Bella sta cázzata! Chi l'ha scritta?
...da Borsa italiana....
In borsa meglio scommettitori che veggenti (2° parte)
Proviamo a studiare in che modo la casualità può distorcere un fenomeno di cui si nota a priori la tendenza.
Abstract: Dopo aver studiato i diversi possibili esiti di un andamento puramente casuale dei prezzi, proviamo ora a studiare in che modo la casualità può distorcere un fenomeno di cui si nota a priori la tendenza.
Nella prima parte dell’articolo (pubblicata sul numero precedente di IDEMagazine) abbiamo iniziato uno studio sui problemi e sulle opportunità offerte da un approccio all’investimento basato sulla scommessa, ovvero sulla gestione dei diversi possibili esiti dell’evento che determina il valore finale dell’attività finanziaria da noi acquistata. Il nostro obiettivo è quello di creare le premesse quantitative per poter giustificare le conclusioni a cui perverremo.
Lo scopo dell’aver simulato un andamento puramente casuale del valore è stato quello di dimostrare come un fenomeno di cui si conosce la dimensione media può nel singolo caso creare risultati assai diversi l’uno dall’altro e, soprattutto, tutt’altro che stazionari. Pertanto abbiamo simulato 2000 lanci di moneta e sommato o sottratto 1 in base al risultato del lancio. Questo tipo di esercizio si è basato su un meccanismo tipo lotteria pura, ovvero ciascun evento aveva la stessa probabilità di verificarsi, senza che in nessun modo il risultato precedente influenzasse quello successivo.
In questa seconda puntata del nostro studio vogliamo fare un salto di qualità ed iniziare ad inserire nel nostro modello casuale l’intuizione. In che modo è possibile farlo? Semplicemente sommando i numeri casuali prodotti dallo stesso algoritmo utilizzato nell’articolo precedente ad una tendenza predeterminata a priori. In altre parole, noi simuleremo l’andamento di una grandezza da noi creata alla quale verrà sommato l’elemento casuale utilizzato un mese fa, che questa volta funzionerà da elemento di disturbo. Questo esercizio interessante e tutt’altro che scontato che consentirà di dimostrare ciò che abbiamo anticipato nel numero precedente (e di cui è consapevole ogni persona di buon senso) è cioè che anche l’intuizione comporta un notevole margine d’errore. Per non compiere una simulazione troppo astratta introduciamo, come in tendenza di fondo a noi perfettamente nota a priori, una sequenza di tre rialzi e due piccoli ribassi che dà origine ad un trend rialzista sulla falsariga del modello a tre fasi (e due correzioni) identificato per primo da Charles Dow a cavallo tra l’’800 ed il ‘900 ed in seguito elevato a prototipo di ogni trend finanziario da parte di Ralph Nelson Elliott. Quindi noi ipotizziamo di essere a conoscenza del fatto (cioè di avere avuto correttamente l’intuizione che) i prossimi 2000 valori di una certa grandezza avranno un andamento prevalentemente positivo, composto da tre sequenze predominanti al rialzo, intervallate da due sequenze ribassiste più brevi. In pratica, è come se noi avessimo correttamente intuito che nei prossimi anni vi sarà un forte rialzo di borsa, intervallato da due storni importanti. Su questo modello inseriamo lo scostamento già utilizzato nell’articolo precedente. Questo ci consentirà di verificare empiricamente quanto possa discostarsi dal modello generale (e correttamente previsto) l’andamento effettivo della nostra grandezza. Iniziamo generando la prima sequenza pseudo-casuale.
Il risultato è già sorprendente! Si può infatti notare che tra il 700esimo e l’800mo lancio arriviamo ad avere valori negativi della nostra serie (dunque una perdita nel nostro ipotetico investimento) laddove il nostro modello noto a priori (cioè la tendenza di fondo, frutto della nostra corretta intuizione) prevederebbe invece di avere un profitto minimo superiore a 200 punti. Se noi applicassimo una stretta logica di trading in quel punto (ma anche un po’ prima) dovremmo chiudere o ridurre le nostre posizioni, applicando il cosiddetto stop loss. Eppure non abbiamo sbagliato nulla! Noi abbiamo tendenzialmente ragione, ma in pratica abbiamo torto, nel
senso che le nostre aspettative non prevedevano in quel punto la perdita che invece si è verificata nella realtà. Cosa abbiamo sbagliato? Nulla! Questa escursione sorprende solo chi sottovaluta l’influenza dei fenomeni casuali o non prevedibili sull’andamento di grandezze di cui è possibile prevedere la tendenza fondamentale. Si noti anche come il secondo movimento di correzione al ribasso non è nella pratica così facile da individuare nell’estensione e nella durata come lo è nella teoria, cioè osservando la tendenza nota a priori. In certi casi ed in certi momenti, infatti, l’influenza dei fenomeni casuali o non prevedibili è così forte da rendere irriconoscibile il trend di fondo. Ora studiamo un caso opposto, cioè una situazione particolarmente favorevole.
Detto, fatto! In questo caso la componente casuale è così magnanima da generare un extra valore positivo abbondante e sorprendentemente stabile. Una situazione del genere è pericolosissima per l’investitore con poca esperienza, non perché produca risultati negativi (infatti è molto difficile all’interno di questa serie di valori scegliere punti di acquisto e di vendita che, combinati assieme, producano una perdita), ma perché può creare un’esperienza la quale dà luogo ad un atteggiamento eccessivamente ottimistico nei confronti dell’investimento. In altre parole, si è portati a pensare che la borsa possa offrire ben più di quanto sia lecito sperare utilizzando il buon senso. Non che periodi del genere siano mancati nella storia dei
mercati finanziari. Anzi! Ed è stato proprio in quei momenti che si è creato quell’eccesso di fiducia (overconfidence) che ha prodotto forti perdite alla maggior parte degli investitori, i quali hanno trascurato i successivi andamenti negativi proprio perché avevano nella propria memoria anni come quelli rappresentati da questa serie di valori che abbiamo simulato e dunque hanno vissuto per troppo tempo nella speranza che un momento così favorevole potesse tornare ed essere duraturo.
Ora studiamo un caso apparentemente bizzarro.
A prima vista questa sequenza non rivela nulla di particolare. In realtà un’osservazione il più precisa possibile noterebbe ben tre anomalie (o, meglio, divergenze) rispetto al modello teorico intuibile a priori e cioè:
1) Il passaggio dal primo impulso rialzista al primo storno, cioè l’area di dati compresa tra il 300esimo ed il 600simo, non è affatto ripida, come prevederebbe il modello, ma è piuttosto arrotondata. Un andamento del genere, su mercati veri e con denaro vero, genererebbe molta incertezza negli investitori e molta confusione tra gli analisti.
2) La fase finale della seconda onda di rialzo e tutta la seconda fase di correzione al ribasso praticamente non esistono, elidendosi a vicenda in un lungo trend laterale. Si tratta di un’altra fase di forte incertezza. Chi, seguendo troppo rigidamente il modello, si aspettasse a tutti i costi un forte storno prima della ripresa del rialzo, si troverebbe del tutto impreparato alla comparsa di quest’ultimo, poiché esso arriva direttamente da una fase laterale, apparentemente priva dello storno di assestamento.
3) La terza fase di rialzo è intervallata da una fase negativa/laterale che nel modello teorico non esiste.
Dunque in questa situazione la tendenza di fondo viene rispettata, ma le varie fasi da cui essa è composta sono estremamente difficili da distinguere l’una dall’altra. In questo caso a soffrire maggiormente sarebbe il trader, poiché i segnali operativi più importanti (cioè quelli che distinguono le cinque fasi da cui è composta la tendenza) sono confusi o addirittura inesistenti.
Sempre a proposito di andamenti bizzarri, osserviamo la sequenza successiva.
Il lettore, dopo l’esempio precedente, ha probabilmente già intuito quali sono le anomalie, vale a dire:
1) la prima fase di storno avviene in maniera così violenta da far sì che la successiva fase di ripresa inizi quando il modello di fondo prevederebbe che fosse ancora in corso il ribasso (cioè intorno al 700esimo caso).
2) La seconda fase di rialzo è così forte da raggiungere valori che poi non vengono più superati nemmeno al termine della terza fase di rialzo e di conseguenza…
3) …la terza fase positiva non rappresenta un rialzo vero e proprio, ma un semplice recupero dei valori perduti durante lo storno precedente.
Cosa comporterebbe una situazione del genere per un investitore vero che utilizzi denaro vero? Semplicemente che il suo investimento diventa praticamente infruttifero da metà del periodo in poi. “Poco male” potrebbe pensare un individuo ottimista. “Malissimo!” deve dire invece il serio risk manager, perché nella seconda parte del grafico il rapporto rendimento/rischio si è deteriorato pesantemente, dal momento che, come mostra impietosamente il grafico, non si guadagna più nulla e si può solo perdere.
Si potrebbero fare tanti altri esempi, ma lo scopo di questi articoli non è quello di studiare tutta la casistica finanziaria. Noi vogliamo semplicemente aiutare i lettori ad imparare a considerare l’influenza di vari elementi sull’andamento dei prezzi delle attività finanziarie. Abbiamo visto in quest’articolo che avere mediamente ragione non significa necessariamente evitare di trovarsi in situazioni difficili o contraddittorie. Eppure avere mediamente ragione è il massimo che un investitore lungimirante possa fare. E già per arrivare a farlo sono necessari diversi anni di esperienza.
Finora abbiamo dimostrato come l’intuizione, di per sé, può non essere sufficiente per ottenere un buon profitto nell’investimento finanziario. Nel prossimo numero di IDEMagazine concluderemo questa analisi studiando quali sono le “quote” di un investimento di successo.
Massimo Intropido
E' il fondatore di Ricerca Finanza. Classe 1967, laureato in Economia e Commercio all'Università Cattolica di Milano, nel 2003, ha fondato Ricerca Finanza, per portare al mercato finanziario italiano un metodo ed una competenza nuovi, affidabili ed accessibili. E' socio ordinario S.I.A.T. (Società Italiana di Analisi Tecnica), per la quale ha svolto e svolge prestigiosi incarichi e dell'A.I.F. (Associazione Italiana Formatori).