CPI USA di giugno: numeri sotto controllo, ma la Fed resta in stand-by. Ecco perché
Il tanto atteso dato sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) statunitense è finalmente arrivato e, come previsto, ha mostrato un'inflazione ancora contenuta e benigna:
CPI headline (mensile): +0,3% (in linea con le attese)
CPI core (mensile): +0,2% (meglio delle attese a +0,3%)
CPI core (annuo): +2,9% (in linea con le aspettative)

È il quinto mese consecutivo in cui l’inflazione core sorprende positivamente al ribasso. Ma nonostante ciò, i mercati non si stanno sbilanciando su un taglio dei tassi già a settembre. E c’è una ragione precisa: i dazi in arrivo il 1° agosto.
🏛 Perché la Fed aspetta, anche se l’inflazione rallenta?
In un contesto normale, dati come questi avrebbero riacceso la probabilità di un taglio tassi a settembre. Ma oggi non siamo in un contesto normale:
L’amministrazione Trump ha annunciato una nuova ondata di tariffe, con impatti ancora incerti su prezzi e consumi.
Gli effetti delle politiche commerciali hanno lunghi e variabili ritardi, come ricorda Ed Al-Hussainy (Columbia Threadneedle).
La Fed non può rischiare di tagliare oggi e poi trovarsi un’inflazione rialzista tra 3-6 mesi per effetto dei dazi.

Tradotto: anche se il dato di oggi è “dovish-friendly”, la Fed non si muoverà fino a quando non avrà maggiore chiarezza su quanto i dazi impatteranno davvero sui prezzi. E questo non avverrà prima di settembre/ottobre.

Cosa ci dicono i dettagli del CPI di giugno?

Prezzi delle uova: -7,4% m/m → segnale disinflazionistico netto

Assicurazioni auto: +6,1% a/a → il minimo da giugno 2022

Tariffe aeree: -3,5% a/a

Auto usate e nuove in calo, insieme ai biglietti aerei

Abbigliamento e beni tecnologici in lieve rialzo → primi accenni dell’effetto dazi?

Il contributo principale all’inflazione resta l’abitazione, con un modesto +0,2% mensile.

Il dato aggregato è positivo, ma cominciano a intravedersi tensioni latenti in categorie legate alle importazioni e alla produzione.

Reazione dei mercati: calma apparente, ma nervi tesi

Treasury a 2 anni in lieve calo → ora al 3,90%

S&P 500 e Nasdaq 100 in rialzo → equity contento del dato, ma con cautela

Dollaro (DXY) ha recuperato il calo iniziale, ora stabile

Yen giapponese ai minimi da due mesi

Futures sui Fed Funds continuano a prezzare solo un taglio a dicembre

Mercato valutario: attesa per Powell e… agosto
EUR/USD: ancora sopra 1,1650, ma senza momentum. Il CPI non ha offerto spinta sufficiente.
USD/JPY: tocca nuovi massimi recenti. Lo yen è debole e potrebbe continuare a esserlo se la BoJ resta ferma mentre il mondo si muove.
USD/CAD: occhi puntati sul CPI canadese oggi. Un dato debole potrebbe anticipare il taglio della BoC.
Sterlina: ancora sotto pressione in attesa dei dati sul lavoro UK. EUR/GBP verso 0,88 se il trend continua
Il CPI di giugno è una buona notizia per la Fed e per i mercati, ma non è abbastanza per sbloccare subito un taglio dei tassi.
Il vero ostacolo non è più l’inflazione, ma l’incertezza commerciale legata ai dazi di Trump.
La Fed resta cauta. I mercati pure.
I tassi potrebbero restare fermi fino a fine anno, ma se anche il CPI di luglio confermasse il trend, la pressione per tagliare a settembre diventerebbe irresistibile.
Fino ad allora: restare flessibili e difensivi, perché la direzione è chiara… ma il percorso è pieno di curve.