Senato: bocciata mozione M5S x introdurre Reddito Minimo
A favore M5S e Sel.
Ecco il testo
senato.it - Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00089
premesso che:
i rapporti economici continuano a fotografare un'Italia in piena crisi: i dati sull'inattività e sull'occupazione sono tra i peggiori d'Europa;
secondo i dati Istat aggiornati al febbraio 2013, l'occupazione, su base annua, diminuisce dell'1 per cento (con una diminuzione del 219.000), mentre il tasso di disoccupazione si attesta al 12,8 per cento, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio ma in aumento di 1,5 punti nei 12 mesi;
il potere di acquisto delle famiglie nel 2012, tenendo conto dell'inflazione, è diminuito del 4,8 per cento e, sempre nel 2012, il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è diminuito del 2,1 per cento;
secondo il rapporto di Confcommercio "L'economia e il lavoro dentro la crisi", presentato il 22 marzo 2013, nel 2013 in Italia ci saranno oltre 4 milioni di poveri (verrà dunque superata la soglia di 3,5 milioni certificata ufficialmente dall'Istat per il 2011, pari a oltre il 6 per cento della popolazione) e una compressione dei consumi del 2,4 per cento; sono più di 9 milioni i cittadini italiani che non percepiscono alcun reddito e quindi a rischio di povertà ed esclusione sociale;
come sottolineato anche da Codacons, la diminuzione dei consumi interessa in modo drammatico i consumi alimentari, scesi del 4,7 per cento rispetto al febbraio 2012, proseguendo una tendenza negativa che dura ormai da 5 anni: diminuzione dell'1,8 per cento nel 2007, del 3,3 nel 2008, del 3,1 per cento nel 2009, dello 0,7 nel 2010, dell'1,8 nel 2011 e del 3 per cento nel 2012;
secondo i dati forniti dal rapporto "Reddito e condizioni di vita" dell'ISTAT "nel 2011, il 28,4 per cento delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia Europa 2020" e "rispetto al 2010 l'indicatore cresce di 3,8 punti percentuali a causa dell'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2 per cento al 19,6 per cento) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9 per cento all'11,1 per cento)";
nel rapporto diffuso nell'ottobre 2012, la Caritas evidenzia come tra le persone che si sono rivolte ai suoi centri nel 2011 vi sia un aumento tra categorie che sino a poco tempo fa non erano interessate in misura così pregnante dal rischio di povertà; aumentano tra il 2009 e il 2011 del 25,1 per cento i cittadini italiani, aumentano del 177,8 per cento le casalinghe, del 65,6 per cento i pensionati, del 52,9 per cento le famiglie con minori conviventi;
dal bilancio sociale Inps si evidenzia che il 77 per cento dei pensionati ha una pensione sotto i 1.000 euro al mese, mentre il 17 per cento può contare su un reddito sotto i 500 euro e che vi è un grande divario non solo tra uomini e donne (in media gli uomini percepiscono una pensione pari a 1.366 euro mentre le donne pari a 930) ma anche tra Nord e Sud Italia (al Nord la pensione media è di 1.238 euro, al Centro di 1.193, 920 al Sud);
il numero dei cosiddetti «esodati» secondo i dati forniti dall'Inps ammonta a circa 390.000, e, nonostante ne siano stati, ad oggi, salvaguardati circa 130.000, il fenomeno resta comunque di dimensioni drammatiche;
considerato che:
le politiche intraprese finora per sconfiggere la povertà, come il bonus gas, il bonus per l'energia elettrica, i contributi per gli affitti, i libri scolastici gratuiti, l'assegno per la maternità, l'assegno per il nucleo familiare dal terzo figlio sono risultate insufficienti ed inorganiche, mentre è mancato un disegno organico di integrazione al reddito;
misura altrettanto debole appare la prospettata sperimentazione della nuova social card (il cui avvio è previsto entro pochi mesi, dal decreto 10 gennaio 2013 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali nelle 12 città con più di 250.000 abitanti) per l'acquisto di beni di primaria necessità per le famiglie in stato di bisogno;
a fronte di un quadro così drammatico sarebbe necessario avviare una politica di lotta alla povertà che riprenda dai migliori esempi europei, preveda un rafforzamento dei competenti soggetti pubblici e istituisca un reddito minimo di cittadinanza;
il 21 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul «reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa», con una maggioranza di 540 voti a favore e 30 contrari;
tale risoluzione, in modo ancora più netto rispetto ad una precedente sullo stesso tema del 2008, ha sancito in modo pieno il riconoscimento di un diritto dei cittadini dell'Unione e delle persone che vi risiedano stabilmente, ad un reddito che ne salvaguardi la dignità sociale;
in attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Carta di Nizza), il reddito minimo viene definito come un diritto sociale fondamentale, destinato a fungere da strumento di protezione della dignità della persona e della sua «possibilità di partecipare pienamente alla vita sociale, culturale e politica»;
la piena partecipazione alla vita sociale è richiesta come obiettivo da garantire alla Repubblica italiana dall'articolo 3 della Costituzione;
misure di attuazione del cosiddetto reddito di cittadinanza sono presenti nella maggior parte dei Paesi dell'Unione europea e in molti Paesi non comunitari;
il reddito di cittadinanza è uno strumento che assicura, in via principale e preminente, l'autonomia delle persone e la loro dignità, e non si riduce ad una mera misura assistenzialistica contro la povertà,
impegna il Governo:
1) ad assumere iniziative per introdurre il reddito minimo garantito, predisponendo un piano che individui la platea degli aventi diritto, considerando come indicatore il numero di cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà;
2) a procedere al riparto delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali concordato in sede di conferenza delle Regioni, al fine di rendere queste risorse immediatamente disponibili alle Regioni stesse e quindi agli enti gestori;
3) a reperire le risorse necessarie anche attraverso la lotta all'evasione fiscale e l'incremento delle imposte sul gioco d'azzardo, e in particolare sulle scommesse on line, nonché attraverso specifiche disposizioni volte alla redistribuzione delle "pensioni d'oro";
4) ad attuare specifiche politiche sociali e dell'occupazione per inoccupati e disoccupati tra i 30 e i 54 anni in generale, e per la donne inattive in particolare, quali categorie a più alto rischio di povertà ed esclusione sociale.