Dal blog ICEBERG FINANZA
CHINA TRUMP: ESCALATION TRADE WARS…CHICKEN GAME!
Su Wikipedia, alla voce il gioco del pollo, “chicken game” c’è la descrizione perfetta di quello che sta accadendo in queste ore tra Stati Uniti e Cina…
Il gioco del pollo (
calco dall’inglese
chicken game dove
chicken sta per pavido), o meglio gioco del coniglio o fifone, è una configurazione della
teoria dei giochi a somma non
nulla. L’informazione è completa e vi partecipano due giocatori che agiscono contemporaneamente.
Il dipartimento americano del Tesoro ha formalmente deciso che la Cina è un “manipolatore di valute”. L’amministrazione Usa è così passata dalle parole ai fatti.
Dopo il tweet mattutino con cui il presidente Donald Trump aveva lanciato una tale accusa a Pechino sulla scia dell’indebolimento dello yuan sui minimi del 2008 contro il dollaro, il segretario Steven Mnuchin ha annunciato questa designazione. E’ la prima volta dal 1994 che la Cina finisce in questa ‘lista nera’. Per il momento la mossa è simbolica, visto che non sono previste azioni punitive ma l’America potrebbe arrivare a imporre sanzioni. L’effetto sui mercati è stato comunque immediato.
(…)
Washington accusa Pechino di avere così” violato gli impegni presi nell’ambito del G20, secondo cui i paesi membri evitano di svalutare le rispettive divise per avvantaggiarsi sui partner commerciali. “Il Tesoro continua a fare pressione sulla Cina per potenziare la trasparenza sui tassi di cambio e sulle attività e sugli obiettivi legati alla gestione delle sue riserve”, conclude la nota.
La decisione del Tesoro Usa è giunta nonostante il governatore della banca centrale cinese, Yi Gang, avesse detto che la Cina non usa i cambi valutari come uno strumento a cui fare ricorso nell’ambito delle dispute commerciali.
Queste mosse sono tutte dirette ad anticipare la sterzata finale di uno o dell’altro, Trump non può permettersi di arrivare alle elezioni del 2010 in questa situazione, soprattutto questo è un chiaro messaggio alla Federal Reserve, ridurre i tassi di almeno un altro 0,50% o almeno questo il mercato sta iniziando a scontare.
Credo che alla fine la nostra previsione di un taglio dei tassi complessivo di almeno un punto percentuale entro la fine dell’anno troverà conferma a meno che la Fed non voglia perdere la fiducia dei mercati.
La Cina ieri ha risposto, primo attraverso il canale valutario, secondo dando ordine di sospendere quasi completamente gli acquisti di prodotti agricoli americani.
Il signor Trump, che aveva in programma un incontro elettorale in Ohio, voleva essere in grado di rassicurare agli agricoltori – che sono stati i più colpiti dalla lotta commerciale mentre la Cina ridimensionava gli acquisti di mais, soia e maiale degli Stati Uniti – che aveva almeno ottenuto impegni concreti dai cinesi per aumentare gli acquisti delle esportazioni agricole statunitensi.
Ma con sua grande frustrazione, i signori Lighthizer e Mnuchin non potevano dargli alcuna garanzia.
La Federal Reserve non ha scampo, ora è in trappola e siccome molto difficilmente qualcuno tirerà su il piede dal gas, è molto probabile che a settembre ci sarà un nuovo taglio dei tassi, forse anche due se le cose continuano a peggiorare.
Agosto ha tutte le prerogative per rivelarsi come un mese davvero interessante se non decisivo per il proseguo della guerra commerciale, un mese notoriamente poco liquido.