Commentando le indiscrezioni riportate stamattina sulla stampa, che
hanno causato un immediato scivolone a Piazza Affari, i vertici di Enel hanno confermato quello che fino a poco tempo fa pareva un pericolo scongiurato, quello legato all’ipotesi di ricapitalizzazione del gruppo.
Nel corso della mattinata la società di Fulvio Conti, con un comunicato, ha dichiarato che, “in relazione alle notizie apparse stamane su un organo di stampa in merito ad un presunto aumento di capitale, comunica che
tale ipotesi è una delle possibili opzioni attualmente allo studio finalizzate al sostegno della crescita internazionale realizzata con l’acquisizione di Endesa. Sulle varie opzioni il Consiglio di Amministrazione dell’Enel non ha avuto ancora modo di esprimersi”.

Le indiscrezioni parlano anche di cifre e della tempistica. La società, che
avrebbe già raccolto un primo avallo dal Ministero del Tesoro, punterebbe a raccogliere tra i 5 e i 7 miliardi di euro, con l’obiettivo di accelerare la riduzione dell’indebitamento netto. E secondo le voci, riportate dal Sole24Ore, l’operazione sarà annunciata in occasione della presentazione del piano industriale, in calendario il 12 marzo.
Il Ministero del Tesoro, sempre riportando il Sole24Ore
non sarebbe direttamente interessato all’operazione, visto che l'onere dell'aumento di capitale ricadrebbe sulla Sace, società controllata al 100% dal ministero, a cui quest’ultimo girerebbe i diritti d'opzione. Un’alternativa alla Sace sarebbe Fintecna.
Enel pagherebbe in questo modo il difficilissimo momento dei mercati, che non permettono al gruppo di procedere con le dismissioni programmate degli asset deputati ad essere ceduti per ridurre la sua esposizione. Un indebitamento che
dopo l’operazione Endesa ha raggiunto cifre di tutto rilievo, sfondando al rialzo i 60 miliardi di euro. Con una buona percentuale di essi, per un controvalore di 13,8 miliardi di euro, in scadenza nel 2010.
Tra le dismissioni programmate, che evidentemente,
non trovano una controparte e una contropartita adeguata, ci sono quelle relative alla totalità della rete di trasmissione (che dovrebbe valere 1,15 miliardi di euro), al 70% della rete del gas (1,2 miliardi di euro) e il 30% della controllata attiva nelle rinnovabili Enel Green Power (per un valore di 2,9 miliardi di euro). Altre cessioni, invece, sarebbero meno programmate ma sarebbero state considerate, come quella di una quota della rete elettrica nazionale, qualche asset di Endesa e qualche attività nell’Este Europa.
Nei giorni scorsi Enel è balzata agli onori delle cronache per
l'accordo sul nucleare stipulato tra Italia e Francia.