chi pisciava in compagnia era figlio di ........ (3 lettori)

Corvo Sfigato

One Shot One Kill
Europa da catastrofe


Roma - Con la crisi del debito in Europa che non sembra trovare soluzione, anzi, con il rischio di effetti contagio e un deterioramento delle condizioni attuali, non solo per l’Area unica ma anche per l’intera economia globale, due delle più grandi banche avvertono sugli effetti devastanti del protrarsi dell’impasse decisionale dei leader europei e sui rischi futuri.

"Sembra che siano giunti gli ultimi giorni per l’euro così come lo conosciamo", si legge nella nota del team ricerca rendimento fisso di Credit Suisse. "Il destino dell’euro sta per essere deciso".

La pressione del mercato si starebbe facendo sempre più insistente e i leader europei si troveranno costretti a intraprendere misure drastiche per combattere la crisi. La paura degli investitori nell’eurozona, in particolar modo Spagna e Italia, porta a un deterioramento della situazione e se i leader Ue volessero salvare la moneta dovrebbero probabilmente intervenire prima di metà gennaio.

Gli analisti di Credit Suisse non specificano di vedere la rottura dell’euro all’orizzonte, ma avvertono che "deve succedere un qualcosa di straordinario" perché la valuta e l’unione monetaria durino. Il mercato non sarebbero più disposto ad accettare mezze-misure.

E dagli Stati Uniti un altro colosso bancario, Goldman Sachs, avverte: "La pressione nel mercato del debito sovrano dei paesi dell’euro area continua ad intensificarsi e ad espandersi come un incendio. L’introduzione a giugno del concetto di partecipazione del settore privato non ha fatto altro che alimentare le fiamme, poiché ha ufficializzato la possibilità di default dei titoli sovrani. In aggiunta, le misure atte a contenere la possibilità di contagio sono ancora ‘in fase di costruzione’", si legge nella nota di Francesco Garzarelli, chief strategist.

Garzarelli fa notare come il differenziale di rendimento tra i titoli di debito a 2 anni delle principali tre economie dell’eurozona (Germania, Francia e Italia), che complessivamente contano per circa i due terzi del Pil, abbia raggiunto valori simili agli inizi degli anni ’90, prima dell’introduzione dell’euro (Francia-Germania 130 punti base; Italia-Germania 583 punti base).

Ma adesso la situazione è ben diversa. Se nei giorni pre-EMU (precedenti all’Unione Economica e Monetaria) l’indebolimento della valuta domestica associato al rialzo dei rendimenti rappresentava un'importante "valvola di sicurezza", almeno per un po’ stimolando la crescita del Pil e aiutando a mitigare l’impatto negativo, ora la pressione sui rendimenti non trova compensazione.
 

Corvo Sfigato

One Shot One Kill
Crisi/ Roubini pessimista: Italia già oltre punto di non ritorno

Roma, 21 nov. (TMNews) - L'Italia ha già oltrepassato il punto di non ritorno della sua crisi finanziaria e nel 2012 sarà obbligata a varare una ristrutturazione obbligata del suo debito pubblico. E' la tesi del centro di ricerche Roubini Global Economics (Rge) dell'economista della New York University Nouriel Roubini che sottolinea come, avendo oltrepassato il rendimento del 7% sui titoli decennali per la prima volta lo scorso 9 novembre, la situazione appaia già compromessa. "Fino a ora nessun paese dell'area euro è riuscito a recuperare la fiducia del mercato una volta che i titoli di Stato hanno oltrepassato la soglia del 7%, con la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo che hanno dovuto richiedere un salvataggio finanziario poco dopo", si legge nella nota riportata dall'agenzia Dow Jones nella quale si ritiene estremamente difficile recuperare la fiducia del mercato una volta che i rendimenti sono saliti fino a tale livello". Rge avverte poi che la dimensione dell'assistenza finanziaria che sarebbe necessaria per l'Italia insieme all'inadeguatezza di una strategia di salvataggio per l'area euro esclude un pacchetto di aiuti attuabile e probabilmente obbligherebbe l'Italia a una ristrutturazione del debito già nel 2012. "Non prevediamo che l'Italia sia in grado di reagire in tempo per affrontare il suo problema del debito con un adeguato consolidamento fiscale e un piano di riforme strutturali".
 

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