Fleursdumal
फूल की बुराई
Uliwood Party di Marco Travaglio
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La commissione Mitrokhin,
COME GIA' la Telekom-Serbia,
fingeva di indagare sulle spie russe in Italia,
mentre reclutava vecchi arnesi per sput.tanare Prodi e altri leader dell’Unione.
Se fossimo un paese serio,
CHI INORRIDIVA a sentir parlare di «regime» si cospargerebbe il capo di cenere.
E parlerebbe non più di regime,
termine omai eufemistico,
MA DI GOLPE.
È pur vero che,
in un paese serio,
la vittima più illustre di quelle manovre eviterebbe di scrivere «caro Silvio».
Del resto, in un paese serio,
il golpe sarebbe stato affidato a personaggi più credibili.
Invece passiamo dal «supertestimone» Igor Marini,
finto conte, finto polacco,
finto vicepresidente dello Ior,
finto mediatore fra Mortadella e Milosevic
e VERO TRUFFATORE internazionale,
al duo Pompa-Betulla
(solo ai nostri servizi poteva venire in mente di reclutare Renato Farina per avere notizie),
alla PREMIATA DITTA Guzzanti senior-Mario Scaramella.
Visto che anche l’onomastica ha il suo ruolo,
è bene precisare che quest’ultimo non è il fratello scemo di Gargamella,
il mago cattivo dei puffi,
ma il sagace consulente del senatore Guzzanti:
uno che si spacciava per «giudice»
e
«responsabile delle operazioni di reimpiego spaziale delle infrastrutture missilistiche russe per la distruzione di massa»,
MENTRE DI SPAZIALE c’erano SOLO LE BALLE che sparava:
come quella sui siluri atomici made in Urss dispersi nelle acque di Napoli.
Ora I DUE si sono cacciati in una faccenda più grande di loro
e temono per la propria vita,
dopo la morte radioattiva di Litvinenko.
Anche le tragedie più luciferine,
appena varcano il confine di Chiasso, s
i trasformano in farse.
E così, mentre fra Mosca e Londra si combatte il post scriptum dalle guerra fredda,
in Italia la situazione è grave ma non seria.
E tutto si risolve all’italiana,
con una COMBRICCOLA di PERACOTTARI che giocano al piccolo spione
sgraffignando migliaia di euri al contribuente,
mettendo in piedi servizi paralleli dalle sigle altisonanti,
trafficando con strane finanziarie di San Marino,
affittando suites di grand hotel e lussuosi appartamenti vista mare,
scorrazzando a bordo di Suv coi vetri fumèe tipo Fbi
e RISCRIVENDO CON la penna intinta NELLA PUMMAROLA le sentenze sul caso Moro e la strage di Bologna.
Fra le imprese di Scaramella si segnalano gli stringenti interrogatori cui sottoponeva,
all’ombra del Vesuvio,
due pensionati del Kgb,
onde strappare loro tutta la verità sui legami fra spionaggio sovietico e Pecoraro Scanio.
Per non parlare del vero mandante del sequestro Moro,
cioè Prodi,
e della quinta colonna di Putin in Italia,
ovvero D’Alema.
Intanto Putin se la spassava con L'AMICO Silvio e famiglia fra Villa Certosa e la dacia sul Mar Nero,
MA SU QUESTO ASPETTO dei rapporti fra l’ex Kgb e la politica italiana
L'ACUTO Scaramella e L'OCCHIUTO Guzzanti apparivano piuttosto DISTRATTI.
Ultimamente l’agente dei Puffi e il suo mèntore si erano messi in testa di essere nel mirino dell’ex Kgb,
come Anna Politkovskaja e Litvinenko.
POYEVANO FARE UNO SQUILLO ALL'AMICO, Silvio perché facesse uno squillo all’amico Vladimir
e salvasse loro la pelle.
Invece no.
Scaramella compilò una lista-frittomisto di bersagli di Putin:
se stesso,
Guzzanti,
la giornalista e l’ex 007 morto a Londra.
E la attribuì all’ex spione Limarev,
che naturalmente non ne sapeva nulla.
Resta da capire come abbiano potuto delle persone serie come gli ex agenti del Kgb
farsi bidonare da una simile compagnia di giro.
Litvinenko non se ne dava pace: sperava di smascherare,
tramite la Mitrokhin,
il potere criminale di Putin,
invece gli chiedevano sempre di Prodi,
Pecoraro Scanio
e Diliberto.
Alla fine, deluso, Scaramella lo liquidò con 600 euro brevi manu («manco fossi un pezzente»).
«Un amico esule ceceno raccontava il pover’uomo a Repubblica nel 2005 mi prendeva in giro:
“Com’è possibile che un ex colonnello del Kgb sia così fesso da farsi fregare dagli italiani?”.
ANCOR OGGI ARROSSISCO».
Poi, nell’aprile 2006,
VIDE CHE mezza Italia
continuava allegramente a farsi fregare da Bellachioma & his friends,
SENZA NEPPURE ARROSSIRE.
E si rincuorò.
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La commissione Mitrokhin,
COME GIA' la Telekom-Serbia,
fingeva di indagare sulle spie russe in Italia,
mentre reclutava vecchi arnesi per sput.tanare Prodi e altri leader dell’Unione.
Se fossimo un paese serio,
CHI INORRIDIVA a sentir parlare di «regime» si cospargerebbe il capo di cenere.
E parlerebbe non più di regime,
termine omai eufemistico,
MA DI GOLPE.
È pur vero che,
in un paese serio,
la vittima più illustre di quelle manovre eviterebbe di scrivere «caro Silvio».
Del resto, in un paese serio,
il golpe sarebbe stato affidato a personaggi più credibili.
Invece passiamo dal «supertestimone» Igor Marini,
finto conte, finto polacco,
finto vicepresidente dello Ior,
finto mediatore fra Mortadella e Milosevic
e VERO TRUFFATORE internazionale,
al duo Pompa-Betulla
(solo ai nostri servizi poteva venire in mente di reclutare Renato Farina per avere notizie),
alla PREMIATA DITTA Guzzanti senior-Mario Scaramella.
Visto che anche l’onomastica ha il suo ruolo,
è bene precisare che quest’ultimo non è il fratello scemo di Gargamella,
il mago cattivo dei puffi,
ma il sagace consulente del senatore Guzzanti:
uno che si spacciava per «giudice»
e
«responsabile delle operazioni di reimpiego spaziale delle infrastrutture missilistiche russe per la distruzione di massa»,
MENTRE DI SPAZIALE c’erano SOLO LE BALLE che sparava:
come quella sui siluri atomici made in Urss dispersi nelle acque di Napoli.
Ora I DUE si sono cacciati in una faccenda più grande di loro
e temono per la propria vita,
dopo la morte radioattiva di Litvinenko.
Anche le tragedie più luciferine,
appena varcano il confine di Chiasso, s
i trasformano in farse.
E così, mentre fra Mosca e Londra si combatte il post scriptum dalle guerra fredda,
in Italia la situazione è grave ma non seria.
E tutto si risolve all’italiana,
con una COMBRICCOLA di PERACOTTARI che giocano al piccolo spione
sgraffignando migliaia di euri al contribuente,
mettendo in piedi servizi paralleli dalle sigle altisonanti,
trafficando con strane finanziarie di San Marino,
affittando suites di grand hotel e lussuosi appartamenti vista mare,
scorrazzando a bordo di Suv coi vetri fumèe tipo Fbi
e RISCRIVENDO CON la penna intinta NELLA PUMMAROLA le sentenze sul caso Moro e la strage di Bologna.
Fra le imprese di Scaramella si segnalano gli stringenti interrogatori cui sottoponeva,
all’ombra del Vesuvio,
due pensionati del Kgb,
onde strappare loro tutta la verità sui legami fra spionaggio sovietico e Pecoraro Scanio.
Per non parlare del vero mandante del sequestro Moro,
cioè Prodi,
e della quinta colonna di Putin in Italia,
ovvero D’Alema.
Intanto Putin se la spassava con L'AMICO Silvio e famiglia fra Villa Certosa e la dacia sul Mar Nero,
MA SU QUESTO ASPETTO dei rapporti fra l’ex Kgb e la politica italiana
L'ACUTO Scaramella e L'OCCHIUTO Guzzanti apparivano piuttosto DISTRATTI.
Ultimamente l’agente dei Puffi e il suo mèntore si erano messi in testa di essere nel mirino dell’ex Kgb,
come Anna Politkovskaja e Litvinenko.
POYEVANO FARE UNO SQUILLO ALL'AMICO, Silvio perché facesse uno squillo all’amico Vladimir
e salvasse loro la pelle.
Invece no.
Scaramella compilò una lista-frittomisto di bersagli di Putin:
se stesso,
Guzzanti,
la giornalista e l’ex 007 morto a Londra.
E la attribuì all’ex spione Limarev,
che naturalmente non ne sapeva nulla.
Resta da capire come abbiano potuto delle persone serie come gli ex agenti del Kgb
farsi bidonare da una simile compagnia di giro.
Litvinenko non se ne dava pace: sperava di smascherare,
tramite la Mitrokhin,
il potere criminale di Putin,
invece gli chiedevano sempre di Prodi,
Pecoraro Scanio
e Diliberto.
Alla fine, deluso, Scaramella lo liquidò con 600 euro brevi manu («manco fossi un pezzente»).
«Un amico esule ceceno raccontava il pover’uomo a Repubblica nel 2005 mi prendeva in giro:
“Com’è possibile che un ex colonnello del Kgb sia così fesso da farsi fregare dagli italiani?”.
ANCOR OGGI ARROSSISCO».
Poi, nell’aprile 2006,
VIDE CHE mezza Italia
continuava allegramente a farsi fregare da Bellachioma & his friends,
SENZA NEPPURE ARROSSIRE.
E si rincuorò.