martedì, 22 giugno 2010 - 17:51
La procura della Repubblica del tribunale di Milano ha inviato oggi la notifica di chiusura indagini a nove banchieri indagati nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm Luigi Orsi sulla quotazione della Saras (Milano:
SRS.MI -
notizie) , gruppo petrolifero della famiglia Moratti, in cui il pm ipotizza che l'ingresso in Borsa nel maggio 2006 sia avvenuto a prezzi "gonfiati".
Lo hanno riferito fonti giudiziarie.
Nell'inchiesta s
ono indagati per i reati di falso in prospetto informativo e aggiotaggio nove banchieri provenienti dai tre istituti coinvolti nella quotazione, e cioè Morgan Stanley (NYSE:
MS -
notizie) ,
Jp Morgan e Caboto (Banca Intesa, ora assorbita in
Intesa Sanpaolo (Milano:
ISP.MI -
notizie) ). Tra loro i numeri uno in Italia all'epoca di J.P. Morgan, Federico Imbert, e di Morgan Stanley, Galeazzo Pecori Giraldi.
La procura contesta ai banchieri d'aver
quotato a 6 euro azioni che stimavano invece fra i 4 e i 5 euro. Nell'invito a comparire inviato ai manager, la procura aveva sostenuto che i banchieri avrebbero operato per far ottenere ingenti profitti alla Saras di Gian Marco e Massimo Moratti -- che non sono indagati -- e alle tre banche d'affari.
Al momento della quotazione, i risparmiatori sottoscrissero a 6 euro ciascuna azioni Saras che all'esordio persero oltre l'11% arrivando poi sotto i 2 euro. Da quella quotazione guadagnarono invece i proprietari, che incassarono 1,71 miliardi su un controvalore complessivo di 2,07 miliardi dell'operazione, e le banche che accompagnarono Saras in Borsa, che in commissioni ottennero quasi 40 milioni di euro.
Oggi in una nota, J.P. Morgan ha ribadito che tutti i suoi dipendenti "coinvolti nelle indagini concernenti la quotazione in Borsa della società Saras hanno agito con la massima professionalità e in modo del tutto appropriato", dicendo di confidare nel fatto "che questo verrà acclarato quanto prima".