Francia: ha vinto Macron legato ai Rothschild, amico dei banchieri

tontolina

Forumer storico
insomma l'europa dei banchieri vince sempre!
l'europa dei popoli perde


Legato ai Rothschild, amico dei banchieri: tutte le ombre di Macron
di Alberto Consoli
lunedì 24 aprile 2017 - 11:36

Molte le ombre su Emmanuel Macron, 39 anni, è l’ex consigliere di François Hollande all’Eliseo, poi ministro dell’Economia senza mai essere stato eletto ad incarichi pubblici.
Considerato un tempo vicino a Michel Rocard, ad una sinistra definita “riformista” senza aver aderito al Partito socialista, Macron si considera compatibile tanto con il centrodestra quanto con il centrosinistra.
Ma è l’incarnazione dei poteri forti, è un ex banchiere d’affari, non da poco: Macron ha iniziato la sua carriera nell’amministrazione pubblica come ispettore aggiunto delle finanze. Il suo è stato un percorso lampo: nel 2008 diventa infatti relatore aggiunto della Commissione Jacques Attali, voluta per rilanciare la crescita economica. Poi entra alla banca Rothschild, dove viene in poco tempo promosso socio-gerente. Di qui prenderà e conserverà il soprannome di Banchiere da Rotschild. Nel 2012 torna nel settore pubblico e viene nominato segretario generale aggiunto all’Eliseo, prima di passare a Bercy alla guida del ministero dell’economia dove firmerà il progetto di legge sulla crescita, l’attività e le pari opportunità. Ancora ministro, nell’aprile dello scorso anno lancia il suo movimento ‘En marche’, quindi ad agosto del 2016 dà le dimissioni dal suo incarico di governo prima di annunciare ufficialmente la propria candidatura.

La storia d’amore con Brigitte
Della vita privata di Macron si conosce la relazione che lo lega da quando aveva 16 anni ad una donna, Brigitte Trogneux, sua moglie, di 23 anni più grande di lui. Una storia iniziata a scuola, dove Brigitte era insegnante del 16enne Emmanuel e che provocò uno shock ai genitori di lui quando scoprirono che frequentava la madre di quella che loro credevano fosse la sua ragazza. All’inizio, rivela Anne Fulda in “Emmanuel Macron, un jeune homme si parfait”, la madre del giovane reagì duramente: “Le vieto di vederlo fino ai suoi 18 anni”, disse a Brigitte che le rispose tra le lacrime “Non posso prometterle niente”. “Lei non si rende conto, ha già la sua vita, lui non avrà figli”. Ma quando poi il figlio ormai 18enne insistette per frequentare Brigitte, la madre si arrese all’evidenza: “Tra Emmanuel e Brigitte esiste un amore completamente simbiotico”. Quanto ai figli, lo stesso Macron, invitato a rispondere alle domande di una classe di bambini, risponde: “E’ stata una scelta. Ci siamo posti la domanda ed abbiamo preso questa decisione perché sarebbe stato egoista da parte mia”, ha detto, alludendo alla differenza di età con la moglie, che aveva avuto tre figli dal suo primo matrimonio.
 
upload_2017-4-24_15-28-16.png


chi gode per il risultato di macron? bruxelles e berlino - ecco perche'
 
Visto? L’Isis non aiuta la Le Pen. E ora attenti: Macron può ancora perdere
In estrema sintesi, secondo le proiezioni: Macron un po’ meglio del previsto, Marine Le Pen un po’ peggio del previsto, Mélenchon bene ma fermato in extremis, Fillon secondo le previsioni.
Dunque gli effetti annunciati dai media all’indomani dell’attentato sui Champs Elysées e secondo cui il leader del Fronte nazionale avrebbe beneficiato del terrorismo dell’Isis, non solo non si sono verificati ma hanno avuto sull’elettorato l’effetto opposto, rafforzando il più istituzionale dei candidati. L’unico vincente è Macron, come previsto nell’articolo che ho pubblicato sabato mattina.

Uno degli insegnamenti di questo voto è che anche in Francia i partiti tradizionali sia di centrodestra sia di centrosinistra hanno perso la loro centralità, non bastano più a convincere un elettorato sempre più arrabbiato, frustrato, disorientato che si sente tradito dalle forze « moderate » per la loro incapacità di mantenere le promesse.

Macron non rappresenta affatto un nuovo corso ideologico e politico, bensì l’establishment sotto diverse sembianze. La sua è un’operazione di cosmesi elettorale o una “mascarade” allo scopo di proiettare, ancora una volta, l’illusione di un cambiamento.

Votando Fillon l’elettorato di centrodestra ha reso un grande omaggio alla persona, alla sua credibilità personale, giudicando esagerate e soprattutto strumentali le inchieste giudiziarie a suo carico. E questa sfiducia nella magistratura e nei media, che hanno fatto da megafono agli scoop disseminati in questi mesi, la dice lunga sul livello di sfiducia di ampi strati del Paese nei confronti delle istituzioni.

Impressionante ed emblematico in tal senso è la somma dei voti antisistema ricevuti dalla Le Pen e da Mélenchon che raccolgono assieme oltre il 40%, a conferma di una rabbia sociale tutt’altro che sotto controllo e sempre più interclassista. Il voto di protesta riguarda le fasce più umili della popolazione ma anche una classe media erosa nel suo benessere e nella sua identità.

Ed è questo il fattore che deciderà il ballottaggio. I media e i sondaggi danno per certa la vittoria di Macron.
Io sarei più cauto. Tutto dipenderà dalla capacità di Marine Le Pen di non farsi caratterizzare come rappresentante dell’estrema destra ma quale leader capace di interpretare in modo trasversale questo malessere.

La strategia di Macron è chiara : far scattare le « Rassemblement », giocare la paura contro il pericolo xenofobo, contro l’estremismo e gli appelli lanciati dal partito socialista e dallo stesso Fillon lo confortano in questa strategia, così come i disordini scoppiati puntualmente ieri sera a Parigi.

Attenzione, però : i partiti hanno perso la capacità di orientare un elettorato sempre più fluido e sempre più arrabbiato.
Se Macron non riuscirà a imporre questo frame, Marine Le Pen potrà giocarsela, rivolgendosi sia agli elettori più conservatori del partito gollista sia al pubblico arrabbiato che ha scelto al primo turno Mélenchon
, il quale, badate bene, ieri sera non ha invitato a votare al ballottaggio per il candidato di « En marche ».

E’ troppo presto per fare previsioni, ma la partita è aperta. Per quanto favorito, Macron può ancora perdere.

-————————————————-

Seguimi anche sulla mia pagina Facebook e su twitter @MarcelloFoa
 
Chi è Macron?
26 Aprile 2017 •
Pubblicato in News

macron_2.width-600.format-jpeg.jpg

Emmanuel Macron è stato il grande protagonista del primo turno delle elezioni francesi. 39 anni, ex dipendente del Ministero delle Finanze francese, banchiere in Rothschild e vice Segretario Generale della Presidenza della Repubblica in Francia. Balza agli onori della cronaca quando prima diventa Ministro dell'Economia del Governo Valls sotto la presidenza del socialista Hollande e poi si dimette. Durante l'incarico di Ministro nel 2016 fonda un partito, En Marche, e dopo solo un anno nel 2017 vince il primo turno delle elezioni Presidenziali.

macron.max-250x250.jpg

Europeista, propone di fissare l'età del pensionamento in base alle aspettative di vita, con un regime unico invece dei 37 attualmente in vigore,
vuole favorire i contratti a tempo indeterminato sfavorendo quelli a termine,
abolire le 35 ore settimanali per i giovani estendendo per loro l'orario di lavoro,
tagliare del 10% le imposte per le imprese che assumono con il salario minimo.
Abolire la tassa sulla casa per l'80% dei francesi,
tagliare i sussidi di disoccupazione per chi rifiuta il lavoro per 2 volte ma allargarlo anche a quasi tutti i lavoratori.
Nel suo programma anche la riduzione delle imposte di 1% di Pil distribuita in parti uguali fra famiglie ed imprese.
Riconversione energetica ed abbandono del nucleare.
In tema di sicurezza, un argomento più che mai sentito in Francia, vuole assumere 10.000 poliziotti,
ripristinare il poliziotto di quartiere
e creare 15.000 posti nelle carceri.
Sul terrorismo ci saranno delle forme di detenzione speciale per coloro che vanno a combattere all'estero a sostegno dei movimenti islamisti radicali.
macron_love.max-250x250.jpg

Fra i tanti punti del programma anche un obiettivo quantitativo portare il tasso di disoccupazione dall'attuale 9,7% al 7% entro il 2022.
Ma vuole anche rimborsare entro il prossimo quinquennio le spese per occhiali, apparecchi dentali e auditivi. Come finanziare tutto questo ambizioso programma?
Certamente non a debito, visto che da europeista convinto non vuole superare il tetto del 3% di deficiti sul pil imposto dall'Europa. La strada di Macron è quella del taglio della spesa pubblica per 60 miliardi dieuro, ma su cosa tagliare non è ancora noto.
Enfant prodige, l'uomo del riscatto della Francia che manda in soffitta i vecchi arnesi della politica oppure improvvisato, paracadutato da banche e poteri forti? Il dibattito è aperto, ovviamente nel primo gruppo ci sono tutti i suoi sostenitori, nel secondo i suoi detrattori.
La sua vita privata ha già impegnato la stampa rosa. Macron ha infatti sposato la sua professoressa del Liceo, Brigitte Trogneux. La moglie è 24 anni più anziana di lui. Rimanendo sul leggero: scrittore preferito Stendhal, cantante Charles Aznavour, film “In famiglia si spara”.

* * *


macron_sorriso.max-250x250.jpg
Emanuel Macron nasce ad Amiens, quatto giorni prima del Natale del 1977
. La cittadina a nord ovest della Francia, 150 km circa da Parigi, 150 dal confine del Belgio. Ha studiato all'Università di Parigi Nanterre, all'Istituto di studi politici di Parigi e all'Ecole nationale d'administration, l'Ena per i francesi. La scuola superiore della Pubblica Amministrazione che ha preparato buona parte della classe dirigente transalpina. Nel 2004 a 27 anni entra nelle Ispettorato delle Finanze francesi. Nel 2007 conosce l'economista Jacques Attali, forse l'incontro della sua vita. A lui gli deve doppia conoscenza. Attali è incaricato dall'allora Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy di redigere un piano strategico per far decollare il pil francese, “Liberare la crescita” il titolo del suo rapporto. Macron fa parte della squadra dei giovani economisti che scrive le tesi. Attali lo presenta sia al braccio destro di Davide de Rotschild, Francois Henrot sia a Hollande nel 2010, quando ancora non era Presidente. In Rothschild Macron è prima analista, poi direttore, poi uno dei dirigenti più importanti del settore fusione e acquisizione.
Nel 2012 dirige l’acquisto della latte artificiale dalla Pfizer da parte di Nestlé, un affare da 9 miliardi di euro. Il bonus per Macron è milionario. “Competente, serio, intelligente, aperto”, così lo descrive Attali.
Muove i primi passi in politica a 24 anni, fallisce una candidatura con i Socialisti nella Piccardia, nel 2007. Sostiene François Hollande in occasione delle primarie socialiste del 2011. Da luglio a dicembre 2011 anima un gruppo di esperti e di economisti, il gruppo della Rotonde. Il team sostiene dal punto di vista programmatico il candidato Hollande. Diventa Vice Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, consigliere economico e poi Ministro dell'Economia sotto la Presidenza Hollande.
Nell'aprile del 2016 Macron fonda il nuovo partito En Marche, raccoglie circa 2 milioni di euro di donazioni, può contare su 60 mila sostenitori. A novembre ufficializza la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica, vince il primo turno delle elezioni presidenziali il 23 aprile 2017.

Articolo a cura di Giuseppe di Vittorio, direttore di Le Fonti (New Media)

francia__55.max-250x250.jpg
Le Fonti.tv
ha seguito in diretta il primo turno delle elezioni francesi - RIVEDI LA DIRETTA DI LE FONTI.TV. Le Fonti.tv organizza uno speciale dal titolo "LA PRESA DELL'ELISEO" per seguire con gli occhi dei mercati finanziari il secondo turno delle elezioni francesi, con una grande diretta di oltre quattro ore, che vedrà protagonisti numerosi traders ed analisti, fra cui Jerome Reviller, Carlo Alberto De Casa di ActivTrades e Tony Cioli Puviani. Conduce Giuseppe di Vittorio.

Chi è Macron? - ForexSilverGold
 
Attali: ho scoperto io Macron e ora vi svelo come governerà

23 aprile 2017 (modifica il 24 aprile 2017 | 07:47)

di Stefano Montefiori, da Parigi

Se Emmanuel Macron si è affacciato alla politica ed è diventato prima consigliere dell’Eliseo, poi ministro e adesso probabile presidente della Repubblica, lo deve a Jacques Attali. Economista, saggista e romanziere, Attali fu uno degli uomini più vicini a François Mitterrand e ha sempre coltivato un gusto bipartisan che nel 2008 lo portò a collaborare anche con l’allora presidente Nicolas Sarkozy. Per redigere il rapporto «Liberare la crescita», Attali si avvalse dell’aiuto di un giovane, brillante e sconosciuto prodotto dell’Ena, la scuola dell’élite francese: Emmanuel Macron. A pochi minuti dall’annuncio dei risultati, il 73enne Attali parla con un certo orgoglio del suo pupillo.

Come si sente in questo momento?

«Molto felice. Il primo posto di Macron è un risultato insperato fino a poche settimane fa. L’unico pericolo adesso è pensare che sia già finita e non concentrarsi abbastanza per vincere anche al ballottaggio del 7 maggio. La prima partita è stata vinta ma adesso se ne apre un’altra. Bisognerà giocarla con intelligenza e attenzione alle ragioni dell’altra Francia, quella che esiste e che ha votato per Le Pen».

Che pensa delle prime prese di posizione degli altri candidati sconfitti?

«Sono molto colpito dal fatto che abbiano tutti, tranne Mélenchon, fatto dichiarazione di voto per Macron contro Marine Le Pen. Torna una sorta di fronte repubblicano contro l’estrema destra, e vista la velocità con cui si sta formando stasera, immagino che resisterà fino al 7 maggio. Comunque, attenzione a considerare i giochi già chiusi».

Crede che Macron riuscirà a trovare una maggioranza in Parlamento?

«Visto l’allineamento di tanti leader degli altri partiti, da Fillon a destra a Hamon a sinistra, immagino di sì. Vedremo forse una coalizione, un’unione di forze diverse per sostenere il presidente».


Quale Francia ha votato per Emmanuel Macron?

«La Francia pro-Europa, la Francia moderna».


C’è una parte di soddisfazione personale nel vedere il suo giovane collaboratore avvicinarsi all’Eliseo?

«Certamente. Dopo quel lavoro insieme sono stato io a presentarlo a François Hollande nel 2010, e quando Hollande è diventato presidente lo ha chiamato come consigliere. Devo riconoscere che provo un certo orgoglio nell’avere capito per primo che Emmanuel era un ragazzo di grandi qualità».

Quali sono le maggiori qualità di Macron?

«Molto competente, serio, intelligente, aperto, capace di ascoltare gli altri e quindi in grado di prendere il meglio da chiunque, che sia di destra o di sinistra non importa. Sarà un presidente straordinario».

Quali sono le misure nel suo programma che la convincono di più?

«Ha centrato le aree dove bisogna intervenire per rilanciare la Francia. Ovvero la scuola, in particolare quella materna, e poi le misure per formare e rimettere nel mondo del lavoro i troppi disoccupati che ancora ci sono in Francia. Un insieme di protezione e di accento posto sulle responsabilità individuali. Il suo sussidio per i disoccupati non è assistenzialismo, è formazione seria per renderli in grado di trovare un posto. E poi l’idea di puntare sull’Europa a partire dalla difesa comune, che è un progetto ormai pronto a essere varato, nonostante il disastro rappresentato dalla Brexit».

Il primo posto di Macron è una risposta anche alle potenze, dalla Russia di Putin agli Stati Uniti di Trump, che sembravano preferire Le Pen o semmai François Fillon?

«In questa fase degli equilibri internazionali, molti hanno interesse a distruggere il polo di potere rappresentato dall’Unione Europea. Andrebbe a vantaggio delle altre sfere di influenza, e per ogni singolo Paese europeo sarebbe una catastrofe. Ma né i russi né gli americani possono votare alle elezioni francesi. E stavolta questa è stata una grande fortuna».

©
Attali: ho scoperto io Macron e ora vi svelo come governerà - Corriere.it
 
23 aprile 2017

Emmanuel Macron è diventato uno dei due candidati – insieme a Marine Le Pen – che si contenderà la presidenza della Francia nel ballottaggio del 7 maggio, ottenendo al primo turno più voti di tutti gli altri candidati (ha ottenuto il 23,8 per cento dei voti, contro il 21,5 di Le Pen). Macron si dimise da ministro nell’agosto del 2016 e aveva mostrato da subito di voler trovare maggior protagonismo nella politica francese: quando si è candidato da indipendente, però, pochi gli davano delle possibilità, soprattutto per le cose molto europeiste che Macron diceva in tempi in cui sono popolari soprattutto idee di altro tenore.

Macron ha una storia politica breve nel centrosinistra, ma evita le definizioni e dice di non essere «né di destra né di sinistra»: durante la campagna elettorale è stato definito “liberale di centrosinistra”, “centrista” e “moderato”. È giovane – ha 39 anni – ed è un oratore carismatico, suona il pianoforte e, come scrisse Bloomberg a settembre, “mescola apprezzamenti alle riforme di mercato con appelli all’unità sociale”. Si è formato alla École nationale d’administration concludendo gli studi nel 2004, ha lavorato presso Rothschild & Cie Banque, una banca d’affari del gruppo Rothschild, e per questo Le Pen lo ha accusato di essere espressione di una “elite globale” che vuole controllare la Francia. Dal 2006 al 2015 è stato iscritto al Partito Socialista. Durante i suoi comizi dice cose che nessun altro candidato francese dice, per esempio «l’Europa siamo noi. Bruxelles siamo noi. Abbiamo bisogno dell’Europa». Macron si definisce un “progressista liberale” in economia, ma è di sinistra sulle questioni sociali: parla della libertà di praticare ognuno la propria religione in uno stato laico e dice che non bisogna cedere a coloro «che promuovono l’esclusione, l’odio o la chiusura in noi stessi».


Quando era ministro, Macron era stato definito da diversi giornali francesi «il più liberale della squadra di governo» e la sua prima proposta di legge sulle liberalizzazioni aveva da subito fatto molto discutere. Il suo nome è infatti legato alla legge che avrebbe dovuto mettere fine alla settimana lavorativa di 35 ore in Francia, che però poi è stata ammorbidita a tal punto da far scrivere allo storico François Huguenin su Le Figaro che «la sua timidezza ha tradito ogni pretesa di riforma». Macron si era poi dimesso da ministro il 30 agosto 2016. Dopo le dimissioni ha fondato un suo partito di centro che si chiama En Marche! (“In marcia!”).

Macron si è ufficialmente candidato a metà novembre, criticando nel suo discorso quelli che chiama «i blocchi» che, secondo lui, paralizzano la Francia: «Il sistema ha smesso di proteggere coloro che doveva proteggere. (…) La politica vive ormai per se stessa ed è più preoccupata della propria sopravvivenza che non degli interessi del paese». Per giustificare la sua candidatura fuori dai partiti tradizionali, ha evidenziato la «speranza» che intende rappresentare, in particolare tra i giovani: «Il mio obiettivo non è riunire la destra o la sinistra, ma riunire i francesi». Più di recente ha definito le primarie una «querelle de clans» (una disputa interna ai partiti). I suoi comizi in campagna elettorale sono sempre stati affollatissimi, e senza i pullman organizzati di solito per i candidati dei partiti tradizionali.

Lo scorso novembre Macron ha pubblicato un libro che si intitola Révolution, e in cui doveva essere contenuto il programma politico alla base della sua candidatura alle presidenziali. In realtà il libro indica soprattutto la linea politica di Macron senza entrare nei dettagli delle riforme che vorrebbe proporre e sostenere. Macron si rivolge al “campo progressista” degli elettori e delle elettrici che non si identificano in modo monolitico né con la destra né con la sinistra: si rivolge a ecologisti, liberali, centristi, socialdemocratici, ma soprattutto a chi non sente di avere un’affiliazione politica precisa. Macron parla di semplificazione, decentralizzazione, protezione e liberazione: dice di essere «il candidato del lavoro» perché vuole essere «il candidato della giustizia». È a favore di un abbassamento del costo del lavoro attraverso le agevolazioni fiscali per le imprese, vuole «ridurre il divario tra retribuzione lorda e netta» eliminando alcuni contributi pagati da dipendenti e autonomi e vuole una semplificazione della struttura pubblica. Ha poi proposto di «rilanciare lo spirito imprenditoriale» del paese facilitando le decisione di prendersi dei rischi durante le proprie carriere lavorative e difendendo «un diritto universale alla mobilità professionale»: a differenza della destra, non vuole la riduzione progressiva dei sussidi di disoccupazione.

Macron dice che la globalizzazione ha favorito i più ricchi dei paesi già sviluppati e le classi medie dei paesi in via di sviluppo. Le classi medie dei paesi sviluppati, invece, si sono indebolite e per questo è soprattutto su di loro che bisogna intervenire: «Le classi medie si sono costruite socialmente, politicamente, ideologicamente sul concetto di progresso e sulla convinzione che i loro figli avrebbero vissuto meglio dei loro genitori. Questo non è più vero». Dice che il programma di François Fillon non è liberale dal punto di vista economico, ma al contrario profondamente conservatore perché difende le rendite e non favorisce la mobilità sociale: in sostanza «favorisce solo coloro che hanno già avuto successo»: «in Francia si confonde molto spesso il liberalismo con il conservatorismo perché non abbiamo una tradizione liberale. Ho grande rispetto per François Fillon, ma è soprattutto un conservatore».

Macron ha infine proposto un pensionamento differenziato a seconda delle carriere lavorative e parla molto di istruzione: è a favore di una maggiore autonomia delle università e degli istituti scolastici e in materia di sicurezza ha promesso «10 mila posti di lavoro per poliziotti e gendarmi». Vorrebbe creare una «polizia di prossimità» e ricostruire «un’intelligence territoriale». Dice che la Francia non può bastare a se stessa e che l’Europa unita è fondamentale sia nella lotta al terrorismo che per affrontare i flussi migratori. Pensa che la vera sovranità non sia nazionale ma europea, e che chiudere le frontiere per proteggere la Francia dai rischi della globalizzazione (come propone Marine Le Pen) sia un’ingenuità.

Emmanuel Macron, in breve - Il Post
 
25/04/2017
Pietro Di Michele e Alma Pantaleo
...
Ma vediamo ora punto per punto il programma di Macron.

EUROPA

Macron è stato il più convinto europeista tra i candidati alla presidenza della Repubblica francese. Oltre alla proposta di un mercato comune dell’energia e del digitale, ha aggiunto nel suo programma anche l’estensione del progetto Erasmus, in modo da mandare ogni anno fino a 200mila studenti francesi all’estero. Il candidato liberal-progressista (non vuole chiamarsi centrista, dicono nel suo staff) ha proposto anche la creazione di un fondo comune di difesa che dovrebbe avere l’obiettivo di finanziare gli equipaggiamenti militari comuni e l’istituzione di un quartier generale europeo permanente oltre alla previsione di una forza di 5000 uomini-sentinella alle frontiere.

CONTI PUBBLICI

Il leader di En Marche! si è assunto l’impegno di rispettare il mantenimento del deficit/Pil al 3% e degli accordi di Schengen ma anche di ripristinare l’asse franco-tedesco, l’unico modo per ricostruire un’Unione che dopo la crisi non è riuscita a ripartire lasciando dietro di sé una disoccupazione di massa che mina l’avvenire della gioventù non solo francese ma di tutti i Paesi membri.

PENSIONI

Macron ha spiegato che renderà il sistema pensionistico più equo e uniforme, pur senza toccare l’età pensionabile. Una visione che si contrappone in maniera stridente a quella dei suoi più diretti avversari Le Pen e Fillon (che non ha superato il primo turno), che vorrebbero rispettivamente abbassarla e alzarla. L’ex ministro dell’Economia nel governo Valls vuole innanzitutto allentare le grosse differenze tra le pensioni degli impiegati statali e quelli privati, mantenendo l’età pensionabile a 62 anni e instaurando un regime unico, che sostituisca i 37 attualmente vigenti. Il nuovo sistema sarà calcolato in base all’aspettativa di vita.

LAVORO

In tema di occupazione, il piano di Macron prevede di penalizzare i datori di lavoro che usano troppi contratti a breve termine, spingendo per il ricorso all’indeterminato soprattutto nei quartieri più disagiati. Altre novità riguardano l’addio alle 35 ore settimanali per i giovani, la soppressione dei contributi per la disoccupazione e per la malattia a carico del lavoratore, il taglio netto – 10 punti percentuali – delle tasse per le aziende che assumono col salario minimo (SMIC).

I SUSSIDI

La riforma del lavoro passa anche attraverso alcune modifiche relative al regime di sussidi di disoccupazione: Macron vuole allargare il diritto all’assegno anche ai lavoratori dimissionari una volta ogni cinque anni. Il sussidio non sarà più versato se il disoccupato dovesse rifiutare più di due offerte di lavoro giudicate “decenti”, ovvero dallo stipendio inferiore a non più del 20-25% al massimo rispetto a quello del precedente impiego. In linea generale, l’obiettivo finale leader di En Marche! è di riportare il tasso di disoccupazione (attualmente al 9,7%) al 7% entro il 2022.

ECONOMIA

Per spingere la crescita, Macron ritiene che sia indispensabile un piano di investimenti pubblici da 50 miliardi con due destinazioni principali: lo sviluppo delle competenze – 15 miliardi serviranno a finanziare la formazione, in particolare di un milione di giovani poco qualificati e un milione di disoccupati, anch’essi a bassa qualificazione – e la transizione energetica per lo sviluppo di un’economia sempre più moderna ed eco-sostenibile. Sull’altro piatto della bilancia c’è il freno all’aumento della spesa pubblica per 60 miliardi.

IMPOSTE

Macron prevede inoltre un alleggerimento della pressione fiscale pari a circa 20 miliardi (un punto di Pil), diviso in parti eguali tra imprese e famiglie. Per le aziende è annunciato un taglio dell’imposta sulle società, che dovrebbe passare dal 33,3% al 25%, allineandosi alla media europea.

SANITÀ E ISTRUZIONE

Sul fronte sanitario il leader di En Marche! ha in mente il rimborso al 100% delle spese per occhiali, apparecchi dentali e auditivi da qui al 2022. Un piano da 5 miliardi che prevede anche il raddoppiamento delle case di cura sul territorio, per sopperire al fenomeno dei “deserti medici”.

Per quel che riguarda l’istruzione, Macron vuole riformare la scuola investendo di più sulle periferie e pagando meglio gli insegnanti. Promette la creazione da 4.000 a 5.000 cattedre e di ristabilire le classi bi-lingue. Per la cultura invece propone un assegno da 500 euro per gli under 18, finanziati dallo Stato e dalle grandi multinazionali.

AMBIENTE E BIOETICA

Sul fronte ambientale, il programma di Macron oltre all’abbandono del nucleare promette un investimento da 15 miliardi per finanziare la sostituzione dei veicoli inquinanti attraverso un incentivo da 1.000 euro per chi acquista un altro veicolo, nuovo o di seconda mano, meno inquinante.

Sulla bioetica, il leader centrista vuole concedere il riconoscimento giuridico ai figli nati da maternità surrogata all’estero.

VITA PUBBLICA E DEMOCRAZIA

Macron propone una legge di moralizzazione della vita pubblica. Sarà vietato ai politici di occupare posti nei cda delle aziende e i parlamentari dovranno dichiarare al fisco tutte le loro attività remunerative, comprese le indennità. Non solo. Macron ha espresso la volontà di ridurre di un terzo il numero dei parlamentari stessi, “non tanto per risparmiare soldi quanto per esigenze di trasparenza ed efficienza”.

SICUREZZA

Sul tema della sicurezza, Macron vuole creare 10.000 posti di lavoro in più nella polizia, ripristinando la figura del poliziotto di quartiere “police de sécurité quotidienne” che era stata soppressa da Nicolas Sarkozy. Non è invece prevista una riforma del sistema giudiziario, ma la creazione di 15.000 posti in più per i detenuti nelle carceri di tutto il Paese. Macron propone inoltre un aumento del budget dedicato alla Difesa pari al 2% e la creazione di centri penitenziari per i foreign fighters.

ANTI TERRORISMO

Sul fronte terrorismo, il programma di Macron prevede una svolta nella cultura dell’integrazione.
...
Ecco il programma di Emmanuel Macron su Europa, imposte, pensioni, lavoro, scuola e bioetica - Formiche.net
 
26 aprile 2017 - 08:07:00
...
Di Pietro Mancini

Condivido le interpretazioni, ottimistiche, del voto dei nostri cugini della douce France, che è andato in direzione del cambiamento e della risposta, razionale, alle paure. Così come le speranze dei francesi nel successo, il 7 maggio, del giovane e preparato Monsieur Macron, 39 anni. Marine Le Pen sperava di sfondare, di risultare, al primo turno, la candidata più votata. Così non è stato.
...
Macron, speranze di cambiamento. Le Pen non sfonda.


Emmanuel Macron, arriva il suo libro 'Rivoluzione'. L'anteprima su Affari


26 aprile 2017 - Mauro Donzelli
...
Emmanuel Macron, l’uomo nuovo della politica europea, racconta per la prima volta in questo libro la sua storia, le idee che lo ispirano, e la sua visione dello stato, dei cittadini, dell’Unione Europea, in un mondo che affronta sfide comuni - l’immigrazione, il lavoro, il terrorismo – che dobbiamo affrontare uniti.

La rivoluzione di Macron, partita dalla Francia coma sfida a Marine Le Pen per le elezioni presidenziali, ha rapidamente conquistato l’opinione pubblica di tutto il continente: una sfida aperta ai populisti e a coloro che non credono più nelle istituzioni, senza false promesse, che potrebbero cambiare per sempre il modo di fare politica in Europa.

Alcuni pensano che il nostro Paese sia in declino, che il peggio debba ancora arrivare, che la nostra civiltà sia in via di estinzione, che il nostro unico orizzonte consista nell’arretramento o nella guerra civile. Che per proteggerci dalle grandi trasformazioni mondiali dovremmo tornare indietro nel tempo e applicare le ricette del secolo scorso. Altri pensano che la Francia possa continuare più o meno così scendendo si la china, ma una china non troppo ripida. Che il gioco dell’alternanza politica basterà a darci un po’ di respiro. Dopo la sinistra, la destra. Le stesse facce e gli stessi uomini oramai da tanti anni.

"Io sono convinto che abbiano torto sia gli uni che gli altri"
...
Emmanuel Macron arriva anche nelle librerie italiane con la sua Rivoluzione



Présidentielle : Macron recule et battrait Le Pen avec 59% (sondage)



Sondage: Macron battrait Le Pen avec 61%
 
Ultima modifica:
Massimo Nava: «Macron come Napoleone. E ora la Francia è il vero
laboratorio politico europeo»

di Francesco Cancellato


24 apr 2017
... milanese doc, Massimo Nava ... «attenti alle sbornie consolatorie: il pericolo populista e anti-europeo resta intatto e, se possibile, va affrontato ancora più in fretta». E, soprattutto, va osservato con cura anche da fuori, perché la Francia, con queste elezioni è diventato «il vero laboratorio politico europeo».

Nava, rivoluzione doveva essere e rivoluzione è stata…
Ci tocca rivalutare i sondaggisti. Hanno azzeccato le percentuali al secondo decimale sin dalle tre del pomeriggio. Chapeau.

Chapeau anche per Macron?
Lui è il vero fenomeno di questa tornata elettorale, è evidente. Un giovane di 39 anni, che da zero tira su un partito da 250mila iscritti, in grado di scuotere l’opinione pubblica, di riempire un grande vuoto della politica e addirittura di arriva in testa alla fine del primo turno delle presidenziali, con grandi probabilità di vincere, merita tutti gli onori del caso. L’unico paragone storico che viene in mente è quello con Napoleone.

Bum!
Fatte le debite proporzioni, ovviamente. Però è così. Nella Francia derisa, devastata e ripiegata, ecco l’uomo della provvidenza, giovane e ambizioso, che sembra arrivato dal nulla.

Macron ha preso il 24% anche grazie a molti errori altrui, però…
Certo, è stato molto fortunato. Ma anche di Napoleone si diceva che lo fosse. Fino ad Austerlitz, quando diede una lezione agli eserciti di mezza Europa.

A proposito di Europa: che le fa veder sventolare la bandiera a dodici stelle dietro il probabile, prossimo presidente francese?
Macron è una grande speranza, per gli ideali europei. Di fatto la Francia anticipa il laboratorio politico del nuovo secolo europeo. Ottimisti contro pessimisti, aperti contro chiusi. La sfida però è ancora aperta. Se guardi la mappa francese è nera per metà. Il pericolo populista e anti-europeo resta intatto e va affrontato ancora più in fretta. Soprattutto, le cause del malcontento sono la sfida più grande che attende Macron. Una sfida che è e resta immane, perché il modello francese non regge più.

Cosa intende?

Intendo dire che questo è un Paese con un alto tasso di disoccupazione giovanile e una crisi sociale che ha pochi eguali in Europa. Nel frattempo, però, hanno pure finito i soldi. La Francia comincia a chiedere i soldi in prestito a ottobre, altrimenti non ne ha per pagare gli stipendi.

Macron ha promesso una spending review da 60 miliardi di euro…

È irrinunciabile. Bisogna asciugare le sacche di sprechi e ridurre i funzionari, come già prometteva Sarkozy. La faranno bloccando il turnover dei dipendenti pubblici. Forse con qualche taglio nelle regioni e nelle realtà locali dove ci sono stati molti eccessi. Detto questo, le promesse di spending review sono un cavallo di battaglia dei riformisti. Poi voglio vederli nella realtà. In ogni caso Macron ha anche promesso più investimenti pubblici.

Toccherà pure a lui battere i pugni sul tavolo a Bruxelles…

E li capiremo quale sarà il peso di Macron e della Francia nei confronti di Berlino, dopo le elezioni tedesche. Io credo abbia ragione, in ogni caso: o l’Europa investe davvero, o il prossimo giro i populisti vincono di sicuro.

Non potrebbero risorgere socialisti e gollisti? La loro crisi è davvero così irreversibile?

La curva del declino è abbastanza evidente. Sembra il crollo della DC dopo Mani Pulite. Un sistema che va in frantumi.


Anche nel 2002, quando al ballottaggio con Chirac ci andò Jean Marie Le Pen si disse che socialisti e gollisti erano in crisi irreversibile. Poi si sono ripresi bene, perlomeno fino a oggi…

Oggi è diverso. L’area di estraneità ai due partiti si è allargata a livelli difficilmente contenibili. Soprattutto, sono crollati gli apparati. Le candidature di Fillon e Hamon sono due errori di popolo, figli del voto alle primarie. I Repubblicani hanno scelto un leader che aveva più scandali che vestiti, nell’armadio. E i socialisti il più grande oppositore interno del presidente uscente, uno totalmente estraneo alla storia e alla linea riformista del suo stesso partito.

Ok, però sono due crisi diverse. Nonostante gli scandali di Fillon, i Repubblicani sono andati a un passo dal ballottaggio…

Vero. Aggiungo che Fillon, oggi, prende tre punti in più di Chirac nel 2002. Il vero errore è stato non costringerlo a ritirarsi. Le elezioni legislative ci diranno se la crisi dei Repubblicani è irreversibile o meno.

A proposito di legislative: ce la farà Macron a conquistare pure la maggioranza parlamentare?

Nella crisi degli apparati, bisognerà capire quanto i potentati e i poteri locali rispetto a un movimento senza partito come En Marche. Due possibilità: o l’onda lunga porta Macron ad avere una maggioranza parlamentare, cosa molto difficile. O si giocherà su una sorta di grande alleanza tra En Marche. Di certo a Macron non dispiace appoggiarsi alla destra…

Come si dice Partito della Nazione in francese?

Si dice Commissione Attali, il consesso di professori e studiosi voluto da Nicolas Sarkozy per liberale la crescita francese. Di quella commissione facevano parte sia Macron, di cui Attali è di fatto il mentore, e pure Jean Pisani Ferry, uno dei più stretti consiglieri del leader di En Marche, una delle personalità più interessanti del nuovo corso. Il primo Sarkozy assomigliava molto a Macron, peraltro, si diceva fosse il Blair della destra moderna.

Sarà un Macron simile a Sarkozy, quindi?
Ancora non lo sappiamo, dobbiamo ancora conoscerlo bene. Di sicuro c’è che è un uomo di grande intelligenza, di grande preparazione economica e sociale, un Enarca da centro studi. È uno che sa ascoltare, soprattutto. Sul piano della conoscenza dei dossier dovrebbe chiedere qualche consiglio a Fillon, che è stato primo ministro e le cose le conosce meglio di lui. Di sicuro, perlomeno in relazione all’Europa, ha idee molto chiare: rapporto stretto coi tedeschi, meno austerità e più investimenti.

Massimo Nava: «Macron come Napoleone. E ora la Francia è il vero laboratorio politico europeo» - Linkiesta.it
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto