CREDERE NON E' FiDARSI. AMARE NON E' SOPPORTARE. ACCONTENTARSI NON E' VIVERE.

P iù che un dibattito, una zuffa. Di fronte alla avanzata del terrorismo islamico, di fronte alle immagini sconvolgenti del venerdì di sangue di Parigi, i magistrati italiani si interrogano sul da farsi.

Non solo nei vertici «ufficiali», le riunioni inevitabili e rituali in cui si lancia la massima allerta, ma anche nel chiuso delle mailing list, le stanze virtuali della discussione interna alle correnti. Qui ognuno dice la sua con apprezzabile franchezza. E la lettura del carteggio dà il polso di quanto profondo e drammatico sia il solco che divide i funzionari dello Stato che per primi avrebbero la necessità di essere compatti di fronte ad un nemico senza precedenti, e che invece si spaccano. Di qua chi prova solo orrore, di là chi vuole capire, indicare le colpe dell'Occidente, fustigarsi in qualche modo, eccetera. E persino chi si perde in disquisizioni sulla psicanalisi dei terroristi.
A lanciare il sasso è uno che il fenomeno lo conosce bene: Armando Spataro, procuratore della Repubblica a Torino, che la sera di sabato invia un lungo messaggio sulla rete di Area, la corrente di sinistra, in cui dice: «La motivazione di questo terrorismo è essenzialmente religiosa».
 
Sembra una ovvietà, ma non lo è, di fronte a tante spiegazioni sociali o sociologiche o politiche del furore jihadista. Per Spataro invece «le occupazioni patite, gli eventi politici, le ingiustizie vengono strumentalizzati a quel fine dai gruppi terroristici». Ma questa lettura dell'offensiva come «guerra di religione» fa insorgere alcuni giudici. Come Milena Balsamo, giudice a Pisa: «Quando si commettono eccidi come quelli contro gli algerini, quando si colonializza, e gli ex coloni (persino naturalizzati) vengono comunque emarginati, non puoi ipotizzare che quella dell'islam sia solo una guerra di religione. In fondo che differenza noti tra gli eccidi dei terroristi e quelli dei paesi ex colonizzatori?».
 
Ancora più indignata Donatella Salari, giudice del massimario in Cassazione: «Prepariamoci tutti ad una riduzione consistente di spazi di libertà individuali. Rinunciare alla libertà vuol dire anche sacrificarla per la sicurezza. Il potere che, negando ogni regola, ha consentito questa catastrofe è pronto a cogliere l'occasione». Di quale potere parli esattamente la Salari non è chiaro. E Massimiliano Siddi, procuratore a Viterbo, insorge contro la collega, sostenendo che «l'ideologia addormenta implacabilmente anche la ragione delle intelligenze più vive», paragona la Salari a chi sostiene che la Cia è complice dell'11 settembre, e ricorda che «esiste da sempre un incontenibile odio religioso e culturale nutrito da uomini e donne di fede islamica che non si arresteranno fino a quando coltiveranno l'illusione o avranno la certezza di averci militarmente sottomesso».L'«incultura permeata dall'ideologia» è la migliore alleata dei terroristi, dice Siddi.
 
E quando il collega Marco Dell'Utri, giudice in Cassazione, cerca di difendere la Salari e invita tutti «a interrogarci sulle nostre responsabilità collettive che esistono e che crescono», Siddi gli risponde a brutto muso: «Non sento alcun bisogno di interrogarmi, se tu avverti la necessità d interrogarti avrai i tuoi buoni motivi». Lo stesso Spataro alla fine risponde piuttosto bruscamente alla collega Balsamo, che insiste nella sua analisi sociologica.Potrebbe sembrare una discussione come l'infinità di altre che si svolgono in Italia da tre giorni, e in cui ciascuno fa irruzione con le proprie certezze. Il problema è che in questo caso a litigare sono gli stessi magistrati cui, in una veste o nell'altra, tocca o può toccare di occuparsi dei processi ai presunti terroristi di casa nostra: ed è facile prevedere che le divergenze di analisi si tradurranno, come è già accaduto, in diversità di scelte processuali.
 
Gli altri se non hanno un ritorno mica te lo fanno fare :rolleyes:
Ascolta, sto parlando di Italia. Cosa fanno gli altri ....

Non è una svalutazione dell'euro. A noi - svalutare l'euro - serve a poco.
Solo nelle esportazioni verso i paesi che ancora utilizzano il dollaro ( e sono sempre meno).
Noi siamo un paese esportatore e la maggior parte - volume monetario - delle nostre esportazioni sono in Europa. Non lo dico io. Ci sono i dati a dirlo.

Quello che ho prospettato è un "intervento dall'alto", coercitivo - sui depositi bancari degli Italiani - al fine di riportare il debito pubblico in Italia, sul modello Giapponese.
Serve solo a liberarci dal coltello "spread".
 
Ribrezzo per la prima dichiarazione che giustifica le stragi di persone innocenti

«Vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Irak, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione. Diritti, democrazia e libertà sono l'unico modo di spezzare il cerchio della violenza e del terrore. L'alternativa è la barbarie che abbiamo davanti e alla quale non possiamo arrenderci».

«Mi spiace ma con tutto il rispetto per la vostra missione, dissento dal l'equazione guerre in Afghanistan e in Irak e in Siria, con quello che è accaduto a Parigi. Questi sono gli stessi che radono al suolo Palmira e ne uccidono il direttore e che in Afghanistan distrussero i Budda, e che sgozzano gli infedeli o anche i siriani musulmani o i giordani anch'essi musulmani. Siamo di fronte a qualcosa di più. E adesso lapidatemi pure».
 
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Sono gli anziani a trainare i consumi. Per la prima volta in Italia la spesa per consumi delle coppie con un capofamiglia anziano (di 65 anni e oltre) è superiore (e non di poco: circa 1.200 euro in più all’anno) rispetto a quella delle coppie con a capo un giovane di 18-34 anni. E negli anni della crisi (2009-2014) gli anziani che vivono soli hanno aumentato la spesa per consumi del 4,7 per cento in termini reali, mentre quella dei millennials single è andata a picco (-12,4 per cento), così come la spesa media delle famiglie italiane nell’insieme (-11,8 per cento). Lo sostiene il rapporto del Censis “Il buon valore della longevità”.
 
Per otto anziani su dieci il reddito familiare è oggi sufficiente a coprire le spese e per il 78 per cento di loro negli ultimi dodici mesi la spesa per i consumi è aumentata (18 per cento) o rimasta stabile (60 per cento). Per il futuro regna l’ottimismo: l’89 per cento degli anziani pensa che nei prossimi dodici mesi i propri redditi, risparmi e consumi sono destinati ad aumentare (9 per cento) o a restare stabili (80 per cento).
Questo contribuisce a spiegare le positive intenzioni di spesa: 1,1 milioni di persone con 65 anni e oltre intendono procedere all’acquisto di elettrodomestici, 670mila di pc, smartphone, tablet e altri prodotti tecnologici, 320mila di mobili per la casa, mentre circa un milione esprime l’intenzione di fare lavori di ristrutturazione dell’abitazione. Altri 530mila pensano di realizzare un investimento immobiliare nel prossimo triennio.
 

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