Il Golfo avrà la sua moneta unica
Giovedì 17 Dicembre 2009 12:38 Quando nacque l’euro, il grande economista Milton Friedman, notoriamente scettico sull’iniziativa, ricordò che «non esiste nella storia nessun caso di moneta unica costruita attraverso una collezione di monete nazionali». Indubbiamente questo era vero per la moneta europea, nata nel 1999 ed entrata in circolazione nel 2002. Ma non sarà più così, evidentemente, per il «khaleeji» o «karam» - il nome non è ancora stabilito -, la moneta unica dei Paesi arabi del Golfo.
La decisione definitiva è stata presa l’altro ieri dagli sceicchi dell’Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e Bahrain, quattro dei sei paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg). Il patto siglato in Kuwait è definitivo, ma per conoscerne i contenuti bisognerà attendere. «È incoraggiante vedere i quattro stati membri concordare sulla ratifica dell’unione monetaria - hanno commentato a caldo gli analisti della Goldman Sachs - ma tendiamo a interpretarlo come un passo simbolico verso l’area valutaria comune». Al khaleeji (parola araba che significa “del Golfo”) non aderiranno, per adesso, gli Emirati Arabi Uniti - la federazione di cui fa parte l’indebitata Dubai - e l’Oman. Perché non ancora pronto per entrare nell’unione monetaria quest’ultimo. Per questione di puntiglio gli altri. Lo scorso maggio, infatti, gli Emirati erano usciti dal progetto in risposta alla scelta di Riad, la capitale saudita, quale sede del quartier generale del costituendo «Consiglio monetario del Golfo», l’organismo che preparerà la nascita della Banca centrale del Golfo.
Un recupero della federazione presieduta dallo sceicco Khalifa al Nahayan non viene escluso, soprattutto se i sauditi faranno qualche concessione. «Vogliono lasciare le porte aperte», osserva David Butter, responsabile per il Medio Oriente e il Nordafrica dell’Economist Intelligence Unit.
Il primo scoglio da superare è la costruzione, all’interno del Consiglio monetario del Golfo, di un sistema di pesi e contrappesi che dia sufficienti garanzie di equilibrio ai paesi più piccoli. Che puoi vuol dire imbrigliare le ambizioni del paese più potente dell’area, l’Arabia saudita. Per certi versi, sembra di rivedere la diffidenza verso la Germania e la sua Bundesbank ai tempi della costruzione dell’Unione monetaria europea. «Sulle maggiori questioni si decide all’unanimità», ha annunciato Nasser al-Kaud, un alto funzionario del Ccg. Per tranquillizzare i vicini, Riad ha anche accettato che i governatori delle banche centrali dei paesi aderenti abbiano pari diritti di voto in senso al Consiglio monetario. A parte questi capisaldi, tutto resta avvolto nel mistero. Non è chiaro se la nuova banca centrale avrà pieni poteri sul modello della Bce e della Fed o se sarà titolare dei poteri di vigilanza bancaria. Non è nemmeno nota la tabella di marcia verso l’unione valutaria, né se il khaleeji avrà un cambio fisso con il dollaro (come la maggior parte dei paesi del Golfo) o con un paniere di valute (sul modello del Kuwait). Probabilmente si sta trattando ancora in vista della prima riunione del Consiglio monetario, in calendario fra due mesi. Magari per evitare che l’unione monetaria araba si riveli quel «grande errore» che Friedman aveva profetizzato, sbagliandosi, per l’euro.
Nel frattempo, per quel che può contare di questi tempi, la notizia dell’approvazione definitiva del progetto “khaleeji” è stata presa bene dalle Borse del Golfo. Ieri i listini dell’area hanno chiuso in rialzo, con l’eccezione di Abu Dhabi e Mosqat (Oman). Persino la Borsa di Dubai ha recuperato in chiusura, con un balzo del 2,53 per cento.
fonte: libero-news