COMUNQUE... ANCHE iO AVREI SEGUITO CIECAMENTE UN UOMO CAPACE DI TRASFORMARE

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe meglio impiegare il proprio tempo, tipo vigilare sulla Costituzione – presa d’assalto da Camera e Senato – piuttosto che inviare lettere, telegrammi e messaggi al Grande Oriente d’Italia.

Tramontata al Quirinale l’epoca Napolitano, speravamo che nel palazzo che fu dei Papi nessun presidente perdesse più tempo con i massoni, a meno che…

Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al Grande Oriente d’Italia.
Orgogliosi i massoni, tanto da darne notizia: “Un messaggio di saluto e di auguri in occasione della Gran Loggia di Rimini, dedicata quest’anno al tema ‘Il coraggio delle idee, la costanza delle azioni’, è arrivato al Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi dal capo dello Stato Sergio Mattarella, attraverso il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Luigi Cremoni [in realtà capo del Cerimoniale ndr].
 
La memoria va allora al 2007, allorquando Sergio Mattarella fu messo a capo della commissione del Pd, nato quell’ottobre, per stilarne il Codice Etico. Sedute con bagarre sulla clausola anti-massonica. Potranno gli iscritti al Pd far parte della massoneria? No, non devono, sì, invece, così, i finti stinchi di santo.


Una questione ricordata il 3 giugno 2010 da Giovanni Bachelet in un articolo su Europa che testimonia del clima dell’epoca, con il Pd, ancora nella culla, incapace di giungere unanime a un no e con, sullo sfondo, tanti distinguo. “Nel 2007, sotto la presidenza di Sergio Mattarella, la commissione che ha scritto il codice etico del Pd aveva discusso anche la norma che impone di ‘non appartenere ad associazioni che comportino un vincolo di segretezza o comunque a carattere riservato, ovvero che comportino forme di mutuo sostegno, tali da porre in pericolo il rispetto dei principi di uguaglianza di fronte alla legge e di imparzialità delle pubbliche istituzioni”, così Bachelet.



Che confesserà: “Per alcuni di noi questa formulazione, importata quasi letteralmente dai Ds, si prestava a discriminazioni arbitrarie”. Precisando: “La controproposta che avevo fatto in quella commissione era dunque questa: al momento dell’iscrizione al Pd (o del rinnovo) ognuno deve dichiarare (e poi aggiornare) l’elenco delle associazioni di cui fa parte; con sanzioni gravi per chi ne omette qualcuna, oltre ovviamente alla non ammissione per chi fa parte di associazioni contrarie o politicamente concorrenti al Pd. Come giustamente osserva Federico Orlando, la mia controproposta era guidata dalla convinzione che tanto fra i cristiani, quanto fra i massoni (o fra i soci di Legambiente), ci siano il grano e la zizzania; quelli che tramano nell’ombra e quelli che contribuiscono al bene comune; quelli che approfittano del legame associativo per fare i fatti loro (a volte in spregio della legge e della Costituzione) e quelli che perseguono sinceramente un ideale. La controproposta, caldeggiata da me e Zanone (forse anche da Gad Lerner e da Lidia Ravera, ma di questi ultimi due non sono sicurissimo) non ebbe successo, e rimase la formulazione originaria. Se mai l’organo competente del Pd ne discuterà di nuovo, anche questo piccolo contributo potrà forse risultare di qualche interesse”.
 
Il Codice Etico del Pd, stilato dalla Commissione Mattarella, fu approvato dall’Assemblea Costituente il 16 febbraio 2008.

Oggi Sergio Mattarella siede al Quirinale, tradendo, nei fatti, con lettere, cioè, e telegrammi, al Grande Oriente d’Italia lo spirito della lettera del capitolo sulla responsabilità personale e l’autonomia della politica del Codice Etico del Pd, stilato sotto la sua presidenza, lui, ch’era della Margherita, andato in sposo ai Ds.
 
La cronaca riferisce che nell’incontro a Bruxelles al quale hanno presenziato la Merkel e Hollande, la Cancelliera abbia ammesso che l’euro è stato concepito male, ma non ha detto che cosa debba essere fatto per essere corretto.


Affermazione grave la prima, almeno quanto lo è l’omissione della seconda.



E’ chiaro che, se non cambiano i musicisti, la musica non cambia e la DE, l’Europa Disunita, continua imperterrita a marciare contro se stessa.

Il risultato, l’ho scritto più volte, non sarà la fine dell’euro, che fa troppo comodo ai gruppi dominanti, ma il degrado dei Paesi più deboli.


E la conferma che, se non si cambiano i musicisti, la musica non migliora: quella che si può definire “la sinfonia della presa in giro” sulle reali condizioni dell’Europa e del Paese da parte dei governanti, pur capendole bene, continua a essere nel cartellone dello spettacolo politico.
 
Avanti un altro. C’è sempre posto alla Difesa.

Specie se sei renziano, ancora meglio se della prima ora.
Un passepartout fondamentale per volare da un ministero all’altro, da una consulenza all’altra.

E così, nel pieno del caldo torrido estivo, il ministro Roberta Pinotti, tra una nuotata e un po’ di sole, ha pensato di allargare la sua squadra di collaboratori interni, con due nuovi ingressi.

Data del contratto? Il 29 luglio. Per prendere servizio il primo agosto. Sabato.


I FEDELISSIMI – Ma passiamo ai nomi.
A lavorare nello staff del ministro Pinotti, ci sarà Patrizio Donnini che avrà l’arduo compito di “provvedere all’analisi, alla programmazione e alla pianificazione strategica di iniziative volte a promuovere la conoscenza nei confronti dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale delle azioni poste in atto dal Ministero della difesa”.

Un ruolo non da poco per cui Donnini riscuoterà 50 mila euro annui.

Ma chi è Donnini?
Fiorentino esattamente come Renzi, solo nell’ultimo anno ha lavorato, nelll’ordine, per il sindaco gigliato Dario Nardella, per entrambi i fratelli Pittella, Gianni e Marcello, per Alessandra Moretti e per Pina Picierno.

Tutti renziani del cerchio magico di Renzi, insomma.
Non sarebbe un caso, d’altronde, che Donnini ha lavorato anche per Sara Biagiotti, sindaco del comune di Sesto Fiorentino, il laboratorio per eccellenza del renzismo.

Ma il cerchio non si chiude qui.

Perché a fare il suo ingresso a Palazzo Baracchini sarà anche Davide Bacarella, il quale si occuperà di “valorizzare il ricorso alle tecnologie informatiche multimediali, avendo specifico riguardo “alla gestione, al coordinamento di profili social network e contribuendo all’ideazione di programmi e iniziative editoriali on line di informazione istituzionale”.

Insomma, spazio ai social al ministero.

Ma il punto è un altro: come Donnini, anche Bacarella è fiorentino. Di Prato, per l’esattezza.
E anche lui ha lavorato con renziani di ferro, tra cui ancora una volta spunta Gianni Pittella. Senza dimenticare Matteo Biffoni, sindaco di Prato, anche lui molto vicino al premier e per il quale ha lavorato anche Donnini.

Tutte casualità? Difficile crederlo. Ma non finisce qui.

Perché nel curriculum di Bacarella spunta anche la collaborazione con l’europarlamentare Pd (e, manco a dirlo, renziano) Nicola Danti.

Insomma, una vera e propria renzizzazione del ministero.
 
Ovviamente, Bacarella e Donnini lavoreranno a stretto contatto con gli altri collaboratori della Pinotti.
Di chi parliamo? Ma, ovviamente, di altre persone più che fidate.

Come Alberto Pandolfo, suo collaboratore dal 2008 oltreché consigliere comunale di Genova (in quota, ovviamente, Pd).
O come Andrea Armaro, portavoce della Pinotti da gennaio 2015 (stipendio da 110 mila euro) e storico assistente di Arturo Parisi sempre al ministero della Difesa, dopo aver lavorato come caporedattore nel partito della Margherita.
 
Anno nuovo, consulenza nuova. Al ministero della Difesa. Ma non solo lì.

Girovagando tra gli altri dicasteri, infatti, scopriamo un continuo restyling per il quale a godere, però, sono sempre gli stessi.
Partiamo dall’Ambiente. Gian Luca Galletti ha tirato dentro il suo staff Gennaro Santamaria che in passato ha lavorato per l’Udc (partito, guarda caso dello stesso ministro) oltreché per l’ex governatore di centrodestra del Molise, Michele Iorio (nella sua segreteria personale).
Santamaria porterà a casa 72 mila euro.

Certamente meno ne prenderanno le due nuove assistenti di Paolo Gentiloni, Federica Cantore e Antonella Giorgetti (per entrambe, meno di 30 mila euro).
La prima ha lavorato per anni con Europa, storico giornale del Pd; la seconda ha addirittura cominciato la sua carriera nel Pci, per poi passare nello staff di Piero Fassino per poi finire nell’organizzazione eventi del Pd.

Passiamo ora alla Salute. Negli ultimi mesi anche Beatrice Lorenzin ha “allargato” la sua squadra: da giugno a occuparsi dei social media c’è Cecilia Tortorella che, fino ad aprile ha lavorato per Kpmg.
Sarà un caso, ma la società detiene tutti gli appalti per le revisione dei bilanci delle Regioni in piano di rientro dal debito sanitario.
Senza dimenticare Rita Fantozzi che si occuperà di “comunicazione”. Nel suo passato, gli uffici stampa di Alleanza Nazionale prima e Forza Italia poi.

Il discorso non cambia, ovviamente, se guardiamo a viceministri e sottosegretari.
Prendiamo il dicastero dell’Istruzione: il sottosegretario Davide Faraone ha portato da quest’anno a Roma il messinese, e renziano della prima ora, Filippo Cangemi.

Forse, se Garinei e Giovannini fossero ancora in vita, scriverebbero un remake del loro musical: “Aggiungi un posto…sì, ma al ministero”.
 
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Dany un parere tecnico :up:
 
Buongiorno. Vediamo cosa ci passa oggi la politica.

"Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo della cocaina in tasca".
 
Prima era un «marziano», ma bravissimo (è dottore, ha studiato in America). Poi, dopo i primi pasticci, un po' meno bravo sì, ma comunque onestissimo.
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Infine, travolto da frottole, scontrini e smentite (dal Papa fino all'oste romano) più nemmeno quello, ed ecco che il marziano è invitato a tornarsene su Marte. L'idillio è durato poco ma è stato tenace nel tentativo di tenere in piedi Ignazio Marino e presentarlo come l'uomo giusto per rimettere in sesto il disastro di Roma, malgrado tutte le evidenze contrarie. La linea era chiara: tutto lo schifo va attribuito ad Alemanno, il marziano è atterrato da poco. Dopo l'inaspettata vittoria alle primarie per la corsa a sindaco, l'outsider Ignazio Marino diventa la speranza del Pd di riprendersi la Capitale. E piovono complimenti alle taumaturgiche capacità del chirurgo.
 

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