Certificati di investimento - Cap. 5

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Gli analisti finanziari fanno a gara oggi nel commentare il sostegno dato dalla Banca nazionale svizzera (BNS) e dall'autorità di sorveglianza Finma a Credit Suisse. Ecco una sintesi delle principali dichiarazioni, dalle quali traspare preoccupazione:
John Plassard, Mirabaud Banque:
"Credit Suisse rimane un'istituzione finanziaria globale, il che solleva preoccupazioni per il rischio sistemico e ha portato il costo dei certificati di assicurazione contro le insolvenze a breve termine (Cds) a livelli allarmanti. (...) Questo forte calo e l'aumento dello stress si sono materializzati nonostante il messaggio (apparentemente) rassicurante di Axel Lehmann, presidente del consiglio di amministrazione. Egli aveva affermato che la banca non sta prendendo in considerazione l'assistenza governativa e che sarebbe inesatto tracciare paralleli tra le sue attuali difficoltà e il crollo di Silicon Valley Bank (SVB)".
Jochen Stanzl, CMC Markets:
Molti investitori temono che le notizie negative su Credit Suisse possano non essere le ultime. Lo spettro di un altro fallimento come quello della banca d'investimento statunitense Lehman Brothers incombe sui mercati. I dubbi al riguardo stanno contagiando una banca dopo l'altra: prima Silvergate e SVB, poi First Republik Bank. E ora Credit Suisse potrebbe essere la prossima vittima.
Christian Schmidiger, Banca Cantonale di Zurigo (ZKB):
Le reazioni del mercato del giorno prima illustrano soprattutto i timori per la fiducia dei clienti di Credit Suisse) e il rischio di ulteriori rovesci che potrebbero influire negativamente sui coefficienti di liquidità. Le decisioni della Finma e della BNS dovrebbero ridurre i timori di effetti negativi sul sistema bancario. Resta da vedere quale effetto avranno le dichiarazioni della BNS sull'andamento dei nuovi afflussi di denaro.
DZ Bank:
"Abbiamo raccomandato la vendita del titolo dall'estate del 2021 e rimaniamo scettici sul successo a lungo termine della ristrutturazione della banca. Sarebbe già un compito immane in tempi normali, ora c'è anche un generale scetticismo del mercato nei confronti delle banche. Il sostegno fornito dalla BNS e dalla Finma va comunque accolto con favore."
Mark Haefele, UBS:
"Riteniamo che i timori sulla solvibilità delle banche siano esagerati e che la maggior parte di esse rimanga solida in termini di liquidità. Ma le condizioni di finanziamento, se rimarranno strette, saranno un problema per alcune singole banche e, più in generale, per la redditività del settore."
Arthur Jurus, Oddo BHF:
"Il credit default swap (Cds), che riflette il rischio di default, è raddoppiato in una settimana a 820 punti base da 370 punti base. Il mercato stima quindi una probabilità di insolvenza superiore al 50% in cinque anni. I mercati sono preoccupati."
A questo genio di Jurus lo pagano pure?
 
(Reuters) - Istat ha rivisto stamani in marginale ribasso la stima sull'inflazione italiana di febbraio.
In base ai dati definitivi, il mese scorso l'indice Nic dei prezzi al consumo ha evidenziato rialzi dello 0,2% su mese e del 9,1% su anno, rispetto a +0,3% e +9,2% del dato preliminare.
A gennaio l'indice nazionale aveva registrato rialzi dello 0,1% congiunturale e dell'10% tendenziale.
"Si consolida la fase di rapido rallentamento dell’inflazione", scrive l'Istituto nella nota che accompagna i dati, aggiungendo che la flessione è frutto principalmente dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei Beni Energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata.
Si mantengono, tuttavia, le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale.
Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,3% da +6,0%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +12,7%, dopo il rallentamento osservato a gennaio.
L'inflazione al netto dei soli beni energetici passa al 6,4% dal 6,2%.
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
Ritoccato stamani anche l'Ipca, l'indice armonizzato, che a febbraio aumenta dello 0,1% su base mensile (prel. +0,2%) e del 9,8% su base annua (prel. 9,9%), dopo -1,5% e +10,7% rispettivamente di gennaio.
 
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