Val
Torniamo alla LIRA
Bisogna far presto e bene perché si muore diceva un caro amico a cui devo molto.
Le più grandi economie del mondo ossia quelle di SU, Cina e Ue sono in piena guerra commerciale tra loro
in un momento in cui anche la supremazia del dollaro e il relativo ordine mondiale da esso sotteso risulta pericolosamente in discussione.
L’Europa ha nascosto i sintomi delle proprie patologie per rafforzarsi nei confronti del resto del mondo; ha, però, aumentato la sua dipendenza dalla congiuntura internazionale,
Ha, inoltre, influito negativamente sulla ripresa mondiale e sta soffiando sulle tensioni geopolitiche.
La crisi che attraversa non a caso è una crisi di fiducia reciproca tra i suoi membri.
Non solo non ci si fida più l’uno dell’altro ma spesso ci si offende e insulta reciprocamente e sistematicamente
, fino ad evocare nuovamente quei demoni nazionalistici che si volevano fugare.
È comunque necessario un recupero del margine di azione nazionale da distinguere decisamente dal discorso nazionalistico.
Le condizioni per cui il conflitto da commerciale possa degenerare in militare ci sono tutte.
È nel cercare di arricchirsi alle spalle degli altri (accumulando surplus a spese dei deficit altrui), come è nella logica della scelta mercantilista,
il suo tratto profondamente guerrafondaio che conduce inesorabilmente dalle guerre commerciali alle guerre combattute con gli eserciti.
Tutto sembra purtroppo muoversi in questa tragica direzione:
i cinesi hanno preso ad armarsi a ritmo crescente (già oggi spendono un quarto del budget militare americano);
la aggressiva estensione della Nato verso Est;
la rottura del trattato INF;
la adozione di dottrine militari quali il First Strike Atomico a sostituzione del più rassicurante (si fa per dire…) equilibrio del terrore dei tempi della prima guerra fredda;
la declassificazione di armi nucleari depotenziate, da strategiche a tattiche, ossia usabili nei teatri di guerra convenzionale (vedi il documento Nuclear Operations);
la preparazione alla guerra che procede spedita, come riportato nel documento Providing for the Common Defence,
da cui si evince come gli statunitensi, pur consapevoli che stavolta non sarà una passeggiata
e che il popolo americano dovrà essere pronto a subire enormi perdite di beni e vite umane,
finanche sul proprio territorio nazionale, la guerra sia ormai da considerarsi necessaria non trattandosi ormai di decidere se, ma solo quando…
Non è a caso che i nostri costituenti, con alle spalle le grandi crisi economiche provocate da quegli stessi sistemi economici liberisti/mercantilisti,
che oggi hanno ripreso il sopravvento, e che allora portarono ai totalitarismi e alle grandi guerre globali ne fossero pienamente consapevoli,
e la nostra Costituzione dichiararono di scriverla in modo tale che non accadesse mai più.
Dai verbali della Costituente:
«Se si lascia libero sfogo alla legge della libera concorrenza e alla libera iniziativa animata solo dal fine del profitto personale,
si arriva pur sempre al super capitalismo e così a quelle conseguenze fra le quali primeggia la guerra tremenda che fu la rovina di tanti popoli»
Gustavo Ghidini, 1947
«è effettivamente insostenibile la concezione liberale in materia economica, in quanto vi è necessità di un controllo
in funzione dell’ordinamento più completo dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggiore benessere possibile.
Quando si dice controllo della economia, non si intende però che lo Stato debba essere gestore di tutte le attività economiche,
ma ci si riferisce allo Stato nella complessità dei suoi poteri e quindi in gran parte allo Stato che non esclude le iniziative individuali, ma le coordina, le disciplina e le orienta»
Aldo Moro, 1947
Le più grandi economie del mondo ossia quelle di SU, Cina e Ue sono in piena guerra commerciale tra loro
in un momento in cui anche la supremazia del dollaro e il relativo ordine mondiale da esso sotteso risulta pericolosamente in discussione.
L’Europa ha nascosto i sintomi delle proprie patologie per rafforzarsi nei confronti del resto del mondo; ha, però, aumentato la sua dipendenza dalla congiuntura internazionale,
Ha, inoltre, influito negativamente sulla ripresa mondiale e sta soffiando sulle tensioni geopolitiche.
La crisi che attraversa non a caso è una crisi di fiducia reciproca tra i suoi membri.
Non solo non ci si fida più l’uno dell’altro ma spesso ci si offende e insulta reciprocamente e sistematicamente
, fino ad evocare nuovamente quei demoni nazionalistici che si volevano fugare.
È comunque necessario un recupero del margine di azione nazionale da distinguere decisamente dal discorso nazionalistico.
Le condizioni per cui il conflitto da commerciale possa degenerare in militare ci sono tutte.
È nel cercare di arricchirsi alle spalle degli altri (accumulando surplus a spese dei deficit altrui), come è nella logica della scelta mercantilista,
il suo tratto profondamente guerrafondaio che conduce inesorabilmente dalle guerre commerciali alle guerre combattute con gli eserciti.
Tutto sembra purtroppo muoversi in questa tragica direzione:
i cinesi hanno preso ad armarsi a ritmo crescente (già oggi spendono un quarto del budget militare americano);
la aggressiva estensione della Nato verso Est;
la rottura del trattato INF;
la adozione di dottrine militari quali il First Strike Atomico a sostituzione del più rassicurante (si fa per dire…) equilibrio del terrore dei tempi della prima guerra fredda;
la declassificazione di armi nucleari depotenziate, da strategiche a tattiche, ossia usabili nei teatri di guerra convenzionale (vedi il documento Nuclear Operations);
la preparazione alla guerra che procede spedita, come riportato nel documento Providing for the Common Defence,
da cui si evince come gli statunitensi, pur consapevoli che stavolta non sarà una passeggiata
e che il popolo americano dovrà essere pronto a subire enormi perdite di beni e vite umane,
finanche sul proprio territorio nazionale, la guerra sia ormai da considerarsi necessaria non trattandosi ormai di decidere se, ma solo quando…
Non è a caso che i nostri costituenti, con alle spalle le grandi crisi economiche provocate da quegli stessi sistemi economici liberisti/mercantilisti,
che oggi hanno ripreso il sopravvento, e che allora portarono ai totalitarismi e alle grandi guerre globali ne fossero pienamente consapevoli,
e la nostra Costituzione dichiararono di scriverla in modo tale che non accadesse mai più.
Dai verbali della Costituente:
«Se si lascia libero sfogo alla legge della libera concorrenza e alla libera iniziativa animata solo dal fine del profitto personale,
si arriva pur sempre al super capitalismo e così a quelle conseguenze fra le quali primeggia la guerra tremenda che fu la rovina di tanti popoli»
Gustavo Ghidini, 1947
«è effettivamente insostenibile la concezione liberale in materia economica, in quanto vi è necessità di un controllo
in funzione dell’ordinamento più completo dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggiore benessere possibile.
Quando si dice controllo della economia, non si intende però che lo Stato debba essere gestore di tutte le attività economiche,
ma ci si riferisce allo Stato nella complessità dei suoi poteri e quindi in gran parte allo Stato che non esclude le iniziative individuali, ma le coordina, le disciplina e le orienta»
Aldo Moro, 1947