CI SARANNO SEMPRE DEI SASSI SUL TUO CAMMINO. DIPENDE DA TE SE FARNE DEI MURI O DEI PONTI

Ieri il Dipartimento di Giustizia USA (DoJ) ha accusato il Direttore dell’ufficio, Desk, di trading di metalli preziosi, Michael Nowak,
ed alcuni suoi collaboratori di aver agito con uno
Schema massiccio e multilivello per manipolare il mercato dei future sui metalli preziosi per defraudare i partecipanti al mercato“.

Come riportato dal testo dell’accusa e riferito dall’assistente procuratore Brian Benczkowski
Il fatto rientra nei reati puniti dal RICO perché si basa su una condotta diffusa, che mostra migliaia di episodi su un periodo di otto anni”.

Cosa è il RICO?

Il “Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act” è una norma che allarga l’associazione a delinquere
e fu varata nel 1970 appositamente per combattere le gang mafiose. Con il RICO il mandante di un reato viene ad essere imputato
anche per i reati che altri facenti parte dell’organizzazione hanno commesso su ordine dei capi, tagliando un buco legale
che impediva ad una persona di essere imputata al posto di un’altra. Però l’applicazione di questa specifica norma,
studiata ad hoc per il crimine organizzato, fa si che il Desk metalli prezioni di JP Morgan sia stato comparato ad un’associazione mafiosa.

Tutto il linguaggio utilizzato dal DoJ è particolarmente duro e fa presagire che si seguiranno strade innovative, nel diritto, per perseguire i colpevoli.

L’accusa, che è stata costruita dall’FBI, parla di un comportamento fraudolento per far variare la domanda,
l’offerta e la quantità dei metalli preziosi sul mercato in modo fraudolento, in modo da manovrarne le quotazioni e quindi i prezzi.

Tutto questo avrebbe quindi defraudato gli operatori creando delle false bolle che poi avrebbero danneggiato gli altri operatori.

Lo stesso scandalo ha colpito altre grandi banche a fianco di JP Morgan.

Deutsche Bank, HSBC e UBS, che però si sono già dichiarate colpevoli pagando ciascuna una sanzione di 50 milioni di dollari alla CFCT, l’organo di controllo federale sui future.

Ora quando parlerete di “Metodi mafiosi” da parte della grandi banche lo potrete fare a ragione veduta.
 
«La telefonata è arrivata alle 15 e 46 di ieri da un numero che non avevo in agenda.
E chissà perché (non lo faccio mai con numeri che non conosco) l’ho presa.

“Sono Franceschini, ciao…”. La voce era inconfondibilmente quella di Dario Franceschini,
neo ministro dei Beni culturali e del Turismo nel governo rossogiallo di Giuseppe Conte.

Non era un caso se in agenda non avevo il numero: in venti anni e più nessuno dei due aveva mai telefonato all’altro.

Così di istinto mi sono chiesto: “Chissà che avremo combinato sul Tempo per ricevere la sua chiamata?”,
ma a lui (… (…) ho semplicemente risposto: “Buongiorno Dario…”, e il ministro ha proseguito come un treno:

“Senti, io mercoledì sono a Ferrara, quindi se puoi anche tu, vieni e ti posso fare vedere quell’immobile che ti avevo detto.
Anche se sono ancora in attesa della autorizzazione a trasformarlo da B&B ad alloggio per gli studenti…””».

A raccontarlo in prima pagina sul Tempo il direttore Franco Bechis.
«A quel punto senza dirgli chi ero (era lui a telefonarmi), ho interrotto il ministro del Pd: “Caro Dario, credo abbia sbagliato numero…”.

E lui, di evidente fretta: “Ah, ho sbagliato? Scusi…”, e ha riattaccato.

Capita a tutti di sbagliare numero, ovviamente.
Ma – prosegue Bechis – ci vuole una certa sfortuna quando un ministro che vuole affrontare questioni private,
sbaglia numero e inizia a raccontarle a un giornalista. Perché, si sa, la categoria ha il difetto di essere piuttosto curiosa e chi vi scrive curiosissimo.
E una storia di B&B di proprietà del ministro del Turismo che ora vuole lanciarsi nella accoglienza studentesca
può diventare parecchio golosa, e comunque meritevole di essere approfondita. Via alle ricerche sulla banca dati del catasto, dunque».

La ricerca del Tempo al catasto
«La casa giusta è proprio quella della famiglia originaria: nel suo testamento Giorgio Franceschini la lasciò alla moglie Gardenia Gardini e ai due figli Dario e Flavia.
Nel gennaio dell’anno scorso purtroppo è venuta a mancare anche mamma Gardenia, e la palazzina è divenuta di proprietà dei due fratelli: il politico Dario e l’artista Flavia.
Che farne?
Ecco l’idea: trasformarla in un B&B. Anche se di trasformazione ce ne è stata davvero poca.
La casa – sottolinea il direttore – è quasi identica a quella dove è cresciuto il futuro ministro dei Beni culturali e del Turismo.
Oggi si chiama Dimora Marfisa d’Este, ed è diventata dai primi del 2019 una sorta di boutique dell’ospitalità di lusso».

Il Tempo poi svela che “ovunque le recensioni degli ospiti sono entusiaste, sia per il fascino degli ambienti che per la bontà della prima colazione,
ma anche e soprattutto per la cortesia e l’affabilità della padrona di casa, Flavia, che è appunto la sorella del ministro.
Su Booking il voto è davvero altissimo: 9,8. Le prenotazioni sono quasi impossibili: sempre tutto occupato,
troviamo una stanza a fine novembre e il prezzo sembra buono, di poco sopra i 100 euro a notte”.

«Perché mai di fronte a tanto successo – si chiede Bechis – cambiarne la destinazione d’uso?

Oltretutto quei locali antichi e quel mobilio prezioso non sono proprio il massimo in mano a studenti un po’ distratti (a meno che il progetto non riguardi solo i locali ristrutturati). "
 
Che felicità. A centinaia stanno arrivando. W i pi5stalledioti.........adesso poi ce n'è un altro.


Nella mattinata di oggi, martedì, un (immigrato) ha aggredito alle spalle un militare, pugnalandolo alla gola.

Poi, quando è stato placcato e arrestato, si è messo a urlare più volte "Allah Akbar! Allah Akbar!".

L'episodio nel piazzale Duca D’Aosta, antistante allo scalo ferroviario meneghino, che rimane una zona critica a causa dell'elevata presenza di clandestini.

Lo straniero si è servito di un paio di forbici per colpire il militare impegnato nel servizio "Strade Sicure".
Ferito al collo, è stato medicato sul posto dal personale del 118 e dunque traportato – in codice verde –
all'ospedale Fatebenefratelli: le sue condizioni non sono gravi e non è appunto in pericolo di vita.

Secondo quanto risulta, l'uomo - originario dello Yemen - era già stato denunciato dai carabinieri della Radio Mobile per minacce e resistenza a pubblico ufficiale.
Gli inquirenti stanno ora valutando se si sia trattato del gesto di uno squilibrato o di un attacco terroristico.

"Da tempo denuncio il degrado, l'insicurezza e la criminalità che hanno preso il sopravvento in piazza Duca d'Aosta,
ma il Comune fa sempre finta di non sentire ed ecco i risultati. Se uno di quei balordi extracomunitari che popolano
la zona della stazione Centrale arriva a colpire da dietro e senza motivo un uomo dell’esercito significa che il tanto decantato modello Milano non esiste.
Sala e compagni come fanno a non accorgersi che quest'area è completamente fuori controllo? Deve essere ucciso qualcuno prima che si sveglino?"
 
Ahahahah buffoni e tornano pure gli sfruttatori di alarm phone. Chissà chi gli ha comprato il cellulare satellitare a questi trafficanti ?

Il governo giallorosso già china la testa. Circa 90 migranti sono stati soccorsi attorno alle 4.40 del mattino dalla Guardia Costiera italiana.

L'intervento è stato accordato dopo che su Twitter i volontari di Alarm Phone, l'associazione che si occupa di monitorare
e segnalare le situazioni di emergenza dei barconi che attraversano il Mediterraneo, aveva lanciato l'allarme.

Peccato che che l'imbarcazione si trovasse in acque Sar maltesi e che, quando i militari italiani hanno chiesto il trasbordo, la Valletta glielo abbia negato.
 
....e l'europa si è subito attivata per ridistribuirli fra lombardia, trentino, piemonte, emilia romagna e toscana... non sia mai che restino tutti nello stesso punto di arrivo
 
Sbaglio o la Guarda Costiera è pagata dagli italiani???? E svolge la funzione di taxi traghettatore complice degli scafisti????
Ribellatevi in nome del popolo italiano!!!
 
L’attuale legge elettorale attribuisce circa 1/3 dei seggi col sistema dei collegi uninominali a turno unico
(vince chi prende un voto in più secondo il principio first-past-the-post, all’inglese)
e circa 2/3 col sistema proporzionale senza preferenze, con listini bloccati brevi e coi nomi dei candidati indicati sulla scheda elettorale.

Si tratta di un sistema a forte componente proporzionale, ma l’assenza del voto disgiunto e la possibilità di formare coalizioni tra liste
rappresentano una discreta correzione maggioritaria. Sufficiente per spedire Salvini al governo.

Per questo Renzi e Grillo la vogliono sostituire con il proporzionale.

Ed ecco che interviene la proposta della Lega: un referendum abrogativo che tolga la parte proporzionale dal Rosatellum
e lo trasformi in un sistema puramente maggioritario, all’inglese, con 618 collegi uninominali alla Camera e 309 al Senato.
Vince in ciascun collegio chi prende un solo voto in più degli altri, quindi una coalizione Salvini-Meloni
si aggiudicherebbe la stragrande maggioranza dei seggi in Parlamento. Trattandosi di referendum abrogativo,
per la sua validità occorre che si rechino alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto.
Un quorum molto alto che spiega la recente apertura di Salvini a Berlusconi. Tutto il centrodestra al 50% di votanti ci arriva sicuro.

Il problema è un altro.

Il referendum abrogativo, qualora fosse raggiunto il quorum e vincessero i sì all’abrogazione, produce effetti giuridici immediati
con la diretta caducazione delle norme di cui al quesito referendario.

Ciò presenta una grana di natura schiettamente giuridica: Ia giurisprudenza costituzionale è orientata da tempo
ad ammettere solo quesiti referendari che, nel caso producessero la conseguenza abrogativa delle norme di cui al quesito,
sortiscano l’effetto di una legge – seppur parzialmente abrogata – immediatamente applicabile senza la necessità
di un intervento parlamentare nel ridisegnare collegi o circoscrizioni.

Nel caso in questione, il quesito riguarderebbe l’abrogazione dell’intera parte proporzionale prevista dal Rosatellum,
con la conseguente necessità per il Parlamento di rimetterci le mani nel caso il referendum passasse,
quantomeno per ridisegnare i collegi uninominali visto che oggi sono solo poco più di 1/3.

Roberto Calderoli
, autore di una legge elettorale (il Porcellum) dichiarata incostituzionale,
dice che formulerà un quesito molto lungo e dettagliato di tre pagine tale da rendere non necessario un successivo intervento parlamentare che ridisegni i collegi.

Non conosciamo il quesito, ma il dubbio resta: oggi, a Rosatellum vigente, il territorio nazionale è suddiviso
in 232 collegi uninominali per l’elezione della Camera e 116 per l’elezione del Senato.

È difficile che un referendum abrogativo della parte proporzionale (collegi plurinominali)
possa attraverso il quesito proposto agli elettori ridisegnare 618 e 309 collegi uninominali.

Fatto sta che, solo per questo problema, il quesito potrebbe essere dichiarato inammissibile dalla Corte.

Sia chiaro, la giurisprudenza può sempre mutare (non è legge, è solo un orientamento),
ma è molto difficile che i giudici della Consulta (o quelli degli uffici della Cassazione che hanno un potere di controllo formale sul quesito)
decidano di fare un piacere a Salvini. Tranne qualcuno, li ha tutti contro.

Ammettiamo comunque che il quesito superi il vaglio di ammissibilità. Pd e 5Stelle ricorrerebbero a tre contromosse:

  1. La prima.
  2. Entro la data del referendum (cioè prima che questo si tenga),
  3. Renzi potrebbe spingere per l’approvazione da parte del Parlamento di una legge elettorale proporzionale,
  4. in modo tale che il referendum abrogativo sarebbe inutile perché su una legge (il Rosatellum) che non c’è più.
  5. E’ già accaduto nel 2017 con alcune norme del Jobs Act, quando il Pd abrogò i voucher prima che gli italiani fossero chiamati a votare per abrogarli,
  6. in modo da rendere inutile il referendum indetto su iniziativa della Cgil, che in effetti non si tenne più.
  7. Era già stata addirittura fissata la data al 28 maggio 2017, ma il mutamento normativo rese non fattibile il quesito referendario.
  8. Una cosa che il Pd, allo scopo di vanificare il referendum di Salvini, potrebbe fare anche questa volta.

  9. La seconda.
  10. Ammettiamo che Pd e 5Stelle non si muovano prima e il referendum passi.
  11. La maggioranza parlamentare giallo-rossa potrebbe fregarsene del voto popolare (come ha dimostrato di fare recentemente)
  12. e approvare ugualmente una legge elettorale proporzionale. Questo indipendentemente dal fatto se passi o meno
  13. la riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.
  14. Il Parlamento può sempre fare ciò che vuole, anche in direzione contraria alla volontà popolare.
  15. Purtroppo, ma è così. Di esempi ce ne sono tanti.

  16. Terza contromossa, quella più sottile.
  17. L’alleanza di governo Pd-5Stelle non nasce su un progetto, ma contro una persona, contro Salvini.
  18. Questo nuovo centrosinistra, che attualmente rappresenta la maggioranza parlamentare così detta giallo-rossa,
  19. potrebbe addirittura rispettare l’eventuale esito abrogativo del referendum e approvare una nuova legge elettorale
  20. come da indicazione popolare, quindi maggioritaria. Ma a doppio turno, similare a quella francese.
  21. In questo modo, al secondo turno, 5Stelle e Pd (unitamente al nuovo partito di Renzi che nascerà tra poco)
  22. sosterrebbero insieme i candidati dell’uno e dell’altro in tutti i collegi uninominali in cui si vota al secondo turno, in modo da far perdere i candidati di Salvini.
Insomma, il referendum abrogativo – sempre che il quesito superi le forche caudine dell’ammissibilità –
può trasformarsi certo in un plebiscito popolare a favore del leader della Lega,
che in questo modo metterebbe sotto forte pressione il governo Conte bis,
ma la nuova maggioranza potrebbe utilizzare il risultato per dar vita ad una nuova legge elettorale,
sì, maggioritaria, ma col doppio turno alla francese. Una bella fregatura: Salvini farebbe la fine di Le Pen.
 
Il prode Matteo Renzi ha anticipato i tempi di una decisione già presa da luglio e se ne va con i suoi venti deputati e dieci senatori.

Tutta la sinistra è la stampa, veteropiddina, lo ha attaccato, dandogli dell’antistorico al limite del traditore.
Come, tutto il mondo si unisce, e tu ti vuoi separare?

In realtà la sua mossa è l’unica che potesse fare, per ospitare il suo ego, e la sua ambizione, smisurati, anche in prospettiva futura.
Nel PD sarebbe stato un capocorrente qualsiasi, un Franceschini qualsiasi.
Immaginate essere solo un Franceschini? Invece ora può essere “Capitano del suo destino.

Le prospettive sono meno peggiori di quanto gli avversari gli augurino. Infatti:

  • radicalizza in PD a sinistra. Ora Renzi è il centro sinistra ed il PD la sinistra e basta, e questo in Italia non porta bene;

  • nel governo diventa essenziale, soprattutto al Senato, e non mancherà di chiederne un riconoscimento. Il “Conte stai sereno” é il grido del proprietario che passa a chiedere la pigione;

  • in prospettiva elettorale, se ci sarà una legge proporzionale, si prepara il suo spazietto, il suo PRI e PSDI del pentapartito di democristiana memoria;

  • se ci sarà una legge maggioritaria avrà una forte leva nella lotta per i seggi da assegnare, e ne otterrà di più che una corrente dei PD, con la minaccia di correre da solo.
  • Del resto Renzi è fortissimo in una delle poche aree ancora sicure per il PD, cioè Firenze;

  • in prospettiva Renzi può attivare la parte carfagnana di Forza Italia, un partito in via di estinzione che comunque libererà un paio di milioni di voti.
Al contrario di quanto dicano quindi i soliti mass media la scissione era l’unica via possibile per Renzi, soprattutto nell’ottica della sua vita politica.
Nella sua natura non poteva essere diverso, anche perchè il tosco ragiona in modo strategico, alla Cesare,
secondo il quale “Meglio essere primo qui che secondo a Roma”, ed è meglio essere leader di se stessi che portatori d’acqua ad altri.

Molti parlano di ” Tentativo Macroniano”, ma attenzione, il macronismo è una degenerazione del sistema elettorale a due turni.
Senza un’operazione del genere non può esserci il “Macronismo italiano”, sempre ammesso che il macronismo
riesca a sopravvivere dopo la prossima tornata elettorale e non si squagli al sole come un Sarzoky o come un Hollande qualsiasi.
Del resto quanto possiamo augurarci un governo autoritario basato sull’appoggio di un terzo della popolazione?
In Italia non abbiamo avuto i Gilet Gialli solo perchè avevamo un governo con l’approvazione del 60% dei cittadini.
Vogliamo proprio la degenerazione totale della democrazia?

Comunque prepariamoci: “Giuseppe stai sereno” ci riporta al governo “Da consumarsi preferibilmente entro” una data che varia fra uno e tre mesi.
Quando disse “Enrico stai sereno” lo liquidò in meno di un trimestre. Oggi ha perfino più potere di allora, e senza limiti interni.

Quando inizierà a far ballare l’avvocato del centrosinistra?
 
Ed eccolo qui il "bastone" per renzi.

Acque agitatissime in Forza Italia.
I berlusconiani dissidenti e più critici verso la linea di Salvini sarebbero almeno una cinquantina.
Di sicuro 25 deputati e almeno 15 senatori.

Secondo un retroscena apparso oggi su La Stampa starebbero pensando a formare gruppi autonomi,
sul modello della scissione renziana, e a tirare le fila del progetto ci sarebbe Gianni Letta.

“Se questi berlusconiani dissidenti – scrive La Stampa – non sono già passati all’azione
è perché aspettano un segnale dalla figura che sarebbe meglio in grado di rappresentarli, cioè Mara Carfagna.
La quale esclude trattative con Renzi e nega di preparare un’altra scissione dopo l’eresia di Toti”.

Stasera questi parlamentari in fibrillazione si riuniranno a cena proprio con Mara Carfagna.
E Berlusconi ne è stato informato. Ma cosa ha in mente il leader di Forza Italia?

Sempre secondo La Stampa avrebbe confidato in giro che spera che un domani Salvini possa eleggerlo al Quirinale.
“Vorrei lasciare la politica con questo regalo ai miei figli”.
 
C'è sempre qualcuno che deve farla fuori dal vaso, quando sarebbe molto meglio
che si guardasse in casa propria e non interpretasse le circostanze ad uso e consumo proprio.
Le parole di Salvini sono state molto chiare : Bambine portate via alla mamma e al papà, a Bibbiano e in altri comuni italiani

A Pontida Matteo Salvini non aveva direttamente associato la storia della ragazza con Bibbiano,
ma l’urlo «mai più bambini strappati alle famiglie» è sembrato a tutti un chiaro riferimento alla vicenda utilizzata anche in Parlamento
- durante il dibattito sulla fiducia al Conte bis - per attaccare il Partito Democratico.

E, dopotutto, lo stesso Salvini su facebook aveva sposato la linea dell’ambiguità:
«Ringrazio questa mamma e questa bimba che hanno avuto coraggio: è una delle tante, troppe bambine portate via alla mamma e al papà, a Bibbiano e in altri comuni italiani».

Ecco, per il caso in questione buona la seconda.

A svelare che la giovane simbolo dello “scandalo” dei bimbi allontanati dalle famiglie non avesse nulla a che fare con Bibbiano era stata Selvaggia Lucarelli.
 

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