FTSE Mib Futures Gli amici di Fibonacci - Cap. 1

Stato
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conti pubblici luglio 23, 2013 posted by admin
Studio Esclusivo: l’Italia ha pagato 3.100 miliardi di interessi in 3 decenni (198% del PIL)
Abbiamo ricostruito i dati di PIL, Debito Pubblico, Deficit Pubblico, Saldo Primario (differenza tra entrate ed uscite della PA al netto degli interessi) e Spesa per interessi dal 1980 al 2012.





Guardando i dati si nota:

IL DEBITO PUBBLICO HA AVUTO UNA FORTE CRESCITA SPECIE DOPO IL 1981, DATA DEL DIVORZIO TRA BANCA D’ITALIA E TESORO, E PASSA DAL 60% AL 120% NEL 1993





LA SPESA PER INTERESSI ESPLODE SUBITO DOPO IL DIVORZIO TESORO-BANKITALIA E PASSA DAL 4% ALL’8% DEL PIL IN MENO DI 4 ANNI (1981-84)





IL DEFICIT ESPLODE CONSEGUENTEMENTE NEGLI ANNI 80 A 2 PRECISI FATTORI: INCREMENTO INCONTROLLATO SPESA PER INTERESSI (vedi sopra) ED INCREMENTO SPESA PUBBLICA CORRENTE TRA ANNI 70 ED 80.

Dal 1993 al 2012 il saldo cumulato positivo del saldo primario e’ di ben il 47% del PIL



Attualizzando i dati a valuta corrente (equivalente ad Euro del 2012) si ha:



L’ITALIA HA PAGATO TRA IL 1980 ED IL 2012 LA BELLEZZA DI 3.101 MILIARDI DI EURO EQUIVALENTI (al 2012) DI INTERESSI, PARI AL 198% DEL PIL, UNA CIFRA DI PROPORZIONI ENORMI.







Abbiamo fatto una SIMULAZIONE: tenendo fermi i saldi primari ed i valori di PIL dal 1993 in poi, abbiamo visto l’evoluzione del Debito Pubblico dal 1993 ad oggi se nel 1993 il Debito Pubblico fosse stato del 60%. Oggi sarebbe al 26%





In estrema sintesi, negli ultimi 20 anni IL DEBITO E’ PASSATO DA CIRCA 1.500 A 2.000 MILIARDI DI EURO (valori 2012) RESTANDO SOPRA AL 120% DEL PIL nonostante il fatto che:

– ABBIAMO PAGATO QUASI 2.000 MILIARDI DI INTERESSI (valori attualizzati al 2012)

– ABBIAMO REALIZZATO SALDI PRIMARI ATTIVI PER 740 MILIARDI (valori attualizzati al 2012), CIFRA CHE NON HA EGUALI IN EUROPA

In sintesi l’Italia ha comunque fatto enormi sacrifici, con risultati sul fronte del risanamento nulli, e straordinariamente negativi sul fronte della crescita.



By GPG Imperatrice


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    Banche europee, una maxi evasione vale 55 miliardi

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    Quando si parla di frodi e truffe in genere si pensa che queste vengano messe a segno a danno dello stato e delle banche...
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    Quando si parla di frodi e truffe in genere si pensa che queste vengano messe a segno a danno dello stato e delle banche dei rispettivi paesi di appartenenza, ma cosa accade se sono le stesse banche di stato ad essere l protagoniste dei suddetti raggiri?

    Una maxi frode fiscale da 55 miliardi di dollari è stata realizzata in diversi paesi europei nell’arco di 15 anni attraverso un gigantesco meccanismo legato alla compravendita di azioni di società quotate: è quella su cui stanno indagando le procure di Colonia, Monaco e Francoforte.

    Gli investigatori tedeschi starebbero indagando su centinaia di transazioni gestite da istituti di credito di diversi paesi, tra cui Santander, Barclays, Goldman Sachs, Bank of America, Macquarie Group, Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole e HypoVereinsbank del gruppo Unicredit.

    Secondo quanto scrive il giornale tedesco Zeit Online, già lo scorso anno era stato calcolato che le autorità fiscali tedesche avevano perso almeno 31,8 miliardi di euro tra il 2001 e il 2016 a causa del meccanismo messo in atto dalle banche.

    Secondo il fascicolo dal nome CumEx-Files, le banche coinvolte avrebbero tenuto diversi comportamenti illegali. Esse avrebbero ad esempio accreditato dividendi nella giornata di stacco ad alcuni soggetti risultanti titolari dell’azione. Questi ultimi, tra l’altro, avrebbero maturato un credito fiscale dalla cedola. In altre parole, la truffa avrebbe dato vita ad un’enorme attività di evasione fiscale compiuta grazie al trasferimento in tempi record di titoli tra diversi proprietari esteri.

    Secondo la Reuters – che ha partecipato all’iniziativa “Cumex Files”, la spagnola Santander è l’ultima banca ad essere coinvolta nella più grande indagine di frode del dopoguerra in Germania.

    Un portavoce di Santander, dal canto suo, ha riferito alla Reuters che la banca «collabora pienamente» con le autorità tedesche e sta conducendo una propria indagine interna. La banca «non tollera comportamenti» che non rispettano le regole e le leggi del mercato in cui opera, ha aggiunto il portavoce, sottolineando che «se le nostre indagini individueranno una cattiva condotta, prenderemo
 

  • 8.592
    posted by Ingegner Caustico
    LA LIRETTA DELL’ITALIETTA


    C’era una volta una nazione insignificante, dimenticata dal dio Mercato, che per i propri commerci era costretta a servirsi di una moneta priva di valore in quanto lo “statoladro” (oramai si scrive tutto attaccato) stampava denaro a profusione per fare fronte alla crescente corruzione, ai clientelismi e alle mirabolanti promesse elettorali fatte alle spalle dei lavoratori. Sì, perché secondo questa narrazione, come ci ricorda l’onorevole Bersani, le vere vittime di questo dissennato modo di operare sarebbero stati proprio i lavoratori che si trovavano in tasca della carta straccia e si vedevano erodere il proprio potere d’acquisto.



    Quel Paese negletto, triste ed isolato dal mondo, si chiamava l’Italia e quella “carta straccia” si chiamava lira: la Liretta dell’Italietta.
    Per uno strano caso del destino, quello stesso Paese, che veniva dalle devastazioni della seconda guerra mondiale, ebbe per oltre un trentennio dei tassi di crescita pazzeschi, un autentico “miracolo economico”: il 16 maggio 1991, infatti, il Corriere della Sera titolava in prima pagina a cinque colonne: “L’Italia quarta potenza”.



    Due anni dopo, a seguito dell’uscita dell’Italia dallo SME (Sistema Monetario Europeo), lo stesso Corriere della Sera titolava: “Made in Italy mai così bene”, mentre la Germania, col suo marco che non godeva più dei benefici offerti dall’aggancio valutario, non era mai andata “così in basso”.



    Il 14 febbraio 1996, sempre sul Corriere della Sera, Danilo Taino commentava entusiasta: Lira magica unica vera colonna dell’Italia. Se non fosse sottovalutata staremmo tutti un po’ peggio”.



    Tutto questo, però, avveniva a causa della svalutazione “competitiva”. E’ vero: in quegli anni, quando la lira non era agganciata in maniera più o meno efficace con altre valute, tendeva a perdere valore.



    Tassi di cambio certo per incerto

    Per apprezzare meglio quanto svalutava la nostra moneta rispetto alle altre, o in maniera del tutto equivalente, quanto rivalutavano le altre monete rispetto alla nostra, pongo il tutto in scala logaritmica:



    Tassi di cambio incerto per certo – scala logaritmica

    Quella che ha rivalutato maggiormente è, come era facile prevedere, il marco tedesco (linea nera), mentre dollaro americano (linea gialla) e franco francese (linea rossa) hanno avuto andamenti più moderati e sostanzialmente analoghi.
    Ma perché noi svalutavamo? La teoria più basilare sulla modalità di determinazione dei tassi di cambio nominali si chiama “parità dei poteri di acquisto” (in inglese Purchasing Power Parity, sintetizzato in PPP). Tale teoria si basa sulla legge del prezzo unico che afferma che, se i costi di trasporto sono relativamente trascurabili, il prezzo di un bene economico scambiato a livello internazionale deve essere uguale in ogni luogo. Se così non fosse, tutti comprerebbero dove costa meno, facendone aumentare il prezzo del bene fino al ristabilimento dell’equilibrio. Secondo questa teoria, quindi, il tasso di cambio nominale tra il Paese A ed il Paese B sarebbe diretta conseguenza del livello dei prezzi dei due Paesi, pertanto la variazione del tasso di cambio (la svalutazione o la rivalutazione) deriverebbe dalla variazione relativa del livello dei prezzi (ovvero dalla differenza relativa tra i tassi di inflazione). Tradotto per la casalinga di Voghera: svaluta chi ha l’inflazione più alta.
    Infatti, come si vede nella figura sottostante, l’Italia (linea viola) ha avuto un tasso d’inflazione mediamente superiore alle altre nazioni e quindi la lira si è svalutata nei confronti delle altre valute. Di converso, la Germania (linea nera) è il Paese che ha avuto l’inflazione più bassa ed in effetti ha rivalutato rispetto a tutti gli altri.



    Indice dei prezzi al consumo (%)

    Da notare che, ad eccezione della Germania, nel periodo intercorrente tra la prima crisi petrolifera (1973) e i primi anni ’80, tutti i Paesi hanno avuto un tasso d’inflazione in doppia cifra.
    La domanda da porsi è allora: perché l’Italia aveva un tasso d’inflazione (leggermente) superiore agli altri Paesi? Detto in altri termini: perché l’Italia aveva una competitività di prezzo (leggermente) inferiore alle altre nazioni e pertanto svalutava? È intuitivo che una nazione risulta essere tanto più competitiva quanto più riesce ad abbassare il prezzo delle merci che offre al resto del mondo, conseguentemente per ottenere una maggiore competitività occorre imporre un aumento della produttività e/o una riduzione di qualche reddito interno: si riesce ad essere competitivi se qualcuno all’interno del Paese “stringe la cinghia”. Chi, nella nazione, debba accettare una riduzione del proprio reddito reale, è una questione politica: se noi perdevamo competitività rispetto agli altri Paesi, tanto da dovere svalutare, voleva dire che la nostra produttività era nettamente inferiore alle altre oppure i nostri politici non volevano che qualcuno stringesse la cinghia.
    Vediamo la produttività:



    Produttività per ora lavorata (USD, prezzi costanti, 2010 PPP)

    La nostra produttività (linea viola) era perfettamente in linea con le altre. E quindi? Stai a vedere che la maggiore inflazione italiana derivava dal fatto che i nostri salari reali, a differenza di quanto dice la narrazione “ufficiale”, non perdevano valore ma, anzi, crescevano?!? Stai vedere che Marco Bentivogli, segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici (FIM CISL), ha detto una vergognosa bugia quando ha affermato che l’industria di quel tempo “invece di innovare chiedeva ai governi di svalutare lira, impoverendo con l’inflazione i lavoratori?



    Per verificarlo basta prendere il valore delle retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente, tratte dal sito dell’ISTAT, e “deflazionarle” per l’indice generale dei prezzi al consumo. Si ottiene la seguente figura:



    Salari reali italiani

    I salari reali crescevano… e anche tanto! Negli anni ‘70 crescevano mediamente del 5% all’anno, mentre dal 1999 ad oggi, con l’eurone che “proteggere” il potere d’acquisto, sono cresciuti mediamente solo dello 0,3%. Ripeto: nell’era dell’inflazione a doppia cifra i salari reali crescevano del 5% all’anno, mentre nell’era dell’eurone, che protegge i lavoratori dalla temibile tassa occulta costituita dall’inflazione, i salari reali sono fermi. Fermi!



    Tasso di variazione dei salari reali italiani (%)

    Questo era il risultato di un forte potere contrattuale da parte dei lavoratori che si rifletteva nella quota salari. La quota salari è importante perché ci dice in quale modo viene spartita la “torta” dei redditi prodotti: se fino al 1981 la ricchezza prodotta veniva equamente spartita tra lavoratori dipendenti ed imprenditori (rispettivamente il 49% ai dipendenti ed il 51% agli imprenditori), da metà degli anni ’90 la fetta preponderante della ricchezza è andata al capitale (circa il 59%) ed i lavoratori si sono dovuti accontentare delle briciole (indicativamente il 41%).



    Quota salari

    Non è per caso che, chi favoleggia di inesistenti impoverimenti indotti dall’inflazione, di una fantomatica Italietta della liretta, lo faccia proprio perché vuole che la componente lavoro resti schiacciata a favore del capitale?



    Non è per caso che mentano proprio perché vogliono distruggere il tessuto produttivo della nostra nazione a favore del grande capitale internazionale?

    Claudio Barnabè


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    Vedere quello che hai davanti
 
Masetti è un grandissimo esperto di Gann e quindi va letto e riletto più volte.

Mi sembra di capire che lui tiene aperte due ipotesi opposte per il momento.

Quella rialzista in atto se non scende Wall sotto i 24050 .. e quella ribassista se chiude sotto.

Ma in primis contano i cicli.
Effettivamente nel 2019 scadono cicli da paura 90 anni dal 1929 etc..

Masetti dice anche che il massimo potrà essere tra 4 e 6 volte il minimo del 2009 che fu in intraday circa 6450 DJ.

Ora il massimo pari a 4 volte 6450 gli U.S.A da precisini l'hanno fatto.

Torniamo a Gann.

L'angolo di minimo pet quest'anno sul Mib era 18288 praticamente fatto.

Ci sarebbe il 17700 ma è legato a cosa fanno gli USA da domani a fine novembre.

Perché fine novembre???
interessante , premetto per non fare figure di me... che di gann non so molto , leggo i cosidetti esperti
non so chi sia treno , sempre che non deragli , puoi mettere il suo pubblicato



Perché gli USA a differenza nostra e usando il BUONSENSO ... chiudono i bilanci delle società a FINE NOVEMBRE ...

PER LORO L'ANNO CONTABILE FINISCE A FINE NOVEMBRE.

ATTUALMENTE IO PENSO CHE QUEI FURBACCHIONI DI YANKEES FARANNO SALIRE IL MERCATO ANCORA UN ANNETTO 2019 per rispettare i tempi.

Treno ha messo il foglio excel per calcolare i cicli planetari con precisione e ha anche spiegato come fare.

In ogni caso le prossime settimane saranno Mooolto interessanti e piene di ... mosse e contromosse.

P.s.

Perché Trump e tutta la UE si sveglia ora su quanto fanno i Sauditi?????

Desertec docet.

Chiedete a Rubbia premio Nobel per la Fisica.

Visto che Desertec non si può più fare in Libia , nel deserto pietroso più grande al mondo, dove si fa???

In arabbiaa Sardita.

200 GW.. mica 200MW.

Allora ECCO perché si vuole trovare una scusa per... bombardare i Sauditi.

In sintesi con le centrali solari a torre ideate da Carlo Rubbia, da l'idea di Archimede Pitagorico che con gli specchi distrusse la flotta cartaginese, si è CALCOLATO CHE CON 1600 kmq si possono generare 200 GW annui.

Chi non vuole una simile situazione??

Chi vende petrolio in.. DOLLARI.

I FAMOSI PETRODOLLARI CHE PERMETTONO AGLI USA DI AVERE UNA BILANCIA DEI PAGAMENTI IN ROSSO FISSO DA DECENNI.... SENZA PER QUESTO AVERE INFLAZIONE INTERNA.

ETC..
 
interessante , premetto per non fare figure di me... che di gann non so molto , leggo i cosi detti esperti
non so chi sia treno , sempre che non deragli , puoi mettere il suo pubblicato. le analisi interessanti sempre gradite
come ho girato spesso ad iron il i link di avi giburt e colleghi , meglio seguire sempre direttamente avi su seeking , mi sembra il migliore
costui ha sempre dato target sp sopra 3000 ma nelle utime settimane sentendo puzza disse di stare molto attenti a 2880 , infatti trak
ora e' diventato piuttosto orsosul mercato anche se dice ultima possibilita' per swing 3011
farei attenzione ora a dire che il peggio possa capitare nel 2019
 
tanto per dare il buongiorno

Dow Jones oggi rispetto a movimenti simili del passato – 28 ottobre – domenica
Stefano Bottaioli 28 ottobre 2018 1987, Dow Jones, Frattale 3 Comments
…nulla di predittivo ma solo una contestualizzazione…

di quanto sta avvenendo in questa fase e quanto simile è accaduto in passato su molti indici diversi ed in contesti diversi (ogni volta….”questa volta è diverso”)

L’analogia è molto simile e l’analista sottolinea come la fase attuale sia molto vicina a quanto accaduto sul Nikkei nel 1989 o Usa 2007 e 1987

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eccola quà la nuova dinamica rialzista su h4 per il wheat la precedente segnalata sul finire di settembre è stata invalidata con i nuovi minimi sotto 495, vediamo quella attuale per chi ci vuole credere cosa porterà

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nifty 50, nei precedenti ribassi significativi l'oscillatore si è comportato sempre allo stesso modo ricercando la divergenza per l'inversione, non credo che stavolta sia differente per cui siamo consapevoli che possa arrivare un rimbalzo in ogni momento ma esso ci darà la nuova opportunità ribassista quella con il maggiore gain

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nifty 50 negli altri precedenti ha effettuato il rimbalzo significativo dopo 9/14/17 settimane attualmente siamo a 9, per cui siamo in allerta anche su di un possibile rimbalzo per il nasdaq,

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ha intenzione di recuperarli subito?
chi può saperlo!!! Devi considerare quanto detto giorni fà...................la percentuale di ribasso è identica nel precedente si è fermato nel rimbalzo sul 38.2% di fibo, attualmente se dovesse andare sui livelli fibo di rilievo potrebbe chiudere quel gap e certamente se io avessi seguito il sistema li chiuderei in loss la posizione long sotto 21000 e chiuderei anche quelle tre long in basso, in ogni modo resterei in gain........

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