Cipro a fondo. Ma avrà la presidenza UE
di Claudia Segre - Assiomforex
C’era una volta un paradiso fiscale, un’isola amena dove i capitali russi arrivavano copiosi e che permaneva nella black list dei Paesi OCSE con una fiscalità lasca, per non dire fantasiosa.
L’entrata nell’Eurozona nel 2008 ha però cambiato il volto di Cipro Sud che, pur essendo entrata nella white list dei Paesi allineati, è precipitata nel baratro della recessione e dell’avvitamento tra rischio sovrano e eccesso di esposizione bancaria, tipico dei Paesi Periferici UE e non solo.
Cipro si prenderà carico della Presidenza UE il 1° luglio e già tende la mano per un aiuto europeo, invocando il ricorso al fondo Salva Stati, dopo che il Parlamento ha votato il salvataggio della Banca di Cipro che il governo vorrebbe scaricare sull’UE per circa 2 miliardi di euro pari a oltre il 12% del Pil dell’isola.
Come sempre certi analisti sminuiscono la situazione, invocando lo scarso peso di un PIL inferiore ai 20 mld di euro e sottovalutando quell’esposizione bancaria, perlopiù impieghi e quindi prestiti probabilmente incagliati, arrivata a toccare il 145% del Pil.
Con una crescita negativa del -1.4% nel primo trimestre di quest’anno, in linea con quanto preannunciato dal FMI, e quindi ben lontani dallo 0.8% dichiarato dal Governo, anche sul deficit i ciprioti ricalcano il modello opaco greco con un target 2012 al 2.5% e uno sbilancio effettivo molto probabilmente vicino al 7%. A completare il quadro la disoccupazione al 9% e il crollo della fiducia dei consumatori del 13% e delle imprese del 22%.
In questo modo il tasso del decennale è volato al 14.5%, mentre il biennale ha rotto il 34% inibendo qualsiasi accesso al mercato ormai da tempo.
Il paradosso dell’Eurozona, in questo caso, si evidenzia ai massimi livelli. Il modo in cui il Paese pare molto vicino a chiedere gli aiuti europei sfiora l’intrigo internazionale.
Infatti, da sempre, il Governo ha avuto un atteggiamento molto ambiguo verso l’UE strizzando l’occhio all’Iran e permettendo il passaggio di carichi di armi e munizioni anche verso la Siria, come evidenziato dallo scandalo della nave russa Monchegorsk, bloccata nel 2009 dalle portaerei Usa e il cui carico, dimenticato all’incuria e negato alle offerte di smaltimento di altri Paesi ONU, è diventato una mina vagante per l’economia del Paese.
Nel luglio 2011, proprio l’esplosione di quel carico in una base navale ha costretto il governo a dimettersi e ha di fatto dimezzato l’operatività dell’unica centrale elettrica che forniva il 50% dell’energia a Cipro.
L’ambiguo rapporto con Damasco, volto a evitare un ampliamento del riconoscimento di Cipro Sud da tutta la Conferenza Islamica, nel caso di una riedizione dell’asse turco-siriano, e il dibattito interno sulle responsabilità del governo e dell’esercito, ha fatto crollare il consenso del Premier ai minimi storici. E’ aumentata di pari passo l’indignazione popolare per la palese e reiterata violazione delle sanzioni Usa e per l’aver alimentato il nervosismo nelle relazioni verso quelli che dovrebbero essere i naturali alleati, cioè UE e Usa.
Inoltre l’agognata riunificazione dell’isola è stata utilizzata a più riprese dal governo di Cipro come “foglia di fico” per molti dei problemi del paese, ma dopo le aperture della parte turca non è stato fatto niente per arrivare ad una coesistenza fattibile e fruttuosa economicamente per entrambi.
Certamente le perforazioni offshore per gli ingenti giacimenti di gas, che hanno subito comunque ritardi, hanno altresì acuito le tensioni con i turchi. Sempre nel tentativo di complicare aspetti geopolitici e diplomatici, Nicosia da un lato mantiene buone relazioni con la Siria e dall’altro ha anche fatto un accordo con gli israeliani proprio per la protezione dei giacimenti di gas che andranno in produzione tra qualche anno, forse.
E mentre la Russia ha già versato 2.5 miliardi di euro a Cipro sembra imminente l’accordo bilaterale con la Cina: proprio quei due Paesi, i più restii alle pressioni della comunità internazionale e dell’UE a un’azione diplomatica concertata contro la Siria necessaria per evitare un ampliamento del conflitto e di un bilancio di vittime civili già gravissimo.
E’ ovvio che Cipro sarà la prima vittima di uno scenario Grexit ma l’UE sarà guidata tra meno di un mese proprio da un Paese con il più basso rating, dopo la Grecia ovviamente, ed anche con la meno trasparente politica comunitaria che si potesse rilevare in Eurozona. A dimostrazione che forse l’unione bancaria non basta, e bisogna vincolare qualsiasi esborso a impegni fattivi dei governi su riforme e risanamento economico, nonché ad un impegno politico serio e coerente.