Fintech mette a dura prova giganti del banking

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Fintech mette a dura prova giganti del banking | Wall Street Italia
Troppo grandi per cambiare?
Se con la crisi finanziaria ci si è chiesto se i colossi bancari fossero “troppo grandi per fallire“, ora con l’avvento del Fintech ci si chiede se non siano “troppo grandi per cambiare”. Per decenni le grandi banche hanno goduto di un vantaggio competitivo naturale costituito dall’inerzia dei clienti. Ciò è accaduto a causa della mancanza di trasparenza e della comodità per i clienti di trovare pacchetti di prodotti già pronti, che ha permesso alle banche di operare come unico punto di accesso ai servizi finanziari.

Tuttavia, gli sviluppi tecnologici, le nuove normative atte ad incrementare la trasparenza e l’avvento della generazione dei millenials, nativi digitali, che già utilizzano metodi di pagamento non tradizionali come quelli forniti dalle piattaforme di Apple, Google, PayPal e Facebook, sono elementi che fanno intuire una possibile conclusione dell’era dell’inerzia delle banche.

Le Autorità di vari Paesi hanno introdotto politiche per incoraggiare una maggiore concorrenza. Ad esempio, l’iniziativa Open Banking, promossa dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel Regno Unito, dovrebbe cambiare significativamente il modo in cui i clienti interagiscono con le banche. Questa iniziativa renderà più facile la condivisione dei dati e permetterà al cliente una maggiore libertà di personalizzare i servizi bancari. Molto probabilmente la pratica diffusa del bundling di prodotti non sarà più efficace per le banche, con conseguenze sulla prassi corrente di utilizzare prodotti da cui si ricavano margini alti per compensare quelli con margini inferiori.

Le grandi banche sono generalmente organizzazioni complesse e molte di esse hanno investito molto poco in tecnologia. Secondo l’analisi di Redburn, le banche di Nord America, Europa, Asia Pacifica e America latina hanno speso 241 miliardi di dollari in infrastrutture IT lo scorso anno, ma solo un quarto di tale cifra è stato speso per l’innovazione. Tre quarti sono stati impiegati per la manutenzione(1).

La sfida che le banche tradizionali stanno affrontando appare scoraggiante se si pensa che JP Morgan – la più grande banca al mondo per capitalizzazione di mercato – ha speso circa 3 miliardi di dollari in IT contro i 14 e i 16 miliardi spesi Google e Amazon in ricerca e sviluppo: un confronto non esattamente alla pari, eppure emblematico. In particolare, la crescita degli investimenti in fintech è balzata dai 5,5 miliardi di dollari del 2005 agli oltre 100 miliardi di oggi (2).

Gli sviluppi più interessanti sul versante FinTech si stanno verificando in Cina, dove i giganti tech Alibaba (e-commerce), Tencent (messaggistica) e Baidu (motore di ricerca) gestiscono grandi volumi di pagamenti digitali. Le dimensioni sono sorprendenti: Alipay, per esempio, conta 400 milioni di clienti nella regione (3). Ciò che sta accadendo in Cina può dare la sveglia alle banche occidentali, dove i fattori culturali sono un ostacolo chiave all’innovazione.

Gli ostacoli chiave all’innovazione nelle banche occidentali


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Fintech: gli ostacoli chiave all’innovazione nelle banche occidentali
Fonte: Redburn, “There Will be Blood: Technology Eroding Financial Services”, maggio 2017
 
Fintech inedito: con Soisy i dividendi vanno ai clienti
6 luglio 2017, di Alessandra Caparello
Social Lending Soisy | Prestiti tra privati veloci, sicuri, 100% online

Novità assoluta in Italia l’iniziativa lanciata da Soisy, la piattaforma di Social Lending (prestiti tra privati) autorizzata dalla Banca di Italia, che premia la fiducia dei clienti. Si chiama Give You Back e prevede la re-distribuzione ai propri investitori- clienti – e non ai soci – di un bonus del 10% degli interessi pagati da tutti i prestiti finanziati sulla sua piattaforma nel periodo di attività compreso tra il 1 luglio e il 31 dicembre 2017.

In sostanza chiunque avrà effettuato un investimento di almeno 100 euro entro il 1° luglio 2017, mantenendo il profilo da investitore attivo fino al 31 dicembre 2017, riceverà il dividendo. L’iniziativa nasce dalla volontà di ricambiare la fiducia di chi è entrato a far parte della community Soisy, una piattaforma di prestiti tra privati autorizzata da Bankitalia e nata a Milano nel gennaio 2015, che permette alle persone di prestarsi soldi direttamente e senza intermediazioni, consentendo a tutti di ottenere condizioni più vantaggiose e di beneficiare di tempistiche più rapide e processi più snelli.


Come calcolare l’entità di questi inattesi dividendi? Basterà: dividere la somma risultante dal 10% del totale degli interessi pagati dai prestiti nel periodo tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2017 per il numero dei beneficiari dell’operazione. I valori degli interessi pagati e dei beneficiari saranno aggiornati mensilmente sul sito internet così da permettere a ognuno di farsi un’idea sull’andamento dell’iniziativa. L’accredito della somma spettante a ciascuno dei beneficiari avverrà entro il 31 gennaio 2018 sul conto di pagamento di ogni utente.

Pietro Cesati, CEO e founder di Soisy, ha spiegato il perché di questa iniziativa:

“In un periodo in cui le banche tradizionali chiedono sempre più spesso i soldi di tutti per coprire le perdite dei loro investimenti sbagliati, ci è sembrato giusto marcare ancora una volta la differenza. Sono le persone che danno valore alla nostra piattaforma: non solo in termini monetari ma con suggerimenti, idee e proposte che migliorano giornalmente il nostro business. Abbiamo voluto premiare gli investitori più affezionati perché grazie a loro possiamo continuare ad aiutare anche i richiedenti prestito offrendo condizioni di finanziamento più convenienti di quelle abitualmente disponibili sul mercato del credito”.
 
Banche: “In 5 anni addio al 30% dei posti di lavoro”
15 settembre 2017, di Mariangela Tessa


Nei prossimi cinque anni, circa il 30% dei posti di lavoro nelle banche potrebbe sparire. E’ di questa idea Vikram Pandit, ex a.d. di Citigroup (dal 2007 al 2012), ora numero uno di Orogen Group, società di investimento che ha cofondato l’anno scorso, che, durante un’intervista a Bloomberg Television, cita lo sviluppo tecnologico alla base di questo fenomeno. Secondo Pandit:

“Tutto quello che succede nel campo dell’intelligenza artificiale, della robotica e del linguaggio naturale renderà i processi più semplici e cambierà le attività di back office”.


L’ex numero un di Citigroup ha anche fatto notare, che i colossi di Wall Street usano sempre più spesso nuove tecnologie, comprese quelle sul cloud computing, per automatizzare le attività, cosa che, tra le altre cose, obbliga i dipendenti ad aggiornarsi e adattarsi per restare al passo con i cambiamenti.

Le previsioni di Pandit sono in linea con un rapporto che Citigroup ha pubblicato l’anno scorso: a marzo 2016 la banca americana aveva anticipato una riduzione del 30% della forza lavoro entro il 2025 soprattutto a causa dell’automazione nel retail banking.

In termini numerici, questo significa un calo di 770.000 posti di lavoro a tempo pieno negli Stati Uniti e circa un milione in Europa.
 

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