(Reuters) - La Banca centrale europea continuerà a inasprire la sua politica, aggiungendo 50 punti base al tasso di deposito il mese prossimo, tra i timori che la rapida crescita dei prezzi si stia radicando nonostante il blocco sia quasi certamente in recessione, secondo un sondaggio Reuters.
L'inflazione nella regione si è impennata a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia innescato dall'invasione russa dell'Ucraina e dall'interruzione delle catene di approvvigionamento, raggiungendo il 10,6% il mese scorso - più di cinque volte l'obiettivo Bce del 2,0%.
Sostenendo in un primo tempo che l'aumento dell'inflazione sarebbe stato transitorio, la banca centrale ha iniziato ad alzare i tassi di riferimento solo a luglio, in ritardo rispetto alla maggior parte dei principali istituti, ma da allora li ha incrementati di 200 punti base.
Il 15 dicembre aumentera' ancora il tasso di deposito di mezzo punto percentuale, portandolo al 2,00%, e farà lo stesso con il tasso di rifinanziamento, spingendolo al 2,50%, secondo le previsioni mediane degli economisti sentiti in un sondaggio da Reuters tra il 15 e il 21 novembre.
Quarantacinque intervistati su 62 sono propensi ad un +50 pb, mentre 14 prevedono un +75, come avvenuto nelle due precedenti riunioni Bce. Solo tre ritengono che la nuova stretta registrera' un piu' modesto +25.
Francoforte alzerà ancora i tassi per combattere l'inflazione, ma i prossimi aumenti potrebbero essere più contenuti rispetto a quelli recenti, ha dichiarato ieri il capo economista della banca, Philip Lane, facendo eco ai commenti di altri policymaker negli ultimi giorni.
La mossa di dicembre sarà seguita da un altro rialzo di 50 punti nel trimestre successivo, che porterà i tassi di deposito e di rifinanziamento rispettivamente al 2,50% e al 3,00%, invariati rispetto al sondaggio di ottobre.
Alla domanda sui rischi per le loro previsioni sui tassi terminali, 18 economisti su 22 hanno affermato che finiranno piu' in alto di quanto ipotizzato, quattro piu' in basso.
"Condizioni economiche più solide, la tenuta dell'inflazione con potenziali ricadute sulle aspettative e pressioni salariali più durature potrebbero costringere Francoforte a mantenere la stretta più a lungo nel 2023 rispetto a quanto attualmente previsto", osserva Ken Wattret, vicepresidente di S&P Global Market Intelligence.
Ci vorrà del tempo prima che una politica più restrittiva riesca a contenere in modo significativo l'inflazione. Sebbene 13 dei 23 intervistati ritengano che il surriscaldamento dei prezzi abbia gia' raggiunto il picco, non si prevede che l'inflazione nel blocco raggiunga il target almeno fino al 2025.
L'indice Cpi dovrebbe scendere, nelle attese, all'8,9% nel prossimo trimestre dal 10,5% di questo, per poi diminuire costantemente. In media e' stimato all'8,5% quest'anno, al 6,0% l'anno prossimo e al 2,3% nel 2024.
Recenti dati hanno rafforzato le aspettative secondo cui la zona euro si sta dirigendo verso una recessione invernale e, alla domanda sulla probabilità di una recessione entro un anno, gli economisti hanno fornito una risposta mediana del 78%, in aumento rispetto al 70% dato in ottobre. Le previsioni variano dal 40% al 100%.
Il Pil dovrebbe contrarsi dello 0,4% nel trimestre in corso e nel primo trimestre dell'anno prossimo, soddisfacendo la definizione tecnica di recessione. L'economia dovrebbe poi ottenere una crescita marginale nel secondo trimestre 2023 (+0,1%) e dello 0,3% nei tre trimestri successivi.
Il calo per il prossimo anno e' visto pari allo 0,1% per poi segnare un +1,4% nel 2024, secondo l'opinione mediana di oltre 70 economisti.