gianni76
Forumer storico
B.Mps: Meloni, sul Monte vigileremo (MF)
Tra i partiti presenti in Parlamento sono in molti a
nutrire perplessita' sull'ingresso dello Stato in alcuni settori
dell'economia. Altre formazioni, come Fratelli d'Italia, sono invece
preoccupate per l'eccessivo controllo estero, in particolare francese, di
aziende tricolori. L'avvio della vendita di Mps a Unicredit e' quindi
l'occasione per chiedere al Presidente di FdI, Giorgia Meloni, come si
muovera' in Parlamento dal lato dell'opposizione a fronte di questa
operazione del governo Draghi che sta facendo discutere. Meloni parla con
MF-Milano Finanza all'indomani della pausa estiva delle Camere e nel pieno
del risiko bancario che coinvolge anche Bpm e Unipol.
Domanda. Presidente Meloni, il ministro Franco ha difeso la vendita di
Mps a Unicredit e ha detto in Parlamento che lo Stato manterra' una quota
nella banca senese. Come giudica questa operazione?
Risposta. Non abbiamo pregiudizi ma solo come sempre il faro
dell'interesse nazionale, con una premessa: occorre che i cittadini
sappiano quanto costa allo Stato il salvataggio della banca che per
decenni e' stata gestita dalla sinistra, prima dal Pci e poi dai suoi
eredi del Pd. Potremmo chiamarla la "cassaforte" degli scandali.
D. Lei parla di scandali, ha fatto dei calcoli sul costo di Mps per la
collettivita'?
R. Parliamo solo in questa ultima fase di almeno 15 miliardi di euro,
pari per intenderci alla meta' di una legge finanziaria! 5,4 miliardi solo
per la statalizzazione effettuata dal Ministro Padoan nel 2016, oggi
quelle azioni valgono 8 volte di meno. Ed ora almeno altri dieci miliardi
se consideriamo quanto serve per la ricapitalizzazione comunque
necessaria, con la "dote" complessiva confezionata per Unicredit: i
vantaggi fiscali determinati dalla Dta inserita dal ministro Gualtieri
nella manovra dello scorso dicembre, il duplice intervento di Amco per
acquisire a prezzi fuori mercato (per l'esattezza a un valore doppio di
mercato) i crediti deteriorati di Mps e di Unicredit, le risorse da
accantonare per la manleva, essendo ancora in corso cause legali per oltre
6 miliardi, il costo sociale e occupazionale dei cosiddetti "esuberi",
cioe' 4/5 mila lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Insomma,
pretendiamo una "operazione verita'" perche' gli italiani sappiano di cosa
si tratti e cosa ci sia dietro: forse il piu' grande scandalo finanziario
della storia d'Italia.
D. Cosa sarebbe giusto fare ora secondo lei?
R. Credo che sia giusta la richiesta che i protagonisti di tutto cio'
abbiano almeno il pudore di fare un passo indietro. assurdo che l'allora
ministro Padoan sia oggi il Presidente di Unicredit, dopo essere stato
eletto in Parlamento proprio nel collegio di Siena. Peraltro lei sa che
solo la pervicace azione, allora solitaria di Fratelli d'Italia, ha fatto
saltare il "baratto" che sembrava profilarsi con il precedente governo
quando, appunto, si era addirittura ipotizzato di scorporare la parte
estera di Unicredit per consentire all'allora amministratore delegato, il
francese Mustier, sempre con Padoan presidente, di portarsi in dote la
parte internazionale della banca, che come tutti sanno fa gola a molti.
D. Ora pero' le cose sono cambiate, la strategia di vendita di Mps da
parte del Mef e' diversa...
R. Ora il contesto e' diverso e puo' nascere una forte banca di sistema
con proiezione internazionale, ma credo che il governo debba chiarire al
Parlamento se davvero lo Stato manterra' una quota in Unicredit, per il
conferimento delle azioni di Mps,penso intorno all'8%, consolidando cosi'
l'italianita' della banca; se davvero il marchio storico verra' mantenuto
e magari valorizzato e se cio' accadra' nel perimetro di Unicredit o se
invece, come a noi appare opportuno, tornando alla naturale vocazione di
una banca territoriale che abbia ancora a Siena la sua direzione centrale;
infine che fine faranno gli "sportelli" meridionali che non saranno
assorbiti da Unicredit. Non abbiamo pregiudizi, ma solo determinazione nel
difendere gli italiani e l'interesse nazionale.
D. Gia' altre volte lei ha messo in guardia su operazioni di ingresso
dello Stato nell'economia, avviate quando al Mef c'era Roberto Gualtieri,
parlando di un rischio di colonizzazione francese per Borsa Italiana ed
esprimendo preoccupazioni anche per la composizione dell'azionariato e gli
equilibri di Stellantis. Ha cambiato idea ora che Mps resta Italiana?
R. Il risiko bancario e' ben piu' vasto e la partita e' appena iniziata
con un clamoroso gol segnato dalla Francia a porta vuota: qualcuno dovra'
spiegarci perche' si e' favorita Agricole, con la Dta, nella scalata
ostile al Creval proprio mentre il Copasir denunciava nella Relazione al
Parlamento l'eccessiva presenza della finanza francese nel sistema
bancario italiano.
D. Questo ormai e' il passato. Che atteggiamento avrete per il futuro?
R. Saremo molto vigili anche in questi mesi, perche' si preservi il
Sistema Italia e il riassetto finanziario bancario e assicurativo non
lasci varchi a ulteriori scalate ostili, tanto piu' che parliamo di
Mediobanca e Generali, cuore del nostro sistema finanziario e
assicurativo. Peraltro, che avevamo ragione lo dimostrano proprie le
contromisure che il governo Draghi sta mettendo in campo per preservare
gli stabilimenti automobilistici italiani dal riassetto francese di
Stellantis (a proposito, il megaimpianto sulle batterie elettriche deve
realizzarsi in Italia, anche per questo Sace ha concesso otto miliardi di
crediti a Fca!), cosi' come il riequilibrio nella governance di Borsa
italiana, tuttora squilibrata verso Parigi: il sindaco Sala si e' accorto
con sei mesi di ritardo e solo in campagna elettorale che Milano rischia
grosso! Potrei aggiungere l'operazione "rete unica" che cosi' come era
stata concepita sempre da Gualtieri consegnava le redini dell'operazione a
Vivendi, cioe' ancora una volta a un'azienda francese. Anche in questo
campo mi sembra che il governo finalmente ci dia ascolto.
D. Il governo Draghi ha compiuto sei mesi, si e' entrati nel semestre
bianco, certe riforme (fisco, concorrenza, giustizia) servono per avere i
soldi del Recovery Plan ma sembrano di difficile concretizzazione dopo
l'approvazione delle leggi delega e dei disegni di legge. Come sara'
l'atteggiamento di Fratelli d'Italia in Parlamento?
R. Fin dall'inizio di questa legislatura Fratelli d'Italia ha dimostrato
di fare una opposizione patriottica. Votiamo a favore dei provvedimenti
che reputiamo utili alla Nazione e ci opponiamo alle misure che reputiamo
dannose o insensate. Faremo lo stesso con le riforme, sostenendo tutte
quelle necessarie senza pregiudizi. Ma con la liberta' di chi non ha
posizioni di potere o poltrone da difendere.
Tra i partiti presenti in Parlamento sono in molti a
nutrire perplessita' sull'ingresso dello Stato in alcuni settori
dell'economia. Altre formazioni, come Fratelli d'Italia, sono invece
preoccupate per l'eccessivo controllo estero, in particolare francese, di
aziende tricolori. L'avvio della vendita di Mps a Unicredit e' quindi
l'occasione per chiedere al Presidente di FdI, Giorgia Meloni, come si
muovera' in Parlamento dal lato dell'opposizione a fronte di questa
operazione del governo Draghi che sta facendo discutere. Meloni parla con
MF-Milano Finanza all'indomani della pausa estiva delle Camere e nel pieno
del risiko bancario che coinvolge anche Bpm e Unipol.
Domanda. Presidente Meloni, il ministro Franco ha difeso la vendita di
Mps a Unicredit e ha detto in Parlamento che lo Stato manterra' una quota
nella banca senese. Come giudica questa operazione?
Risposta. Non abbiamo pregiudizi ma solo come sempre il faro
dell'interesse nazionale, con una premessa: occorre che i cittadini
sappiano quanto costa allo Stato il salvataggio della banca che per
decenni e' stata gestita dalla sinistra, prima dal Pci e poi dai suoi
eredi del Pd. Potremmo chiamarla la "cassaforte" degli scandali.
D. Lei parla di scandali, ha fatto dei calcoli sul costo di Mps per la
collettivita'?
R. Parliamo solo in questa ultima fase di almeno 15 miliardi di euro,
pari per intenderci alla meta' di una legge finanziaria! 5,4 miliardi solo
per la statalizzazione effettuata dal Ministro Padoan nel 2016, oggi
quelle azioni valgono 8 volte di meno. Ed ora almeno altri dieci miliardi
se consideriamo quanto serve per la ricapitalizzazione comunque
necessaria, con la "dote" complessiva confezionata per Unicredit: i
vantaggi fiscali determinati dalla Dta inserita dal ministro Gualtieri
nella manovra dello scorso dicembre, il duplice intervento di Amco per
acquisire a prezzi fuori mercato (per l'esattezza a un valore doppio di
mercato) i crediti deteriorati di Mps e di Unicredit, le risorse da
accantonare per la manleva, essendo ancora in corso cause legali per oltre
6 miliardi, il costo sociale e occupazionale dei cosiddetti "esuberi",
cioe' 4/5 mila lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Insomma,
pretendiamo una "operazione verita'" perche' gli italiani sappiano di cosa
si tratti e cosa ci sia dietro: forse il piu' grande scandalo finanziario
della storia d'Italia.
D. Cosa sarebbe giusto fare ora secondo lei?
R. Credo che sia giusta la richiesta che i protagonisti di tutto cio'
abbiano almeno il pudore di fare un passo indietro. assurdo che l'allora
ministro Padoan sia oggi il Presidente di Unicredit, dopo essere stato
eletto in Parlamento proprio nel collegio di Siena. Peraltro lei sa che
solo la pervicace azione, allora solitaria di Fratelli d'Italia, ha fatto
saltare il "baratto" che sembrava profilarsi con il precedente governo
quando, appunto, si era addirittura ipotizzato di scorporare la parte
estera di Unicredit per consentire all'allora amministratore delegato, il
francese Mustier, sempre con Padoan presidente, di portarsi in dote la
parte internazionale della banca, che come tutti sanno fa gola a molti.
D. Ora pero' le cose sono cambiate, la strategia di vendita di Mps da
parte del Mef e' diversa...
R. Ora il contesto e' diverso e puo' nascere una forte banca di sistema
con proiezione internazionale, ma credo che il governo debba chiarire al
Parlamento se davvero lo Stato manterra' una quota in Unicredit, per il
conferimento delle azioni di Mps,penso intorno all'8%, consolidando cosi'
l'italianita' della banca; se davvero il marchio storico verra' mantenuto
e magari valorizzato e se cio' accadra' nel perimetro di Unicredit o se
invece, come a noi appare opportuno, tornando alla naturale vocazione di
una banca territoriale che abbia ancora a Siena la sua direzione centrale;
infine che fine faranno gli "sportelli" meridionali che non saranno
assorbiti da Unicredit. Non abbiamo pregiudizi, ma solo determinazione nel
difendere gli italiani e l'interesse nazionale.
D. Gia' altre volte lei ha messo in guardia su operazioni di ingresso
dello Stato nell'economia, avviate quando al Mef c'era Roberto Gualtieri,
parlando di un rischio di colonizzazione francese per Borsa Italiana ed
esprimendo preoccupazioni anche per la composizione dell'azionariato e gli
equilibri di Stellantis. Ha cambiato idea ora che Mps resta Italiana?
R. Il risiko bancario e' ben piu' vasto e la partita e' appena iniziata
con un clamoroso gol segnato dalla Francia a porta vuota: qualcuno dovra'
spiegarci perche' si e' favorita Agricole, con la Dta, nella scalata
ostile al Creval proprio mentre il Copasir denunciava nella Relazione al
Parlamento l'eccessiva presenza della finanza francese nel sistema
bancario italiano.
D. Questo ormai e' il passato. Che atteggiamento avrete per il futuro?
R. Saremo molto vigili anche in questi mesi, perche' si preservi il
Sistema Italia e il riassetto finanziario bancario e assicurativo non
lasci varchi a ulteriori scalate ostili, tanto piu' che parliamo di
Mediobanca e Generali, cuore del nostro sistema finanziario e
assicurativo. Peraltro, che avevamo ragione lo dimostrano proprie le
contromisure che il governo Draghi sta mettendo in campo per preservare
gli stabilimenti automobilistici italiani dal riassetto francese di
Stellantis (a proposito, il megaimpianto sulle batterie elettriche deve
realizzarsi in Italia, anche per questo Sace ha concesso otto miliardi di
crediti a Fca!), cosi' come il riequilibrio nella governance di Borsa
italiana, tuttora squilibrata verso Parigi: il sindaco Sala si e' accorto
con sei mesi di ritardo e solo in campagna elettorale che Milano rischia
grosso! Potrei aggiungere l'operazione "rete unica" che cosi' come era
stata concepita sempre da Gualtieri consegnava le redini dell'operazione a
Vivendi, cioe' ancora una volta a un'azienda francese. Anche in questo
campo mi sembra che il governo finalmente ci dia ascolto.
D. Il governo Draghi ha compiuto sei mesi, si e' entrati nel semestre
bianco, certe riforme (fisco, concorrenza, giustizia) servono per avere i
soldi del Recovery Plan ma sembrano di difficile concretizzazione dopo
l'approvazione delle leggi delega e dei disegni di legge. Come sara'
l'atteggiamento di Fratelli d'Italia in Parlamento?
R. Fin dall'inizio di questa legislatura Fratelli d'Italia ha dimostrato
di fare una opposizione patriottica. Votiamo a favore dei provvedimenti
che reputiamo utili alla Nazione e ci opponiamo alle misure che reputiamo
dannose o insensate. Faremo lo stesso con le riforme, sostenendo tutte
quelle necessarie senza pregiudizi. Ma con la liberta' di chi non ha
posizioni di potere o poltrone da difendere.