 185.
1772 Dati tratti dal "Kalendarium" di Danuta Czech.
1773 GARF, 7021-108-12, p. 184.
1774 C. Mattogno, The Bunkers of Auschwitz. Black propaganda versus History, op. cit., pp. 82-83.
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Ciò dimostra che in realtà, nessuno – a cominciare dai presunti testimoni oculari, con Dragon in testa – sapeva nulla della localizzazione di queste presunte installazioni di sterminio