23/04/2013 - il caso
L’allegra brigata che vuole salvare
il congiuntivo
Dalla tv ai politici il congiuntivo è una forma verbale sempre più trascurata
È stata fondata in una quinta elementare di Gela «I nostri 28 bambini controllano la lingua
dei grandi»
flavia amabile
roma
Alzi la mano chi sa chi era Basilio Puoti. La quinta A del quarto circolo didattico «Luigi Capuana» di Gela, in provincia di Caltanissetta, lo sa perfettamente. E non si tratta di una quinta di un liceo ma di una quinta elementare. I 28 giovani alunni già da alcuni anni sanno che è stato un grammatico e un purista ottocentesco che difendeva le difficili regole della lingua italiana.
Come il congiuntivo, questo modo dei verbi maltrattato ad ogni livello. Basta sentir parlare gran parte dei politici o dare una rapida lettura ai vari social network o partecipare ad una conversazione allargata anche con persone dotate di laurea e solide letture.
Non c’è nulla da fare, il congiuntivo è scomodo, difficile, insidioso. È uno spartiacque impietoso, una trappola in cui cadono in tanti. Rosalba Occhipinti, una maestra di Gela, ha deciso di prendere per mano i suoi alunni guidandoli tra i meandri del congiuntivo fin dalla prima elementare. «A quell’età nessuno penserebbe di far coniugare un verbo ad un alunno, ma in modo ludico si può fare molto. E si possono porre le basi per lavorare più facilmente in seguito». Ecco quindi le lezioni fatte di scherzi, di giochi, fra aneddoti su Basilio Puoti, oppure prese in giro sul dialetto siciliano, più che prodigo di congiuntivi anche dove non sarebbero previsti.
Ora che gli alunni della quinta A di Gela sono arrivati all’ultimo anno della primaria, il loro uso dei congiuntivi è decisamente migliore di quello di tanti adulti. Per questo la maestra ha pensato di fare un passo in più. Al rientro in classe dopo le vacanze di Natale ha creato un’associazione «a tutela del congiuntivo». Soci fondatori i 28 alunni della sua quinta, oltre ad un gruppo di docenti esterni, riuniti in un vero e proprio organico composto da presidente e consiglio direttivo. Si fa sul serio, insomma, e lo scopo dichiarato è «difendere e diffondere l’uso del congiuntivo». Quasi con ogni mezzo.
«Tutti i bambini sono soci - spiega la maestra - a patto che ascoltino con attenzione coloro che parlano, individuino gli eventuali errori e li correggano, qualunque sia la fonte». Una frase in cui ci sono più congiuntivi che righe e che comunque significa che i 28 della brigata dei congiuntivi sono autorizzati a correggere e intervenire anche se a farsi scappare gli indicativi al momento sbagliato sono gli adulti.
«Ho soltanto detto loro di non correggere in modo diretto o sfrontato. Se si trovano di fronte ad adulti nei confronti dei quali non hanno rapporti stretti, devono comunque intervenire ma dicendo di avere un dubbio, e di voler sapere qual è la forma più corretta. Finora ha funzionato: c’è chi è arrossito e chi si è corretto». I 28 soci, insomma, hanno carta bianca, ma in campo ci sono anche molti genitori a cui è affidato il compito di sbagliare di tanto in tanto davanti ai figli per metterli alla prova.
Oggi ci sarà una sorta di saggio finale, una gara sull’uso corretto del congiuntivo. Sarà poi una commissione esterna a valutare gli elaborati e a decretare il vincitore della competizione. «Ma farà fede il tempo di consegna - spiega la maestra - perché so che la gran parte di loro sarà perfettamente in grado di rispondere in modo corretto a tutte le domande».
Dal prossimo anno i 28 soci di queste brigate del congiuntivo frequenteranno le scuole medie e la maestra avrà una prima classe. Ma l’impegno dell’associazione continuerà più forte di prima: i ragazzi, in qualità di soci fondatori, saranno chiamati a aiutare la loro maestra. In nome di Basilio Puoti che chissà in quanti conoscono in Italia.