Certificati di investimento - Cap. 5 (2 lettori)

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PazzoperlaDea

Forumer attivo
Quindi secondo quello che si legge dall'articolo e che voi condividete, il crollo delle borse europee rispetto alle americane è dovuto alle sanzioni??
Se non avessero fatto le sanzioni non sarebbero crollati i mercati?
Facciamo un ripasso di geografia?
L'Ucraina e le centrali nucleari che FINORA sono state risparmiate per pochi metri dalle esplosioni si trovano in America o nel cuore dell'Europa?
Balcani, Moldavia e altri territori con forte presenza di russi che potrebbero aumentare le tensioni dove si trovano?
Il fatto che l'Europa ha poche materie prime mentre gli USA sono quasi autosufficienti è colpa delle sanzioni?
Io penso AL CONTRARIO che se non ci fosse stata questa risposta unitaria sarebbe stato molto ma molto peggio.
E' innegabile che l'Europa, essendo confinante con la Russia e molto dipendente dalle materie prime che importa da essa, sia quella che pagherà maggiormente gli effetti collaterali che la chiusura di scambi commerciali con loro comportano. Capisco che imporre queste sanzioni è stato un primo passo doveroso ma che, a mio avviso, non sta portando a nulla di concreto nell'immediato, se non il fatto di tenere lontana la terza guerra mondiale (ma per quanto ancora? )... Ma ricordiamoci sempre che ADESSO sotto le bombe sono gli ucraini che stanno morendo... Ogni tanto mi domando se la loro vita vale meno della nostra...
 
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gianni76

Forumer storico
Ottima sintesi del Corriere su possibili indizi di un'alleanza Cina-Russia, che farebbe capire come le sanzioni occidentali alla fine potrebbero essere acqua fresca....

Ucraina, lo strano caso della Cina che compra grano e mais da mesi: sapeva dell’invasione?

«A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina», prendendo in prestito una delle frasi più celebri di Giulio Andreotti. Ma molti ora, col senno del poi, si chiedono perché la Cina negli ultimi mesi del 2021 si sia resa protagonista di una manovra inusuale sui mercati alimentari mondiali finendo per alimentare tra gli analisti speculazioni di ogni sorta su una strategia che all’epoca sembrava non avere alcun senso. Ha cominciato da ottobre a far salire il prezzo dei futures sul grano scambiati alla Borsa di Chicago ora ad oltre 1.214 dollari (guarda il grafico in basso), il massimo mai registrato nella storia. Se c’è un Paese al mondo che comincia a comprare materia prima facendone incetta il prezzo inevitabilmente sale secondo la più elementare dinamica tra domanda ed offerta sul mercato.

Se però lo fa la Cina che ha economie di scala, possibilità di investimenti e sufficiente domanda interna (oltre 1,3 miliardi di persone) allora quel mercato ne esce terremotato come mai prima. Quel che si sa al momento è che entro il primo semestre 2022 il Paese del Dragone avrà comprato e stoccato il 60% del grano presente sui mercati mondiali. Il principale produttore al mondo, il caso vuole, è l’Ucraina che probabilmente ne è stato ignaro fornitore non immaginando quello che sarebbe accaduto solo pochi mesi dopo con un attacco via terra, mare ed aria che determina uno stop alle produzioni agricole.

Diversi analisti nei mesi scorsi si erano chiesti il perché di questa strategia. Alcuni avevano anche presupposto un’asimmetria informativa che partiva da possibili impatti derivanti dai cambiamenti climatici. Qualcuno si era chiesto se Pechino potesse essere a conoscenza di profondi cambiamenti meteorologici nel breve-medio termine che avrebbero impattato sulle grandi produzioni e che le avessero dunque suggerito di fare incetta di cereali per «coprirsi» dal rischio di shortage di materie prime necessarie per la propria stabilità alimentare. Se però qualcuno in Cina fosse invece a conoscenza con grande anticipo di un’invasione su larga scala del principale produttore al mondo di grano da parte di un altro Paese allora la percezione di quello che sta avvenendo cambia sensibilmente. Perché ipotizza una regia sofisticata dettata da informazioni privilegiate sconosciute all’Europa nonostante la vicinanza nella catena degli approvvigionamenti. Illazione che nutre ancor di più le speculazioni di un’alleanza economia, commerciale, finanziaria e tecnologica tra Mosca e Pechino che determinerebbe un nuovo ordine mondiale.

Una dichiarazione di ottobre 2021 di Qin Yuyun, capo delle riserve di grano presso la National Food and Strategic Reserves Administration, spiegava la strategia della Cina che sta mantenendo un “livello storicamente elevato” di prezzi comprando a spron battuto derrate alimentari per consentire «di non avere problemi di cibo per almeno un anno e mezzo». A gennaio 2022, un mese e mezzo prima dell’aggressione di Mosca, la Commissione Ue aveva intercettato il problema tramite una richiesta firmata da Antonio Tajani e dalla delegazione Italiana Forza Italia-Ppe al Parlamento europeo con la quale si chiedeva a Bruxelles di intervenire sui prezzi agricoli e sulle criticità derivanti dalle politiche di mercato aggressive di Pechino. Si registravano gli insoliti volumi di acquisto della Cina che avevano raggiunto «il 69% delle riserve mondiali di mais, il 60% di quelle di riso e il 51% di grano» oggi in mano del Dragone.

Nei primi 8 mesi del 2021 la Cina aveva d’altronde speso in importazioni di generi alimentari circa 98,1 miliardi di dollari, comprando anche attraverso colossi del settore indirettamente controllati dal governo di Pechino. Il Wh Group, primo operatore cinese di carni, aveva acquisito aziende in Germania, Polonia e Olanda. L’attuale crisi energetica ha poi in questi mesi fatto il resto anche sulla catena di approvvigionamento alimentare. Il prezzo dell’urea, fertilizzante base in agricoltura, è alle stelle da mesi. Per questo si chiedeva alla Commissione Ue di «creare un sistema di stoccaggio comune del grano e del gas sulla falsariga di quello proposto per il vaccino contro il Covid».Ora lo choc tellurico di una guerra micidiale sul suolo del primo produttore al mondo di grano e di olio di girasole.

La produzione annuale di cereali della Cina nel 2021 ha superato i 650 miliardi di chilogrammi per il settimo anno consecutivo. Con questa crescita delle riserve di cereali si può garantire che la Cina sia praticamente autosufficiente nel settore grazie a una fornitura di alimenti base assolutamente sicura. La capacità del Paese di assicurare il proprio approvvigionamento alimentare è stata dunque rafforzata, con riferimento non solo alle scorte di riso e prodotti a base di farina, ma anche alla lavorazione dei cereali e dell’olio. L’8 febbraio scorso un passo ulteriormente profetico: la Cina ha approvato l’importazione di grano e orzo «da tutte le regioni russe». Un accordo a due tra il leader del Cremlino Vladimir Putin e Xi Jinping siglato durante i Giochi Invernali di Pechino. Sui prezzi di pane e pasta, latte e carne (determinati dalla corsa agli acquisti di mais) forse non abbiamo ancora visto quello che potrebbe accadere.
 

valgri

Valter : Born in 1965
Coincidenze ????…...


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percefal

Utente Old Style
UBS has $200M exposure to russian assets in secured financing
UBS says current direct exposure to Russia, Ukraine is limited
 
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