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Catania, truffa alle aziende in crisi: europarlamentare nei guai

30 ottobre 2014 - 18:46di REDAZIONE





Sgominata dalla Guardia di finanza un’associazione a delinquere finalizzata all’abusiva mediazione creditizia. Sette persone sono finite agli arresti domiciliari. Indagato anche l’ex europarlamentare Paolo Bartolozzi.

I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Catania, sono stati notificati a

Domenico Marcuccio, 66 anni, di Giarre, consulente aziendale;

Giuseppe Quattrocchi, 64 anni, di Catania, commercialista;

Placido Bruno, 63 anni, di Adrano, impiegato di banca;

Angelo Salvatore Porto, 51 anni, di Catania, libero professionista;
Giampiero Meschino, 58 anni, di Firenze, all’epoca dei fatti funzionario di banca;

Andrea Conti, 67 anni, di Dicomano pensionato.

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’abusiva mediazione creditizia, attivita’ per la quale avrebbero percepito, sotto forma di provvigioni, illeciti profitti per oltre 4,2 milioni di euro.

Dell’organizzazione avrebbe fatto parte anche l’ex eurodeputato fiorentino Paolo Bartolozzi, nei cui confronti gli investigatori hanno proceduto alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

L’inchiesta trae origine da due “segnalazioni di operazioni sospette” trasmesse dall’Unita’ di informazione finanziaria della Banca d’Italia sul conto di Domenico Marcuccio, imprenditore operante nel settore dei servizi alle imprese, relative al versamento di numerosi assegni bancari, per oltre 3 milioni di euro, emessi da societa’ aventi sede in diverse regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia) e contestuale prelievo, in contanti, di parte delle somme di denaro.
I RETROSCENA - I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Catania, attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari e acquisizioni documentali, hanno cosi’ accertato l’esistenza di un’organizzazione, con base in Sicilia e Toscana che, approfittando dello stato di forte difficolta’ economica di alcune aziende che non riuscivano piu’ ad accedere al credito bancario, prometteva loro di ottenere i finanziamenti necessari, anche in difetto delle previste garanzie patrimoniali. L’attivita’, svolta in modo abusivo in quanto non autorizzata dalla Banca d’Italia, sarebbe stata promossa e organizzata da Marcuccio, insieme agli altri indagati, ognuno dei quali aveva uno specifico ruolo operativo, per il quale percepiva parte dei proventi. In particolare, Domenico Marcuccio – avvalendosi dei propri collaboratori catanesi Davide Quattrocchi, Placido Bruno e Angelo Salvatore Porto – si sarebbe occupato di individuare imprese che necessitavano di finanziamenti bancari alle quali proporre la possibilita’, previo pagamento di commissioni, di accedere al credito.
Il braccio destro di Marcuccio, avrebbe avuto il compito di prendere contatti con gli imprenditori in difficolta’ economica e proporre loro le condizioni della consulenza offerta, finalizzata a “favorire” il buon esito della pratica di finanziamento. Tali condizioni consistevano, in buona sostanza, nel pagamento immediato di un anticipo pari al 50% della provvigione, determinata in misura variabile tra il 4 e il 6% del finanziamento richiesto alla banca. L’imprenditore che accettava poteva incontrare il Marcuccio. Gli incontri avvenivano sia presso una sala riservata dell’Hotel Sheraton di Firenze sia presso le sedi di Firenze e Siena di due Istituti di credito. In tali circostanze, il principale indagato – presentandosi come funzionario della banca, competente a deliberare l’erogazione del finanziamento – sottoponeva ai clienti un contratto di consulenza e chiedeva il pagamento della prima tranche del compenso pattuito.
EUROPARLAMENTARE COINVOLTO - Nell’inchiesta sono rimasti coinvolti anche l’ex europarlamentare Paolo Bartolozzi, eletto nelle liste PdL nella legislatura 2009-2014, per l’influenza esercitata sui dirigenti della banca, e Giampiero Meschino, funzionario della Mps Capital Service spa, per l’opera di preventivo esame e “aggiustamento” delle pratiche da trattare. Gli investigatori hanno anche accertato che, in talune occasioni, Meschino avrebbe suggerito a potenziali clienti che si erano presentati in banca di rivolgersi a Marcuccio in ragione delle sue importanti “conoscenze” all’interno dell’Istituto di credito.

Nel dettaglio, nel periodo oggetto d’indagine tra il 2009 ed il 2012, sarebbero risultati accreditati sul conto corrente intestato a Marcuccio circa 4,2 milioni di euro corrisposti da varie societa’ clienti dislocate su tutto il territorio nazionale. Parte delle somme incassate da Marcuccio sui propri conti correnti sarebbero state successivamente distribuite ai vari associati, in buona parte in contanti o versate su conti intestati a terzi, cosi’ da celare la reale natura del pagamento.
I finanziari hanno fatto luce anche sulla posizione delle societa’ che si sono avvalse dell’opera dell’organizzazione, scoprendo che molte risultano oggi in fallimento o in liquidazione. Le somme complessivamente richieste quali finanziamenti, per il tramite del sodalizio criminale, ammonterebbero a oltre 300 milioni di euro. Gli accertamenti della Guardia di Finanza nei confronti di Domenico Marcuccio hanno riguardato anche la sua posizione fiscale. Nei confronti della sua ditta individuale, infatti, nel 2013 e’ stata contestata un’evasione fiscale di oltre 6 milioni di euro, realizzata anche mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 3 milioni di euro. Nella circostanza, e’ stato eseguito un decreto di sequestro, emesso dall’Autorita’ giudiziaria etnea, di beni e attivita’ finanziarie per circa 1,6 milioni di euro.
 
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