Francia: ha vinto Macron legato ai Rothschild, amico dei banchieri

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Francia: più chiaro di così… Qualcuno conosceva Macron solo 4-5 mesi fa?
 
Macron, a metà fra Kennedy e Obama
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Macron assomiglia a un John F. Kennedy francese e ha fatto campagna elettorale nello stile di Barack Obama. In ogni caso, è riuscito ad arrivare dove è arrivato perché il partito socialista di François Mitterand non esiste più e perché Les Républicains, i conservatori, sono in pieno caos. Quanto ai socialisti, non sono riusciti a mettere insieme un'agenda politica moderna, mentre i repubblicani non hanno saputo trovare un altro candidato dopo che Fillon è rimasto infangato da uno scandalo.
Di conseguenza, nonostante la sua reputazione di Paese nostalgico, indeciso e pessimista, la Francia si accinge a eleggere il presidente più giovane della sua storia. A quel punto, tuttavia, Macron si troverà alle prese con una serie di sfide del tutto nuove, a cominciare dalle elezioni legislative già fissate a giugno. Macron si ritroverà all'Assemblea Nazionale con una maggioranza di governo o la destra presenterà un fronte compatto costringendolo a sottomettersi a quella pratica esclusiva della politica francese che è la cohabitation?
Nel sistema semipresidenziale francese, la “coabitazione” implica che il ramo esecutivo può restare paralizzato nel caso in cui il presidente e il primo ministro appartengano a schieramenti politici diversi e antagonisti. Ma Macron vuole dimostrare di poter concretizzare il modello della coalizione di maggioranza seguito nei sistemi parlamentari, con un'“alleanza dei volenterosi” che comprenda sensibilità politiche diverse ma compatibili che perseguono un obiettivo comune.
È mia opinione che la Francia sia matura per un governo di coalizione in grado di trascendere le sempre più anacronistiche linee politiche tra destra e sinistra. La vera linea di spartiacque della politica francese, come in buona parte dell'Occidente, oggi è quella che corre tra chi difende l'apertura globale e chi è favorevole a un ritorno all'isolazionismo nazionalista.
Macron dovrà prendere atto delle radici culturali delle tradizionali divisioni tra destra e sinistra e nel contempo dare valide risposte alla rabbia rivoluzionaria che cova in profondità oggi in Francia. Malgrado l'eccellente prova di forza di Macron al primo turno, quasi il 40 per cento dell'elettorato francese ha espresso una preferenza per i candidati euroscettici Le Pen e Mélenchon. Ripristinare la fiducia di quegli elettori nelle istituzioni esistenti, e reintegrarli nel mainstream politico non sarà facile. I partiti sconfitti avranno la tentazione di scendere in piazza e di bloccare ogni tentativo di riforma. Avendo fallito alle urne, insomma, potrebbero seguire la moda rivoluzionaria tradizionale francese e “alzare le barricate”.
Macron ha dimostrato le sue immense qualità di candidato. Dopo il 7 maggio dovrà dimostrare anche che, malgrado la sua giovane età e la sua mancanza di esperienza, sarà capace di diventare un grande presidente. Conquistare il potere è una cosa. Esercitare il potere in maniera efficace, evitando le derive autoritarie che possono emergere in circostanze eccezionali, è ben altra.
Questa è la missione che spetta a Macron. Sospinto da un senso del destino, dovrà resistere alle tentazioni del bonapartismo. E, nel frattempo, il mondo democratico farà bene a vedere in lui ciò che egli è davvero: un faro di speranza in un mare di dubbio e sconforto.

(Traduzione di Anna Bissanti)

Copyright FINANCIAL TIMES, 2017
Macron, a metà fra Kennedy e Obama - Il Sole 24 Ore



Macron? Altro che super liberale. Renault svela il suo interventismo economi
 

Harry Potter all’Eliseo: partiti (e cittadini) non servono più

03/5 •

Nei salotti mainstream campeggia la figura del nuovo Harry Potter francese sbucato dal nulla, il maghetto dei miracoli elettorali scaturito come un sortilegio con un’unica missione, sbarrare la strada dell’Eliseo a Marine Le Pen per tamponare la falla apertasi nell’euro-sistema dopo la defezione della Gran Bretagna.
Umoristi e politologi si cimentano in suggestivi paragoni tra Macron e Renzi, l’uno “senza partito” e l’altro con al seguito il riottoso Pd, come se in Europa i partiti dell’establishment avessero prodotto un leader degno di tale nome, negli ultimi trent’anni.

Partiti – tutti – fanatizzati (fronte destro) o infiltrati (fronte sinistro) dall’unico vero potere rimasto in campo, quello – non elettivo, non democratico, non responsabile – del Big Business, multinazionali finanziarizzate, cupole bancarie, retrobottega supermassonici internazionali alle prese, dagli anni ‘80, con le ininterrotte alchimie globaliste, fondate su rivoluzioni invisibili ma inarrestabili: lavoro e consumi, stili di vita, nuove tecnologie e colossali speculazioni, manipolazioni mediatiche e terremoti geopolitici regolarmente pilotati, fino all’abominio (indicibile) dell’auto-terrorismo funzionale alla “guerra infinita” con la sua filiera dell’orrore, dai super-armamenti al subdolo super-spionaggio di massa inflitto agli ignari cittadini, tra email e smartphone.

E’ la fotografia – inquietante – che ormai scattano, sul fronte web, gli analisti più critici e pessimisti, allarmati da quello che appare uno scenario quotidiano di guerra, alimentato da crisi continue (economiche, finanziarie, climatiche, demografiche) e devastazioni sempre più dirompenti, di cui l’esodo biblico dei migranti sembra solo la vetta di un iceberg che persino gli osservatori meglio documentati faticano a misurare per intero, data la sua imponderabile vastità, in continua evoluzione. Un terremoto costante, senza più argini da parte di alcuna istituzione: il diritto internazionale sembra un residuato archeologico, smarrito nel feroce caos quotidiano, tra proiezioni, statistiche e “fake news” televisive, dove nessuno sembra in grado allungare davvero lo sguardo nemmeno sul semestre seguente, nell’unica certezza che il potere – quello dei veri decisori – sia lontanissimo, irraggiungibile e neppure coeso, ma dilaniato al suo interno da scontri durissimi. Guerre segrete senza quartiere, di cui al pubblico, qualche volta, può arrivare soltanto l’eco.

Nonostante questo, si recita – ancora – lo spettacolo delle elezioni, la democrazia rappresentativa, che sa ancora generare fenomeni di auto-ipnosi fino alla tifoseria, dalla Brexit al referendum italiano, dal voto per la Casa Bianca a quello per la presidenza francese.
I soliti esperti si affrettano a dichiarare chiusa la partita, in Francia, con la scontata vittoria di Macron, mentre altri osservatori – come il direttore di “Limes”, Lucio Caracciolo – preferiscono la prudenza: messi insieme, i due candidati antisistema (Le Pen e Mélenchon) sono il “primo partito” francese, e non è detto che i grandi sconfitti del primo turno riescano a far convergere i loro voti sul “maghetto” dei Rothschild.

Che cosa poi riuscirebbe davvero a fare la Le Pen, se eletta, non è dato immaginarlo. Se non altro, il suo Front National è un super-partito a tutto tondo, tradizionale, fatto di sezioni e votazioni congressuali. Un “luogo della democrazia” dove il consenso cresce per gradi, confrontando opzioni e programmi. Cioè esattamente quello che è andato scomparendo altrove, dall’ectoplasma post-politico del Pd renziano fino all’estremo esperimento “apartitico” di Macron, che celebra l’estinzione definitiva dell’entità-partito come ponte, teorico e pratico, tra il cittadino e l’istituzione.
Sembra il compimento del Vangelo di Lewis Powell, 1971: svuotare la democrazia per demolire la sinistra dei diritti sociali, da cui l’azione della Trilaterale e i cantori della “crisi della democrazia”.
Un piano inclinato, inesorabile: la Guerra del Golfo, e l’11 Settembre, il Medio Oriente trasformato in inferno per profughi.
Fino alla follia della guerra con la Russia, subita da un’Europa letteralmente frastornata, messa in croce dall’Eurozona.

Rassegnatevi: i partiti non servono, non serviranno più. E’ il messaggio che proviene dal mezzo successo francese di Macron. Mettetevi l’anima in pace: è finita per sempre l’epoca delle assemblee, dei delegati. E’ già nella spazzatura della storia, insieme ai sindacati. E in Italia, la presunta alternativa in campo – il Movimento 5 Stelle – è guidato da un leader che licenzia chiunque non gli piaccia. Non è mai stato celebrato un solo congresso. Le periodiche votazioni, che pure avvengono, si svolgono online. E chi partecipa può scegliere solo in base a un menù predefinito, a monte, da un vertice-fantasma che nessuno ha eletto.

L’avatar Macron è il futuro che ci aspetta? Certamente sì, scommettono i più esasperati, se i cittadini non si decidono a riappropriarsi della loro sovranità essenziale, fondata sulla partecipazione. Gli strumenti di ieri sono tutti caduti, archiviati, rottamati. Per contro, cresce la frustrazione degli esclusi, che sospettano di essere ormai la grande maggioranza. Un vastissimo popolo, ancora immobile. Strattonato dalle crisi a testata multipla – lavoro, sicurezza – e intimidito ogni giorno da notizie spaventose, attentati, previsioni angoscianti. La scomparsa del futuro è ormai spacciata per normalità. Il calcio tiene ancora banco, più che mai. E nelle tabaccherie furoreggia il Superenalotto. C’è chi sostiene che i grandi decisori siano inquieti, che temano la rabbia dei delusi, elettoralmente espressa dai cosiddetti populismi.
Ma basta fare un giro su Facebook, su WhatsApp, per scoprire che non ci sono rivoluzioni culturali in vista.
 
Napoli, 15:49 - 14 ore fa (AGV NEWS)

“Non c’è nessuna opzione per la Francia e l’Europa: l’unica scelta è Macron”. Lo ha dichiarato a IL VELINO, Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte a Napoli. Il francese, che ha rilanciato il polo museale partenopeo ospitando alcune tra le opere più celebri del mondo dopo anni di mala gestione, in attesa del ballottaggio di domenica sera in Francia ha sottolineato che scegliere Marine Le Pen sarebbe come tornare al 1914: “Sappiamo bene cosa si rischia, tutti ricordiamo cosa è accaduto nel 1933. Le Pen ha il volto del fascismo, Macron è necessario per la Francia”.

I sondaggi confermano il rafforzamento di Emmanuel Macron che, secondo l'Istituto Elabe per la televisione Bfm, sarebbe al 62%, in rialzo rispetto ai dati resi noti prima del dibattito televisivo di mercoledì scorso. “Spero e credo – ha ribadito Bellenger - che la Francia abbia la maturità politica sufficiente per vedere bugie e strategie dell’estrema destra francese, che rappresenta un pericolo terribile per i cittadini di Francia e di tutta Europa. ... "
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Francia, Bellenger: "Nessuna opzione l’unica scelta è Macron. Le Pen ha il volto del fascismo" (05 mag 2017) - ilVelino/AGV NEWS



Russia is really doing its damnedest to defeat Macron and make Le Pen president of France


'Alt-Right' Americans Push Fake Stories To Help Le Pen
 

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