Ciao Iron.
Le questioni, a mio parere, sono 2, collegate per oggetto ma scollate come tempistica.
La prima: io vivo e vedo sia la situazione di Bergamo che di Brescia. Ripeto: LA VEDO, quindi non mi baso su quello che dicono i TG o i giornali. L'epidemia sta facendo una strage. Punto. Non è che ci sia molto da dire quando ci sono i veicoli militari fuori dagli obitori, per spostare i defunti da un forno crematorio all'altro per incapienza. O l'unico rumore che si sente è un refrein acuto e corrosivo, in quanto è la sirena delle ambulanze 24H al giorno.
Qui c'è solo da sperare che il contagio non si diffonda, con la medesima intensità, ad altre regioni italiane, altrimenti i numeri diventeranno solo questioni statistiche, con presumibili e annessi grossi problemi anche di ordine pubblico.
La seconda questione è economica e finanziaria: un rallentamento di queste proporzioni non si era mai visto, anche perchè è improvviso e nessuno è in grado di stimare attendibilmente la sua evoluzione. I termini di paragone con periodi bellici non reggono perchè 70/80 anni fa il tessuto economico e sociale non era certo quello ricco e avanzato di oggi. Il resto del mondo, Cina esclusa, è ampiamente indietro nella consapevolezza dei rischi sanitari. Più tardi se ne accorgono, e peggio finisce.
Per questo che non sarei sorpreso di vedere indici di borsa a livelli statisticamente di 30/40 anni fa. In un mondo finanziario fatto di carta, basta un apparentemente insignificante cerino biologico per mandare in fumo tutto alla velocità della luce. A livello economico, idem, non te ne fai un cazzo dei macchinari, degli impianti, dei fabbricati, se non hai clienti, vuoi perchè morti, vuoi perchè a loro volta non hanno clienti, nel più classico gatto che si morde la coda.
