Il timore di ritrovarsi a corto di materia prima proprio in vista di una ripartenza scatenata dell’economia, sta favorendo la corsa all’accumulo di tutto quel che si pensa sia necessario per tenere alti i livelli di produzione dei beni. La crisi dei semiconduttori, diventati improvvisamente un bene prezioso e raro, mostra cosa possa succedere ai soggetti che pensavano di lavorare con livelli minimi di magazzino. Ma la corsa agli acquisti delle materie prime, proseguita anche nelle prossime ore, prima o poi si tradurrà in un aumento del caro vita.
In attesa del cruciale dato sui prezzi al consumo negli Stati Uniti in agenda per domani, i tassi nominali dei bond sono relativamente tranquilli, con il Treasury Note a dieci anni sotto quota 1,60%. Ma tutti sono in guardia, come si vede dal differenziale tra il rendimento del Treasury a 5 anni protetto dall’inflazione ed il pari scadenza senza protezione. Questo spread, è salito ieri di 3 punti base a 2,73%, massimo dal 2006.
Va bene che la Federal Reserve ha detto in tutti i modi possibili di voler tollerare uno sforamento della quota del 2%, al di sopra della quale avrebbe mandato di intervenire, ma qui siamo in un terreno inesplorato, in quanto nessuno sa cosa succederà al quadro economico dopo tre o quattro mesi di inflazione ben sopra il 2%. A farne le spese potrebbero essere le obbligazioni di lunga e lunghissima durata, ma anche il mercato azionario, soprattutto quella parte che non paga dividendi e che è sensibilissima alla variazione del costo del denaro.
Oggi c'è inflazione, tocca mettere l'elmetto...