CI SARANNO SEMPRE DEI SASSI SUL TUO CAMMINO. DIPENDE DA TE SE FARNE DEI MURI O DEI PONTI (1 Viewer)

Val

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Per non dimenticare.

Un bel po’ di dati concentrati sulla contribuzione alla UE, quanto paghiamo, quanto otteniamo, il tutto in una sola, semplice, infografica.

Primo dato :
LIVELLO DI FIDUCIA NELLA UE. CI CREDE 44 NON CI CREDE, 46

SECONDO DATO :

MAGGIORI CONTRIBUTORI NETTI 2018

  • GERMANIA 17213 MILIONI DI EURO;
  • REGNO UNITO 9,770 MILIONI;
  • FRANCIA 7,442 MILIONI
  • ITALIA 6,690 MILIONI
  • PAESI BASSI 4,877 MILIONI
MAGGIORI PERCETTORI NETTI 2018

  • POLONIA 11,632 MILIONI
  • UNGHERIA 5,029 MILIONI
  • GRECIA 3,202 MILIONI
  • PORTOGALLO 3,102 MILIONI
  • ROMANIA 3035
Se però passiamo a considerare i valori pro capite abbiamo una classifica diversa.

I maggiori contributori sono, nell’ordine:

  • Paesi Bassi
  • Danimarca
  • Germania
  • Svezia
  • Austria
I maggiori percettori sono:

  • Lussemburgo
  • Lituania
  • Ungheria
  • Lettonia
  • Estonia
Ogni CITTADINO del LUSSEMBURGO ha ricevuto 2710 euro dalla UE nel 2018.

Si, i cittadini del Granducato avevano proprio bisogno di questi soldi.





 

Val

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Finalmente è stata pubblicata la denuncia, bella laccata e perfetta, del famoso Whistleblower,
la Talpa che avrebbe rivelato la famosa telefonata di Trump al presidente ucraino Zelensky.

Ora prima di tutto da New York Times veniamo a sapere che il soggetto in questione era probabilmente
un agente della CIA distaccato alla Casa Bianca che ha scritto la denuncia una volta tornato alla casa madre.

Però non è mica finita.

Il documento NON è basato su una testimonianza diretta.
La talpa parla o per sentito dire (“Ho sentito altri ufficiali dire”) o per notizie riportate dalla stampa
o riportate internamente, ma non ha mai ascoltato direttamente il presidente.

Anche il famoso ordine di “Lockdown”, cioè di secretare i verbali può essere dovuta a vari motivi, come i giudizi taglienti sulle politiche di Francia e Germania.

Consideriamo che, oltre al sentito dire, tutta la denuncia è basata sul fatto che dopo questi colloqui telefonici
ci siano stati incontri fra Giuliani e gli inquirenti Ucraini, il che non vuol dire assolutamente nulla
, anzi può essere la legittima preoccupazione per un caso di corruzione eclatante.

Tra l’altro, al contrario di quanto ha detto perfino la RAI (e questo dice tutto sulla copertura veramente infima e distorta dei media italiani sulla cosa)
Shokin, il giudice ucraino rimosso da Biden, si è semplicemente dimesso ed è andato in pensione,
non è mai stato accusato di corruzione nè arrestato.

Biden lo fece dimettere solo per coprire il figlio, come ammette direttamente in questo video.

Di tutti questi documenti NON TROVERETE UNA RIGA in nessun Mass Media italiano. Niente , proprio nulla.
Come se non fosse mai esistito. Eppure sono tutti documenti pubblici.

Questo vi dà un’idea del grado di distorsione della nostra informazione.
 

Val

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Ma guardate che il problema di base sono ...........i pagamenti in contanti ........

È noto come l’export tedesco sia pari alla metà del Pil della Germania.
Aver puntato tutto sulle esportazioni rende oggi l’economia tedesca fragile, a causa, ad esempio,
della rapidissima diffusione dei dazi che hanno fatto crollare le esportazioni.

Si pensi, in particolare, al mercato delle auto verso la Cina.

Lo scorso giugno, le esportazioni tedesche sono scese dell’8% rispetto all’anno precedente con tendenza al peggioramento.


La Ue, complessivamente, è in surplus rispetto al resto del mondo.
È il mercantilismo a connotare la politica economica dei paesi dell’eurozona.
Il suo strumento principale essendo l’ordoliberismo.

Nell’area euro, pur di risultare in surplus rispetto al mondo (esportiamo più di quanto non si importi),
non si è esitato a operare svalutazioni interne, che mantenendo bassi salari e stipendi, distruggendo lo stato sociale,
limitando il più possibile gli investimenti pubblici, accettando un equilibrio di sottoccupazione,
hanno penalizzato i mercati interni dei singoli paesi europei; tutto al fine di vincere la competizione,
producendo merci capaci di imporsi sui mercati grazie all’alto rapporto qualità prezzo raggiunto.

Il mercato interno europeo si sta ridimensionando pericolosamente a causa della deflazione imposta dall’euro.

Anche la crescita dell’export italiano è stata realizzata al ribasso, nel tentativo di ovviare alla fissità del cambio imposta dalla moneta unica,
che ha impedito le fisiologiche svalutazioni e rivalutazioni, consentendo accumuli patologici di attivi e passivi delle bilance commerciali europee
(i saldi che i paesi in surplus hanno accumulato registrati dal sistema dei pagamenti europeo, Target 2, ammontano a circa mille miliardi di euro, di cui 800 tedeschi!).

I conseguenti spostamenti criminali di capitali, dai paesi in surplus a quelli in deficit, atti a profittare della situazione,
fino a ridurre in povertà estrema questi ultimi (esemplare il caso della Grecia), costretti a ridurre a zero il loro stato sociale,
svendere i loro patrimoni pubblici, asset, i fattori stessi della produzione ecc..
Alla Grecia si chiese, infatti, improvvisamente di risarcire il debito contratto, mentre le si negava ogni ulteriore finanziamento del disavanzo.

I surplus hanno permesso ai paesi detentori di finanziare i deficit dei paesi della periferia dell’eurozona mascherando così
una bilancia commerciale completamente squilibrata a favore dei paesi in attivo e a sfavore dei paesi della periferia.

In passato, i grandi surplus commerciali realizzati dai paesi più forti dell’euro zona, in un sistema di monete nazionali regolate da cambi flessibili,
sarebbero stati impossibili da realizzare. Oggi va finalmente riconosciuto il rischio, insito negli spostamenti dei capitali accumulati nei grandi surplus europei,
verso i paesi poveri dell’eurozona nel tentativo interessato di coprire debito con nuovo debito
senza per questo renderlo pagabile e agire di introducendo i correttivi necessari come vedremo nel seguito.

Le politiche monetarie di Qe attuate da Draghi hanno incoraggiato e rafforzato la scelta mercantilista
configurandosi rispetto al resto del mondo quali aggressive svalutazioni competitive
(ricordiamo che, per ovvi motivi, una svalutazione è competitiva se effettuata da un paese in surplus e non da uno in deficit!).

La scelta di privilegiare ad ogni costo le esportazioni è ingorda, miope e guerrafondaia; essa rivela in modo sempre più evidente tutta la sua fragile pericolosità.

Se i paesi che normalmente assorbono le esportazioni sono colpiti da crisi economica questa si ripercuoterà immediatamente sul paese esportatore.

La attuale, ridotta capacità di esportazione della Germania verso la Cina, che subisce i dazi americani,
ha immediate conseguenze negative sulle economie con cui è in interscambio
(se la Germania esporta meno auto le aziende italiane che producono componentistica per le case automobilistiche tedesche subiranno un calo conseguente).

Tutta l’area euro, già a rischio deflazione, è ora prossima alla recessione.

L’indisciplina commerciale a cui si è lasciata andare l’Europa dell’euro si ripercuote negativamente oggi anche sulla Germania.
Il piano di salvataggio del sistema finanziario oggi costretto a tassi sottozero non riesce più a salvare le banche, piuttosto le danneggia, né riesce a raggiungere l’economia reale.


Nella attuale vicenda europea, ma anche nel funzionamento del mercato globale, è proprio il mercato del denaro e del capitale
il grande imputato da mettere finalmente sotto accusa. A partire dagli anni ’80 la liberalizzazione del commercio di capitali su scala globale
senza alcuna regolazione e controllo (dall’85 in Europa su proposta di J. Delors) ha operato la principale falla nella diga
che impediva al mondo di essere nuovamente preda del credo liberista e dalla pratica mercantilista di stampo coloniale.

Il sistema attuale condanna i paesi dell’eurozona ad una competizione strutturale tra loro e con il resto del mondo.

Le politiche economiche europee hanno carattere mercantilistico.



Il grafico mostra come il sostanziale equilibrio tra export ed import salti a partire dal 2007.

La CdC, T2, in sostanziale pareggio è «esplosa» dopo la crisi.
Gli squilibri sono stati criminosamente finanziati senza essere riassorbiti peggiorando le economie dei paesi in deficit.

È per questi motivi che oggi, il sistema Target 2 (T2) ha maggiori opportunità di essere trasformato in una vera camera di compensazione
(come proposto da M. Amato ed altri), con l’euro ridotto a semplice unità di conto, in grado di sanzionare, finalmente, i surplus oltre che i deficit.

Ai primi andrebbe applicato un tasso negativo in modo da “invitare” chi li detiene a spenderli facendoli finalmente circolare,
non solo importando di più, ma anche in investimenti al loro interno.

Una camera di Compensazione, in estrema sintesi, permette ai paesi che la adottano di scambiarsi merci e servizi
pagando gli import dai paesi aderenti con i propri export.

Si tratta di scambi multilaterali in compensazione.
Il debito nei confronti del paese da cui ho acquistato posso risarcirlo vendendo (esportando) verso qualsiasi altro paese aderente al circuito.

L’optimum sarebbe la reintroduzione delle monete nazionali e con esse la possibilità di regolazione del cambio tra monete nazionali ed euro,
quale moneta comune (non più unica!), in modo tale da poter aggiustare il cambio rispetto alla moneta comune secondo necessità:
rivalutando la moneta del paese che eccedesse in surplus e svalutando quella del paese in eccessivo deficit
in modo tale da facilitare le importazioni dei primi e scoraggiarne nel contempo le ulteriori esportazioni
e viceversa con i secondi ai fini del raggiungimento dell’equilibrio tra export ed import.

In attesa di recuperare il margine di manovra in più che sarebbe consentito dalla reintroduzione delle monete nazionali
sarebbero comunque utilizzabili le statonote proposte dal nostro Comitato Nazionale Statonote, ossia moneta di stato non a debito,
a circolazione nazionale, che potrebbe supplire quale strumento monetario non a debito a supporto delle necessarie politiche espansive all’interno.

Sarebbe un primo passo verso il ritorno alle monete nazionali.

Le statonote (già sperimentate in Italia da Aldo Moro) sarebbero utilizzabili per tornare ad assumere nella pubblica amministrazione,
dove il blocco delle assunzioni ha dimezzato le risorse umane necessarie, per affrontare seriamente il dissesto idrogeologico del nostro territorio,
valorizzare l’enorme patrimonio storico artistico di cui disponiamo che versa ormai in stato di abbandono, svenduto per far cassa,
per il rinnovo delle infrastrutture e la cura di quelle ormai al collasso, ecc..

Questa scelta comporterebbe una completa valorizzazione e riassorbimento della forza lavoro oggi disponibile,
mobilitando alla produzione di ricchezza comune tutto quel potenziale inespresso e sprecato nella forma della sotto occupazione, della inoccupazione e disoccupazione.

Quel che si propone è un Target 2 rivisto e corretto in un Target 3 più simile alla International Clearing Union, di Keynesiana memoria, su scala europea,
che impedisse strutturalmente il formarsi di avanzi e disavanzi delle bilance commerciali (se ho un surplus ti condanno al deficit, se ho un deficit ti condanno al surplus)
e sanzionasse quelli esistenti applicando, ai primi, tassi negativi in modo da indurre i loro detentori a mobilitarli, spendendoli,
ossia facendoli circolare in ambito europeo in forma di investimenti sociali e per l’ambiente, gestiti dalla Unione Europea degli Investimenti UEI
per grandi opere infrastrutturali su scala europea ecc.

Non si tratta di «aiutare» i paesi in deficit a «sostenere» i loro debiti con trasferimenti dai ricchi ai poveri
ma di mettere in opera una organizzazione in cui ciascun aderente sia strutturalmente “costretto“ alla collaborazione attiva con vantaggio reciproco di tutti.

I paesi in surplus sarebbero indotti a spendere acquistando di più all’estero (in tal modo consentendo ai paesi in deficit di rientrare dai loro passivi)
ma anche e contemporaneamente al proprio interno, alzando salari e stipendi, tornando a fare investimenti pubblici non più rinviabili, tornando,
in altre parole, ad incentivare finalmente la domanda interna, ponendo termine alla tragica stagione imposta dall’ordoliberismo all’Europa e al mondo intero.

Il pericolosissimo mercato dei capitali derivanti dagli eccessi di surplus sarebbe così del tutto ridimensionato.

Non si tratta di un sistema nuovo.
Si tratta della Unione Europea dei Pagamenti UEP, che dal ’50 al ’58 risollevò l’Europa dalle macerie della guerra.
Diretta da Guido Carli, era stata costruita ad imitazione del sistema proposto a Bretton Woods da Keynes nel ’44,
quale sistema monetario atto a regolare gli scambi internazionali.

Fu respinto, come è noto, a vantaggio del dollaro quale moneta internazionale convertibile in oro, almeno sino al ’71 anno del crollo del regime di BW.

La UEP è un sistema finanziario che rende non necessari i movimenti di capitale. Fa a meno dei mercati finanziari!
I movimenti di capitale di portafoglio (non gli investimenti diretti) sono disincentivati;
il fatto che dei soldi in Germania (dovuti a surplus della bilancia pagamenti) finiscano per acquistare delle obbligazioni di banche italiane
è dovuto al fatto che, da una parte la Germania questi soldi ce l’ha perché ha un surplus, e che l’Italia, la Grecia o la Spagna
di questi soldi hanno bisogno perché hanno un deficit…

Nella misura in cui si riducesse strutturalmente la possibilità di generare surplus e deficit
diminuirebbe proporzionalmente la necessità di questi finanziamenti mediati dal mercato finanziario.

La condizione ideale essendo quella per cui non ho bisogno di chiederti soldi in prestito e tu non avresti comunque soldi da prestarmi.
Si ridurrebbe così, strutturalmente, la necessità della esistenza di un mercato del denaro!

Se tutti siamo a zero non ho bisogno di avere soldi in prestito e tu non li hai per finanziarmi ma ci siamo egualmente finanziati a vicenda
facendoci reciprocamente credito all’interno di quel circuito di credito commerciale, reso possibile dalla Clearing Union,
in cui la fiducia sarebbe organizzata in modo strutturale, così da incoraggiare e “obbligare“ a rapporti collaborativi tra paesi verificandone ad ogni passo i vantaggi reciproci, ossia, di sistema.

La re-immissione dei surplus in circolazione è utile, oltre che giusta.
È importante reperire grandi investimenti per finanziare l’economia circolare e la transizione energetica.
I combustibili fossili residui sono una risorsa non rinnovabile da utilizzare limitatamente quale materia prima nelle trasformazioni industriali, non più nella conversione energetica.
Sono necessari grandi piani energetici nazionali che operino una rivoluzione decentralizzando la produzione e la distribuzione dell’energia.
Ogni edificio, pubblico o privato, dovrà diventare unità di produzione oltre che di consumo dell’energia
che ci scambierà in una grande rete peer to peer dell’energia; una internet dell’energia, come proposta da J. Rifkin,
che trasformi gli ex consumatori in prosumers, produttori e consumatori insieme.
Anche l’agricoltura deve conoscere la sua rivoluzione abbandonando il modello estrattivo intensivo, meccanicizzato
e basato sull’uso indiscriminato della chimica che inquina le acque, sterilizza e desertifica i suoli, e sostituirlo con una agricoltura ecosistemica
secondo natura che riforesti (food forest) riducendo, nella sua pratica, praticamente a zero, l’uso dei combustibili fossili.

La Banca Europea degli Investimenti BEI, andrebbe rifinanziata in modo da concretare la ripresa degli investimenti, su scala europea, secondo criteri condivisi.
Ad oggi, il bilancio europeo è ridicolo, ammontando ad uno striminzito 1% del PIL.

Che l’Europa abbia bisogno di ripartire con politiche fiscali “aggressive” lo ha ribadito persino Olivier Blanchard,
ex capo economista del fondo monetario Internazionale che in passato aveva incoraggiato le politiche economiche ordoliberiste e mercantiliste.

Egli appare oggi redento e dichiara quanto siano ormai decisive, necessarie, e non più rimandabili, politiche economiche espansive nell’area euro.

A livello locale possiamo sin da subito attivare reti di mutuo credito RMC, utilizzanti il sistema della camera di compensazione,
in cui la moneta è utilizzata solo come unità di misura (di conto) del valore di merci e servizi scambiati.
Le RMC ottimizzano gli scambi tra imprese coinvolgendo professionisti, dipendenti, cittadini e di recente anche le amministrazioni locali (modello Sardex/WIR)
mentre diffondono la cultura e la consapevolezza della non neutralità della moneta.
Le RMC scoraggiano strutturalmente, così come le statonote, non spendibili all’estero, gli acquisti su piattaforme,
quali Amazon, Zalando e simili (attori globali e grandi evasori locali) contribuendo a incentivare la domanda interna
a vantaggio della nostra realtà economica fatta soprattuto di micro imprese (95%) e piccole imprese.

Anche su scala internazionale è necessario e urgente riproporre con rinnovata forza e consapevolezza il progetto keynesiano,
consistente in una camera di compensazione, la International Clearing Union, che fu respinto a Bretton Woods,
oggi più che mai necessario e urgente per uscire dal vicolo cieco evolutivo in cui l’umanità si sta ficcando.
Esso prevede l’uso di una moneta comune, il Bancor, e monete nazionali per regolare in maniera ottimale il commercio mondiale
abbandonando la finanza fondata sulla liquidità foriera di guerra. Ne parleremo più diffusamente in altre occasioni.

Al tradizionale conflitto tra lavoratori e capitalisti si sono aggiunti oggi quello tra debitori e creditori
(tra i debitori, non solo famiglie e imprese ma anche interi popoli con i loro Stati),
tra micro e macro (microimprese e multinazionali, piccole banche e grandi banche d’affari).

Enormi bolle di falso denaro perché non mobile in forma di debiti e crediti, cartolarizzazioni e derivati a discapito dell’economia reale minacciano la pace.

Il verbo pagare contiene la radice pace ebbene oggi non è possibile alcuna quietanza perché è diventato praticamente impossibile
la pacificazione risultante dalla estinzione dei debiti nei confronti dei creditori.

Debiti inestinguibili, usati troppo a lungo quale strumento di dominio della aristocrazia finanziaria di marxiana memoria sui popoli e le loro organizzazioni.

Indebitarsi, nel contesto attuale della moneta privata a debito, equivale a mettersi in posizione di svantaggio permanente
così come concedere prestiti consente di esercitare un potere sul debitore.

Tra i due si genera una relazione conflittuale che rischia di degenerare in violenza esercitata o subita, anche fisica (guerra tra paesi).
 

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