CREDITO E CRISI
Banco Bpm in rosso per 1,6 miliardi - Sul nuovo gruppo pesano le svalutazioni
11 febbraio 2017
VERONA Banco Bpm, partenza ad handicap con una perdita di 1,6 miliardi di euro. Tra cui si segnala la svalutazione della partecipazione in Atlante per 60 milioni. Il primo tagliando del terzo polo bancario, a quaranta giorni dall’avvio, è arrivato ieri, con l’approvazione in cda del bilancio 2016. «Ci aspettano mesi di partenza complicati», aveva messo le mani avanti a Natale il presidente Carlo Fratta Pasini. Previsione rispettata sui conti 2016, già chiusi come realtà unica. Partenza ad handicap, perché ad un anno difficile per tutte le banche si sono aggiunti i sacrifici per la fusione, visibili soprattutto sull’ex Banco Popolare. Risultato: un bilancio combinato in perdita per 1,6 miliardi, dopo rettifiche sui crediti per 3.
Dati negativi portati in dote in gran parte da Verona, a cui si devono 1.681 milioni di perdite, ridotte da un utile di 72 milioni di Bpm. Solo le rettifiche sui crediti sono per oltre 2,5 miliardi, 1,6 dei quali straordinarie indicate da Bce per la fusione. Ma anche senza Francoforte ci sono rettifiche per oltre 900 milioni, più degli 800 del 2015. E tuttavia i risultati sono meno severi, se depurati delle componenti straordinarie: oltre agli 1,6 miliardi di rettifiche in più, i 200 milioni del piano esuberi, i 147 di costi d’integrazione e i 280 di taglio dell’avviamento di Banca Aletti. E tra i fatti straordinari vanno messe anche le svalutazioni per 60 milioni, il 40% delle partecipazioni nel fondo Atlante servito a salvare Bpvi e Veneto Banca, sul totale dei 150 investiti(40 sui 100 di Bpm, 19,7 sui 50 del Banco). Senza gli oneri straordinari, si diceva, l’ex Banco Popolare avrebbe chiuso il 2016 in utile per 12 milioni. Comunque ben inferiori ai 430 del 2015. Frutto anche qui di una riduzione di ricavi e margini operativi molto più severa di Bpm: il margine d’interesse cala del 14%, a 1,3 miliardi (- 2,3% a Milano), le commissioni nette del 7,5%, a 1,3 miliardi (-3,4%), i proventi operativi del 16,5%, a 3 miliardi, (-3,8% in Bpm). Sul fronte operativo di Verona vanno segnalati altri due dati. La riduzione degli impieghi di oltre 2 miliardi, da 78,4 a 75,8 miliardi.
E la progressione sui depositi, 5,8 miliardi in più in un anno, +14% da 40,6 a 46,3 miliardi, sul quale devono aver pesato anche le fughe dalle due ex venete in crisi (sul fronte Bpm la crescita è dell’11%). Ma adesso si volta pagina. Il corso del terzo polo inizia da un utile netto di 207 milioni che si avrebbe avuto senza oneri straordinari, 110 miliardi di impieghi, 116,8 di raccolta diretta e 101,8 di indiretta. «Il punto di partenza sono gli 1,6 miliardi di risultato operativo - ha detto ieri sera l’amministratore delegato, Giuseppe Castagna -. Sui risultati del Banco ha pesato nel 2016 anche l’impegno per l’aumento di capitale. Quest’anno, senza distrazioni, le previsioni di budget sono positive sul recupero di margine d’interesse e commissioni.
E i segnali di inizio anno sono incoraggianti anche sui flussi di deteriorati, in discesa del 20%. In più abbiamo quote di mercato all’11% al nord, vicine a quelle di Intesa e Unicredit, Cet1 all’ 11,42% e 21 miliardi di liquidità a disposizione». Banco Bpm può accelerare proprio grazie ai sacrifici del 2016. Il taglio di 2.500 addetti, con l’intesa sindacale, aumenta le sinergie sui costi da 460 a 490 milioni. E 170 filiali saranno chiuse già entro aprile, metà del lavoro previsto entro il 2019. E avanza anche il piano per smaltire 8 miliardi di sofferenze entro il 2019, di cui 1,7 già vendute: «Altri 900 milioni sono pronti da vendere», ha aggiunto Castagna.
Che però ha mostrato di puntare molto sui risultati della nuova divisione che gestirà i deteriorati, con 350 operatori e asset per 20 miliardi.
«Può diventare un’opportunità enorme di creare valore. Vendere non è sempre la scelta più conveniente », ha sostenuto l’Ad, ricordando che tra 2006 e 2015 Banco e Bpm hanno realizzato recuperi del 53,5%, sopra la media italiana. Poi due ultime indicazioni. Come la volontà di confermare il contratto di bancassicurazione con Unipol: «Con Cimbri (Ad Unipol, ndr) ci siamo visti e ci siamo dati sei mesi: abbiamo molta voglia di fare business insieme», ha sostenuto Castagna. Che ha escluso altri aumenti di capitale: «Non ne abbiamo necessità. Ma se dovesse servire, abbiamo tante società che possono contribuire al capitale della banca ». Da lì può arrivare un miliardo di euro.