tontolina
Forumer storico
“Il Donbass vive e vivrà!” di Marinella Mondaini
Cristina Palma
29 Ottobre 2020 - LUD: 29 Ottobre 2020
Impressioni del viaggio nel Donbass di Marinella Mondaini, scrittrice e giornalista, sunto dell’articolo pubblicato sulla “Literaturnaja Gazeta” (Когда в Донецке говорят «нет!» - Статьи - Литературная газета) e intervista al presidente dell’Ente Sociale della Repubblica di Donezk, Aleksandr Kofman, scrittore, organizzatore del Festival Letterario “Stelle sul Donbass”.
Questa volta il mio viaggio nel Donbass è stato più ampio, rispetto a quando tre anni fa ho preso parte all’inaugurazione del Monumento ai Bambini, vittime di questo conflitto che martoria da oltre 6 anni le due repubbliche del Donbass, dichiaratesi indipendenti da Kiev. Tre anni fa era più pericoloso muoversi per i bombardamenti più intensi, oggi la guerra è soprattutto sulla linea del fronte, ma in città a Donezk vige tuttora il coprifuoco, dalle dieci di sera fino al mattino. Girano ancora i cecchini ucraini che spingendosi oltre la zona grigia, possono colpire ovunque. Insomma la guerra continua, portandosi via vittime innocenti, nel colpevole silenzio dei media occidentali, con la complicità dei politici dell’Occidente.
Girando per Donezk, non ti accorgi subito che qui c’è la guerra, la gente va a far la spesa, i ragazzi vanno a scuola. In centro le finestre e gli edifici colpiti dai proiettili sono stati in buona parte riparati, rimangono però molte case, finestre e vetri rattoppati con vari materiali, dal cartone ai fogli di plastica, barre di legno, oppure tende. Invece nei quartieri periferici, dove ancora cadono i proiettili, tutto è ancora devastato, case semidistrutte, da dove vedi i vari appartamenti rattoppati alla bell’e meglio, vetri rotti, finestre sventrate, case diroccate in cui la popolazione vive in queste condizioni precarie. Le due repubbliche che dopo il referendum popolare dell’11 maggio del 2014 sono strette in uno spaventoso blocco economico, non hanno i mezzi sufficienti per ricostruire, i soli aiuti che arrivano sono quelli della Federazione Russa, che continua a mandare tonnellate di cibo, medicine, materiale scolastico per gli studenti, materiale da ricostruzione.
In centro colpisce l’estrema pulizia della città, la cura dei fiori, Donezk era chiamata la “città delle mille rose” e sono ancora tante davvero le rose nei giardini e nei parchi, ampi, verdi e curatissimi, pieni di monumenti storici, di busti degli Eroi del Donbass, uccisi dai loro fratelli ucraini, oramai ex-conterranei. Dalle innumerevoli interviste che ho fatto alla popolazione, dai giovani ai più anziani, esce fuori un quadro solo e preciso dello stato d’animo degli abitanti del Donbass: “non torneremo mai più in Ucraina. Dopo tutto questo? Dopo tutti i bambini uccisi? Mai!”.
Quando ho chiesto loro se è vero che li bombarda la Russia, “i carri armati di Putin” , come dice la propaganda italiana e occidentale in coro, le risposte che ho avuto sono state quasi dei gridi: “Nooo, è l’Ucraina che ci bombarda!! La Russia ci aiuta solo e appena potrà ci prenderà con sé”. Non c’è odio nelle parole dei donbassiani, ma ferma decisione nella volontà di uscire dall’Ucraina, un paese che oggi è stato risucchiato nell’orbita dell’Occidente e della Nato, un mondo che è diventato a loro estraneo, perché filo nazista, perché si pone contro il mondo russo. Un mondo con cui il Donbass non ha più nulla da spartire.
La visita al complesso memoriale del Saur Moghila, nei pressi di Donezk, produce una grande impressione. L’altura, simbolo della resistenza del Donbass, che i nazisti di Hitler non sono riusciti a prendere nel 1943, è stato di nuovo preso di mira nel 2014 dai nuovi fascisti (come li chiamano nel Donbass) della giunta militare di Kiev, i cui bombardamenti lo hanno distrutto completamente.
I “terroristi” di Kiev nel 2014 hanno bombardato in centro a Donezk il Palazzo della Gioventù, che è lì ancora distrutto, hanno raso al suolo l’Aeroporto che era nuovissimo, hanno colpito le infrastrutture, ospedali, asili nido, scuole. Per arrivare nel Donbass quindi non c’è più l’aereo, il treno, ma è raggiungibile solo in macchina o in autobus.
Ho visitato in una scuola di Donezk rimessa a nuovo, (moltissime scuole sono state ricostruite diverse volte) il “Museo della Gloria Militare”. All’interno le sale sono dedicate al periodo della Grande Guerra Patriottica (come è chiamata qui la Seconda Guerra Mondiale), alla guerra civile, iniziata nel 2014 e non ancora finita. E’ ricostruita la storia dell’aggressione di Kiev al Donbass, con le foto e le cose appartenenti agli Eroi dei battaglioni. La sala dalla quale è impossibile uscire senza lacrime è quella dedicata ai bambini morti, uccisi dalle bombe ucraine. Straziante.
Nonostante tutto, il Donbass cerca di vivere una vita normale. Mentre sulla linea del fronte che passa sulla periferia di Donezk, dove ancora gli abitanti vengono colpiti dai proiettili dentro le loro case, soprattutto la notte o nelle prime ore del mattino, in centro si va a teatro, alla Filarmonica. I biglietti per i teatri sono già tutti venduti con largo anticipo. Questo sembra un paradosso, ma il Donbass aspira a vivere una vita normale e la vive con grande dignità. A Donezk , per il secondo anno consecutivo si è tenuto il Festival della Letteratura di Fantascienza. Qualcuno si chiederà com’è possibile che si pensi a un festival di Letteratura quando c’è ancora la guerra, ma per capire lo spirito di questi abitanti, basti dire che il teatro a Donezk non ha mai chiuso un giorno, nemmeno quando nei primi anni la guerra infuriava. Ciò a conferma del fatto che il Donbass è una regione fra le più colte, come ha detto Aleksandr Kofman, il direttore dell’Ente Sociale della Repubblica di Donezk.
Dunque, per una settimana oltre 100 scrittori, provenienti anche da Russia e Bielorussia hanno tenuto dibattiti, incontri con la popolazione nelle biblioteche, nelle librerie, presentando ai lettori i propri romanzi di fantascienza. Inoltre, hanno inaugurato la prima biblioteca on line con tutte le loro opere donate, che chiunque nel Donbass può scaricare gratuitamente. Nell’ambito dell’iniziativa è nato un volume dal titolo eloquente “Il Donbass vive e vivrà”.
“Il Donbass vive e vivrà!” di Marinella Mondaini
Ecco l’intervista che ho fatto all’organizzatore del Festival, Aleksandr Kofman.
– Come è nata l’idea di fare questo Festival della Letteratura?
– L’idea di dare vita a questo festival è nata nel 2016, quando sono venuti a Donezk alcuni amici scrittori. Abbiamo deciso di farlo in contrapposizione al festival letterario che si teneva a Kiev, ma che la nuova giunta militare salita al potere nel 2014 ha subito vietato. Il Majdan l’ha ucciso. Nel 2016 era ancora molto pericoloso nel Donbass tenere quest’iniziativa, ma nel 2019 abbiamo ritenuto di poterla fare. Sono venuti circa 30 scrittori, invece quest’anno ne sono venuti un centinaio.
– Ritiene che in Ucraina la vita culturale sia in decadenza?
– Uno scrittore nazionalista ucraino mi ha detto che a Kiev fanno il “Book Fest”, ma i nomi degli scrittori partecipanti sono sconosciuti, nel senso che sono locali e dell’ovest del paese. Ecco, questo è il loro livello adesso, sebbene vada riconosciuto che in Ucraina ci sono scrittori di Fantascienza davvero autorevoli. Molti di loro sono ultra nazionalisti e nazisti ma ce ne sono anche di “normali”. Con questi ho parlato e li ho invitati a venire al nostro Festival, sarebbero venuti ma hanno paura a venire nel Donbass, avrebbero poi problemi una volta tornati in Ucraina, in pratica temono per la propria vita.
M.M. – Beh, uno scrittore che era a favore dell’amicizia fra Ucraina e Russia, Oles Busina, è stato ucciso a Kiev nel 2015 proprio per le sue idee.
A.K. – Ecco a Lei il motivo per cui non possono rischiare di venire nelle nostre repubbliche. Nella Germania nazista bruciavano i libri, nell’Ucraina di adesso si uccidono gli intellettuali. Tutti gli scrittori che hanno partecipato al Festival già al secondo giorno sono stati inseriti nel famigerato elenco nero del Mirotvorez a Kiev. Questo spiega molto.
M.M. – Come si prefigura il futuro del Donbass?
A.K. – Il futuro del Donbass può essere solo un futuro dentro la Federazione Russa. Il futuro dell’Ucraina, della maggior parte dell’Ucraina, è dentro la Federazione Russa.
M.M. – Intende dire che l’Ucraina occidentale è un mondo differente?
A.K. – Il suo futuro è dentro la Polonia, non si possono obbligare le persone con la forza. Lì hanno un’identità, una cultura più polacca. Se gli ucraini in Polonia adesso lavano i water, potranno continuare a farlo come cittadini polacchi, lo stipendio sarà appena più alto.
M.M. – Pensa che l’Ucraina si spaccherà?
A.K. – Ne sono convinto.
M.M. – E l’Ucraina orientale? Che fare con le sue città, Kharvov, Odessa, Dnepropetrovsk?
A.K. – Appartiene alla Russia, le sue città le ha create l’Impero Russo, sono state fondate dagli Imperatori russi.
M.M. – Perché le città dell’Ucraina orientale non si sono sollevate come il Donbass?
A.K. – Si sono sollevate, ma guardi come hanno soppresso le proteste a Odessa. Odessa poi è una città particolare, assolutamente russa. La gente si è spaventata. Mentre Donezk non hanno fatto in tempo a soffocarla.
M.M. – Si può dire che la popolazione del Donbass ha una forza particolare? Cos’è il carattere, lo spirito?
A.K. – Una scrittrice collega mi ha detto un giorno: “Se a Mosca, a San Pietroburgo brillano le lampadine, a Donezk brillano le pulsar. Lei stessa penso lo possa dire, dato che ha vissuto qui un’intera settimana con noi”.
Sì, è vero. Lo posso confermare. La luce che brilla nel Donbass è particolare, la tenacia e la forza dei suoi abitanti lascia sbigottiti. E mentre lasciavo il Donbass tornando a Mosca, avevo ancora impressi nella memoria gli occhi tristi di tre anziani seduti su una panchina davanti alla casa in pezzi. Occhi che scavano, profondi e saggi. Ma anche gli occhi vispi, intelligenti dei bambini, nel cui azzurro si specchiano i cieli del Donbass. Come quelli di Faina Savenkova, la più giovane scrittrice del Festival della Letteratura di Fantascienza a Donezk. Faina abita nella Repubblica di Lugansk, a soli 11 anni è già membro dell’Unione Scrittori, scrive favole e racconti e ha già vinto vari premi ai Concorsi Internazionali. Oltre la metà della sua vita è vissuta sotto le bombe e per questo conosce cose che non dovrebbe conoscere alla sua età. Questi bambini, a cui gli adulti hanno tolto l’infanzia, sono già maturi. E le parole di Faina sono taglienti: “E’ molto importante che facciate sentire il vostro sostegno al Donbass, ci fa sentire meno soli. Ecco perché il Festival letterario è importante, è un’oasi di pace dentro la guerra. Noi viviamo perennemente in attesa di nuovi spari, dove il pianto di noi bambini non si sente nemmeno. Non possiamo fare piani per il futuro. Vorrei che il mondo conoscesse la verità, cosa sta accadendo nel Donbass, perché molti non lo sanno”. Faina è una grande promessa letteraria del Donbass. Il Donbass che vincerà con la sua cultura e la sua forza di terra russa.
Cristina Palma
29 Ottobre 2020 - LUD: 29 Ottobre 2020
Impressioni del viaggio nel Donbass di Marinella Mondaini, scrittrice e giornalista, sunto dell’articolo pubblicato sulla “Literaturnaja Gazeta” (Когда в Донецке говорят «нет!» - Статьи - Литературная газета) e intervista al presidente dell’Ente Sociale della Repubblica di Donezk, Aleksandr Kofman, scrittore, organizzatore del Festival Letterario “Stelle sul Donbass”.
Questa volta il mio viaggio nel Donbass è stato più ampio, rispetto a quando tre anni fa ho preso parte all’inaugurazione del Monumento ai Bambini, vittime di questo conflitto che martoria da oltre 6 anni le due repubbliche del Donbass, dichiaratesi indipendenti da Kiev. Tre anni fa era più pericoloso muoversi per i bombardamenti più intensi, oggi la guerra è soprattutto sulla linea del fronte, ma in città a Donezk vige tuttora il coprifuoco, dalle dieci di sera fino al mattino. Girano ancora i cecchini ucraini che spingendosi oltre la zona grigia, possono colpire ovunque. Insomma la guerra continua, portandosi via vittime innocenti, nel colpevole silenzio dei media occidentali, con la complicità dei politici dell’Occidente.
Girando per Donezk, non ti accorgi subito che qui c’è la guerra, la gente va a far la spesa, i ragazzi vanno a scuola. In centro le finestre e gli edifici colpiti dai proiettili sono stati in buona parte riparati, rimangono però molte case, finestre e vetri rattoppati con vari materiali, dal cartone ai fogli di plastica, barre di legno, oppure tende. Invece nei quartieri periferici, dove ancora cadono i proiettili, tutto è ancora devastato, case semidistrutte, da dove vedi i vari appartamenti rattoppati alla bell’e meglio, vetri rotti, finestre sventrate, case diroccate in cui la popolazione vive in queste condizioni precarie. Le due repubbliche che dopo il referendum popolare dell’11 maggio del 2014 sono strette in uno spaventoso blocco economico, non hanno i mezzi sufficienti per ricostruire, i soli aiuti che arrivano sono quelli della Federazione Russa, che continua a mandare tonnellate di cibo, medicine, materiale scolastico per gli studenti, materiale da ricostruzione.
In centro colpisce l’estrema pulizia della città, la cura dei fiori, Donezk era chiamata la “città delle mille rose” e sono ancora tante davvero le rose nei giardini e nei parchi, ampi, verdi e curatissimi, pieni di monumenti storici, di busti degli Eroi del Donbass, uccisi dai loro fratelli ucraini, oramai ex-conterranei. Dalle innumerevoli interviste che ho fatto alla popolazione, dai giovani ai più anziani, esce fuori un quadro solo e preciso dello stato d’animo degli abitanti del Donbass: “non torneremo mai più in Ucraina. Dopo tutto questo? Dopo tutti i bambini uccisi? Mai!”.
Quando ho chiesto loro se è vero che li bombarda la Russia, “i carri armati di Putin” , come dice la propaganda italiana e occidentale in coro, le risposte che ho avuto sono state quasi dei gridi: “Nooo, è l’Ucraina che ci bombarda!! La Russia ci aiuta solo e appena potrà ci prenderà con sé”. Non c’è odio nelle parole dei donbassiani, ma ferma decisione nella volontà di uscire dall’Ucraina, un paese che oggi è stato risucchiato nell’orbita dell’Occidente e della Nato, un mondo che è diventato a loro estraneo, perché filo nazista, perché si pone contro il mondo russo. Un mondo con cui il Donbass non ha più nulla da spartire.
La visita al complesso memoriale del Saur Moghila, nei pressi di Donezk, produce una grande impressione. L’altura, simbolo della resistenza del Donbass, che i nazisti di Hitler non sono riusciti a prendere nel 1943, è stato di nuovo preso di mira nel 2014 dai nuovi fascisti (come li chiamano nel Donbass) della giunta militare di Kiev, i cui bombardamenti lo hanno distrutto completamente.
I “terroristi” di Kiev nel 2014 hanno bombardato in centro a Donezk il Palazzo della Gioventù, che è lì ancora distrutto, hanno raso al suolo l’Aeroporto che era nuovissimo, hanno colpito le infrastrutture, ospedali, asili nido, scuole. Per arrivare nel Donbass quindi non c’è più l’aereo, il treno, ma è raggiungibile solo in macchina o in autobus.
Ho visitato in una scuola di Donezk rimessa a nuovo, (moltissime scuole sono state ricostruite diverse volte) il “Museo della Gloria Militare”. All’interno le sale sono dedicate al periodo della Grande Guerra Patriottica (come è chiamata qui la Seconda Guerra Mondiale), alla guerra civile, iniziata nel 2014 e non ancora finita. E’ ricostruita la storia dell’aggressione di Kiev al Donbass, con le foto e le cose appartenenti agli Eroi dei battaglioni. La sala dalla quale è impossibile uscire senza lacrime è quella dedicata ai bambini morti, uccisi dalle bombe ucraine. Straziante.
Nonostante tutto, il Donbass cerca di vivere una vita normale. Mentre sulla linea del fronte che passa sulla periferia di Donezk, dove ancora gli abitanti vengono colpiti dai proiettili dentro le loro case, soprattutto la notte o nelle prime ore del mattino, in centro si va a teatro, alla Filarmonica. I biglietti per i teatri sono già tutti venduti con largo anticipo. Questo sembra un paradosso, ma il Donbass aspira a vivere una vita normale e la vive con grande dignità. A Donezk , per il secondo anno consecutivo si è tenuto il Festival della Letteratura di Fantascienza. Qualcuno si chiederà com’è possibile che si pensi a un festival di Letteratura quando c’è ancora la guerra, ma per capire lo spirito di questi abitanti, basti dire che il teatro a Donezk non ha mai chiuso un giorno, nemmeno quando nei primi anni la guerra infuriava. Ciò a conferma del fatto che il Donbass è una regione fra le più colte, come ha detto Aleksandr Kofman, il direttore dell’Ente Sociale della Repubblica di Donezk.
Dunque, per una settimana oltre 100 scrittori, provenienti anche da Russia e Bielorussia hanno tenuto dibattiti, incontri con la popolazione nelle biblioteche, nelle librerie, presentando ai lettori i propri romanzi di fantascienza. Inoltre, hanno inaugurato la prima biblioteca on line con tutte le loro opere donate, che chiunque nel Donbass può scaricare gratuitamente. Nell’ambito dell’iniziativa è nato un volume dal titolo eloquente “Il Donbass vive e vivrà”.
“Il Donbass vive e vivrà!” di Marinella Mondaini
Ecco l’intervista che ho fatto all’organizzatore del Festival, Aleksandr Kofman.
– Come è nata l’idea di fare questo Festival della Letteratura?
– L’idea di dare vita a questo festival è nata nel 2016, quando sono venuti a Donezk alcuni amici scrittori. Abbiamo deciso di farlo in contrapposizione al festival letterario che si teneva a Kiev, ma che la nuova giunta militare salita al potere nel 2014 ha subito vietato. Il Majdan l’ha ucciso. Nel 2016 era ancora molto pericoloso nel Donbass tenere quest’iniziativa, ma nel 2019 abbiamo ritenuto di poterla fare. Sono venuti circa 30 scrittori, invece quest’anno ne sono venuti un centinaio.
– Ritiene che in Ucraina la vita culturale sia in decadenza?
– Uno scrittore nazionalista ucraino mi ha detto che a Kiev fanno il “Book Fest”, ma i nomi degli scrittori partecipanti sono sconosciuti, nel senso che sono locali e dell’ovest del paese. Ecco, questo è il loro livello adesso, sebbene vada riconosciuto che in Ucraina ci sono scrittori di Fantascienza davvero autorevoli. Molti di loro sono ultra nazionalisti e nazisti ma ce ne sono anche di “normali”. Con questi ho parlato e li ho invitati a venire al nostro Festival, sarebbero venuti ma hanno paura a venire nel Donbass, avrebbero poi problemi una volta tornati in Ucraina, in pratica temono per la propria vita.
M.M. – Beh, uno scrittore che era a favore dell’amicizia fra Ucraina e Russia, Oles Busina, è stato ucciso a Kiev nel 2015 proprio per le sue idee.
A.K. – Ecco a Lei il motivo per cui non possono rischiare di venire nelle nostre repubbliche. Nella Germania nazista bruciavano i libri, nell’Ucraina di adesso si uccidono gli intellettuali. Tutti gli scrittori che hanno partecipato al Festival già al secondo giorno sono stati inseriti nel famigerato elenco nero del Mirotvorez a Kiev. Questo spiega molto.
M.M. – Come si prefigura il futuro del Donbass?
A.K. – Il futuro del Donbass può essere solo un futuro dentro la Federazione Russa. Il futuro dell’Ucraina, della maggior parte dell’Ucraina, è dentro la Federazione Russa.
M.M. – Intende dire che l’Ucraina occidentale è un mondo differente?
A.K. – Il suo futuro è dentro la Polonia, non si possono obbligare le persone con la forza. Lì hanno un’identità, una cultura più polacca. Se gli ucraini in Polonia adesso lavano i water, potranno continuare a farlo come cittadini polacchi, lo stipendio sarà appena più alto.
M.M. – Pensa che l’Ucraina si spaccherà?
A.K. – Ne sono convinto.
M.M. – E l’Ucraina orientale? Che fare con le sue città, Kharvov, Odessa, Dnepropetrovsk?
A.K. – Appartiene alla Russia, le sue città le ha create l’Impero Russo, sono state fondate dagli Imperatori russi.
M.M. – Perché le città dell’Ucraina orientale non si sono sollevate come il Donbass?
A.K. – Si sono sollevate, ma guardi come hanno soppresso le proteste a Odessa. Odessa poi è una città particolare, assolutamente russa. La gente si è spaventata. Mentre Donezk non hanno fatto in tempo a soffocarla.
M.M. – Si può dire che la popolazione del Donbass ha una forza particolare? Cos’è il carattere, lo spirito?
A.K. – Una scrittrice collega mi ha detto un giorno: “Se a Mosca, a San Pietroburgo brillano le lampadine, a Donezk brillano le pulsar. Lei stessa penso lo possa dire, dato che ha vissuto qui un’intera settimana con noi”.
Sì, è vero. Lo posso confermare. La luce che brilla nel Donbass è particolare, la tenacia e la forza dei suoi abitanti lascia sbigottiti. E mentre lasciavo il Donbass tornando a Mosca, avevo ancora impressi nella memoria gli occhi tristi di tre anziani seduti su una panchina davanti alla casa in pezzi. Occhi che scavano, profondi e saggi. Ma anche gli occhi vispi, intelligenti dei bambini, nel cui azzurro si specchiano i cieli del Donbass. Come quelli di Faina Savenkova, la più giovane scrittrice del Festival della Letteratura di Fantascienza a Donezk. Faina abita nella Repubblica di Lugansk, a soli 11 anni è già membro dell’Unione Scrittori, scrive favole e racconti e ha già vinto vari premi ai Concorsi Internazionali. Oltre la metà della sua vita è vissuta sotto le bombe e per questo conosce cose che non dovrebbe conoscere alla sua età. Questi bambini, a cui gli adulti hanno tolto l’infanzia, sono già maturi. E le parole di Faina sono taglienti: “E’ molto importante che facciate sentire il vostro sostegno al Donbass, ci fa sentire meno soli. Ecco perché il Festival letterario è importante, è un’oasi di pace dentro la guerra. Noi viviamo perennemente in attesa di nuovi spari, dove il pianto di noi bambini non si sente nemmeno. Non possiamo fare piani per il futuro. Vorrei che il mondo conoscesse la verità, cosa sta accadendo nel Donbass, perché molti non lo sanno”. Faina è una grande promessa letteraria del Donbass. Il Donbass che vincerà con la sua cultura e la sua forza di terra russa.