Certificati di investimento - Cap. 4 (9 lettori)

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PazzoperlaDea

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potrebbe essere il 4.1 se l'aumento non è pagamento

L'articolo che ho postato in precedenza dice: "Separately, American said it terminated on Thursday the previous $1 billion equity distribution agreement, which was entered into on Oct. 22, 2020"

Se non capisco male, questo vorrebbe dire che la stessa cosa è giè stata fatta ad ottobre 2020... non mi pare ci siano strati re-strike sui certificato con AA che possiedo... non saprei proprio che dire.. :mumble:
 

giancarlo22

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Azioni silver?

Ricordo che ci fu una trentina di anni fa il fallimento degli HUNT che puntarono tutto sull'argento.... chi se lo ricorda ???

Archivio Repubblica 1988

IL CROLLO DI HUNT IL VERO GEI AR
New York LA LORO più recente immagine apparsa sui giornali di tutta l' America è quanto meno triste: in maniche di camicia, l' espressione disfatta, una pila di carte sulle ginocchia. Così come triste è lo scenario che li circonda: nientemeno che la metropolitana di New York. Proprio loro, i simboli dell' America più opulenta, ridotti ad un mesto viaggio sulla subway più squallida del mondo. Altro che le limousine con il bar, il telefono e il televisore incorporati in cui erano abituati a viaggiare. Altro che l' immagine vincente, a cavallo di fronte al ranch o in un grande ufficio all' ultimo piano di un grattacielo dietro un' immensa scrivania, che erano abituati a veder pubblicata. Per i fratelli Hunt dietro quell' immagine c' era un' ennesima reale sconfitta: tornavano in metropolitana verso il centro dal Tribunale di Manhattan, dove avevano subìto il più grosso smacco guidiziario nella ormai lunga vicenda della loro rovina finanziaria. A tutte le sentenze di fallimento pronunciate dalle Corti di mezza America per quella che una volta era la famiglia più ricca degli Stati Uniti, se n' era adesso aggiunta era il 22 agosto scorso una ben più pesante. I tre fratelli Nelson Bunker, William Herbert e Lamar erano stati riconosciuti colpevoli di una lunghissima serie di reati, uno più grave dell' altro, in connessione con le drammatiche oscillazioni del mercato dell' argento all' inizio degli anni 80: violazioni delle leggi antitrust, delle norme sulle contrattazioni in borsa e sul funzionamento del mercato delle commodities, dei regolamenti valutari, addirittura delle leggi anti-racket. Nei codici americani, una parola sintetizza tutto: corner, angolo o anche mettere all' angolo. Commette reato di corner chi opera per assumere il controllo di una commodity per poi rivenderla incassando i profitti. In pratica, il Tribunale aveva dichiarato per la prima volta che dietro l' instabilità del mercato del metallo prezioso in quegli anni c' erano proprio loro, gli Hunt: prima avevano manipolato in ogni modo le quotazioni per farle salire artificiosamente, poi per sostenerle, poi però avevano cambiato di colpo strategia e avevano giocato sporco al ribasso rischiando il tutto per tutto. Insomma, avevano maldestramente tentato di farne di tutti i colori prima per realizzare utili da favola, poi visto che gli stava comunque andando malissimo per cercare di salvare investimenti per miliardi di dollari, e infine per tentare disperatamente di riportare a casa qualcosa. Tutto era stato inutile: i fratelli avevano perso tutto, le loro società erano state dichiarate fallite, e ora si aggiungeva al danno la beffa della pronuncia di colpevolezza. In contemporanea alla pronuncia, gli Hunt sono stati condannati a pagare 130 milioni di dollari fra multa e primo indennizzo (alla società di Stato mineraria peruviana, la Minpeco). Ma questo non è stato che l' inizio di una lunghissima serie di ricorsi pendenti: forti di questo precedente giurisprudenziale decine di investitori scottati anch' essi da quella vicenda, vedono ora nettamente aumentare le loro speranze di recuperare qualcosa dagli Hunt sotto forma di indennizzo danni. Gli Hunt avevano cominciato a comprare argento nel ' 78, a 9 dollari l' oncia. Sull' onda della vorticosa domanda da loro stessi generata, la quotazione del metallo era rapidamente salita fino ad arrivare a 50 dollari l' oncia nel gennaio ' 80. Poi con altrettanta drammatica rapidità perse quota fino a ridiscendere a 10 dollari l' oncia entro meno di tre mesi. Il colpo finale lo ha dato l' intenzione degli Hunt di lanciare sul mercato delle speciali obbligazioni denominate in argento: era il 26 marzo 1980. Pochi giorni prima la Commodity Futures Trading Commission aveva annunciato una nuova serie di limiti rigidi all' acquisto di argento appunto per bloccare la speculazione. Il giorno dopo il metallo perse il 30 per cento, e da allora non si è ripreso mai più: oggi vale fra i 6 dollari e mezzo e i 7. Gli Hunt, seguendo il loro cervellotico e fraudolento schema, come l' ha definito il Tribunale di New York, avevano comprato 59 milioni di once d' argento in meno di un anno, arrivando ad accumulare in certi momenti fino a 195 milioni di once, pari alla quasi totalità del metallo esistente negli Usa e al venticinque per cento di quello mondiale. Compravano a termine, versando cioè il 10 per cento del valore e integrandolo in chiusura di ciclo con soldi ottenuti in prestito dalle banche d' investimento: proprio una di queste, la Bache, fece bloccare il meccanismo perverso chiudendo il rubinetto del credito quando le sue possibilità erano finite (e infatti, in conseguenza di quell' episodio, la Bache rischiò a sua volta il fallimento e alla fine fu acquistata dal gruppo assicurativo Prudential). L' obiettivo, hanno sostenuto fino all' ultimo gli avvocati della famiglia, non era tanto di speculare quanto di creare una sorta di cartello sul tipo di quello De Beers per i diamanti, in grado di fissare il prezzo in ogni angolo del mondo in qualsiasi momento. Ed è per questo, secondo la linea di difesa, che gli Hunt non vendettero quando l' argento arrivò a 50 dollari. In realtà stavano tramando nell' ombra per farlo lievitare ancora. Alla fine, hanno perso in tutta l' operazione un miliardo e mezzo di dollari, ai quali ora dovrà aggiungersi l' ammontare degli indennizzi, senza contare tutte le perdite accumulate dai personaggi con i quali si erano messi in combutta: Mahmoud Fustock, un businessman arabo, cognato del principe saudita, e gli sceicchi anch' essi sauditi Mohammed Aboud al-Amoudi e Ali bin-Mussalem. Tutti insieme, nel processo di New York (per la cui conclusione ci sono volute sei ore di camera di consiglio) hanno sostenuto che ben altri motivi di instabilità internazionale erano alla base dell' anomala lievitazione dei prezzi dell' argento di fine ' 79-inizio ' 80, citando avvenimenti quali la cattura degli ostaggi americani a Teheran o l' invasione sovietica dell' Afghanistan. Proprio questi elementi di preoccupazione erano anzi un altro motivo per cui gli Hunt e gli altri ricchi coinvolti investivano in argento. I giudici non hanno creduto neanche a una parola: era speculazione fraudolenta e basta. Piove sul bagnato, per gli Hunt. Il crack dell' argento infatti si aggiunse a quello del petrolio negli stessi anni, per il quale stanno pagando ancora più duramente, nonché a quello del settore immobiliare texano, cresciuto follemente nei pochi anni di boom petrolifero e subito precipitato a ruota del comparto energetico dopo il 1982. In tutte queste attività gli Hunt avevano scommesso praticamente per intero il loro ingente patrimonio, valutato prudenzialmente all' inizio degli anni 80 in sei miliardi di dollari, ma che era stato in certi periodi molto maggiore. Era a sua volta frutto di una serie di investimenti stavolta fortunati in settori più sicuri come il bestiame e l' agricoltura realizzati nelle generazioni precedenti. Che pure, come era successo in tutte le grandi famiglie del Sud, avevano avuto i loro problemi dopo la vittoria nordista nella guerra civile. E il risultato di questo quasi incredibile sovrapporsi di crisi è stato che la famiglia Hunt è oggi quasi ridotta sul lastrico. Questa degli Hunt è la più tipica saga familiare texana, con tutti gli ingredienti dei telefilm tipo Dallas o Dinasty a partire dall' irresistibile ascesa e dalla verticale caduta. Tra l' altro, almeno la serie Dallas è dichiaratamente sia pur liberamente ispirata alla vicenda degli Hunt, e la dimora palladiana simile alla Casa Bianca che si vede inquadrata dall' alto nella sigla iniziale non è altro che la villa della famiglia a Mount Vernon, un sobborgo della città texana. La parte del cattivo J.R. Ewings appartiene di diritto a Nelson Bunker, che a un certo punto intorno alla metà degli anni 60 era stato classificato da Fortune come uno dei tre uomini più ricchi della Terra con una fortuna personale di 16 miliardi di dollari, scesa nell' 85 a 900 milioni. E' un omone gigantesco che oggi ha 62 anni: spregiudicato, aggressivo, megalomane, impulsivo, gran bevitore e giocatore di poker. Una passione, quest' ultima, che condivideva con il padre Haroldson Lafayette, il quale aveva addirittura aperto negli anni del proibizionismo una barrelhouse, una casa da gioco con annessa una casa di tolleranza, a El Dorado, uno sperduto paesino dell' Arkansas. Proprio il padre, morto nel 1974, aveva cominciato a spostare gli interessi di famiglia dai campi agricoli dell' Arkansas del Mississippi ai pozzi di petrolio del Texas, un' opera completata con effetti iniziali grandiosi ma finali disastrosi da Nelson Bunker e dai suoi due fratelli minori, William Herbert (oggi sessantenne) e Lamar (56 anni). E un' opera condotta con criteri appunto da pokerista in vena di grossi rilanci (per l' entità degli investimenti di volta in volta realizzati) oltre che con metodi spesso discutibili: a parte le indicazioni sull' esistenza del petrolio in una certa zona che gli Hunt ottenevano dagli wildcatters (come si chiamano i personaggi a metà fra il geologo e il rabdomante che scoprono i pozzi) sono rimaste proverbiali le loro operazioni di corruzione degli impiegati delle compagnie rivali per ottenere precise soffiate sulla consistenza delle riserve. Per queste comunque non furono mai denunciati: lo sono stati per la prima volta nel ' 76, quando un tribunale del Texas li assolse dall' accusa di aver fatto intercettare da un detective privato i telefoni di sei impiegati delle loro società sospettati di certe malversazioni. Ora tutto è finito, sull' onda di una serie di rovesci e di calcoli sbagliati come quello di cercare nuovi campi in Libia pochi mesi prima che Gheddafi nazionalizzasse tutto nel ' 71. Le quotazioni del petrolio sono scese dai 30 dollari del 1981 ai 12 di oggi e non risaliranno più per molti anni, dicono gli esperti. Il mercato immobiliare texano è crollato del 60 per cento di valore negli ultimi cinque anni, e anche qui visto che a Houston il 40 per cento degli uffici nei fantasmagorici grattacieli costruiti ai tempi dell' abbondanza è tuttora vuoto di possibilità di ripresa ce ne sono poche. Di ottenere qualcosa dai settori diversificati neanche a parlarne: la Hlh Products, un' azienda alimentare, è stata chiusa l' anno scorso lasciandosi dietro le spalle perdite per 50 milioni di dollari. La Hunt Oil, la Penrod Drilling e la gran parte delle società di famiglia, dopo una serie di disperati tentativi di cogliere i benefici del Chapter 11 del Federal Bankruptcy Code (in pratica l' amministrazione controllata), è stata considerata fallita fra il 1985 e l' anno scorso. Alla fine dell' 87 è stato anche fissato il totale consolidato del valore delle società da liquidare: 1,48 miliardi di dollari. Ma in totale, i tre fratelli dovevano già allora alle banche 2,43 miliardi di dollari (e doveva ancora aprirsi quest' ultimo fronte degli indennizzi per l' argento) per cui il tribunale di Dallas sta procedendo lentamente al sequestro e alla vendita dei beni di famiglia, fra cui i 500 cavalli purosangue di Nelson. Resta in vita, pur tenuta in piedi con la respirazione artificiale del solito Chapter 11, solo una compagnia petrolifera: si chiama Placid Oil, aveva fatto in passato affari con i Getty e con la Exxon, era impegnata adesso in una serie di ricerche nel golfo del Messico ma le sue piattaforme hanno ricevuto tali danni dall' uragano Gilbert che non è stato ancora deciso se varrà la pena di rimetterle in sesto viste le quotazioni attuali del greggio. Gli Hunt comunque hanno cominciato a difendersi con un' originale tattica d' attacco: hanno denunciato 22 banche statunitensi e internazionali per riavere indietro un totale di un miliardo e mezzo di dollari. A tanto ammontano, secondo loro, i fondi che gli istituti di credito avevano prestato loro con il deliberato scopo di farli fallire e che quindi ora devono nuovamente tirar fuori. Sapevano che i fratelli non sarebbero mai riusciti a restituire quel denaro e per di più si sono precipitati in molti casi a rilevare le loro attività appena i valori sono crollati, si legge nell' esposto. Gli Hunt non sono nuovi a denunce sorprendenti; dopo il crack libico del ' 71 accusarono in giudizio il Dipartimento di Stato di non aver saputo difendere gli investimenti americani. Nella storia degli Hunt ci sono anche altri personaggi: i fratelli sono infatti in tutto sei. Uno di questi, il maggiore, è Harold, che però ha vissuto praticamente tutta la vita in una clinica psichiatrica. Poi ci sono le donne, che sono senz' altro quelle che se la sono cavata meglio. Una, Margaret, a differenza dei tre fratelli non si è mai lanciata in spericolate avventure finanziarie, ha gestito oculatamente la sua fetta di eredità ed è oggi una signora settantenne molto in vista nella buona società di Dallas. Neanche la più giovane, Caroline, ha mai avuto disavventure finanziarie, né tantomeno giudiziarie: ha oggi una fortuna personale di un miliardo e 300 milioni di dollari, una serie di investimenti produttivi, come una serie di centri commerciali un po' in tutto il Texas, e a differenza di tutti gli altri componenti della famiglia un' accentuata ritrosia a frequentare gli intrattenimenti mondani della Dallas-bene. Dove, per quanto possa sembrare paradossale, mostrano tra l' altro di muoversi ancora con una certa disinvoltura proprio i tre fratelli nei guai fino al collo. Ma a parte questo, le differenze con i tempi d' oro non sono poche: oltre a qualche spostamento in metropolitana come abbiamo visto all' inizio, ora volano in classe turistica anziché in prima, guidano vecchie auto anziché farsi scarrozzare su grandi Cadillac, cercano di ricrearsi un proprio business in settori non sospetti. Nelson è ancora una volta quello che trasmette un' immagine più spavalda, nonostante che il tribunale abbia riconosciuto il suo ruolo trainante in una serie di speculazioni sballate prima fra tutte quella sull' argento. Continua le sue frequentazioni politiche, ma anche lì sta assaporando qualche amara delusione: il reverendo Jerry Falwell è stato coinvolto in un gigantesco scandalo di soldi e prostitute. L' altro pastore Pat Robertson ha fatto una brevissima e sfortunatissima sortita in campagna elettorale: ha raccolto qualche voto nei primi turni delle primarie ma poi è andato a fondo sull' onda di una clamorosa inesperienza in politica estera e in economia. Herbert, il secondo fratello Hunt, ci tiene invece ad avere la minore visibilità pubblica possibile. Si è trasferito in un' anonima casa borghese, sbarca il lunario nell' intervello fra un' udienza e l' altra per il suo fallimento gestendo un centro sportivo a Phoenix in Arizona e un paio di palazzi per uffici a Dallas. Lamar, il terzo, passa il suo tempo a gestire squadre sportive come il Kansas City Chiefs di football che gli appartiene. Il tutto dà un' immagine estremamente appropriata del Texas, uno stato sceso dai vertici del paese quanto a reddito pro capite fino all' attuale livello fra i più bassi in assoluto. Per la verità, c' è chi è sicuro che dietro quest' immagine di basso profilo ci siano ulteriori cospicue ricchezze che tutti e tre i fratelli sarebbero riusciti ad occultare e che starebbero gestendo in tutto silenzio in attesa di tempi migliori. In questo caso non sarebbe stata ancora scritta la parola fine su questa vicenda che sembra una perfetta sceneggiatura cinematografica. Il seguito alla prossima puntata.

di EUGENIO OCCORSIO 07 ottobre 1988 sez.
 
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