Cià, stasera vi racconto del mio viaggio nell' Ucraina rurale

Finalmente arrivammo allo stabilimento. Il sicario lucraino con la Lada dal color vomitomerdolato si dileguò in un battibaleno senza nemmeno un accenno di saluto. Probabilmente doveva andare a sgollarsi litrate e litrate di vodka, o forse doveva andare a riparare il proprio saldatore :d:
In stabilimento ci accolse un italiano: segaligno, pelato, sguardo torvo e per nulla rassicurante. Non aveva accenti: poteva essere un terun, un bergamasco come un pulliese.
Aveva vissuto per anni in serbia. Penso fosse un ricercato o qualcosa del genere. Il viso da marrano ce l'aveva al cientopecciento.
Diceva di conoscere alla perfezione il serbo, il lucraino, il russo. Dai, ci poteva stare.
Ci indicò dove poter andare a dormire e ci disse di fare molta attenzione durate il tragitto. Regola numero 1: non bere alcool. La polizia ci avrebbe arrestato. Sarebbe stato uno sgarbo non certo contro di noi, ma contro lui.
Ellapeppa.... mandocazzosiamo capitati?
 
Ultima modifica:
Arrivammo allo Otel. Direi molto carino per gli standard Lucraini della campania desolata lucraina. Tutto in legno. Una sciccheria sciccosamente sciccosa.
Penso che a Fedeica sarebbe piasciuto.
Scarichiamo il grancerochì e appena arrivati nella OL dell' Otel ci dicono: Italiani?
Zio covid, ma siamo così riconoscibili? Osctiapataccaaaa burdellll.... inveì sommessamente Wilmer.
Anzichè essere presi per il gulo, ci fecero festa e intonarono a cappella una canzone di Celentano.
Da non credere, in quei 10 minuti di attesa ci snocciolarono il nome delle canzoni di Celentano, Albano, Toto Melacotogna. Da non credere.
Sapevano manco parlà italiano, ma canticchiavano canzonette: Azzzourro il puomerigg iè truopp azzzourr puer muèèèèè
 

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