Il più profondo e autorevole costituzionalista del secolo scorso è stato Georg Jellinek.
Teorico dei diritti pubblici subiettivi, nel 1900 Jellinek diede alle stampe la sua Allgemeine Staatslehre, grandiosa opera di diritto pubblico in cui si compendia tutto il sapere giuridico della monarchia costituzionale.
Il Monarca regna, ma non governa.
Epperò, in caso di Lähmung (di paralisi) dello Stato, il Monarca costituzionale assume il ruolo di motore di riserva (vi è, qui, un'eco della Metafisica di Aristotele, opera nella quale Dio era concepito come "motore immobile").
La dottrina giuspubblicistica che attribuisce la funzione di motore di riserva al Capo dello Stato è stata criticata dai teorici dello Stato democratico: l'unico motore di una democrazia dovrebbe essere il Parlamento, rappresentante della sovranità popolare.
Evidentemente, sia con Napolitano, prima, che con Mattarella, poi, si è guardato al Presidente della Repubblica come al motore di riserva dello Stato: e a rispolverare questa vecchia categoria del diritto pubblico è stato proprio quel Parlamento italiano che, in più di un'occasione, ha dimostrato di non essere all'altezza dei propri compiti.
La rielezione del Capo dello Stato è patologica proprio per questo motivo, perché trasferisce "in alto" funzioni che dovrebbero essere svolte "dal basso" (cioè dal popolo e dai suoi rappresentanti).
Mattarella di questo è consapevole; tuttavia non credo che vi siano alternative: ogni altro nome provocherebbe l'immediata caduta del governo, lo scioglimento del Parlamento, elezioni anticipate in pieno PNRR, etc.
Il nostro sistema decisionale mostra, ancora una volta, tutte le sue disfunzionalità.