Sull’argomento vorrei esprimere il mio modesto parere, che non ha assolutamente alcun riscontro probante con quello che sarà la fantomatica card sarliana.
Non è lo strumento di pagamento che darà forma concreta al QUID, ma chi riempirà di euro o buoni sconto la carta.
La carta o l’app sono solo un mezzo, il problema è come viene messo a disposizione l’importante importo mensile di 1.500 euro.
Non è necessario essere IMEL o Banca per emettere moneta elettronica personalizzata, basta accordarsi con un emittente accreditato e far inserire il logo sulla tessera ed il gioco è fatto.
Il circuito che gestisce il sistema di pagamento provvederà a tutto e inoltre è già autorizzato da banca d’Italia per svolgere tali attività.
Ma in un sistema di pagamento tradizionale, ogni mese qualcuno deve provvedere a ripristinare la carta con una disponibilità di 1.500 euro veri.
Chi ci mette questi soldi?
Questo è il vero problema.
I sistemi tradizionali IMEL o Banca trattano solo gli euro.
Se si dovesse trattare di una tessera basata sugli sconti il sistema è diverso, occorre una piattaforma per gestire il processo, ma anche qui ci si potrebbe appoggiare a circuiti già esistenti risolvendo il problema.
Alcuni circuiti basati sugli sconti applicano il cosiddetto cashback, che consiste, sintetizzando, nell’incremento della disponibilità in euro della carta dell’importo corrispondente allo sconto acquisito così che nell’ambito del circuito possa essere speso presso un altro esercente o addirittura utilizzato, perché riconosciuto in euro, anche per spese fuori dagli esercizi convenzionati.
Solitamente questi circuiti consentono anche di acquisire buoni in euro spendibili quando convenziono qualcuno, prendendo una percentuale dall’utilizzo delle CARD dall’esercente convenzionato o altrettanta percentuale dal consumatore acquisito.
In pratica se uno volesse svolgere professionalmente questa attività, convenzionando un numero elevato di consumatori e esercenti, con frequenti utilizzi delle carte e spese consistenti nei negozi da lui contrattualizzati, potrebbe guadagnare punti, poi trasformabili in euro con la tecnica del cashback, anche cifre interessanti, ma è un lavoro a tutti gli effetti e se commisurato al tempo necessario, sarebbe sottopagato e senza contributi previdenziali (una soluzione non da Mondo Migliore).
Resterebbe comunque il problema di mantenere la promessa del progetto: ponendo che gli esercenti convenzionati applichino il 10% di sconto sulle spese, per ottenere 1.500 euro di sconti (o con il cashback in euro) dovrei spendere mensilmente 15.000 euro!
Tra i 100.000 adepti, probabilmente uno solo di loro avrebbe tale capacità di spesa. Lascio a voi indovinare chi potrebbe essere.
Questi circuiti normalmente movimentano denaro in modo abbastanza limitato, il progetto COEMM, invece, se dovesse mantenere le promesse dovrebbe immettere nel sistema di scambio importi incredibilmente alti e fuori dall’ordinario pari a diversi miliardi di euro che tramutati nelle vecchie lire sarebbero migliaia di miliardi, in netta contrapposizione con il numero esiguo di aderenti.
E' importante tenere conto che anche in questo sistema il denaro non nasce dal nulla, ma saranno gli esercenti, rinunciando ad un introito (il 10% di sconto) a "regalare" al consumatore la disponibilità aggiuntiva sulla carta. Per deduzione dobbiamo pensare che per generare 150.000.000 al mese di sconti, gli aderenti dovranno spendere in euro la bellezza di 15.000.000.000 (15 miliardi di euro!) in 30 giorni e sono solo in 100.000.
Qualcosa non funziona, forse.
Spero di aver dato un piccolo contributo, anche se, me ne rendo conto, l’esposizione non è facilmente comprensibile se sintetizzata in poche parole.