CI SARANNO SEMPRE DEI SASSI SUL TUO CAMMINO. DIPENDE DA TE SE FARNE DEI MURI O DEI PONTI

Dico sempre. Chi gli capita è sua.
Almeno - forse - adesso si renderà conto della cacchiata che ha scritto. Forse 2 volte.

"Un abbraccio a Gloria Cuminetti, (attrice torinese nota x essere contro i decreti sicurezza) colpita in pieno volto da un magrebino clandestino.
Sono convinta che le persone che vivono completamente scollate dalla realtà, x capire di cosa si parla,debbano prima passarci di persona!"
 
Nella speranza che l’attacco ai centri di raffinazione sauditi non abbia provocato eccessivi danni,
vi presentiamo un interessante grafico di Oxford Economics che propone la ricaduta dell’aumento del prezzo del petrolio su inflazione e sulla crescita globale.



Nel grafico viene affrontata l’ipotesi di un aumento dei prezzi del petrolio a tre possibili livelli, 80, 90 e 100 dollari,
con l’impatto sui prezzi (in tonalità di blu) e sulla crescita (in tonalità di rosso) delle tre diverse possibilità.

Un aumento del petrolio a 100 dollari potrebbe portare l’inflazione mondiale a picchi del 5% nel primo trimestre del 2020,
mentre la riduzione massima del tasso di sviluppo del PIL mondiale si avrebbe fra il secondo ed il terzi trimestre del 2020,
con un calo dello stesso di circa 30pb (0,3%) tale da portare lo stesso poco sopra il 2%.

Chiaramente calcoli del genere sono approssimativi e non tengono conto del fatto che le riserve strategiche di petrolio
potrebbero essere facilmente attivate, oltre all’intervento di fonti di approvigionamento alternative al superamento di determinate soglie di prezzo.
 
Ad aprile 2019 il WTI era andato a 65$, ora siamo poco sopra i 60$,
naturalmente bisogna attendere gli sperculatori di war street per vedere fin dove intendono spingere la quotazione,
quindi siamo ancora in un range insignificante di variabilità dei prezzi, ma quello che conta è che The Donald
non può permettersi prezzi più alti, nel caso la riserva strategica U$A è superiore ai 300 Mb
e quella della Barbaria Saudita si aggira intorno ai 200 Mb, è ancora troppo presto per fasciarsi la testa.
 
Pi5stalledioti

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Il concetto di “Trasformismo” nasce in Italia, ma con quello che sta accadendo con il Governo ConteBis sul lato pentastellato
è ad un livello talmente avanzato da far impallidire i “Transformers” delle saghe cinematografiche.

Un Movimento che si trasforma nell’esatto opposto di quello che era, con sempre un nucleo duro di trinariciuti ad elogiare,
non si era mai visto nella storia dell’Italia, anche partendo dalla caduta dell’Impero Romano.

Se pensavate di aver visto tutta l’inventiva a Cinque Stelle scatenata con il “Mandato Zero” vi sbagliavate.

Ora abbiamo la “NON ALLEANZA” inventata da Di Maio per le Regionali.

Non si appoggia il PD, ma si appoggia un candidato “Civico” (scelto dal PD, ça va sans dire) per Umbria ed Emilia Romagna.

Così si può dire che “Non è un’alleanza”, ma si appoggia lo stesso candidato che, passando li per caso, è stato appoggiato dai democratici.

Poi che il PD che lo sceglie e lo appoggia sia lo stesso dello scandalo sanità che ha portato alle dimissioni della giunta,
con lo stesso segretario del partito arrestato, è un fattore di secondo piano.

Honestà Honestà Honestà finchè ci va….

Poi ci “NON ALLEIAMO” anche col partito che, per le accuse di corruzione, ha causato la caduta della giunta precedente,
perchè, dopo, con noi, saranno più lindi di un angelo…. Ps l’annuncio della brillante idea è stato fatto il 15 settembre, quando ancora il 14 si diceva che “Non c’è necessità di accordi…..

Poi c’è la presa per i fondelli di Atlantia: da “TOGLIAMO LE CONCESSIONI” stiamo passando, rapidamente, a “COMPRIAMO AUTOSTRADE.

Quindi dopo il crollo del ponte Morandi, dopo gli arresti dei tecnici, come si legge su Il Fatto,
il Movimento Cinque Fondelli gradirebbe “COMPRARE” autostrade con il denaro di Cassa Depositi e Prestiti e di ANAS, cioè con i soldi dei risparmiatori italiani e dello Stato.

Una bella differenza dal “Togliamo le concessioni senza rimborso”, che verrebbe a premiare per l’ennesima volta Atlantia.
Ci sono già le banche d’affari in ballo e se Benetton (Atlantia) nega è solo per far salire il prezzo, da bravi commercianti.
Naturalmente qualcuno pagherà….

Poi c’è l‘ultimo divertentissimo, movimento di Matteo Renzi che pare intenzionato ad accelerare i tempi e neppure aspettare la Leopolda,
che a questo punto ne sarebbe il primo vagito pubblico, e che parte con il suo gruppo parlamentare, prodromo del partito renziano.

Libero
cita i nomi dei partecipanti, autenticamente da leccarsi i baffi: Anna Ascani e Ivan Scalfarotto, che resterebbero al governo,
Giachetti, Rosato, Boschi, Marco Di Maio, Nobili, Anzaldi, Fregolent, Del Barba, Migliore, Mattia Mor e Marattin.

Una squadra d’assalto giovane e pronta a prendere il potere.

Il buon renzi vuole incontrare quanto prima Conte per dargli il suo “Stai sereno” ed accordargli il supporto,
ma, a questo punto avremmo il Movimento Cinque Stelle non più alleato con PD che all’interno ha Renzi,
ma direttamente con Renzi, anzi con lui come elemento essenziale per avere la maggioranza in Senato (si parla di 5-6 senatori).

Che cosa resta del M5s del”Mai col PDL e con il PD meno L”? Niente, solo chiacchiere e troll.
 
Aggiornamento: dato che foto satellitari mostrano danni estesi agli impianti di raffinazione e stoccaggio,
con la necessità di mesi di lavoro prima di poter tornare alla piena operatività,
si è vista un’esplosione dei prezzi sui mercati dell’Estremo Oriente del 19% sui future, la più alta dalla guerra del Golfo del 1990.









Articolo originale. L’esplosione degli impianti ARAMCO in Arabia Saudita ha tagliato la produzione del regno di almeno 5 milioni di barili al giorno.
Come già detto in un precedente articolo questo porterà ad un forte effetto sui mercati internazionali e, letti alcuni analisti, oltre che avendo le idee più chiare, possiamo azzardare qualche ipotesi.



L’effetto dipenderà soprattutto dalla durata dell’interruzione della produzione, che può variare a seconda dei danni riportati dagli impianti.

Iniziamo a vedere l’effetto che si può produrre all’apertura:

  • nel caso di un’interruzione di una settimana, quindi molto breve, avremmo un effetto sui 5 dollari per barile sul Brent.
  • Questo perchè non ci sarebbero grossi aggiustamenti, e neppure ci sarebbe un grosso vantaggio per i produttori di shale oil americani che hanno un problema di collo di bottiglia distributivo;

  • nel caso di un’interruzione dalle due alle sei settimane avremmo un effetto anche sui contratti a termine e sul Brent
  • avremmo un effetto che potrebbe andare dai 9 ai 14 dollari al barile. Arriveremmo sui 60 euro al barile;

  • se l’interruzione fosse più prolungata, ad esempio oltre le sei settimane , ma fino ai tre mesi , avremmo i prezzi del Brent,
  • che sarebbe il riferimento in questi casi, schizzerebbe di almeno 15 dollari al barile, se non oltre;

  • infine se l’interruzione passasse da 3 ai 6 mesi allora il prezzo schizzerebbe nell’area del 75-80 dollari al barile,
  • Nei tempi più lunghi, molto improbabili, avremmo una ridistribuzione della capacità produttiva con il superamento del collo di bottiglia sullo Shale Oil USA.
Quali sarebbero gli effetti sull’economia mondiale ed europea?

Vediamo un grafico sul collegamento fra inflazione e prezzi del petrolio:



Come del resto intuibile il prezzo del petrolio ha un effetto molto forte sull’inflazione.
In questo caso però, essendo inflazione importata, questa verrebbe a portare ad una diminuzione della capacità di acquisto dei consumatori,
con un possibile calo quindi della crescita economica, in un momento in questa è già in calo per fattori di carattere globale.
 
Ora, va bene che il quoziente medio dei nostri eroi è questo qui, va bene che il livello del dibattito politico-culturale nella repubblica delle banane
è quello che è, va bene che siamo gente di grana grossa che si beve qualsiasi fregnaccia, ma questa faccenda delle poltrone non si può proprio più sentire.

Ma davvero c’è qualcuno che crede che quelli di una parte pensano solo alle poltrone e magnano e bevono e arraffano e razzolano
e grufolano e rubano ed estorcono e ricattano, mentre gli altri vivono di amore, di sapienza, di carità e di temperanza e mai e poi mai
pensano agli affaracci loro perché tutti coesi, adesi e protesi verso il bene della patria, la felicità dei cittadini italiani e, ovviamente, la pace nel mondo?

Ma ci avete veramente preso per un branco di imbecilli, una mandria di popolo bue con l’anello al naso da attaccare al vostro carro delle salmerie?

Quando la politica italiana uscirà finalmente dallo stato di infantilismo, di vittimismo e di estremismo parolaio - in altre parole: di paraculismo -
che lo domina da anni e con il quale infetta ogni comunicazione, ogni tattica, ogni progetto?

Perché non diventiamo tutti quanti adulti e ci diciamo le cose come stanno?

È ovvio che le trattative si fanno sulle poltrone, cioè sugli incarichi, cioè sui posti di potere.
E su cosa si dovrebbero fare? Sul sesso degli angeli?

Le poltrone rappresentano il potere e il potere è uno strumento di lavoro, perché senza potere non si può fare nulla.
Quindi, se una coalizione ha la maggioranza e fa un governo, ovviamente distribuisce le sue quote di comando
nei rispettivi ambiti (interni, esteri, economia…) alla sua squadra. E a chi, sennò? A Madre Teresa? Al Beato Angelico? A Carlo Codega?

E nell’assegnarle, le divide tra i partiti della coalizione e tra le varie correnti dei partiti stessi
(e sai le risate quando salta fuori il solito Pinocchio a trombonare: “Il mio partito non ha correnti!”).

E perché, nelle aziende private come si fa? Ogni capo delega parti di autorità ai suoi vice, non certo a quelli degli altri, altrimenti sarebbe uno sprovveduto.

E perché, il Papa quando seleziona i vescovi e i cardinali non assegna delle poltrone, non segue una logica sì pastorale, ma pure geopolitica?
E che si fa, vogliamo dare del poltronaro pure a lui, tra uno sbaciucchiamento di rosario e un altro?

Il tema - ovvio - è la qualità delle persone che vengono scelte per quell’incarico, la loro cultura, la loro esperienza, il loro talento
la loro lealtà e così via e sarà proprio dalla loro capacità di lavorare e produrre risultati che verranno valutate poi.
Certo che si possono affidare poltrone importanti a professionisti capaci o a perfetti imbecilli - pensate solo al mondo dei giornali… -,
ma questo è l’onere della decisione che risiede nelle mani di ogni premier, di ogni leader.

Questo ragionamento, se spiegato bene e con pazienza, può essere compreso benissimo da uno studente di terza media, anche se non particolarmente sveglio.
Quindi non si capisce perché a noi, che siamo tutti quanti adulti - siamo adulti, vero? -
e dovremmo possedere qualche elemento culturale in più rispetto a un ragazzo, tocca sorbirci questi demagoghi da strapazzo
che ce le piallano da mane a sera con le loro ridicole e ipocrite indignazioni da farisei sulla spartizione dei ministeri, delle aziende statali e della Rai,
curiosamente dimentichi di aver fatto le stesse identiche cose il giro prima e ancor più curiosamente già pronti a fare altrettanto al prossimo.

Ecco, vedete di piantarla tutti quanti, che Carnevale è ancora lontano e da queste parti non c’è proprio niente da ridere.
 
Immagino che abbiate letto parecchie cronache Pontida su quanta gente c’era, sui discorsi e su altre cose,
stavolta facciamo invece una cosa originale diciamo quello che non c’era, anche perché alle kermesse politiche
si mette in evidenza ed in risalto quello che si dice o si vuol far credere,ma proprio per questo è bene porre l’attenzione a ciò che non c’è.

1) C’erano bandiere di tutte regioni, poi quella inglese, catalana, scozzese, serba.
Non c’erano bandiere russe, ne americane (c’erano sempre state), il che può voler dire due cose.
O che Trump e Putin hanno mollato la Lega, o che han deciso di aiutarla in modo più discreto e più massiccio.
Propengo per la seconda ipotesi sia perché c’è stata la polemica sull’aiuto russo, che al momento non si è visto
(ma credo ci sarà in campagna elettorale), sia perché Salvini non ha detto nulla sui fruttti del suo viaggio negli Stati Uniti.
Vorrei far notare che alcuni gruppi organizzati a Pontida chiamavano Conti GiuseppI col nome che gli aveva dato la Merkel e che è stato ripreso da Trump.
Si sa che Trump non sbaglia mai il nome, quando lo fa è perché il messaggio va letto al contrario (cosi faceva da imprenditore se voleva silurare qualcuno).
Vale la regola che il nemico del mio nemico è mio amico e qua il nemico è la Merkel.

2) Non c’erano poliziotti e carabinieri in divisa nel pratone e nelle immediate vicinanze a differenza delle altre volte.
Erano attorno , fuori (il che non vuol dire che non c’erano, ma che erano senza divisa). Perché ?
Una spiegazione è che o Salvini si fidava del suo servizio d’ordine o che non voleva mostrare troppo la sua recente carica di Ministro dell’Interno.

3)Non si vedevano elementi di folclore bossiano, mancavano i tizi vestiti da barbari, ad esempio, e pure la musica celtica.
(Quando Salvini va a commerare i caduti c’è un inno in Inglese,cantato piuttosto bene, ai caduti per la patria).
Inutile ricordare che Salvini il messaggio che l’Italia non è schiava di nessuno lo pronuncia in diverse lingue.

4)Mancano i tendoni sul pratone. Quelli regionali e quelli strettamente della Lega come Radio Padania sono altrove,
quelli in cui si vende un po’ di tutto sembrano spariti. Può essere una mossa logica vista la marea di gente
che l’organizzazione non saprebbe dove mettere, ma non credo.

5) E’ la prima volta che non vedo parlare Bossi (Salvini lo ha omaggiato come fondatore, ma non c’era, non c’era neanche Maroni).
Può essere un caso ,ma mi ricordo due cose che qualche anno fa a Bossi tolsero il microfono e Zaia e Maroni praticamente lo tirarono via dal palco perché si ripeteva.
Mi ricordo pure che l’ultimo tentativo di delegittimare Salvini invocando il riallacciamento dei rapporti con Berlusconi e l’Europa fu fatto da Bossi a Pontida e fallì.
Per cui non credo che l’assenza sia casuale.

Conclusione: sarebbe ora di smettere di dipingere Salvini come un rozzo ignorante furbo.
I fatti dicono che la di là dei modi a volte popolareschi agisce come un fine politico e medita le sue mosse, rispetta normalmente quel che dice,
ma bisogna prestare attenzione a quel che non dice perché è lì che nasconde la sua intelligenza politica.
La Lega è ora quasi tutta in mano sua, gli unici che potevano infastidirlo (Zaia per esempio) se li sono giocati i suoi nemici
bloccando l’autonomia regionale ed è completamente fallito il tentativo di screditare Salvini perso il ministero,almeno all’interno della Lega.
 
L’esplosione dell’impianto di raffinazione saudita pone al centro dell’interesse la guerra fra l’Arabia Saudita ,
uno stato organizzato, ricco di risorse e tecnologicamente moderno,
e gli Houthi, un insieme di tribù sciite che abitano la povera regione dello Yemen.

Come mai gli Houthi non sono stati ancora sconfitti, anzi presentano un problema militare piuttosto complesso, e, dopo quello che è successo ieri, pericoloso ?

Iniziamo chiedendoci quale sia il motivo della guerra di Mohammad Bin Salmad, come sia partita.

Il Principe saudita voleva reinsediare il presidente yemenita Abdrabbuh Mansur Hadi, cacciato dalla sua capitale Sanaa, fin dal 2015.

L’Arabia ha posto una marea di mezzi nello scontro, a partire dal un armamento possente e costoso acquistato in USA, Uk, Francia ed Italia.
A questi si sono affiancati torme di consiglieri militare (o mercenari) provenienti da tutto il monto arabo, occidentale e dagli USA,
oltre all’appoggio dei paesi arabi tranne il Qatar. Al confronti gli Houthi godono di un appoggio solo dall’Iran.
Il tutto è poi reso più complesso dalla presenza di nuclei di Al Quaida e da separatisti vari.



L’Arabia avrebbe applicato un blocco totale aereo e navale.
Utilizziamo il condizionale perchè se gli Houthi riescono a lanciare i droni, significa che qualcuno riesce ad inviare loro i componenti
e che quindi il blocco è inefficace contro il contrabbando militare, pur riuscendo a rendere la vita dei cittadini comuni molto complessa.

In realtà la guerra in Yemen sta sempre più assomigliando a quella degli USA in Vietnam:
da un lato una superpotenza con mezzi apparentemente illimitati, ma senza un obiettivo strategico chiaro e soggetta al logoramento sia sui media, sia sul fronte.
Dall’altro un combattente che viene progressivamente indurito dalla guerra, combatte a casa sua , diventa man mano più esperto
e riesce comunque a far filtrare armi ed approvvigionamenti. Solo che l’evoluzione tecnologica ha reso la guerra asimmetrica ancora più insidiosa.

Il presidente Hadi vive tranquillamente a Riad ed anche se tornasse a Sanaa potrebbe restarci solo sulle baionette saudite,
quindi l’obiettivo strategico è fallito, esattamente come in Viet Nam.

I Combattenti Houthi riforniti dall’Iran, sono un osso troppo duro per i Sauditi, abituati alle comodità e, al massimo, a sganciare bombe da un aereo modernissimo.
Gli”Assistenti militari” che li coadiuvano obbediscono alla prima legge dei mercenari: portare a casa la pelle per godere della paga,
e, tra l’altro, con i loro comportamenti verso i civili hanno inviso i media internazionali.

Tutto questo è stato peggiorato dalla diversa tecnologia rispetto agli anni 60/70:
se sarebbe stato impensabile un attacco di Hanoi agli USA o perfino ad una base americana nel pacifico,
le moderne tecnologie, anche ad un livello non elevato, permettono agli Houthi di portare la guerra nel terreno saudita mettendo in grave difficoltà il sistema economico Saudita.

A questo punto, come per gli USA in Vietnam, le soluzioni sono solo due, e di carattere opposto:

  • allargare il livello del conflitto coinvolgendo le parti che aiutano gli Houthi, in modo da riuscire a strangolarli;

  • cercare una forma elegante per sganciarsi, cercando di minimizzare sia l’apparenza sia gli effetti di quella che, a tutti gli effetti, è una ritirata.
Alla fine ci sono ancora situazioni in cui la testardaggine di un popolo (con un po’ di aiuti esterni)
può vincere contro una potenza economicamente e militarmente molto superiore.
 

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