chi pisciava in compagnia era figlio di ........

L'Eurozona ha solo 10 giorni di tempo per evitare il crack

Roma - L'Eurozona ha solo 10 giorni di tempo per evitare il crack. Parola di Wolfang Munchau, editorialista del Financial Times. Come mai così poco tempo, si chiederanno anche i più pessimisti?

La risposta di Munchau è chiara: perchè il rialzo dei tassi dei paesi core, il fallimento dell'asta tedesca (della scorsa settimana), l'incremento dei rendimenti dei titoli di stato spagnoli e italiani a breve termine, così come la contrazione dei finanziamenti per le banche, indicano che è quasi tutto finito; a meno che l'Europa, immediatamente, non riesca a sfornare qualcosa che comprenda una unione fiscale, l'utilizzo degli eurobond e un aiuto (più sostenuto) da parte della Bce.

"Ho sentito che ci sono discorsi esplorativi riguardo a un compromesso che racchiuda i tre elementi (di cui sopra). Se il summit europeo riuscirà ad arrivare a un accordo il prossimo 9 dicembre, che corrisponde alla data del suo prossimo meeting, allora l'Eurozona sopravviverà. Se l'accordo non arriverà, l'area rischierà invece un collasso violento. E ci sarebbe anche il rischio di una lunga recessione, possibilmente di una depressione. Dunque, anche se il Consiglio europeo fosse capace di raggiungere un accordo su questa agenda ambiziosa e improbabile, i suoi leader dovrebbero continuare a sfidarsi per i mesi e gli anni a venire".

L'esperto ricorda il "flop" della soluzione del Fondo-salva stati: "L'EFSF - spiega infatti - ha un valore che dipende dalle garanzie offerte dai suoi azionisti. Ma "con la crisi che ha colpito la Francia, il Belgio, l'Olanda e l'Austria, il Fondo stesso è stato colpito dal contagio del male". Di conseguenza, "a meno che qualcosa di davvero drastico accada, l'Eurozona potrebbe spezzarsi molto presto".

Nel suo editoriale Munchau fa riferimento alla riluttanza della cancelliera tedesca Merkel. "La signora Merkel potrà ottenere la sua unione fiscale, ma in cambio ora dovrà accettare gli eurobond. Se si riuscirà a raggiungere un accordo su entrambe (le soluzioni) il problema sarà risolto".

Ma "devo ancora convicermi del fatto che il Consiglio europeo sia capace di raggiungere un accordo sostanzioso, visti i precedenti. Ovviamente, un accordo su qualcosa sarà raggiunto e venduto come piano esauriente. Accade sempre così". Ma la durata dell'efficacia di questi annunci sta diventando sempre più breve. "Dopo l'ultimo summit, l'entusiasmo dei mercati finanziari riguardo all'idea del potenziamento del Fondo salva stati è evaporato in meno di 48 ore".

Concludendo: "L'asta italiana di bond dello scorso venerdì ci dice che il tempo sta per scadere. L'eurozona ha al massimo 10 giorni".

Bruxelles, 30 nov. - (Adnkronos) - "Stiamo entrando in un periodo critico di dieci giorni per completare e concludere la risposta europea alla crisi". E' quanto ha detto il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn, al suo arrivo all'Ecofin, sottolineando la necessita' di "continuare a lavorare su due fronti". Da un lato, secondo Rehn, "dobbiamo assicurarci di avere firewall finanziari necessariamente credibili per contenere le turbolenze finanziarie e, allo stesso tempo, dobbiamo rafforzare ulteriormente la governance economica".

la storia dei 10GG non mi piace neanche un pò ... non hanno trovato una soluzione in 4 anni ... figuriamoci in 10 giorni!!! :eek:
 
Alert: S&P taglia rating di 15 grandi banche

New York - L’agenzia di rating Standard & Poor’s annuncia di aver rivisto al ribasso il merito di credito di 15 grandi istituti bancari, principalmente in Europa e negli Stati Uniti, come risultato del cambiamento dei criteri di giudizio. Dei 37 istituti presi in esame, altri 22 hanno visto mantenere stabile il giudizio, mentre due hanno ricevuto l’upgrade.

Tra i nomi che hanno subito un taglio del rating di un notch, ovvero un terzo di lettera, spuntano: Bank of America Corp, Barclays Plc, Citigroup Inc, Goldman Sachs Group Inc, HSBC Holdings Plc, Morgan Stanley, JPMorgan Chase & Co, Royal Bank of Scotland, UBS AG. e Wells Fargo & Co.

A ricevere l’upgrade sono stati due grandi istituti cinesi: Bank of China Ltd e China Construction Bank Corp. Entrambe sono passate da A- ad A.

Confermato il rating di lungo (A) e di breve periodo (A-1) per UniCredit SpA e per le sue principali controllate. L'outlook rimane "negativo".

Rivisto al rialzo l'outlook, da "negativo" a "stabile", per Credit Suisse, Deutsche Bank e State Street.

Era ormai da un anno che S&P aveva annunciato la possibilità di rivedere il rating di grandi istituti bancari a causa dei cambiamenti di criteri, e pertanto gli analisti non credono che la decisione abbia un impatto significativo nel prezzo dei titoli. In chiusura a Wall Street l’indice dei titoli finanziari ha subito un calo di appena lo 0,6%.
 
è una notizia che deve ancora sortire gli effetti ... ma è negativa e produrrà negatività ... se i mercati non hanno reagito esageratamente male è per dare il tempo di alleggerirsi a chi di dovere ...
 
è una notizia che deve ancora sortire gli effetti ... ma è negativa e produrrà negatività ... se i mercati non hanno reagito esageratamente male è per dare il tempo di alleggerirsi a chi di dovere ...


il fatto è che "chi di dovere" li emana quei report ergo, dovessi basarmi solo su questo, giungerei alla conclusione opposta alla tua, ossia che stanno accumulando :)
 
il fatto è che "chi di dovere" li emana quei report ergo, dovessi basarmi solo su questo, giungerei alla conclusione opposta alla tua, ossia che stanno accumulando :)

allora tu accumula che io vendo ... :)

Roma - "Sulle banche italiane c'è un problema che non può non preoccuparci tutti". E l'allarme lanciato dal presidente della Consob Giuseppe Vegas che, in un'intervista alla Repubblica spiega: "il nostro sistema creditizio ha tra i usoi asset titoli di stato italiani per 160 miliardi e titoli di stato degli altri 'Pigs' per 3 miliardi. A fronte di questo - dice - le nostre banche hanno titoli 'tossici', essenzialmente mutui subprime, per una quota pari al 6,8% del patrimonio di vigilanza contro una media europea del 65,3%.

Ora - aggiunge - secondo le nuove norme di valutazione degli asset stabilite dall'Eba, siamo al paradosso: i titoli di stato in portafoglio vengono considerati 'tossici' per le banche italiane peggio di quanto non lo siano i 'subprime' per le banche straniere". Per Vegas, "il pericolo è che vada definitivamente in tilt il circuito finanza economia reale. In base ai criteri Eba, le banche devono rafforzare il patrimonio e ricapitalizzare. Per farlo hanno due strade: o vanno sul mercato a cercare soldi o vendono asset. In entrambi i casi - sottolinea - il sentiero è strettissimo. Vendere asset vuol dire ridimensionare comunque l'operatività, ma trovare capitali, adesso, è ancora più difficile: vuol dire limitare il circolante, rinuciare alla leva, ridurre i prestiti e dunque strozzare il credito. E qui c'è il possibile corto circuito: che effetto ha tutto questo su un Paese che ha bisogno come il pane della crescita?".

Infine, quanto alla crisi del debito a livello europeo, secondo Vegas "serve un approccio nuovo: la Fed e la Banca centrale inglese stampano moneta. La Bce non può farlo. Questa disparità va risolta. Allora o cambiamo il ruolo della Bce oppure dobbiamo accettare il rischio che l'euro salti e ogni Paese torni alla sua valuta".
 

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