Certificati di investimento - Cap. 5

Stato
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Dai primi di dicembre il rublo ha perso nei confronti di tutte le altre monete oltre il 15 per cento. Addirittura quasi il 17 per cento alla vigilia delle feste della natività. È il dato sorprendente che emerge dalle quotazioni fornite dalla Banca centrale russa, nel suo report giornaliero, che prende in considerazione il rapporto con ben 34 monete. Quelle dei Paesi con cui la Russia ha i principali rapporti di natura economica e finanziaria. Il range oscilla tra il 19,9 per cento nei confronti del fiorino ungherese e il 4,2 per cento del rublo della Bielorussia. Significativa la perdita di valore sia nei confronti dell’euro (17,7 per cento), sia del dollaro: 14,9 per cento. La caduta sistemica del valore del rublo nei confronti di tutte le altre monete di riferimento, ne dimostra l’intima debolezza e l’esaurirsi di una vecchia strategia. Quella che aveva obbligato i Paesi importatori di gas a pagare Gazprom non in dollari, come avveniva in precedenza, ma direttamente in rubli. Misura ch’era servita per far riprendere il rublo dopo la grande svalutazione dello scorso febbraio (inizio dell’”operazione militare speciale”) ma che ora sembra aver esaurito la sua originale spinta propulsiva.

Soprattutto il gas è stato il coltello puntato alla gola dei Paesi consumatori. I quali sono stati costretti, nel breve periodo, a subire il ricatto; salvo tentare di diversificare le fonti per gli anni a venire. Per l’Italia, tanto per fare un esempio, si è passati da una dipendenza del 40 per cento a poco più della metà nella media annua, con terminale ottobre. Ma nel corso dell’anno questa percentuale è scesa dal 36 per cento del marzo al 6 per cento dell’ottobre.

In prospettiva, quella russa appare, quindi, essere una vittoria di Pirro. Dal massimo vantaggio del primo trimestre (3,1 volte il saldo commerciale del corrispondente periodo del 2021), si è progressivamente scesi: 2,5 nel secondo trimestre e 1,4 nel terzo. Risultati, in quest’ultimo caso, ancora positivi ma solo grazie ad una forte compressione delle importazioni che, in tutto il periodo considerato, sono risultate essere pari a 245 miliardi di dollari, contro i 271 dell’anno precedente. Con una differenza di 26 miliardi: primo effetto visibile delle sanzioni decise contro il Cremlino.
 
allora non ho detto questo..
Ho detto che trovo assurdo che si consideri Nexi pericolosa e poi -molti qui dentro- hanno certificati con un titolo che fallirà- mia modestissima opinione
Se ti riferisci al titolo al quale penso, io inizio a valutare un investimento. Ma in ottica di lungo termine, come di consueto.
 
OT

Pele' is dead

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IL PRIMO MINISTRO ITALIANO MELONI: L'INFLATION REDUCTION ACT DEGLI STATI UNITI RISCHIA DI DANNEGGIARE LA COMPETITIVITÀ DELLE NOSTRE IMPRESE.
 
proporre un parallelo fra nexi e wirecard per storia e bilanci mi sembra francamente improponibile... un conto è la volatlità alta di un titolo un altro è una storia che tutti conosciamo
 
Stato
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