SIpagoAFITU
Forumer attivo
Però, nella vita dei popoli esistono necessità che, se non trovano realizzazione in via pacifica, devono venir risolte con la forza.
Ciò potrà deplorevole, ma vale tanto per la vita dei singoli cittadini come per quella della collettività. Il principio secondo il quale interessi supremi della collettività non possono venir lesi dalla cocciutaggine o addirittura dalla cattiva volontà dei singoli individui, è indiscutibilmente giusto. lo ho sottoposto anche alla Polonia le più moderate proposte. Esse non solo vennero respinte ma condussero, al contrario, alla mobilitazione generale di questo Stato, con una motivazione che lascia chiaramente intravedere come, proprio nella modestia delle mie proposte, si credette di vedere la conferma della mia debolezza, alla fine direi quasi della mia paura.
Effettivamente questa esperienza dovrebbe proprio sconsigliare dal fare proposte sensate e moderate. Anche in questi giorni leggo in certi giornali, come ogni tentativo di regolamento pacifico dei rapporti tra la Germania, da una parte, e l’Inghilterra e la Francia dall’altra, è da escludersi, e che una proposta in questo senso dimostra solamente che io, pieno di timore, vedo innanzi a me il crollo della Germania e che pertanto avanzo questa proposta solo per viltà o per cattiva coscienza. Se io ora, ciononostante, rendo noto il mio pensiero in merito a questo problema, significa che accetto di passare, agli occhi di questa gente, per un vile o per un disperato. Io mi posso permettere anche questo, poiché il giudizio su di me non verrà dato nella storia, grazie a Dio, da questi compassionevoli scribacchini, ma è fissato per sempre dall’opera della mia vita,
E inoltre il giudizio di questa gente mi è abbastanza indifferente in questo momento. Il mio prestigio è abbastanza grande da permettermi qualche cosa di simile. Poiché, se io esprima questi miei pensieri veramente per paura o per disperazione, lo dimostrerà, in ogni caso il corso futuro degli avvenimenti. Oggi, tutt’al più posso deplorare che gente la quale , per la sua sete di sangue , non vede mai abbastanza guerre, non sia purtroppo colà, dove la guerra viene realmente combattuta e che, anche prima di oggi, non siano stati dove si è sparato. Io capisco perfettamente che vi sono persone interessate che hanno più da guadagnare da una guerra che da una pace, e io comprendo inoltre che, per una certa sottospecie di giornalisti internazionali, è più interessante fare dei resoconti sulla guerra che sulle trattative o magari sulle opere culturali di una pace, che essi non apprezzano e non comprendono. E infine mi è molto chiaro che un certo capitalismo e giornalismo giudaico-internazionale non interpreta affatto il sentimento dei popoli, i cui interessi pretende di rappresentare, ma che quali Erostrati della società umana, vedono nella propagazione dell’incendio, il più grande successo della loro esistenza.
Commento: non fa una piega
Ciò potrà deplorevole, ma vale tanto per la vita dei singoli cittadini come per quella della collettività. Il principio secondo il quale interessi supremi della collettività non possono venir lesi dalla cocciutaggine o addirittura dalla cattiva volontà dei singoli individui, è indiscutibilmente giusto. lo ho sottoposto anche alla Polonia le più moderate proposte. Esse non solo vennero respinte ma condussero, al contrario, alla mobilitazione generale di questo Stato, con una motivazione che lascia chiaramente intravedere come, proprio nella modestia delle mie proposte, si credette di vedere la conferma della mia debolezza, alla fine direi quasi della mia paura.
Effettivamente questa esperienza dovrebbe proprio sconsigliare dal fare proposte sensate e moderate. Anche in questi giorni leggo in certi giornali, come ogni tentativo di regolamento pacifico dei rapporti tra la Germania, da una parte, e l’Inghilterra e la Francia dall’altra, è da escludersi, e che una proposta in questo senso dimostra solamente che io, pieno di timore, vedo innanzi a me il crollo della Germania e che pertanto avanzo questa proposta solo per viltà o per cattiva coscienza. Se io ora, ciononostante, rendo noto il mio pensiero in merito a questo problema, significa che accetto di passare, agli occhi di questa gente, per un vile o per un disperato. Io mi posso permettere anche questo, poiché il giudizio su di me non verrà dato nella storia, grazie a Dio, da questi compassionevoli scribacchini, ma è fissato per sempre dall’opera della mia vita,
E inoltre il giudizio di questa gente mi è abbastanza indifferente in questo momento. Il mio prestigio è abbastanza grande da permettermi qualche cosa di simile. Poiché, se io esprima questi miei pensieri veramente per paura o per disperazione, lo dimostrerà, in ogni caso il corso futuro degli avvenimenti. Oggi, tutt’al più posso deplorare che gente la quale , per la sua sete di sangue , non vede mai abbastanza guerre, non sia purtroppo colà, dove la guerra viene realmente combattuta e che, anche prima di oggi, non siano stati dove si è sparato. Io capisco perfettamente che vi sono persone interessate che hanno più da guadagnare da una guerra che da una pace, e io comprendo inoltre che, per una certa sottospecie di giornalisti internazionali, è più interessante fare dei resoconti sulla guerra che sulle trattative o magari sulle opere culturali di una pace, che essi non apprezzano e non comprendono. E infine mi è molto chiaro che un certo capitalismo e giornalismo giudaico-internazionale non interpreta affatto il sentimento dei popoli, i cui interessi pretende di rappresentare, ma che quali Erostrati della società umana, vedono nella propagazione dell’incendio, il più grande successo della loro esistenza.
Commento: non fa una piega