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Sgarbi denuncia Facebook per censura: chiesti un milione di ...
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6 giorni fa - Vittorio Sgarbi ha denunciato Facebook, chiedendo danni per un milione di euro. ... La causa di questo blocco è stata la pubblicazione de “L'origine du ... e Sgarbi ha già affermato a gran voce che lui sarà presente e ...

Inaccettabile che social network popolari, danarosi e tecnologicamente avanzati come Facebook ed Instagram non siano riusciti ancora ad oggi a trovare una soluzione per distinguere una immagine porno da un’opera d’arte: per questa ragione, considerato che le censure si ripetono di continuo, ho deciso di promuovere un’azione legale per il danno che questa lacuna arreca al mondo dell’arte e a tutti gli operatori (artisti compresi) che vi lavorano.


È con questa dichiarazione che Vittorio Sgarbi si schiera contro Facebook e Instagram
La vicenda ha inizio nel 2015, dopo che il profilo social del critico d’arte è stato chiuso per circa 24 ore. La causa di questo blocco è stata la pubblicazione deL’origine du monde” di Gustave Coubert, opera che ritrae un nudo femminile. Questo episodio non è stato l’unico a fare infuriare Sgarbi: nel 2017 accade la stessa cosa con la sponsorizzazione di una mostra di Gualdo Tadino. Ma non finisce qui. Recentemente la
ancora acquisito la capacità di distinguere un’immagine porno da un’opera d’arte ma sono capaci di fare ben altro. Il loro funzionamento non è ancora del tutto chiaro alla gente comune, perché il valore di questi algoritmi è immenso e chi li detiene se li tiene belli stretti. Sgarbi, comunque, una soluzione a questa vicenda la propone
pagina social dell’associazione fondata dallo stesso Sgarbi “Antonio Canova” è stata bannata proprio perché come simbolo aveva la celebre scultura di “Amore e Psiche”
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La celebre scultura del Canova che gli algoritmi di Facebook assimilano ad un “porno”
Tutta questa censura ingiustificata ha fatto infuriare così tanto il celebre critico d’arte, il quale ha richiesto un risarcimento a Facebook di un milione di euro.

Inoltre, Sgarbi ha contestato a Zuckerberg la violazione degli articoli 21 e 33 della Costituzione che tutelano la libertà di espressione in ogni campo artistico.
La causa verrà affrontata in tribunale il prossimo 7 ottobre e Sgarbi ha già affermato a gran voce che lui sarà presente e sarà pronto a difendere l’arte e il nudo nella pittura e nella scultura.

Il perché di tanta censura, si trova in un fattore comune ad ogni social network esistente: gli algoritmi. Essendo questi gestiti da una macchina, non hanno
ancora acquisito la capacità di distinguere un’immagine porno da un’opera d’arte ma sono capaci di fare ben altro.
Il loro funzionamento non è ancora del tutto chiaro alla gente comune, perché il valore di questi algoritmi è immenso e chi li detiene se li tiene belli stretti.

Sgarbi, comunque, una soluzione a questa vicenda la propone
Invece che affidarsi agli algoritmi, assumano storici dell’arte

 
Al via in tribunale la class action di Altroconsumo contro Facebook


Oltre 28mila gli aderenti all’azione contro il social network. L’organizzazione oggi invia una nuova diffida e deposita l’atto chiedendo un risarcimento di oltre 285 euro a iscritto per ogni anno di registrazione alla piattaforma.

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A sei mesi dallo scoppio dello scandalo dati Cambridge Analytica e con già oltre 28mila aderenti, oggi Altroconsumo ha notificato presso il Tribunale di Milano l’atto con cui si avvia formalmente l’iter giudiziale della class action contro Facebook.
L’organizzazione contesta al social network la violazione della privacy e la mancata trasparenza delle informazioni al consumatore al momento della registrazione, come rilevato anche dall'Antitrust che ha aperto un procedimento.

Altroconsumo chiede un risarcimento di oltre 285 euro - per ciascun iscritto per ogni anno di registrazione a Facebook - per i danni subiti: il mancato guadagno del consumatore per lo sfruttamento economico dei dati personali da parte di Facebook e per l’indebito utilizzo di informazioni riservate e dei dati sensibili per finalità commerciali.

Lo scandalo dati per Facebook nel frattempo non si arresta. È recente la notizia di un nuovo data breach che ha coinvolto almeno 50 milioni di utenti. Oggi Altroconsumo ha inviato una diffida al social network, chiedendo chiarimenti su una condotta che si reitera a danno dei consumatori. L’organizzazione chiede al social network di:

- conoscere quanti sono gli utenti coinvolti in Italia e nell’Unione europea;

- descrivere come intende rimediare alla violazione dei dati personali;

- riconoscere un risarcimento a tutte le vittime del data breach.

Commenta Ivo Tarantino, Responsabile relazioni esterne di Altroconsumo: “È intollerabile che Facebook continui ad avere delle clamorose falle nel sistema di sicurezza della propria piattaforma, dimostrando in maniera sempre più evidente di non riuscire a proteggere i dati dei propri utenti. Altroconsumo è impegnata sul fronte della protezione dei dati e della tutela dei diritti dei consumatori in rete. Oggi la nostra azione contro Facebook prende sempre più corpo, anche alla luce dell’ultimo data breach”.

Gli utenti aprano gli occhi: Altroconsumo si batte perché i consumatori prendano consapevolezza del valore dei propri dati. Con oltre 28mila aderenti alla class action di Altroconsumo e più di 100mila in Europa per l’azione che l’organizzazione sta portando avanti insieme alle associazioni di consumatori di Belgio, Spagna e Portogallo, partner di Euroconsumers, continua la raccolta delle adesioni attraverso il sito www.altroconsumo.it/azionefacebook



 

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