No.
LaRussa fino a prova contraria nn è un dittatore anche se ha origini neofasciste; puo' nn essere un genio e per certo nn lo è.
No.
Troppo comodo fare i distinguo; "sto con i poliziotti si, ma nn troppo." perchè c'è un video dove un poliziotto calpesta uno "studente".
Ergo NON si sta con i poliziotti.
Mi piacerebbe vedere voi al loro posto - molto comodo, davvero fin troppo comodo, davanti ad una tastiera pontificare e qualcun altro dovere fermare 5 50 oppure 500 o 500000 de....enti ... perchè tanta rabbia NON la dedicate ai poliziotti feriti da questi istudenti????
Io invece sto con chi garantisce l' ordine pubblico a 1200 euro mese - e NON con chi con la SCUSA della protesta (ci ricordiamo -il plurale nn è a caso - le nostre superiori?-) va a fare 'asotto.
Poca ipocrisia cari.
Vorrei vedere se quel branco di signori vi devastasse casa; mi piacerebbe vedere se poi al termine ci sarebbe tutta questa magnaminità.
Io, in Italia, sto con la Polizia senza se e senza ma.
Già, troppo comodo.
Fine anni 70.
'ARANCIA MECCANICA SONO IO'
28 febbraio 1986 — pagina 15 sezione: CRONACA
ROMA - Non è l' Alex di "Arancia meccanica", il nichilista del romanzo di Burgess che cede all' umanità solo quando ascolta Beethoven. Non si esalta allo spettacolo della violenza come l' eroe negativo del film di Kubrick. Lui è Agostino Panetta, ventisei anni, ex poliziotto, licenza media strappata a fatica, estrazione piccolo borghese, provenienza borgatara, "cervello" permanente di una banda di compagni sempre diversi che tra il ' 79 e l' 83 ha compiuto tra Torino e Roma circa settecento rapine, decine di sequestri di persona (le vittime derubate nelle case), commesso sette violenze carnali. Panetta ha colpito, minacciato, simulato una crudeltà anche maggiore di quella che gli apparteneva pur di accumulare denaro, ma anche per "fame di reato", come dice lui, figlio di un autoritario maresciallo di polizia tutto "ordine e sacrificio". Per Agostino Panetta, insomma, la violenza sembra essere stata solo un mezzo per "ottenere il massimo del profitto". Un miliardo e mezzo presto sperperato. Ed è stata violenza fisica e psicologica imposta a centinaia di persone. Una storia di eccezionale follia metropolitana. Martedì prossimo il "predatore della notte" Agostino Panetta va a giudizio. Insieme a 59 complici. Lui ha confessato, ricostruito, spiegato, denunciato. Sulla sua esistenza di "Rambo di quartiere" redento, l' editore Pironti prepara un libro. E adesso per la prima volta Panetta racconta in prima persona come e perchè ha seminato panico e terrore tra la gente della Roma-bene. "Mi definisco un delinquente razionale", comincia Panetta nella sala colloqui del carcere di Rebibbia. "Io rapinavo, è vero, minacciavo ed ho anche picchiato duro. Ma evitavo traumi inutili. Per me era gratificante soprattutto ottenere il massimo rendimento con il minimo della violenza". Alto, atletico, sorridente, Agostino Panetta ostenta serenità. Il giudice che lo ha rinviato a giudizio, Angelo Gargani, gli ha riconosciuto un "sincero" cammino di redenzione. "Io so di dover pagare. Ne ho fatte tante... io che non ho mai sopportato la prepotenza sono stato un prepotente: ho colpito vittime senza colpa, seguito la via più trucida e più brutta per dimostrare la mia pericolosità. Quella che, allora, mi sembrò una conquista, una rivalutazione di me stesso. Mi sentivo quasi inviolabile e, lo ammetto, nel ' 79 se avessi dovuto uccidere lo avrei fatto. Due anni dopo, non più. Iniziavo già il percorso inverso". Le rapine nelle abitazioni avvennero dal 1981. Furono 74, mentre salgono a centinaia le persone minacciate nelle case, sequestrate, tenute a bada con le armi e con la paura. A un ragazzino venne tagliato il pigiama addosso sotto gli occhi del padre, a monito di quanto sarebbe potuto avvenire se non fosse stato indicato il nascondiglio di soldi e gioielli. Ad un uomo venne immersa la testa in un lavandino pieno d' acqua; molti vennero legati con le cravatte, sette donne furono costrette a subire violenze sessuali, molte di più subirono minacce di stupro qualora non avessero ceduto immediatamente ogni oggetto di valore custodito in casa. "La storia delle violenze sessuali è stata esagerata", attacca Panetta "quando cominciò, io di rapine ne avevo già fatte centinaia e non ci avevo mai pensato. Era mio, nostro interesse non lasciare livore nelle vittime, per evitare le denunce, per far sì che polizia e carabinieri non riuscissero ad acquisire una visione di insieme... Poi un giorno del 1981 puntammo per strada una coppia. La donna era stata riaccompagnata a casa da un amico. Li immobilizzammo; le imponemmo di portarci in casa. Lei resistette: non voleva far incontrare il marito con l' amico. Noi li legammo in due stanze diverse. Mentre raccoglievamo gli oggetti in giro per la casa, lei tentò di ammansirci. Ci diceva: "Perchè lo fate? Siete così carucci...". Mi scattò una molla in testa. Dunque la minaccia sessuale poteva pagare, facilitare. Con quella donna ebbi un rapporto orale. Lei lo ha negato e ancora lo nega. Avrà le sue ragioni". "Incredibile, come oltre alla storia degli stupri, sia stata enfatizzata anche quella dei personaggi mondani. In realtà quei pochi che capitarono nel mucchio non erano neanche i più ricchi. Poi, quel loro creder che la loro popolarità li avrebbe salvati, mi parve ingenuo. Ci dissero stupiti: "Ma io sono Fabio Testi..." o "Io sono Peppino Di Capri". Subirono ovviamente la sorte degli altri". Torniamo alle violenze. Lei dice poche. E invece sono comunque le più gravi insieme a quelle psicologiche, al ricatto su figli, madri, vecchi, bambini, accompagnate da botte e minacce. Agostino Panetta perde la calma. "Mi torna l' ansia nel ricordare", riprende. "Non creda che io non sappia che ho commesso nefandezze. O che confonda vittima e delinquente. Voglio dire un' altra cosa; voglio ripetere che anche quando è successo, in quel periodo, io sapevo bene che non c' era da vantarsene. Perfino tra noi (eravamo due, solo una volta in tre) non ce lo dicevamo, non ci esortavamo. Io uscivo da quelle case, dopo le rapine con violenza sessuale senza serenità. Non era andata liscia e lo sentivo. Perchè accadde? Una volta, svegliammo una ragazza, lei dormiva con la sola maglietta, impaurita reagì alle nostre minacce, in pratica offrendosi... Avemmo un rapporto sessuale. Un' altra volta però, minacciai un' altra donna di spogliarsi, lei si spogliò, ma poichè accondiscese subito a dirci dove erano nascosti preziosi e gioielli, le dissi di rivestirsi. E' vero, è vero le terrorizzavamo tutte. "Fuori i gioielli o ti violento, dicevo". Panetta alza la voce "ma una rapina in una casa è una cosa seria, scatena tante reazioni diverse, cadono tutte le barriere psicologiche. Chi può sapere se queste scelleratezze non siano servite ad evitare il peggio. Non ci ono mai stati morti, mai feriti nelle case derubate". Violenza e ancora violenza. Accompagnata dalla paura. "C' era sempre molta tensione", racconta Panetta. Quando uscivamo per rapine, mangiavamo prima della frutta. Ci fermavamo ai banchi aperti per strada, di sera. Mele, pere, arance. E anche nelle case, qualche volta, per scaricare l' ansia, per far calmare i crampi. Altro che "banchetti". La nostra ossessione era quella di compiere un lavoro "pulito". Capire con precisione se in casa c' erano veramente oggetti di valore o no. A volte erano nascosti nei posti più impensati: nel cestino delle mollette per stendere la biancheria o sui terrazzi, sotto i vasi dei fiori. E poi sa una cosa? E' davvero imprevedibile la reazione di una persona costretta a cedere la propria roba. D' accordo, magari si tratta di quanto è riuscito a mettere insieme con una vita di lavoro, ma non c' è oggetto che valga la pelle. Eppure io ricordo un signore di circa sessant' anni, un Consigliere di Stato che sul portone di casa sua si fece pestare a morte da noi ventenni, ma non ci accompagnò in casa. Lo lasciammo lì sull' uscio. Così malridotto che non ce la sentimmo di insistere". Era sempre Agostino Panetta a scegliere gli obiettivi da colpire. Lui girava nelle case raccogliendo gli oggetti preziosi più piccoli nei calzini, i più voluminosi in stracci e tappeti. Era il capo? "No, solo l' organizzatore. Io avevo intuito, io capivo al volo anche nelle case, dall' arredamento, se c' era roba. Se dovevamo spremere, insistere. O no". Agostino Panetta è un protagonista del male. Un ragazzo che ha cominciato a rapinare a vent' anni, mentre era un poliziotto. Come andò Panetta? "Mio padre è stato quarant' anni nella polizia. Fin da piccolo mi insegnò che esisteva solo il lavoro e il sacrificio. Mi concedeva mezza giornata di gioco alla settimana "solo se facevo il bravo". Per il resto disciplina. Lui ha costruito da solo la nostra casa a Tor Vergata. Ricordo che a sei, sette anni sollevavo blocchetti di tufo pesantissimi. Facevo mille servizi. Ma non mi torna alla mente una sola volta che mi abbia dato cinquecento lire da spendere che so, al bar. Io ero un niente. Ho avuto l' ossessione di non valere nulla per tutta la fanciullezza, l' adolescenza. Ho fatto tanti lavori precari, ma non sopportavo le imposizioni. Lui mi aveva educato come i suoi cani. Eh... la storia dei cani... li abbiamo sempre avuti. Mio padre li teneva legati tutto il giorno, li incitava a catturare le galline. Quando li slegava, quelli scaricavano un' aggressività devastante. Così è stato per me". "Io - continua Panetta - ho sempre preso un sacco di botte, "educative" naturalmente. Ed anche mia madre le prendeva. Lei che mi proteggeva in modo quasi morboso. Ed io in mezzo, senza fiducia in me stesso. Un niente. Entrai in polizia a 18 anni. Lì si faceva sport. Io ho sempre avuto un po' il pallino dell' attività fisica. Ma nella polizia non trovai che imposizioni, ingiustizie. Poi incontrai, a Torino, tre poliziotti, transfughi. Cominciammo le rapine in strada. La sera rientravamo in caserma. Finchè me ne andai dalla Ps. A Roma misi insieme altri compagni e giù ancora rapine, a raffica. Fino a dieci per sera. Attraverso il male cominciavo a capire di valere qualcosa finalmente, mi sentivo inviolabile..." -
di SILVANA MAZZOCCHI
Banda della 1 bianca
anni 80 ed inizio anni 90.
http://it.wikipedia.org/wiki/Banda_della_Uno_bianca
Spaccatorella
giorni nostri
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Luigi_Spaccarotella
Questi sono casi tra i più clamorosi, ma ce ne sono centinaia che stanno nel dimenticatoio delle coscienze. Poi ce ne stanno chissà quanti che non conosciamo.
Voglio dire che un buon democratico deve avere un sistematico controllo sulla democrazia, altrimenti quella se ne va a farsi fottere.
Il ministro della repubblica di Gotham non ha rinnegato il fascismo e questa non è una cosa di poco conto dal momento che lui è una piccola istituzione dello stato democratico. Secondo me ci sarebbero i termini di alto tradimento nei confronti delle istituzioni democratiche, perfino peggio di " gladio", almeno quella fu un'operazione logica nella politica dei blocchi contrapposti, anche se venivano deviati i servizi, operavano gli schemi della loggia P2 e la violenza, anche a danno delle forze dell'ordine, s'inquadrava in un disegno preciso di distorsione della consapevolezza delle masse, masse indotte in un sistema controllato ad arte ed in maniera cinica.
A me non bastano i tuoi proclami, la democrazia si nutre della trasparenza e questo di oggi sappiamo che razza di governo sia che la pilota seconde le sue attese o preferenze.
Ma il mio discorso non era questo, assolutamente.
Certo che la democrazia va salvata, ma non la si può spacciare per quello che non è, quando non lo è.