Val
Torniamo alla LIRA
"Luca era di una bontà incredibile, non era capace di dire di no a nessuno:
nel corso della sua vita ha intessuto amicizie profondissime con molte persone" le parole del fratello Matteo,
confermate dal "via vai" di persone che si sono susseguite durante la mattinata.
"La gara più bella, fatta con mio fratello, è stata a Saint Tropez: io alle manette e Luca al volante;
abbiamo visto davanti a noi altre barche ribaltarsi, 3 incidenti uno dietro l'altro, finché Luca mi ha detto
"molla, molla". In quell'occasione me ne ha dette dietro tantissime".
Commosso e ancora provato dall'incidente nel quale è rimasto coinvolto anche Mario Invernizzi, l'imprenditore lecchese unico superstite della tragedia di Venezia.
Anche lui questa mattina ha voluto rendere omaggio all'amico Luca.
''E' inutile raccontare le bugie, non era la mia ora: nessuno era legato, nessuno aveva il casco perché è impensabile poterlo fare per 18 ore'',
ci ha detto visibilmente scosso, più emotivamente che fisicamente, concendendo qualche parola rispetto ai quei drammatici istanti
che hanno preceduto lo sbalzo dall'imbarcazione che viaggiava a 140 km/h.
"Invernizzo", come veniva chiamato da Buzzi, ha raccontato di aver ceduto la guida dell'imbarcazione, dopo 7 ore e mezza al volante,
per le ultime 20-30 miglia, poco prima che il potente motoscafo progettato dall'ingegnere si schiantasse contro la "lunata" del Lido di Venezia,
costruita a protezione delle opere del Mose.