Da Archimede alla moderna termodinamica
Energia, In evidenza | Alma Daddario | 14 dicembre 2010 13:54
Si trova in Sicilia la centrale termodinamica più innovativa del mondo
Si trova a Priolo la prima centrale a concentrazione, voluta dal Premio Nobel Carlo Rubbia, ispirato per questo progetto da un’intuizione di Archimede, il grande scienziato siracusano che, ben 2000 anni fa, sconfisse i nemici grazie a un sistema di “specchi ustori”, che utilizzando i raggi solari, li trasformavano in temibili armi incendiarie direzionate verso la flotta dell’invasore. A Priolo, nelle stesse terre in cui visse Archimede, dallo scorso Luglio l’Enel ha permesso l’operatività della più moderna centrale solare termodinamica basandosi sul progetto realizzato da Carlo Rubbia per l’ENEA, e denominato proprio: “Progetto Archimede”. Attualmente, la centrale ha una potenza di circa 20MW. L’originalità dell’impianto, rispetto al metodo tradizionale di altri impianti esistenti nel mondo che utilizza lunghe file di specchi a parabola per concentrare il calore del sole su un tubo dove scorre olio, la centrale Enel di Priolo utilizza speciali “sali fusi”, realizzati dall’azienda umbra Angelantoni, con la partecipazione della tedesca Siemens, su brevetto ENEA. Questi sali, rispetto all’olio usato per creare vapore in grado di alimentare normali turbine per la produzione di elettricità, raggiungono temperature molto più elevate, permettendo all’impianto di restare in funzione a ciclo continuo, senza doversi fermare nelle ore notturne, o in caso di nuvole.
Si tratta della prima centrale al mondo a usare i “sali fusi” come fluido termovettore, e la prima al mondo a integrare un ciclo combinato di gas e impianto solare termodinamico per la produzione di energia elettrica. Ribadendo l’importanza di questa realizzazione, l’ANEST (Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica) ha ultimamente sottolineato come esistano in Italia le potenzialità per realizzare entro i prossimi dieci anni, centrali per 3-5000 MW, creando di conseguenza oltre 30 mila posti di lavoro.
“Nelle regioni denominate del “sun-belt” – ha affermato il Prof Carlo Rubbia – la potenza elettrica accumulata da uno o più impianti solari di questo tipo, equivale a quella di un grande reattore nucleare da 1000 MW, richiede una superficie dell’ordine di 4X4 km quadrati, coperta di specchi. Non si richiede combustibile, non si producono scorie né rischi, e si può costruire in molto meno tempo di una centrale nucleare…Le ampie regioni desertiche e soleggiate della sponda sud del Mediterraneo, potrebbero permettere la produzione di grandissime quantità di energia elettrica, connessa al sistema di distribuzione europeo, a vantaggio di tutti i paesi”.