commenti vari su tutto nessuno escluso

Orologeria renziana

— Norma Rangeri, 10.9.2014
L'Emilia rotta. Sta avvenendo qualcosa di profondamente distorto nella politica e nella cultura del Paese. Ma il primo a capirlo dovrebbe essere lo stesso premier: cambiare a sinistra si può e si deve. Cambiare invece rinnovando il berlusconismo che ha ammalato l’Italia, non si può e non si deve.
L’imprevisto si è mate­ria­liz­zato nella casa­matta del cre­scente potere ren­ziano, inve­stendo gli «uomini nuovi» che già si pre­pa­ra­vano a gui­dare l’amministrazione di un ter­ri­to­rio sim­bolo della sapienza ammi­ni­stra­tiva che fu. Un brutto colpo all’immagine di una squa­dra costruita per mostrare i cava­lieri e le dame della tavola rotonda votati al ser­vi­zio del Paese.
Governo, par­tito e lea­der­ship nazio­nale sono stati col­piti dall’effetto domino dell’inchiesta sulle «spese pazze» degli ammi­ni­stra­tori dell’Emilia Roma­gna. Si vedrà se le accuse dei giu­dici (che riguar­dano tutti i gruppi emi­liani, gene­rosi in pro­fumi, gio­ielli, cene e forni a micronde), tro­ve­ranno riscon­tri pro­ces­suali. Intanto però l’evidenza di un malaf­fare, o quan­to­meno di un mal­co­stume, che ha già tra­volto il ven­tre molle della mag­gior parte dei con­si­gli regio­nali, non ha alcun biso­gno di conferme.
E a pro­po­sito di con­ferme, ancora una volta (e nono­stante il tanto sven­to­lato rin­no­va­mento del par­tito, frutto di una costante e col­pe­vole costru­zione media­tica), quelli saliti sul carro del vin­ci­tore rea­gi­scono alla bufera giu­di­zia­ria che li riguarda nel modo peg­giore. Stril­lando con­tro «la giu­sti­zia a oro­lo­ge­ria». Rin­no­vando ai poli­tici inda­gati la fidu­cia del Pd. Tutto secondo il col­lau­dato stile del «com­plotto delle toghe» con­tro i «rap­pre­sen­tanti del popolo». È penoso assi­stere a que­sto spet­ta­colo che ormai va in scena da oltre vent’anni, secondo le solite moda­lità. Ed è penoso vedere che il ren­zi­smo, osan­nato da quasi tutti i media, sof­fre della stessa fobia anti-giudici.
Eppure lo scon­tro tra magi­strati e poli­tici, che in que­sto momento tor­nano a incro­ciare le spade anche sulla riforma della giu­sti­zia, non è certo l’unico ter­reno comune tra il pre­si­dente del con­si­glio e il suo più forte soste­ni­tore — il pre­giu­di­cato — prov­vi­so­ria­mente ai domi­ci­liari e poli­ti­ca­mente col­lo­cato tra i ban­chi dell’opposizione.
Sulle riforme isti­tu­zio­nali, come su quelle del mer­cato del lavoro, la scin­tilla della pro­fonda sin­to­nia ha avuto modo di accen­dersi ema­nando tutta la sua forza incen­dia­ria, durante que­sti primi sei mesi di ren­zi­smo onni­voro. Però molto fumo e poco arro­sto. I can­tori del nuovo corso plau­dono alla ripresa di ruolo della poli­tica con­tro le odiate buro­cra­zie che «gufano e rosi­cano», men­tre sen­tiamo dire che non rin­no­vare i con­tratti e iniet­tare mas­sicce dosi di pre­ca­rietà nelle deboli vene del mer­cato del lavoro sarebbe la rivo­lu­zione di sini­stra e non, pur­troppo, la replica (in peg­gio) dell’agenda Monti. E poi tagli di 20 miliardi alla spesa pub­blica e appli­ca­zione for­zata dei Trat­tati euro­pei (da ieri sor­ve­gliati dal fin­lan­dese Katai­nen, quello che voleva scam­biare i pre­stiti alla Gre­cia avendo in pegno il Partenone).
Per farsi un’idea della scena — tri­ste — bastava osser­vare il tea­trino tele­vi­sivo di Vespa che, insieme a miss Ita­lia, inau­gura da vent’anni il rito del rien­tro dalle vacanze. Non si era mai visto Sal­lu­sti, il diret­tore del gior­nale di Arcore, alter­nare sor­risi a sguardi ammi­rati verso il gio­vane pre­mier, che ritor­nava sui soliti refrain («ma se uno si mette a leg­gere i gior­nali che dicono che tutto va male…»), che si gon­go­lava («l’altra sera al ver­tice euro­peo è venuto fuori il Renzi che è in me…»).
Baste­rebbe que­sta bat­tuta per far capire, soprat­tutto agli elet­tori del Pd, che sta avve­nendo qual­cosa di pro­fon­da­mente distorto nella poli­tica e nella cul­tura del Paese. Ma il primo a capirlo dovrebbe essere lo stesso pre­mier: cam­biare a sini­stra si può e si deve. Cam­biare invece rin­no­vando il ber­lu­sco­ni­smo che ha amma­lato l’Italia, non si può e non si deve.


premesso che sono d'accordo sull'afflato morale,
e che rubare un cient è grave come rubarne un miliardo ( di cient :D )
e non squortanto che s'è innocente fino alla condanna
e pure che la morale di cui il nostro babbeo si è fatto alfiere è cosa più stringente della legge

con cotantante premesse ed annesse,
a quanto ammontano le spese pazze in quanti anni?

tks :):)
 
Lettera di una professoressa al governo sul «grasso che cola» - neXt Quotidiano

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Paola Giacconi, professoressa di fisica a Bologna, pubblica su Facebook questa lettera aperta al governo Renzi:

Mi chiamo Paola Giacconi ed insegno Fisica e Matematica nelle Sezioni Internazionali del Liceo Galvani di Bologna, sono quindi un IMPIEGATO PUBBLICO o STATALE, insomma un fannullone, un mangia pane a tradimento, forse sono proprio “quel grasso che cola” di cui tanto sapientemente ha parlato il nostro Presidente del Consiglio. Per intenderci sono una di quelle che non merita di avere il rinnovo del contratto bloccato orami da quasi 10 (DIECI) anni!
E’ una domenica di Settembre ed ho sospeso la stesura degli appunti di Meccanica Quantistica che sto scrivendo per i miei allievi, perché sono davvero offesa ed indignata dalle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, quindi eccomi qua a scrivervi.
Mi sono laureata in Fisica Teorica con 110/110 e dichiarazione di lode, ho un dottorato di Ricerca in Fisica Teorica (600.000 lire al mese) ulteriori corsi di perfezionamento e specializzazione e più di 30 lavori pubblicati sulle migliori riviste internazionali con centinaia di citazioni. Sono entrata in ruolo nel 1986 dopo aver vinto 3 concorsi ho scelto di fare questo lavoro e faccio questo lavoro con grande amore e passione. Quella di oggi, infatti, non è una domenica particolare perché preparo delle note per i mie allievi, bensì una domenica molto normale: il “tempo libero” , per molti di noi prof. nulla facenti, è fatto di studio ed aggiornamento, perché amiamo le materie che insegniamo ed i nostri allievi; per noi entrare in classe è ogni mattina una emozione nuova, i ragazzi sono una fonte inesauribile di ricchezza e devono avere il meglio di noi, lo sappiamo bene!
Tutto questo non ostante le Istituzioni ci deridano, offendano e mortifichino da 30 anni, i governi cambiano ma nei fatti la scuola è per tutti sempre e solo una SPESA, un costo INFRUTTIFERO da tagliare!
Dobbiamo metterci in linea con l’Europa, questo ci ripetono come un mantra, benissimo, un prof. di Matematica e Fisica in Germania come primo stipendio di ingresso prende 2.200 Euro al mese, mentre io, con quasi 30 anni di anzianità, ne prendo 1.780!!!! Insegno nelle sezioni Internazionali Tedesche ed i miei studenti, dopo aver brillantemente superato i test di ammissione, vanno quasi tutti a fare l’Università in Germania e sono sempre i migliori del loro corso. Là, in Germania, non ci sono tasse universitarie, là se si copia la tesi di dottorato ci si dimette da altri incarichi; al contrario qui da noi, se si è condannati in via definitiva per truffa ai danni dello Stato si viene continuamente consultati per riformare la Costituzione! Qui, in Italia, i prof. hanno il contratto bloccato da 10 anni e non ci saranno ulteriori aumenti perché noi dipendenti pubblici siamo il “grasso che cola”.
Io insegno ai miei allievi a riflettere prima di parlare, mai fare affermazioni generiche e qualunquiste, mai parlare per slogan o per luoghi comuni, ogni frase deve essere ponderata, ogni affermazione giustificata, si deve parlare con precisione, logica e puntualità, le parole sono pietre, il potere è nelle parole, come dice un grande poeta; forse, probabilmente il nostro Presidente del Consiglio non ha avuto dei bravi insegnanti!
Piuttosto che proclami, altisonanti e contraddittori, sui massimi sistemi gradirei mi fosse portato rispetto, quel rispetto che tutti i giorni mi sforzo di instillare ai miei studenti!
Cordiali saluti,
un dipendente pubblico: il “grasso che cola”,
Paola Giacconi



la sigra faccia mente locale a quanti colleghi suoi sono nelle condizioni sue,
ma a quanti colleghi suoi invece s'attagli la qualifica del 'grazzochecola' ( e se non le vengono in mente questi nomi, posso aiutarla io pure :mumble: )
e faccia poi anche conto che come impiegato pubblico avrebbe inperfino il dovere di denunciare gli usi et gli abusi della cosa pubblica di cui ha contezza:
se come temo non ha fatto le sopradette denuncie, tacendo per discrezione et paraqulismo,
prego mantenga lo stesso riserbo anche in futuro, o inizi oggi stesso a denunziare
e io preferisco la seconda ipotesi, anzi fin d'ora segnalo il mio gradimento indiscusso
 
la sigra faccia mente locale a quanti colleghi suoi sono nelle condizioni sue,
ma a quanti colleghi suoi invece s'attagli la qualifica del 'grazzochecola' ( e se non le vengono in mente questi nomi, posso aiutarla io pure :mumble: )
e faccia poi anche conto che come impiegato pubblico avrebbe inperfino il dovere di denunciare gli usi et gli abusi della cosa pubblica di cui ha contezza:
se come temo non ha fatto le sopradette denuncie, tacendo per discrezione et paraqulismo,
prego mantenga lo stesso riserbo anche in futuro, o inizi oggi stesso a denunziare
e io preferisco la seconda ipotesi, anzi fin d'ora segnalo il mio gradimento indiscusso
scusa, ma non puoi svilire le sacrosante ragioni in questo modo.

tralasciando il fatto che poi ci devi continuare a vivere e lavorare assieme a colleghi di cui sei stato delatore, se tu per tutta la vita hai comunque deciso di continuare a fare il tuo onesto lavoro a dispetto del #grassochecola che ti circonda, se poi qualcuno decide di generalizzarlo pubblicamente questo #grassochecola allora tu hai il diritto di dichiarare ciò che sei e non il dovere di denunciare quanti non sono. denuncia della quale ti rimarrebbe, probabilmente, l'onere della prova.

mi aspetto a questo punto da parte tua lo stesso rimbrotto fatto alla signora anche al nostro primo ministro il quale, a mio avviso, se decide di far fuori il commissario alla spending review poi non ha molto titolo di giudizio sul #grassochecola.
 
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