Detto di WIKIPEDIA, aggiungiamo qualche osservazione psicologica.
Il troll a priori si sente escluso da una comunità. Ciò gli causa una forma di complesso di inferiorità cui reagisce con aggressività. Non essendo però l'aggressività accettata dai gruppi, il troll spesso (non sempre) la copre con il paravento di una maschera di gentilezza, a questo punto addirittura esagerata. Se questo è il caso, egli cercherà di farsi accettare dalle sue vittime, ma facilmente diventerà molto aggressivo, seppure sotto la maschera di una ostentata indignazione, con coloro che tendono a rivelarne il vero scopo, magari scoprendo il trucco delle multi-identità.
Lo psicanalista potrebbe aggiungere che con questo meccanismo egli cerca nel suo subconscio di dividere il papà e la mamma, o comunque la coppia dalla quale si sentì escluso (meccanismo che ora rivive in quanto troll). In ogni caso la sua relazione è falsa, o falsata, e nella sostanza egli si fa beffe sia di chi lo "accetta"! sia di chi lo smaschera, magari elogiando esageratamente i primi e reagendo con indignazione alle "insinuazioni" dei secondi.
A questo punto una comunità di partecipanti si trova di fronte a delle scelte. Come rintuzzare la fastidiosa mosca? Il modo più diffuso consiste nell'ignorarla. Ciò non annullerà forse la sua invadenza, ma certo ne ridurrà moltissimo gli effetti. Ultimamente i moderatori in genere rinunciano a prendere provvedimenti, stante l'anonimità dei nicks, e quindi la possibilità data ai trolls di metamorfosarsi di continuo. Da evitare l'aggressività di gruppo contro il disturbatore, perché da una parte, pur giustificata, non otterrebbe risultati. Dall'altra rischierebbe di far esplodere uno dei risultati perseguiti dal troll, e cioè la separazione tra i membri, con dispute e liti, in quanto dappertutto vi sono delle anime candide a cui sembrerebbe una reazione eccessiva ed ingiusta. Inoltre, ciò cozzerebbe contro l'intento della comunità di ampliarsi, tendendo invece a farla diventare un gruppo chiuso nelle sue barricate contro i disturbatori.
Vi è infine da osservare che magari qualche presunto troll non è troll ma solo un ingenuo novello visitatore. Su questo il nostro troll, il "
nostroll", punta gran parte delle sue carte. Anche per questo la miglior strategia non è certo l'aggressione. Se uno nuovo non ottiene risposta, magari noterà, se in buona fede, che nel suo modo di porsi v'era qualcosa di incongruo, e continuerà tranquillamente a partecipare. Comunque quasi mai uno nuovo in buona fede si offende subito nell'essere sospettato o classificato come troll. Quest'ultimo, invece, è pronto a reagire, di solito o mostrandosi offeso, ovvero lamentandosi delle "ferite" infertegli.
In sintesi: il troll si riconosce spesso dal suo intento di risultare divisivo, o essere uno che si burla del gruppo, che rappresenta per lui la famiglia da cui si sentì escluso (fossero pure genitore 1 e genitore 2

). Poi, siccome il modo di porsi, così come la calligrafia, si può variare solo un numero finito, e abbastanza ristretto, di volte, anche qualche osservazione stilistica potrà confermare i sospetti. Di certo i tratti del troll mostrano quantomeno una personalità disturbata, quando non prepsicotica. Il ripetuto tentativo di creare un contatto con mezzi evidentemente inadeguati, che lui conosce come tali, e dunque sa bene che non otterrà nulla per sé, se non la "soddisfazione" di avere rotto le scatole, mostra subito dietro l'incapacità a creare un contatto reale, che è caratteristica appunto prepsicotica, diciamo border-line. Anche per questo il poveretto non andrebbe aggredito, ma compatito: solo che per arrivarci occorre che una comunità sia cosciente di tutti questi aspetti, non così facili da conoscere in quanto il fenomeno, e pure l'ambito in cui esso appare, è qualcosa di assai recente.