Fiscal cliff e' dentro di voi

piu' leggo e mi informo di quanto hanno e stanno combinando sti caxxo di politicanti e per ultimo l'esimio Professore ,piu' mi convinco di vivere in un cesso di Paese. Ora ciliegina finale dal 1 gennaio si prelevano un'ulteriore tassa dai nostri risparmi , in banca o in posta che siano,c'hanno rubato pure la dignita' sti cani. Spero di vivere abbastanza a lungo per vedere tanti cappi appesi ai lampioni. Mi viene il vomito . scusate e buonasera
 
piu' leggo e mi informo di quanto hanno e stanno combinando sti caxxo di politicanti e per ultimo l'esimio Professore ,piu' mi convinco di vivere in un cesso di Paese. Ora ciliegina finale dal 1 gennaio si prelevano un'ulteriore tassa dai nostri risparmi , in banca o in posta che siano,c'hanno rubato pure la dignita' sti cani. Spero di vivere abbastanza a lungo per vedere tanti cappi appesi ai lampioni. Mi viene il vomito . scusate e buonasera

Sempre il popolo ha la sua colpa!
 
:bow:

penso che Lei sia uno dei pochi cervelli pensanti in circolazione, o, se ce ne fossero più di quelli che vedo, uno dei pochi libero al punto di esternare analisi impopolari, controcorrente, scomode e faticose da percorrere più dei sacrifici montiani, ma in quanto tali necessarie per evitare le derive cui siamo destinati.
Ha colto l’essenza di quello che è successo negli ultimi venti anni, anzitutto per quanto riguarda il rapporto tra politica e gli altri poteri, la perdita di riferimenti ideali e progettuali, ed ha con lucidità proposto un possibile percorso per riappropriarsi della nostra civiltà, una sorta di Umanesimo di razza contadina, a metà strada tra Don Camillo e Peppone.
Per non esser tacciato di scrivere un panegirico, puntualizzo che la mia prima tessera è stata con Democrazia Proletaria e per anni, fino al 2001, ho militato attivamente in Rifondazione Comunista, quindi molti sono i punti sui quali abbiamo una diversa sensibilità, ma mi tolgo il cappello davanti a chi, nel deserto dell’attuale discussione politica, pone una riflessione tanto centrale quanto praticamente taciuta quale è la questione della moneta e, quindi, dei cambi. Venendo al Suo articolo, l’urgenza di un nuovo ordine monetario (e qui c’è il Suo merito per aver individuato l’argomento) dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica, nazionale ed internazionale.
Bretton Woods aveva già in sè i vizi che portarono alla capitolazione di Nixon: era uno schema destinato al fallimento in quanto alla “saggezza” degli Stati Uniti era lasciata la tentazione di non abusare del grandissimo privilegio di stampare dollari in un regime di cambi fissi (contro dollaro); già nel ’33 con Roosevelt e l’abbandono del gold standard si ebbe la svolta decisiva. Tuttavia è sostanzialmente vero che con Nixon si apre formalmente la strada alla Globalizzazione, ovvero quel processo che permise la finanziarizzazione dell’economia, ovvero la possibilità di rendere permanenti e cronici i deficit esteri con tutti i corollari del caso.
Quanto detto, dal mio insignificante punto di vista, implica che o si ritorna ad ancorare la moneta a beni reali, per esempio l’oro (tornando, quindi, ad una situazione precedente al 1933), oppure ogni sistema monetario è destinato nel tempo a creare quegli squilibri nell’offerta di credito che finiscono per drogare inizialmente l’economia per poi ricondurla ad una dura recessione. Ad ogni ciclo così indotto aumentano in misura tanto esponenziale le quantità di denaro nozionale necessarie per invertire il ciclo negativo che inevitabilmente si arriva ad un punto in cui il debito diventa impagabile ed inevitabilmente si arriva all’implosione del sistema. Non a caso, in tempi in cui il buon senso era più diffuso, si prevedeva il Giubileo dei debiti, per non parlare poi del divieto storico delle grandi religioni monoteistiche al prestito con interesse (usura).
Quando parlo di implosione del sistema, ovviamente non mi riferisco all’implosione del sistema monetario (che in un sistema di Fiat Money è sempre evitabile) ma all’implosione del sistema economico reale indotta dal sistema monetario: ciò avviene ogniqualvolta e nella misura in cui il saggio di interesse non è lasciato al libero mercato e/o non è frutto della rinuncia temporanea del prestatore di un bene reale.
In estrema sintesi, o torniamo alla situazione precedente al 1933, o alla lunga inevitabilmente saranno le armi che regoleranno crediti inesigibili tra Nazioni diverse. Ho l’ottimismo della volontà in merito, ma la sfida è lanciata a personaggi che non hanno dimostrato la lungimiranza di ben altri protagonisti della storia moderna: sa meglio di me chi ha abolito negli anni ’90 il Glass-Steagall act. Chi oggi sarebbe capace di istituirla di nuovo? Ma la politica resta l’arte della ricerca. Pensando, invece, alla sfida sacrosanta di invertire la tendenza delle disuguaglianze sociali, mi permetto di richiamare l’attenzione su un punto che non è stato toccato nell’articolo; la finanziarizzazione è stato solo uno strumento per “attutire” la perdita di ricchezza da parte delle classi medie e più povere attraverso il loro accesso a credito che in precedenza sarebbe stato negato, ma non è stata la causa. La causa va ricercata nella deindustrializzazione e delocalizzazione dell’occidente. Fino al 1973, per esempio, in europa noi avevamo la clausola della “preferenza comunitaria”. Quindi un problema centrale di discussione è quello della libera circolazione dei beni e dei capitali. Questo meccanismo, cioè la libera circolazione dei beni e dei capitali, è stato il grande equalizzatore che sta facendo convergere la classe media occidentale con la classe media asiatica e degli altri paesi emergenti: il lavoratore italiano, ed europeo in generale, quindi la classe media, è stata messa in competizione con il lavoratore indonesiano o cinese. Quanto dico, la legge del grande equalizzatore, è sotto gli occhi di tutti ed ha come conseguenza che le italiane hanno iniziato a fare le badanti e, stia sicuro, che presto avremo le prime badanti tarantine che si sposteranno in Germania.
Come usuale negli ultimi venti anni, non si ragiona più ma si va avanti per slogan, ed ogni tanto arriva qualche velina con lo slogan del momento: si è acriticamente accettata l’idea che la libera circolazione dei beni sia di per sè segno di progresso e mutuo vantaggio, criminalizzando ogni forma di protezionismo (il solo pronunciarlo mette in difficoltà), ma ciò è tutto da dimostrare. L’esperienza storica dice il contrario, mentre nessuno ha mai parlato, per una leale concorrenza, della necessità di fare accompagnare le merci da un passaporto dove fosse specificato (con verifiche di Enti di controllo sovranazionali) che la merce in questione non fosse prodotta utilizzando manodopera infantile, utilizzasse materiali non tossici, che il lavoratore che ha prodotto tale merce ha riconosciuti e garantiti un minimo di diritti ecc. Nel merito ci sarebbe poi da parlare della struttura dell’Euro e dei suoi effetti sul tessuto produttivo italiano e sulla nostra bilancia commerciale, dell’azione della banche centrali, e della paternità della creazione della moneta, ma mi rendo conto di aver scritto molto abusando così della Sua cortesia.
Voglia gradire i miei cordiali saluti.




e' qui e' dentro di noi :bow:
 

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